Totò nei ricordi di Elio Polacchi

" Ho 74 anni. Mi sono ritirato dal cinema da molti anni. Iniziai nel 1942 in un film di Mario Soldati. Il mio secondo film fu “Il fanciullo del west” con Macario.
Ero assistente operatore per “Totò le Mokò”, 50 anni fa. Ne ho recentemente acquistato una copia in videocassetta, edita da Fabbri, ma mi pare sia un po’ più corto dell’originale… Ricordo si lavorava molto bene, Totò era molto gentile, divertente, buono. Credo averlo girato in 4 settimane. La macchina da presa era una Debrie da 80 kili, ma silenziosa. Dove all’inizio Totò suona la mazurka, attorniato dalla folla, è la zona di Testaccio. Interni alla Titanus-Farnesina: in un teatro di posa costruita la scenografia notte per la sparatoria finale e per la casbah.
Il paesaggio arabo, fu preso da una fotografia a quadro fisso. Quello che entra all’inizio dicendo: “Signor commissario, Pepè le Mokò è morto” è uno dei fratelli Meniconi.
L’accompagnatore turistico è Gianni Rizzo.
Girammo anche esterni notte nei dintorni, a Roma, non certo a Napoli. C’era una controfigura, però non ne ricordo il nome. I 3 o 4 generici “di colore” erano arabi. La stampa dei quotidiani era filmata dal vero; ed i titoli dei quotidiani erano esposti “in truka”.
Giravamo in presa diretta, erano anni di grande professionalità: si girava nel silenzio più assoluto. Il fonico dava “il benestare”: se la colonna guida non era buona, si ripeteva la scena.
In questa epoca vi erano solo due maestri d’armi: uno era Musumeci Greco e l’altro era un capitano dell’esercito; per questo film con Totò, vi era quell’ ufficiale dell’esercito.
L’effetto del “labbrone” suppongo sia stato ottenuto sagomando e ritagliando una forma in gomma spessa: dipinta di rosso, impresse le righe delle labbra ed incollata su tulle con un mastice speciale. Stava incollato senza dare fastidio alla pelle, e, lavando, si staccava subito.
Le parrucche qui adoperate da Totò, non so se dal suo baule personale o se procurate da una ditta quale potrebbe essere stata la Rocchetti o la Carbone.
Nel 1950 divenni operatore alla macchina. Nel 1951, sul set di un film, conobbi l’aiuto regista Nellita Sampieri, che poi divenne mia moglie.
Come operatore di macchina feci poi anche “Le belle famiglie”, tutti e 4 gli episodi, con esterni nei dintorni di Roma. Gli interni di un episodio li girammo nella villa di Gregoretti, qui a Roma…
Ero operatore alla macchina anche per “Operazione san Gennaro”: qui la controfigura di Totò non c’era, anche perché era un semplice cameo dove non era necessaria. Prima furono girati gli interni in carcere, poi gli esterni. Il carcere fu ricostruito in teatro di posa.
Del Festival della canzone napoletana fu registrato un pezzo dalla tv e poi fu proiettato."

intervista esclusiva del tenente Colombo del 18 e 26 ottobre e del 10 novembre 1999.


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