Totò nei ricordi di Giorgio Arlorio

"Come aiuto regista ho fatto 25 film, compreso “TOTO’ E MARCELLINO”, che si basava commercialmente sul principio di unire due star. Era una storia sentimentale che si rifaceva un po’ all’esempio del “KID” di Chaplin. Alla sera facevamo riunioni di sceneggiatura a casa di Totò, in via Buozzi, e lui non aveva mai sonno, perché era abituato ad una vita di orari di notte. Il copione era ben scritto e fu girato quasi tutto in interni a Cinecittà. Come aiuto regista, qui fu per me, un lavoro dei più tranquilli, perché sul set Totò era semplice, dall’istinto formidabile, con autocontrollo, autonomo.
Non c’erano oculisti sul set. Lavorava poche ore, orario francese, puntuale, non si lamentava mai, ed il minimo che si potesse fare per lui era rispettarlo, aiutarlo, e gli opertaori davano poca luce verso i suoi occhi. Dino Valdi che faceva le prove luci, aveva una mimica perfetta. Calvo, che veniva accompagnato dai genitori, era mediocre. Il regista Musu era magnifico come organizzatore, ed in seguito divenne produttore. In “Totò e Marcellino” c’era Jone Solinas, attrice drammatica, moglie di Musu. Come aiuto regista ho fatto un altro film diretto da Musu, a Taranto, con Mike Bongiorno. Sì ho lavorato anche al film “Il giorno più corto”.
“IL PADRE DI FAMIGLIA” fu ideato da Nanni Loy nel 1963, sul tema dello “stritolamento nervoso” di una donna, e si intitolava “L’UOMO SEMINUOVO”. Per difficoltà produttive fu sempre rinviato e modificato, all’inizio Manfredi non era previsto…il ruolo gli fu successivamente adattato. La sceneggiatura iniziale constava di settecento pagine. Andammo a documentarci anche nelle scuole. Loy voleva Totò per una recitazione “spettrale” nel senso brechtiano di “distacco”, e lo avrebbe reso in senso diverso dal pur bravo Tognazzi. Ma tutto il cast previsto fu cambiato: Loy voleva all’inizio ANNE BANCROFT..."

intervista esclusiva del tenente Colombo del 27 settembre 1999


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