Animali pazzi

Videoclip titoli di testa

Regia : Carlo Ludovico Bragaglia
Soggetto : Achille Campanile
Sceneggiatura : Gaetano Campanile-Manicini, Ivo Perilli
Fotografia : Francesco Izzarelli
Scenografia : Nino Macarones, Antonio Valente
Musica : Ezio Carabella, Luigi Colacicchi
Aiuto regia : L. Ricci Bartolini
Fotografia : P. Pupilli, G. Ruffini
Montaggio : Giacinto Soliti
Direttore produzione : Carlo J. Bassoli
Produzione : Titanus S.A., Roma
Durata: 72 minuti



Interpreti e personaggi:
Totò ( il barone Tolomeo de' Tolomei / Totò )
Lilia Dale-Hend( Ninetta, la fidanzata )
Luisa Ferida(Maria Luisa, l'amante )
Calisto Bertramo( Fabrizio, il maggiordomo )
Dina Perbellini( la direttrice dell'ospedale )
Claudio Ermelli( il notaio )
Bianca Stagno Bellincioni( zia Eloisa )
Raffaele Giachini( il pretendente )
Cesare Polacco( il creditore )

     

Soggetto

Il barone Tolomeo se entro 48 ore non sposerà la cugina vedrà andare ad un ospizio di animali pazzi l'eredità lasciatagli dallo zio.Per guadagnare tempo manda Totò dalla fidanzata.Totò impazzisce e in manicomio invece di somministrargli del sonnifero gli danno del "suonifero" che induce Totò a cantare insieme agli altri matti.Quelli della clinica per animali pazzi tentano di tutto per impedire le nozze che alla fine vengono celebrate.

Critica e curiosità

Produzione caratterizzata da problemi di budget , il film prevedeva numerosi effetti speciali ma alcune scene vengono soppresse altre ridotte a scapito del risultato finale . Tra gli "effetti speciali" il doppio Totò , il cavallo sul tetto , la pellicola all'indietro . Anche per il titolo ci furono problemi , inizialmente doveva chiamarsi "Totò n.2" poi "Fiori d'arancio" , "Io muoio disperato" ,"Il neo col pelo" , "Vicino a te col cuore" ,poi si decise per "Animali pazzi" in riferimento alla clinica veterinaria ma anche ai suoi folli protagonisti . Ma quando si opta per questo titolo le riprese sono ormai terminate da tempo , allora in fase di montaggio viene aggiunta la scritta "Sanatoria Animali Pazzi" ad indicare il nome della clinica, ma e' evidente che si tratta di una inquadratura posticcia.

Scriveva f.s. [Filippo Sacchi], Corriere della Sera, Milano, 18 aprile 1939:
«[...]Su questo matto spunto farsesco Campanile, dando libero corso alla fantasia, ha intessuto una girandola di umoristiche trovate che potevano raggiungere un effetto se produzione, interpretazione e regia le avessero concretate sempre con quello stile veloce, funanbolico e grottesco che l'azione richiedeva. Tutte le scene del principio con l'incontro dei due Totò, la prìma metà dell'episodio in cui Totò monta il cavallo pazzo, possono più meno servire come esempi di quello stile; la descrizione della clinica zoofila, il trattamento terapeutico di Totò o l'episodio del sicario, possono servire come esempi del contrario. Totò prodiga tutte le risorse della sua acidula e marionettistica buffoneria, però, con questo secondo saggio, mi pare ch'egli abba confermato i limiti delle sue possibilà cinematografiche [.. .]».

