La cambiale

[Totò e Peppino De Filippo] [Vittorio Gassman]

[Vittorio Gassman e Sylva Koscina] [Vittorio Gassman e Giorgia Moll]

[Vittorio Gassman] [Ugo Tognazzi e Sylva Koscina]

[Vittorio Gassman e Sylva Koscina] [Vittorio Gassman e Giorgia Moll] [Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello]


[Totò e Macario] [Totò e Peppino De Filippo]

[Vittorio Gassman e Giorgia Moll] [Lia Zoppelli,Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi]

Videoclip titoli di testa

Regia : Camillo Mastrocinque
Soggetto : Roberto Gianviti,Vittoiro Metz
Sceneggiatura : Gianviti,Metz,Scarnicci,Tarabusi,Zardi,Magni
Fotografia : Alvaro Marcori
Scenografia : Piero Filippone
Musica : Carlo Innocenzi
Montaggio : Roberto Cinquini
Aiuto regia : Franco Montemurro
Direttore produzione :Franco Palaggi
Produzione : Jolly Film
Durata:109 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( Cesare Posalaquaglia )
Peppino De Filippo( Peppino Posalaquaglia,suo cugino )
Erminio Macario( Tommaso La Candida )
Aroldo Tieri( il finanziere Pierluigi Bruscatelli )
Jolanda Verdirosi( la sua segretaria )
Peppino De Martino( il cameriere investito )
Gina Rovere( Lola Capponi )
Luigi Pavese( il cavalier Temistocle Bisogni )
Nada Cortese( sua moglie )
Paolo Ferrari( Ottavio,il negoziante di animali )
Vittorio Gassman( Michele,il tosacani )
Giorgia Moll( Maria,la sua fidanzata )
Sylva Koscina( Odette Mercury )
Franca Dominici( la padrona del gatto Pallino )
Marisa Mantovani( la signora dei gatti)
Andrea Bosic( Alessio,il principe russo )
Clara Auteri Pepe( la sarta )
Lia Zoppelli( Ilaria Balzarini )
Ugo Tognazzi( Alfredo,suo marito )
Raimondo Vianello( Olimpio,l'impiegato della pellicceria )
Olimpio Gargano( il lottatore Ursus )
Tony Ucci( l'arbitro )
Fara Libassi( la contessa in pelliccia )
Ugo Sasso( un detenuto )
Olimpia Cavalli( Enrichetta, la cameriera )
Eduardo Passarelli( il pretore )
Giacomo Furia( il cancelliere )
Mario Castellani( l'avvocato Incarta )
Pasquale De Filippo( il brigadiere )
Michele Malaspina( il ministro)

Altri interpreti :
Maria Marchi, Laura Nucci, Dina Perbellini,
Nanda Primavera, Pierugo Gragnani, Renato Navarrini,
Vittorio Ripamonti, Mario Versini, Lionello Zanchi

              

        

           

Soggetto

Il commendator Bruscatelli,prima di essre arrestato,rilascia ai cugini Dante e Peppino Posalaquaglia una cambiale a risarcimento di un danno,che i due passano al tabaccaio Bisogni quale affito per la loro casa.La cambiale protestata passa di mano in mano per finire di nuovo nelle mani di Bisogni che la passa ai Passalaquaglia in cambio di una falsa testimonianza.Scoperti, i due finiscono in carcere dove incontrano il Bruscatelli a cui restituiscono la cambiale che egli rinnova con un'altra equivalente.

