Totò nei ricordi di Sandro Mancori

"Il direttore di fotografia MARIO ALBERTELLI accanto all’operatore alla macchina GIUSEPPE LA TORRE furono i maestri per mio fratellone ALVARO MANCORI e per TONINO DELLI COLLI, che, con loro due iniziarono quali “assistenti operatori”. La “JOLLY FILM”, quella che coprodusse anche “TOTO’, VITTORIO E LA DOTTORESSA”, “TOTO’ A MADRID” e “LA CAMBIALE” era diretta da PAPI e COLOMBO. Dario SABATELLO ne era il produttore esecutivo, e, sua moglie Luciana era Agente x attori.
Io sono nato nel 1933. Sono stato per dodici anni nella squadra di mio fratello Alvaro: prima come assistente operatore, poi alla macchina da presa.
Sì, i giornalisti venivano sui set per occasionali interviste.
Totò è l’uomo più buono che io abbia conosciuto. Con Totò, prima come Assistente operatore, poi come Operatore di macchina, io di films ne ho fatti dodici. I miei film con Totò li conteggiai una ventina di anni fa e sono certo che furono 12.

Il primo di questi fu “TOTO’ VITTORIO E LA DOTTORESSA”. Per “Totò, Vittorio e la dottoressa” risultano 2 squadre luci/operatori: infatti, iniziò il direttore di fotografia GABOR POGANY con la propria squadra. Quando Totò stette male, subentrammo noi a sostituire la squadra di Pogàny: direttore della fotografia era mio fratello Alvàro, l’altro mio fratello Guglielmo(noto anche come Memmo) era l’operatore alla macchina, ed io ero l’assistente. Noi filmammo la scena ambientata alla clinica, girata in una vera clinica sulla via Nomentana, quella medesima famosa clinica dove hanno sparato ad un professore. Vittorio De Sica, era il cosiddetto “francobollo”, sfruttato in cameos, partecipazioni, per aumentare il potenziale incasso; era “caro”, prendeva 5 milioni (lire) al giorno e lavorava dalle 8 del mattino, anche fino alle 23 se era necessario, per non oltre 4 o 5 giorni di pose, ecco perché in tale film non lavorava mai al fianco del Principe Totò, il quale era pagato 30 milioni a film.
Qui, Totò e Salvietti si vedono all’interno di una Balilla, costruita da me: le scene con loro nell’auto erano girate in teatro di posa. I loro primi piani erano ripresi “in soggettiva”. Questo fu uno dei pochi film dove Totò girò alcuni “esterni”. Mio fratello “Memmo”(Guglielmo) è morto il 13 febbraio 1995.
Totò aveva una predilezione per mio fratello Alvaro come direttore di fotografia, perché, per non danneggiare gli occhi malati di Totò, con lui non usava mai la luce “ad arco”.

Poi feci “Totò a Parigi” e “Totò, Eva e il pennello proibito”. “TOT’ A PARIGI” negli esterni della casetta posta sull’albero a salire e scendere era Dino Valdi, eravamo sul lungotevere. La produzione, che aveva anche contatti con Jacques Tati’, inviò un operatore francese a filmare un “fondo” con la torre Eiffel. Così, sempre nel medesimo luogo, ponendo il “fondo” della torre Eiffel, filmammo per dare la credibilità della altra casetta, ambientata a Paris, con il lungotevere spacciato per il “lungo-Senna”.
La scena al museo delle cere la girammo in interni alla Titanus. Anche le scene al night, le girammo alla Titanus: venivano le due spogliarelliste, una francese, quella che scopriva anche il seno(sfumata al montaggio od in censura) e quella italiana meno osèe. Il Principe non amava girare scene di nudo! La Koscina non si denudava, anche perché sul set c’era il fidanzato.