E ancora Vice Il Tevere, Roma, 21-22 agosto 1939:
«L'esperimento di portar di peso sullo schermo gli attori di teatro ha dato innegabilmente buoni frutti, e 1non è qui il caso di discuterlo. Si potrebbe, se mai, rimproverare ai registi la passività con cui essi si adattano all'esperimento stesso rinunciando in anticipo a render cinematografica l'interpretazione dei "divi" teatrali e lasciando il campo aperto alla più assoluta teatralità. Di questa passività Animali pazzi è un esempio; ma aggravato dal fatto che Totò non è un Gandusio o un Tofano e non è - ci perdonino i suoi molti ammiratori - nemmeno un artista nel vero senso della parola: è semplicemente un macchiettista bravo e capace fin che si vuole, limitatissimo nelle sue trovate e espressioni. Le conosciamo tutte a mente, ci possono magari divertire se ci vengono ammannite tra uno spettacolo e l'altro, in quel quarto d'ora nel quale, dopo l'attenzione cui ci ha costretti il film, si riposa volentieri la mente nelle quattro scempiaggini del varietà; ma un ora e mezzo di Totò, francamente è troppo! E danneggia lo stesso Totò, che sullo schermo non si trova assolutamente al suo posto. Il film è stato fischiato».


Lilia Dale-Hend

18 Luglio 1919 (Cancro), Pola (Croazia)
Minuta, esile, di bassa statura, dopo aver terminato gli studi superiori e aver frequentato l’Accademia di Vienna nelle discipline ballo, canto, musica e recitazione, aver imparato perfettamente il tedesco, l’inglese e il francese, e aver eseguito concerti di pianoforte, si trasferisce giovanissima a Roma con l’intenzione di diventare attrice. Coglie subito un’eccellente opportunità nel venire scelta, tra moltissime candidate, da Mario Camerini, alla ricerca della petulante e capricciosa ragazzina, viziata ed indisponente, che vive nel dorato e falso mondo snob dei ricchi in Il signor Max (1937). L’attrice istriana, che in questo film debutta con il nome di Adonella, aderendo così bene alla parte, seppure sgradevole e antipatica, lascia presagire un’eccellente carriera, ma i film seguenti non sono altro che una ripetizione dello stereotipo del personaggio del film di Camerini. Inoltre cambia più volte il cognome, apparendo come Lily Hand, poi come Lilia Dale-Hand, fino a diventare, nei pochi film girati, definitivamente Lilia Dale, forse sperando di cancellare il personaggio, pur riuscito, che l’ha resa celebre per un attimo, ma che è diventato la sua prigione. Con un matrimonio di rango si ritira definitivamente dagli schermi all’inizio degli anni Quaranta.


Luisa Ferida

Data nascita: 18 Marzo 1914 (Pesci), Castel San Pietro (Italia)
Data morte: 30 Aprile 1945 (31 anni), Milano (Italia)
Attrice italiana. Di formazione teatrale, interpreta spesso al cinema ruoli aggressivi e sensuali. Esordisce con lo storico I cospiratori del golfo o Re burlone (1935) di E. Guazzoni, con cui lavora anche in I due sergenti (1936). È presente in moltissime produzioni accanto ai maggiori divi dell’epoca, come A. Nazzari, G. Cervi, C. Calamai e Totò (Animali pazzi, 1939, di C. Bragaglia). Nel 1940 viene diretta per la prima volta da A. Blasetti (Un’avventura di Salvator Rosa), feuilleton di cappa e spada, notevole per le scene e i costumi; lo stesso anno interpreta un altro film storico (La fanciulla di Portici di M. Bonnard, fantasiosa ricostruzione della rivolta di Masaniello) e Il segreto di villa Paradiso di D.M. Gambino, noir sudamericano in cui interpreta un’artista di night. Con Blasetti nel 1941 ha un ruolo in La cena delle beffe e in La corona di ferro, fantasy pacifista in anni di guerra. Efficace interprete di pellicole che segnalano il passaggio dal calligrafismo alle prime inquietudini del nascente neorealismo, recita poi in Nozze di sangue (1941) di G. Alessandrini, in La bella addormentata (1942) di L. Chiarini (tra le sue prove più interessanti) e in Fari nella nebbia (1942) di G. Franciolini. Nel 1942 la si rivede in uno sfarzoso dramma storico (Fedora di C. Mastrocinque), dove è tormentata tra amore e vendetta, e in Gelosia di F.M. Poggioli, trasposizione di Il marchese di Roccaverdina di L. Capuana. L’ultimo film, è La locandiera (da C. Goldoni) di L. Chiarini, del 1944. Nel 1945, per la sua collaborazione con la Repubblica di Salò, viene uccisa dai partigiani insieme a O. Valenti, suo partner sullo schermo e nella vita.