Critica e curiosità

Il film ha una struttura ad episodi e Totò fa soltanto una partecipazione . Inizia a girare la sua parte il 6 giugno del '59 , ma dopo un paio di giorni ancora problemi all'occhio lo costringono al riposo . Il film e' ormai terminato , tutti gli episodi sono completati manca solo quello di Totò ma nessun medico è in grado di dire quando gli sarà possibile ritornare a girare .Ritorna nei teatri di posa della Titanus il 31 ottobre e gira la sua parte in una settimana , poi di nuovo riposo . E' costretto a rifiutare per motivi di salute la proposta di "Ferdinando I re di Napoli" in cui avrebbe recitato ancora con Peppino .
Scriveva Ugo Casiraghi : " [..] L'idea era ottima . Poteva dar luogo a un film drammatico . i viaggio di una cambiale alla scoperta della disperazione italiana . [..] Totò , Peppino , Tognazzi e Vianello formano coppie talmente affiatate , che ormai non sentono più nemmeno il bisogno di prepararsi . E fanno male [..] " .
Dal Corriere della sera : " [..] Un film a incastri , che ha i suoi capitoli più spassosi laddove sono di scena un Totò in ottima forma , un Peppino De Filippo che gli fa buona compagnia [..] " .
Leo Pestelli : " [..] Spicca [..] il duetto Totò-De Filippo davvero spassoso specialmente nella scena in Pretura che conclude in farsa la vicenda " .


Peppino De Filippo

Nome: Roma, Italia
Data nascita: 24 Agosto 1903 (Vergine), Napoli (Italia)
Data morte: 27 Gennaio 1980 (76 anni), Roma (Italia)
Fratello minore di Titina ed Eduardo, figlio naturale di Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, esordisce giovanissimo nella compagnia di Vincenzo Scarpetta, ma ben presto la sua inquietudine lo porta a passare in formazioni dialettali secondarie, dove ha modo di farsi le ossa. Dopo aver raggiunto una certa fama, agli inizi degli anni ‘30 decide di formare - assieme ad Eduardo e Titina - la compagnia del Teatro Umoristico I De Filippo, destinata a riscuotere grandi successi grazie a commedie scritte da loro stessi (la più celebre delle quali resta la straordinaria Natale in casa Cupiello): il sodalizio dura sino al 1944, sempre sostenuto da un enorme consenso di pubblico. Peppino fa il suo esordio nel cinema, assieme ad Eduardo, con Tre uomini in frack (1932) di Mario Bonnard: sino al ‘44, saranno rare le occasioni in cui compare da solo. Finita la seconda guerra mondiale, divisi i suoi destini da quelli di famiglia, egli intraprenderà una propria strada autonoma sia in teatro sia al cinema: sul grande schermo, in verità, concedendosi sovente a prodotti commerciali poco adatti a metterne in luce le non comuni qualità. Fanno eccezione Luci del varietà (1950) di Fellini/Lattuada, dove è uno straordinario capocomico; Policarpo, ufficiale di scrittura (1959) di Mario Soldati, in cui indossa i panni d'un pignolo capoufficio; Le tentazioni del dottor Antonio, episodio di "Boccaccio ‘70" (1961) ancora firmato da Fellini, che lo vede ragioniere moralista e bigotto. Ma i risultati migliori li ottiene senza dubbio nel sodalizio quasi decennale con Totò, che produce tra il ‘55 ed il ‘63 ben 14 pellicole: l'unico Nastro d'argento della sua carriera gli viene assegnato quale attore non protagonista per Totò, Peppino e i fuorilegge(1956). Successivamente, si dedica al palcoscenico ed alla riduzione per la televisione di alcuni suoi testi teatrali; conoscendo, in tivvù, un momento di eccezionale popolarità col personaggio di Gaetano Pappagone, nella "Canzonissima" 1966-67.