La canzone “Miss, mia cara Miss”, c’era già all’epoca il playback: al doppiaggio Totò “ci cantò sopra”(doppiandosi), seguito dal maestro di musica. L’effetto di Totò marchese che osserva il Totò addormentato sul letto, non era “un mascherino”! Era un effetto ottenuto direttamente dall’operatore! La scena del treno: i corridoi erano veri. Lo scompartimento si ricostruì in teatro. Unici esterni: la salita sul treno, girata al binario numero 1 della Stazione Termini(quello solitamente utilizzato per accordi fra le produzioni e le Ferrovie, con alternativo il binario numero 16); la gente curiosa era tenuta a bada dalla polizia ferroviaria.
Durante le prove, sfuggì alla polizia un campano, il quale, esaltato, si inginocchiò implorando: “ho mia moglie che sta morendo!” ed il Principe gli diede dei soldi. Aveva sempre con sé 100 mila lire ripartiti in pacchetti da mille, cinquemila e diecimila lire e li distribuiva secondo la “gravità” dei casi.
In lavorazione “Totò, Eva e il pennello proibito” si intitolava “TOTO’ A MADRID”. I quadri delle false Maje di “Totò, Eva e il pennello proibito” erano fotocopie di un originale stampato. Gli attori francesi recitavano in francese separatamente.

“LA CAMBIALE” non fu interrotto! Solamente, Vittorio Gassmann, che aveva un impegno, girò una scena all’inizio, che poi terminò a fine lavoarazione…

“SIGNORI SI NASCE” sì, fu girato “in Scope”. Il brevetto del panoramico Cinemascope era americano in esclusiva. Poi in Europa si diffusero una decina di tipi di “anamorfiche”: la differenza dai film “normali”, era una lente supplementare. Lo Scope era già stato usato per il film “Gli ultimi giorni di Pompei”, e poi per questo film. La palla del biliardo che pare colpisca il Socio alla fronte, era di gomma. Il colpo, fu filmato al contrario: la palla dalla testa scivolava verso il tavolo e poi in moviola si montò viceversa.

Per “Totò, Fabrizi e giovani d’oggi” la scena del fidanzamento fu girata in esterni in un casolare, compresa “la digressione western”. La scena in ospedale fu girata in interni. La pasticceria era una autentica pasticceria situata presso la De Paolis. C’era “conflitto” fra Fabrizi e Totò. Fabrizi gli teneva testa… La scena di “Giù il cappello!” fu girata in un paese vicino a Roma, perché qui, le comparse, costavano meno…
Al sottofinale della divertente sequenza dello scambio dei pantaloni, Totò risponde con: “Buffone sarà lei!” ad uno che sta passando con una 600 blu. Quello che passa nella “600” blu targata “3717” e grida “Buffoni!” sono io! E l’automobile era la mia! Girammo la scena negli esterni all’aperto presenti all’interno dello stabilimento De Paolis. Fu una partecipazione gratuita improvvisata, che mi chiese il regista, in quanto avevo l’automobile.

Feci anche “TOTO’ TOVARICH”: questo era il titolo nel copione e sul ciak; qui Totò impersonava un reduce dalla Russia. Fu distribuito col titolo “Letto a tre piazze”. Quando sono inquadrati i soli piedi del reduce, non sono quelli di Totò, ma quelli di Dino Valdi. Gli interni della scuola li girammo a Cinecittà; gli esterni dell’edificio scolastico girati nei giardini all’interno di Cinecittà. La sequenza ambientata in montagna: i pezzi con Totò e Peppino girati solo a Roma in interni; gli unici esterni sono “le soggettive” che furono filmate a Cortina da un operatore di seconda unità inviato là, assieme all’assistente alla regia, senza la presenza degli attori.
Nel 1960 mio fratello Memmo, da operatore, divenne direttore di fotografia, così io lo sostituii, passando a mia volta, da assistente operatore ad operatore alla macchina: avvenne precisamente con il film GLI ULTIMI VICHINGHI”…

