Totò nei ricordi di Daniele Alabiso

" Prima di essere il montatore della pellicola “TOTO’ E PEPPINO DIVISI A BERLINO”, che, per me fu routinario, e che ricordo nelle mancie, Totò era molto più generoso, del pur sensibile Peppino, fui Assistente (al montaggio) del montatore Roberto Cinquini(che dirigeva anche il doppiaggio), e, perciò, a film con Totò, ho lavorato in molti. Sono stato assistente al montaggio in pellicole dirette da Mattoli, e per altre dirette da Bragaglia.
In alcuni film dove Roberto era aiuto-regista, il montaggio lo curava o suo fratello Renato Cinquini, o Leo Catozzo, oppure Giuliana Attenni. Mi pare, che il primo film con Totò, dove io abbia lavorato, vi lavoravo come aiuto-montatore, sia stato “47 MORTO CHE PARLA”.
Ricordo “Totò le Mokò”: in questa occasione mi divertii. Io interpretaii il più giovane dei componenti la banda. Giravamo in interni alla Titanus-Farnesina a Ponte Milvio. Ricordo che guadagnai bene, perché ci lavoravamo il 4 novembre, festivo, alle ore 13 non facemmo pausa e dalle ore 19, scattava il notturno: quanti “straordinari” facemmo.
Talvolta, a noi del reparto montaggio, capitava l’occasione di poter andare sul set, del film cui stavamo curando il montaggio, ed accadeva specialmente se giravano alla Scalera, dato che qui, la moviola, dove noi lavoravamo, era sita proprio al piano superiore, sopra al teatro di posa dove filmavano i ciak. Così, si scendeva, per fare una passeggiata e curiosare. Ero aiuto-montatore per “Le sei mogli di Barbablù”, e qui, durante una “passeggiata” al piano inferiore, dove ero sceso a curiosare, mi fu chiesto di fare una comparsata: sono il ragazzo che bussa alla cabina, dicendo all’incirca: “Un cablogramma per il capitano…” No, oltre a Sofia Scicolone(non ancora “Loren”), non so chi fossero le altre 5 imprigionate da Barbablù.
Lavorai anche per “Due notti con Cleopatra”, con Sordi, e ricordo l’intrusione sul set di Totò.
Lavorai al “Turco napoletano” come assistente montatore.
Ancora come Assistente-montatore lavorai a “Miseria e nobiltà”: indimenticabili le nottate con Mattoli… Divenni montatore (o “Tecnico al Montaggio”), dal 1958 o ’59.
Ho lavorato anche a “Letto a tre piazze” di “Steno”, per la Cineriz. Talvolta, quando era necessario, Totò veniva a post-sicronizzarsi, vale a dire “doppiare sé medesimo”.
Accadde che Steno lo chiamò a farlo, per una unica battuta, consistente in una sola parola, non venuta bene in presa diretta. La parola era “Perché”. Venne, la recitò, ed poi, prima di andarsene mi disse: “Daniele, tieni, queste son diecimila lire per pagare il caffè ai ragazzi.”
I ragazzi, erano i miei giovani aiuti, assistenti, al missaggio, doppiaggio… Questi erano gli atti di generosità di cui era capace, e che posso, personalmente testimoniare."

intervista esclusiva del tenente Colombo del 29 novembre e 9 dicembre 1999


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