Erminio Macario

Data nascita: 27 Maggio 1902 (Gemelli), Torino (Italia)
Data morte: 26 Marzo 1980 (77 anni), Torino (Italia)
Nato da una famiglia assai povera, il piccolo Erminio lascia presto la scuola per lavorare e aiutare la famiglia. Comincia a recitare fin da bambino nella filodrammatica della scuola e a diciotto anni entra a far parte di una compagnia di guitti che si esibisce nelle fiere paesane. Nel 1921 esordisce ufficialmente nel teatro di prosa, passando a quello di rivista nel 1924, quando viene scritturato come "secondo comico" nella compagnia di Giovanni Molasso. L’anno successivo viene notato dalla grandissima Isa Bluette, che lo chiama a far parte della sua compagnia di rivista. Gradatamente si costruisce una comicità personale, una maschera clownesca le cui caratteristiche più appariscenti sono un ciuffo di capelli sulla fronte, gli occhi arrotondati e la camminata ciondolante, spesso adattando il dialetto torinese per i suoi personaggi e le sue macchiette. Interprete di una comicità dal candore surreale, Macario incarna la maschera di una comicità innocente quanto lieve, poeticamente sospesa fra le pause, lo sbarrarsi stupito degli occhi e la salacità dissimulata delle battute. Accanto alla Bluette Macario intuisce che il successo di uno spettacolo consiste soprattutto nella presenza sulla scena di donne avvenenti, belle e soprattutto dalle gambe lunghe. Il comico è ben consapevole dell’efficacia del contrasto tra il candore e la semplicità della propria maschera e il sottinteso erotico delle belle soubrette che lo affiancano sulla ribalta, sfilando pochissimo vestite in una nuvola di cipria e di felicità per la gioia degli sguardi del pubblico. Nascono così le famose "donnine", che si chiameranno via via, Wanda Osiris, Tina De Mola, Marisa Maresca, Lea Padovani, Elena Giusti, Isa Barzizza, Dorian Gray, Lauretta Masiero, Sandra Mondaini, Marisa Del Frate, le Bluebells Girls. Macario rimane con la Bluette acquistando via via sempre maggior notorietà finché nel 1930 decide di formare una sua compagnia di avanspettacolo con cui girerà l'Italia fino al '35. Il comico è minuto, scompare tra le sue donnine; la sua parlata dialettale che inciampa nelle consonanti, il suo immancabile ricciolino sulla fronte e i suoi grandi occhioni birichini, vivacissimi e brillanti come due stelle, decretano il suo successo e lo consacrano come "Re della rivista”. Nel 1937 scrittura Wanda Osiris insieme alla quale mette in scena una delle prime commedie musicali italiane, Piroscafo giallo di Ripp e Bel-Ami, debuttando al Teatro Valle di Roma. Nel 1938 nasce il grande amore per la bellissima sedicenne Giulia Dardanelli che ben presto diviene la sua seconda moglie. Il comico infatti è già sposato da tempo con la coreografa Maria Giuliano, ma fa di tutto per ottenere il divorzio e nel 1951 a Parigi, in occasione della rappresentazione della rivista Votate per Venere, i due si sposano. Intanto dalla loro unione sono già nati due bambini: Alberto (1943) e Mauro (1947). Parallelamente, ad una prima e sfortunata esperienza cinematografica con Aria di paese (1933), fa seguito nel 1939 il grande successo di Imputato, alzatevi diretto da Mario Mattoli e sceneggiato da grandi umoristi come Vittorio Metz e Marcello Marchesi. Seguono poi in un'ideale trilogia dei tempi di tirannide fascista: Lo vedi come sei... lo vedi come sei? (1939), Il pirata sono io! (1940) e Non me lo dire! (1940). Ma la sua formula spettacolare, al di là del successo sul grande schermo che continuerà ad arridergli con nuovi picchi, come nel campione d'incassi Come persi la guerra (1947), è sempre più adatta al teatro di rivista e alla commedia musicale, là dove le prepotenze della sua fedele spalla Carlo Rizzo esaltano la sua candida genialità, e là dove il contrasto