Claudio Cirillo

"Sono nato nel 1926. Riguardo “Totò, Peppino e la malafemmina”, la sequenza del trattore fu filmata in esterni, in una tenuta a circa 25 kilometri da Roma, verso l’Ardeatina, sulla strada Roma-Anzio. I primi piani a Totò e Peppino a macchina bassa dove i due agivano e noi non inquadravamo il trattore, che in realtà era fermo.
Nelle inquadrature a campo lungo col trattore in moto, un esperto del mezzo, chiedeva prudenza alla controfigura, la quale invece sgommò a tutta velocità: accadde che il trattore si capovolse, rimbalzando più volte. Fortunatamente i 2 stuntmen non si fecero gran male. La produzione dovette rimborsare i fornitori, perdendo molti soldi. Per fortuna il più della scena era già stato girato, e, Mastrocinque che ci teneva a fare le cose bene, dovette rinunciare a qualche ulteriore inquadratura prevista.
Il muro sfondato dal trattore, era un muro fatto costruire dalla squadra dello scenografo. “Totò, Peppino e i fuorilegge” iniziò circa 40 giorni dopo il termine di “Totò, Peppino e la malafemmina”. Girato di pomeriggio nei medesimi ambienti. Gli interni dove i 2 ritagliano il giornale e dove poi entrano Interlenghi e Dorian Gray scoprendo i ritagli di giornale, li filmammo in quella medesima tenuta sull’Ardeatina, dove nel limitrofo terreno avevamo filmato la scena del trattore di cui sopra. La sequenza del ponticello dove Peppino finge di rapire Totò, era in esterni, a 25-30 kilometri da Roma.
Sapevamo che Titina era malata di cuore, ma durante la lavorazione non ebbe problemi di salute, anche sapendo ben caricare il proprio ruolo, come è rimasto visibile nel film! Al “bosco dei rospi” i due incappucciati non erano controfigure, ma proprio Peppino e Totò, bravi anche nelle imitazioni dei versi degli animali, tenute dalla presa diretta. Di noleggio di tv e telecamere se ne occupava l’arredatore. L’mmagine nell’immagine, ossìa, nello specifico Titina che vede, ciò che avviene nel night, attraverso lo schermo televisivo: lo facemmo col “truka”. Si spruzza lo spray opacizzante nero sullo schermo, e si gira in negativo senza riflessi in un previsto quadratino bianco, nel quale con il “truka” si proietta l’immagine desiderata.
“IL PADRE DI FAMIGLIA” alla Dear Film. Girato con lo zoom sulla macchina da presa. Qui io ero in squadra con Nannuzzi, il quale, mi fece “svoltare” nel cinema “impegnato”. Era l’epoca di 50 ASA (dal ’69 ASA 100). Nanni Loy adorava tutto di Chaplin, specie “Limelight”, e, voleva rifarne l’opera a modo proprio. Il ruolo di Totò serviva a stemperare la drammaticità del film, pur in un ruolo “d’impegno”, tipi di ruolo nei quali Totò era imbattibile, e me ne accorsi nella breve scena che fece in tempo a fare.
Il film lo avevamo già iniziato: infatti la prima scena che girammo fu a Villa Borghese, la scena dove Manfredi fa irruzione al Piazzale del Pincio dove c’è la polizia; sì, la scena che c’è nei titoli di testa. Con Totò, la scena fu presto fatta, girata con la velocità, quasi del documentarista. Loy usava calibrare senza caricare sulla partecipazione di Totò: le prove-luci fatte da Dino Valdi, poi la scena del funerale dove girata una scena frontale con Totò. Totò e Sergio Tofano si conoscevano.
Pochi giorni dopo la morte di Totò, giunse sul set Tognazzi, “gasato” per dover sostituire Totò… Non ricordo chi era l’aiuto-operatore, mentre l’assistente operatore era Enrico Umetelli. Quando, nel 1968 divenni direttore di fotografia, portai con me, nella mia squadra, Enrico Umetelli."

intervista esclusiva del tenente Colombo del 20 agosto 1999


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