Callisto Bertramo

Data nascita: 28 Agosto 1875 (Vergine), Torino (Italia)
Data morte: 30 Settembre 1941 (66 anni), Viareggio (Italia)
Conseguita la licenza liceale, appena ventenne entra in qualità di generico nella compagnia di prosa di Pia Marchi Maggi rimanendovi per ben tre anni; quindi nel 1898 partecipa quale “generico di spalla” a una tournée in Russia e in Romania effettuata dalla compagnia di Italia Vitaliani. Nel 1900 è scritturato dalla Compagnia Reinach-Pieri, poi nel 1901 nella Talli-Gramatica-Calabresi, nel 1902 nella Mariani-Zampieri quindi negli anni successivi è con Emma Gramatica e Leo Orlandini e subito dopo con Ruggeri. Nel 1914 affronta parti di “promiscuo” con la Compagnia Reiter-Carini e nel 1915 entra a far parte della Fert diretta da Ermete Novelli. Al termine della prima guerra mondiale forma un complesso artistico con Alda Borelli (1918-1920) e nel 1921 ha l’occasione di dirigere la Compagnia del Teatro del Popolo. È accanto ad Eleonora Duse in alcune recite a Londra e nel 1923 dirige la compagnia di Tatiana Pavlova. Con Umberto Casilini e la figlia Letizia – in arte Bonini – forma nel 1924 una compagine artistica che dura parecchi anni, fino al 1929, anno in cui si associa con Sandro Ruffini, Lina Tricerri e Franco Becci. Dopo aver partecipato a una notevole rappresentazione de La figlia di Jorio con il Carro di Tespi, organizzato dall’Opera Nazionale Dopolavoro, si ritira a Viareggio, facendo la spola con Roma per partecipare in qualità di caratterista segaligno e ridanciano, a un buon numero di film che non gli danno quella notorietà che invece il teatro gli concede.


Bianca Stagno Bellincioni

Bianca Stagno Bellincioni Data nascita: 23 Gennaio 1888 (Acquario), Budapest (Ungheria)
Data morte: 17 Settembre 1980 (92 anni), Milano (Italia)
Fglia del tenore palermitano Roberto Stagno-Andrioli e del soprano Gemma Bellincioni, studia canto a Berlino per debuttare nel 1913 a Graz come cantante lirica, distinguendosi per vigoroso e appassionato temperamento. È la prima interprete in Francia della Conchita di Zandonai. Rientrata con la madre in Italia a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, si dedica al cinema, scritturata dalla Tespi Film di Roma, esordendo in La laude della vita e la laude della morte, diretto nel 1916 da Ugo Falena, che le affida subito dopo il ruolo di Santuzza in Cavalleria rusticana e la dirige anche in Il malefico anello e Il biricchino di Parigi, tutti nel medesimo anno. Sempre con Falena recita in La donna che non ebbe cuore (1917) e Adriana Lecouvreur (1919), poi è in La leggenda dei tre fiori (1919) di Bencivenga. Frattanto la madre fonda a Roma la casa di produzione “Biancagemma Film” improvvisandosi pure regista per Giovanna I d’Angiò, regina di Napoli (1920), Tatiana, la danzatrice polacca (1921), Liana spezzata e Satanica (1923), in cui dirige, ovviamente, la figlia. L’attrice partecipa anche ad altre due pellicole dirette da Mario Caserini: Il gorgo fascinatore (1919) e Piero e Teresa (1920). Abbandona lo schermo nel 1924 dopo aver partecipato ad un film di gran successo di Domenico Gaido, La congiura di San Marco. Tornata sulle scene del teatro d’opera, ritorna al cinema verso la seconda metà degli anni Trenta, interpretando da caratterista pochi film in ruoli di debole consistenza. Sposata dal 1905 con Alfredo Ricordi, scrive nel 1943 il libro di memorie “Roberto Stagno e Gemma Bellincioni intimi”.