fra l'innocenza della propria maschera e il sottinteso erotico delle sue famose " donnine ", mostra tutta la propria efficacia. Per tutti gli anni ’40 Macario in teatro sforna un successo dietro l’altro. Memorabili restano le riviste Febbre azzurra (1944-45), scritta in collaborazione con l’inseparabile Mario Amendola, Follie d’Amleto (1946), Le educande di San Babila (1948), Oklabama (1949) e tante altre. Nel 1951 il comico conquista anche Parigi con Votate per Venere di Vergani e Falconi, grande e lussuosa rivista femminile. Tornato a Roma, Macario tenta di estendere le sue attività alla produzione cinematografica, realizzando il film Io, Amleto (1952). Questa sua idea però fallisce e il film è un disastro. Nonostante l’esito fallimentare, e quindi la perdita di moltissimo denaro, l'artista non si da per vinto e riscuote con le sue riviste successive un grande successo di pubblico e di botteghino. C’è né una che lo ricompensa ampiamente con successo di incassi di oltre un milione di lire al giorno: è la rivista Made in Italy (1953) di Garinei e Giovannini, che segna il suo ritorno in coppia con la "divina" Wanda Osiris. Dalla metà degli anni ’50 però le riviste cedono il posto alle nuove commedie musicali e si affermano nuovi gusti e tendenze. Dopo Tutte donne meno io (1955), grandissima rivista dove Macario si circonda di sole donne (quaranta per la precisione), il comico piemontese si dedicherà alla commedia musicale, e accanto a grandissime primedonne quali Sandra Mondaini e Marisa Del Frate realizza indimenticabili spettacoli come L’uomo si conquista la domenica (1955), E tu, biondina (1957) e Chiamate Arturo 777 (1958). Nel 1957 il cinema gli offre una grande prova: il regista e scrittore Mario Soldati lo vuole nel film Italia piccola, nel quale Macario si offre nell’inconsueto ruolo di attore drammatico, dimostrando ancora una volta una notevole versatilità. Soldati da così modo al comico di dimostrare una volta di più che dietro alla sua maschera si nasconde un attore completo e dalle grandi potenzialità. Da allora tornerà spesso sullo schermo, soprattutto accanto all’amico Totò, col quale gira sei film campioni di successo al botteghino: La cambiale (1959), Totò di notte n. 1 (1962), Lo smemorato di Collegno (1962), Totò contro i quattro (1963), Il monaco di Monza (1963) e Totò sexy (1963). Macario accetta quel pacchetto di lavoro per stare vicino a Totò che in difficoltà con la vista, esprime il desiderio di avere al suo fianco l’amico fidato con cui stabilire, in totale tranquillità, d’animo, le battute, le gag e le scenette. Abbandonata la rivista, Macario si dedica soprattutto al teatro di prosa, con qualche incursione nel teatro in dialetto piemontese: va ricordato a proposito un celebrato Miserie 'd Monssù Travet, messo in scena allo stabile di Torino nel 1970. Gli anni ’70 sono ricchi di impegni nel campo della prosa e della commedia musicale. Fra i numerosi lavori di quel periodo ricordiamo Achille Ciabotto medico condotto (1971-72), Carlin Ceruti sarto per tuti (1974) e Due sul pianerottolo (1975-76), grandissimo successo accanto a Rita Pavone. Gli ultimi anni li impegna nella creazione di un suo teatro in via Maria Teresa a Torino, e nel 1977 decide di inaugurarlo misurandosi col grande Molière, realizzando un’esilarante rivisitazione della commedia Il medico per forza. Ma le lungaggini burocratiche gli impediscono per lungo tempo la realizzazione di questo sogno. Fin quasi ottantenne continua la sua attività teatrale: l’ultima replica dello spettacolo Oplà, giochiamo insieme è del gennaio 1980. Durante la rappresentazione della rivista, Macario accusa un malessere che si scoprirà essere un tumore. Il 26 marzo del 1980, si spegne in una clinica torinese assistito fino all’ultimo dall’amata moglie Giulia.


