[...]il grafico-umorista Gianni Li Muli è un testimone più che attendibile. Lui non videoregistra, bensì interpreta. Per lui Ollio è una palla rosea, Stanlio un cono allungato; Blasetti è stilizzato in bianco-nero; Totò e colto nella sua inconfondibile cadenza legnosa, in positivo-negativo; la Loren reca già nelle pieghe del bel volto I'anticipazione della maturità; Orson Welles e il genio insuperato, I'ideatore di immagini già coniugate al futuro; la divina Greta Garbo e rivissuta con un purissimo gioco di linee; ed Ornella Muti, scrutata nell'animo, appare un pò imbruttita, realissima, non evanescente e fluida come la ragazza del sogno in Grandi magazzini. Li Muli un intellettuale che ha sempre guardato al cinema con un pizzico di nostalgia generazionale, venera I'arte del passato, il mito; ad un tempo, coltiva I'arte del presente. Palpita, nel segno di Gianni, la passione di chi vuol cogliere il cuore del personaggio usando tratti essenziali; e un processo creativo che culmina nell'esprit de geometrie con cui I'artista fa rivivere il più illustre cineasta di tutti i tempi, Charlie Chaplin, con quella bombetta, gli occhi avidi, il sorriso impercettibile del Grande Vagabondo, iconografia ufficiale della "settima arte". L'interesse di Li Muli per le immagini viene da lontano. Collaborammo insieme, tanti anni fa, alla redazione di un Corriere del cinema che nutriva intenti promozionali (veniva infatti distribuito gratuitamente all'ingresso dei locali di prima visione, a Palermo). Erano i primi anni Cinquanta, si parlava già (e se ne parla ancora) di abolizione della censura, la battaglia delle idee era fervida attorno alle ultime grandi creazioni del neorealismo. Gianni dipingeva già questi suoi volti di attori: interpretati in un'ottica personalissima, capaci subito di giungere al cuore del personaggio. Ricordo che, in quegli anni, lui mi rivelò che Onorato, il grande caricaturista del Travaso, gli invidiava I'identificazione grafica di non ricordo quale attore. lo penso che nell'omologazione delI'immagine, cui oggi assistiamo guardando la tivù, le creazioni di Gianni rappresentino un fermo ritorno alla più pura iconografia del cinema, un bisogno insopprimibile di riaffermare il verbo originario.

Gregorio Napoli
(stralcio dal catalogo illustrativo "Li Muli : il cinema/segno, il cinema/sogno").

Corriere del Mezzogiorno - 9 dicembre 1997

Venerdì e sabato scorsi nell'Agenzia 4 della Banca Nazionale del Lavoro, Gianni Li Muli ha presentato una serie di brillanti e gustose caricature del comico Totò. L'iniziativa si è inserita nel quadro della raccolta di fondi a sostegno della ricerca sulle malattie genetiche organizzata da "Casa Telethon". La mostra è stata visitata nei due giorni fino a tarda sera da numerosi ammiratori del nostro caricaturista.

da "Totò 30 anni dopo"

Come i più noti Folon, Vidris, Peynet anche Gianni Li Muli parte dalla grafica per attualizzare i personaggi più famosi nel mondo, meglio, quelli che hanno da dire qualcosa nell'umorismo. Qui ci rappresenta TOTÒ, un personaggio umano, Principe anche nell'arte, dimenticato da tanti - "allora" - oggi più apprezzato che mai! Ha saputo rappresentare la parodia di un mondo, di certo non facile. L'intervento di Gianni Li Muli, è sempre preciso e parte da una citazione riconoscibile. Ognuno può ritrovare le varie espressioni e l'esercizio può anche arrivare a coinvolgere i dettagli più minuti.
La memoria visiva dà, quasi sempre, i suoi frutti: immagini ironiche ricche di spunti e di divertimento. Questo è Gianni Li Muli - artista vivace, d'indubbio talento.

Cesare Perfetto
Presidente del Salone Internazionale dell'Umorismo di Bordighera

Non è facile far parlare Gianni Li Muli, Abbiamo affrontato insieme parecchi dibattiti, conferenze, tavole rotonde presso club di servizio, scuole, festival e "vernici" che c'invitavano quando uscì 100 anni di cinema. Lui preferiva ascoltare, celato dietro le grandi lenti di tartaruga che incorniciavano il volto arguto, scivolavando sui baffi. Poi, il sottoscritto scoprì un trucco: bastava mettergli in mano una matita, accendere la lavagna luminosa e pregarlo di rinnovare sullo schermo la magia della sua creazione pittorica. A quel punto Li Muli diventava un oratore fluente, suggestivo. Il lapis s'impadroniva di lui, gli dava estro a spiegare la tecnica della sua scrittura geometrica. Gianni, infatti, usa il cerchio, il quadrato e chi sa quali altre figure eudossée per far rivivere i personaggi nel solco glo- rioso del Travaso di Guglielmo Guasta. Il 26 luglio ’97, Ganni Li Muli ha esposto a Bordighera i suoi disegni su Totò. È stata - ed è - una commemorazione radiosa. Il principe De Curtis rimbalza sulla carta con la sua mascella deragliata, gli occhi roteanti, il gesto legnoso ed anchilosato che si libra, infiene, nello scoppio esilarante del lazzo. Ultimo sintomo di una recitazione generosa e mitragliante: che chiu- de un'epoca molto lunga, dalla Commedia dell'arte allo slapstick, dai giullari di corte a Dario Fo.

Gregorio Napoli

Supp. al numero 39/1998 de "Il Mediterraneo"

Cento Totò
Silhouette di Totò disegnata da Gianni Li Muli e tratta dal volume "Totò 30 anni dopo" edita da Publisicula

Dal Corriere del Mezzogiono 19 dicembre 1997

Omaggio a Antonio de Curtis in arte Totò