Per “TOTO’, PEPPINO E LA DOLCE VITA”, successe non una lite, ma una incomprensione, fra il Principe e Camillo Mastrocinque, eppure Mastrocinque era uno dei pochi in confidenza con Totò, ed a differenza di altri registi, quali “Steno” ed altri, lo poteva chiamare Antonio. Così fu sostituito da Sergio Corbucci. Ricordo gli esterni all’Eur. Non ricordo eventuali scene girate all’interno di chiese. Nella sceneggiatura fu tagliata parte della scena ambientata nell’appartamento allagato, con zattera e sottoscale, e che fu filmata Alla Titanus di Ponte Milvio, all’interno della quale vi era anche una piscina, quella visibile nella scena del film.

“Sua Eccellenza si fermò a mangiare” girato quasi interamente in una Villa posta sull’Appia Antica. Il 16 dicembre 1973 ero a Taiwan per un film: qui mi accadde un incidente sul lavoro, caddi da sette metri di altezza, e per pochi millimetri, mi salvai la vita…Al mio rientro in Italia, seppi che era appena deceduto il produttore Giovanni Addessi.

All’epoca di “Totò e Cleopatra” e “Totò contro il Pirata Nero” vi erano 16 ASA. Di solito i films con Totò protagonista si giravano in un lasso di tempo variabile fra le quattro e le sette settimane; “TOTO’ E CLEOPATRA” lo girammo in otto settimane. A parte tre inquadrature in esterni con biga e fondo del cielo, il resto fu tutto girato in interni alla De Paolis.
Inoltre, molte delle scene “di massa” furono estrapolate dalla pellicola “Cleopatra”. L’acquario coi pesci, che Cleopatra scaglia a Totò-Marco Antonio, in realtà era posto davanti al viso di Totò. I Cinegiornali erano proiettati nelle sale cinematografiche in abbinamento ai lungometraggi, e, per una percentuale esigua, partecipavano all’incasso del lungometraggio al quale erano stati abbinati.
Durante la lavorazione di “Totò e Cleopatra” un Cinegiornale filmò la prova della inqudratura dell’apertura della conchiglia(con dentro Cleopatra): la scena risultò poi uguale a quella girata per il ciak del film. Ho rivisto in tv un pezzetto di “Totò e Cleopatra”, che girammo attorno aprile-giugno 1963. Ad agosto ’62 nacque mio figlio e a dicembre ’62 ultimammo di girare “UNO STRANO TIPO” con Celentano.
Fra i senatori in “Totò e Cleopatra” vi ho riconosciuto FERNANDO CERCHIO (regista del film) e PASTORE (ex calciatore anni ’30): ma ripeto, solitamente evito di rivedermi film d’epoca ai quali ho lavorato, perché rivedere persone che non ci sono più, o che hanno finito la loro vita in miseria od in malo modo, mi viene una insana malinconìa…

L’ultimo film, in ordine cronologico, che ho fatto con lui, è “TOTO’ CONTRO IL PIRATA NERO”, del quale ero l’operatore alla macchina. Non ricordo se in lavorazione il titolo fosse esattamente questo con il quale è stato distribuito, oppure se leggermente diverso. Lo girammo alla “Labaro” di Ottavio Poggi, che constava di due teatri di posa, in uno dei quali, costruito il veliero pirata, di 80 metri x 60. Il pappagallo del film non credo fosse il suo: amava troppo gli animali per sottoporli alla luce dei riflettori! Le rivelo una chicca sulle sue abilità. Totò non vedeva, ma aveva un udito così sottile che riconosceva le persone dalle voci, anche a distanza di anni. Ultimato un ciak del “Pirata Nero”, come di consueto, si avvicinò per chiedermi: “com’è venuta?” Girava dalle 14 alle 19, infatti alle 18:45 uno di elettricisti o macchinisti fischiava per indicargli che si era a fine giornata lavorativa.
Qui accadde che, un elettricista, non ne ricordo il nome, fischiò e lo salutò: “Buonasera Principe!”; questo elettricista aveva lavorato con noi Mancòri, da anni era stato allontanato dal team degli elettricisti, era tornato con noi dopo 3 o 4 o 5 anni, in questa occasione. Totò rispose al saluto: “ma dove sei stato in tutto questo tempo?” da quelle sole due parole di saluto, a distanza di tempo, lo aveva riconosciuto dalla voce!