Aroldo Tieri

Data nascita: 28 Agosto 1917 (Vergine), Corigliano Calabro (Italia)
Data morte: 29 Dicembre 2006 (89 anni), Roma (Italia)
«Ha segnato la storia del cinema e del teatro italiano», scrive il Corriere della Sera, a grandi lettere, quando comunica il decesso del grande attore della Calabria che si ostinò a inseguire la sua passione di attore in un mondo allora segnato dai disordini fascisti e dal vivere claustrofobico di una dittatura tutt'altro che rosea. Interprete dotato di un'energia personalissima, tutta fisica e vocale, che esplose in maniera allucinante con la stessa forza di una lampadina alla quale si dà troppa corrente. Bruciante, sprigionò quel suo mezzo sorriso, misterioso tanto quanto quella della nostra Gioconda, in una carriera lunga settant'anni giocata fra il collasso definitivo del teatro e gli albori della televisione, affrontando un po' tutti i generi nell'insieme delle prospettive: le cupezze abissali e straordinariamente moderne delle opere che mise in scena con la compagnia di cui fu il fondatore, alle oblique e pastose commedie barocche con Totò, fino ai melodrammi familiari dei telefoni bianchi. La sua interpretazione più indelebile? Senza alcun dubbio a teatro. Figlio del giornalista, critico teatrale e commediografo Vincenzo Tieri (che fondò e diresse "Il Corriere del Teatro"), dopo essersi diplomato nel 1937 all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, debuttò a teatro in "Francesca da Rimini", entrando poi nella compagnia del Teatro Eliseo di Roma, nella quale recitò Shakespeare, Puget, Testoni, Lodovici. Parallelamente cominciò anche la sua carriera nel cinema, esordendo nella commedia di Mario Mattoli Mille chilometri al minuto (1939), con Vivi Gioi, cui seguirà Manon Lescaut (1939) di Carmine Gallone. Nella Cinecittà fascista degli anni Quaranta, trovò una sua dimensione professionale in diverse commedie dei telefoni bianchi nel ruolo macchiettistico del fidanzato ossessionato dai tradimenti e dagli accesi scatti d'ira. Luigi Zampa, Goffredo Alessandrini, Mario Bonnard, Camillo Mastrocinque furono i suoi registi, ma fu presente principalmente nelle pellicole dirette da Carlo Ludovico Bragaglia come: Fuga a due voci (1942), Non sono superstizioso… ma! (1943), Il fidanzato di mia moglie (1943), Torna a Sorrento (1945) e Pronto chi parla? (1945). Con la caduta del fascismo, raggiunse il successo con le riviste di Garinei e Giovannini, insieme a Anna Magnani, Gino Cervi, Walter Chiari e Totò (di cui fu spalla anche sul grande schermo), ma recitò perfino nel teatro impegnato portando testi di Rattigan, Barry e Pirandello. A cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, con l'avvento della televisione e la morte del teatro, si dedicò soprattutto al cinema, girando oltre cento film e diventando un'ottima spalla per attori come Totò con cui recitò in ben tredici film, ma diretto da diversi registi (Steno, Mario Monicelli, Mario Mattoli e Sergio Corbucci); alla radio (interpretando per esempio il radiodramma "Racconti romani" di Moravia) e alla stessa tv, recitando in sceneggiati ("La foresta pietrificata" e "Le avventure di Nicola Nickleby") e come conduttore ("Canzonissima, edizione 1960-61, con Lauretta Masiero). Tornato a teatro con gli anni Sessanta, forte di una carriera cinematografica di tutto rispetto (recitò per Mario Soldati, Mario Costa, Pietro Germi, Giorgio Bianchi e perfino nel film spagnolo Un angelo è sceso a Brooklyn, accanto a Peter Ustinov), formò con la moglie, l'attrice Giuliana Lojodice, la compagnia Tieri-Lojodice, pur continuando a prestarsi per piccoli ruoli nella celluloide. Verrà infatti diretto da Lucio Fulci in Colpo gobbo all'Italiana (1962) e Gli imbroglioni (1963), da Mario Girolami in La donna degli altri è sempre la più bella (1963) e persino da René Clement in Che gioia vivere (1961) con gli amici attori Paolo Stoppa, Ugo Tognazzi, Gino Cervi, Alain Delon, Rina Morelli, Gastone Moschin e Carlo Pisacane. Padrone di casa nel teatro italiano, in oltre trenta anni di attività, mise in scena un repertorio che ne sottolineò la poliedricità, oltre che l'instancabilità e l'intelligenza di interprete. Da Moliere a Shakespeare, da Shaw a Pirandello, tanto da meritarsi, nel 1984, il premio Armando Curcio per la rappresentazione de "Un marito" di Italo Svevo, quando ormai aveva smesso i panni di spalla di comici come Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Raimondo Vianello e Walter Chiari. Si ritirò ufficialmente dal palcoscenico nel 1999 con "L'amante" di Margherite Duras e, preso in considerazione per il ruolo del Giudice nel Pinocchio (2001) di Roberto Benigni (ruolo che poi andò a Corrado Pani), morì fra le braccia della moglie a 89 anni la notte del 29 dicembre 2006, nella clinica San Valentino. Un attore vero, non c'è null'altro da dire… Esattamente come direbbe lui.