Claudio Ermelli

Claudio Ermelli Data nascita: 24 Luglio 1892 (Leone), Torino (Italia) Data morte: 29 Ottobre 1964 (72 anni), Roma (Italia) Appassionato di teatro, si dedicò attivamente alla carriera di attore quando era ancora studente, recitando in piccole compagnie e nel teatro di rivista. Entrò a far parte del mondo del cinema poco dopo l'avvento del «sonoro», interpretando parti di caratterista in una lunga serie di film di vario genere ed argomento, alcuni dei quali anche di un certo valore artistico e di buon successo. Si impose all'attenzione del pubblico e della critica, oltre che per la qualità della recitazione, anche per il suo aspetto fisico, caratterizzato da una figura magra dinoccolata e da un volto dall'espressione quasi sempre malinconica, spesso in comico contrasto con il suo modo di esprimersi, misurato ma ricco di humour. Apparve in numerosi film anche nel dopoguerra; l'ultimo a cui prese parte e che risale al 1957, fu Addio alle armi, tratto dal romanzo omonimo di Ernest Hemingway, per la regia di Charles Vidor: i protagonisti furono Rock Hudson e Jennifer Jones, e, fra i maggiori attori italiani, vi apparvero, in ruoli secondari ma significativi, Vittorio De Sica e Alberto Sordi.


Cesare Polacco

Data nascita: 14 Maggio 1900 (Toro), Roma (Italia)
Data morte: 2 Marzo 1984 (83 anni), Roma (Italia)
Eccellente caratterista dotato di una naturale eleganza, Cesare Polacco ha esordito nel 1920 nella compagnia di Emilio Zago, con il quale interpretava gran parte del repertorio goldoniano. Successivamente entrò a far parte del gruppo veneziano di Giachetti, che spaziava dal repertorio in lingua a quello in dialetto veneto. Nel 1928 si trasferì a Roma dove recitò nella compagnia di Alda Borelli e poi in quelle di Tatiana Pavlova e Virgilio Talli. Contemporaneamente si dedicò al doppiaggio e al cinema, dove lavorò a fianco di Totò e in film di Carmine Gallone e Augusto Genina. Nel 1938 venne costretto ad abbandonare l'attività artistica a causa delle leggi razziali, essendo egli di origine ebraica. Nel '45 riprese finalmente a lavorare soprattutto alla radio. In seguito, tornò al teatro, lavorando nella Compagnia del Teatro Nazionale di Guido Salvini e al Piccolo Teatro di Palermo. Nel 1957 avvenne il grande incontro con Giorgio Strehler che lo accolse al Piccolo Teatro di Milano, affidandogli ruoli in testi di Goldoni e Brecht. Partecipò anche a diverse produzioni televisive, ricoprendo ruoli marginali a cui regalò il suo tratto originale: nel 1964 fu tra gli animatori di Biblioteca di Studio Uno, nel 1966 prese parte alla serie Le avventure di Laura Storm, nel 1967 appare ne I promessi sposi di Sandro Bolchi, nel 1969 veste i panni di Grigorij Vasil'evic ne I fratelli Karamazov, mentre per la tv dei ragazzi recitò nel 1969 nel ciclo Il leone di Venezia. Grazie alla televisione acquisì grande popolarità partecipando a Carosello, nel ruolo dell'infallibile ispettore Rock, protagonista delle scenette della brillantina Linetti andate in onda dal 1957 al 1968. Coinvolto in piccole avventure gialle, concludeva immancabilmente le sue inchieste con la frase pubblicitaria: «Anch'io ho commesso un errore, non ho mai usato la brillantina Linetti».

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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