Ne abbiamo elencati 11, i conti non mi tornano, perché con Totò ne feci 12; no, “IL COMANDANTE” non lo feci io, lo fece D’OFFIZI. Il mancante deve essere un film corale tipo “La Cambiale”.
In seguito mio fratello Alvaro si diede alla produzione con la propria “ELIOS FILM”, lasciando per tale motivo la direzione delle luci, ed io divenni direttore di fotografia. Alvaro non propose films a Totò perché era impegnato in vari western.
Il produttore Mario Mariani era in società con Gianni Buffardi, iniziarono la loro attività in comune con il lungometraggio “Totò, Peppino e la dolce vita”… Accadde che i due fecero firmare al Principe Totò per un film, mentre in realtà gliene stavano preparando due: Totò, proprio alla Elios, stava girando a gennaio, non ricordo quale film, e neppure se tale film restò incompiuto, perché, quando egli si accorse del “ 2 al prezzo di 1”, protestò con Buffardi: “ ma come? E tu sei mio genero?” e cacciò sia lui che il socio Mariani. Doveva essere il…’64 o ’65…, girò 4 o 5 settimane, poi cacciò Buffardi e Mariani e lo interruppe: non so se il film lo avesse ultimato oppure no, e neppure se sia mai stato distribuito...

Raramente Totò girava in esterni, come accadrà invece per “UCCELLACCI E UCCELLINI” di Pasolini. La cosa eccezionale era che, nelle 5 orette scarse, di lavoro pomeridiano, rendeva dai 5 ai 9 minuti primi di “pellicola montata”, e restano tempi eccezionali, se pensa che già era un tempo eccezionale riuscire a fare 2 minuti primi(=54 metri) di “pellicola montata” a giornata.
Totò aveva un buon orecchio: ascoltando, si accorgeva quando un ciak era buono. Non si truccava quasi mai. Aveva occhiali a lenti neutre all’80%, che toglieva solo per girare. Ricordo che avvicinava l’orologio fino ad un centimetro dagli occhi. Le sue battute non sono mai a senso unico: noi della troupe ridevamo più di quanto rida chi ne rivede i film oggi, perché capivamo anche i riferimenti alla realtà dell’epoca, che nelle sue battute c’erano SEMPRE.

All’epoca, ogni Regione aveva dei Distributori, appunto i “regionali”, che acquistavano dalla Distribuzione le copie dei films, oggi non più, ha comprato tutto Berlusconi.
Credo, prima di morire, volesse, e non fece a tempo, girare un film nel ruolo di un clown.

Totò per i cani, chiedeva spesso, collette ai colleghi attori, di nascosto. Faceva beneficenza ai bisognosi della troupe, di nascosto; veniva da me a chiedermi: “ Sandro, dimmi chi…” ed io gli indicavo chi aveva problemi economici. Altro attore che faceva beneficenza, sempre senza mai sbandierarlo, era “Amedeo Nazzari”.
Partii per il mio primo viaggio a New York perché andavo a seguire l’incontro del pugile Benvenuti negli U.S.A. Ero partito, quando lessi sul giornel la notizia della morte di Totò. Quando rientrai in Italia, oramai era stato già sepolto…

intervista esclusiva del tenente Colombo del:
30 luglio 1999
2 agosto 1999
4 agosto 1999
20 agosto 1999
14 settembre 1999
8 ottobre 1999
8 novembre 1999


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