Peppino De Martino

Data nascita: 8 Dicembre 1908 (Sagittario), Napoli (Italia)
Data morte: 19 Giugno 1970 (61 anni), Napoli (Italia)
Attore squisitamente partenopeo, ha al suo attivo una carriera cinematografica da caratterista alquanto corposa, piena di titoli importanti. Diretto da registi famosi lavora al fianco di attori di prim’ordine, accanto ai quali non sfigura affatto, pur nell’esiguità dei ruoli affidatigli che non gli hanno permesso di accedere a una notorietà più che meritevole. L’inizio della sua carriera è in teatro: fa parte della compagnia dei fratelli De Filippo a partire dalla stagione 1931-32 fino alla 1934-35, recitando al Teatro Kursaal di Napoli in Gennareniello, L’ultimo bottone e Uomo e galantuomo dello stesso Eduardo e in altre opere di differenti autori, per allontanarsene successivamente richiesto dal teatro di rivista. Fa ritorno, dopo la separazione dei fratelli De Filippo, nella compagnia di Eduardo, nell’immediato dopoguerra, ma provvisoriamente, scritturato per Questi fantasmi! (1946). Dopo la parentesi nella rivista, il richiamo della prosa e della compagnia di Eduardo è più forte e nel 1954-55 accetta una nuova scrittura per recitare nella novità Mia famiglia, e in riprese quali Ditegli sempre di sì e Non ti pago, tutte di Eduardo, accanto al quale è anche nella stagione successiva per la prima di Bene mio e core mio. Spesso al fianco dei grandi comici del tempo quali Totò, non da spalla come le sue possibilità artistiche gli avrebbero fatto meritare, ma come gustoso e intelligente attore di carattere, prende parte nel 1947 a una delle più gradevoli riviste del dopoguerra C’era una volta il mondo di Michele Galdieri. Poi è accanto a Rascel nelle pregevoli commedie musicali Attanasio cavallo vanesio (1952-53) e Alvaro piuttosto corsaro (1953-54) di Garinei e Giovannini. De Martino si sente anche sollecitato dal richiamo del cinema dove, per quasi tutto il decennio degli anni Cinquanta e la prima metà dei Sessanta, è richiestissimo pur interpretando spesso ruoli di terzo piano, talvolta simili a semplici figurazioni, ma sostenuti sempre con senso dell’ironia e professionalità.


Gina Rovere

Data nascita: 5 Maggio 1935 (Toro), Roma (Italia)
Bella, florida, giunonica, appariscente e simpatica, è una delle guizzanti soubrette più in vista dell’avanspettacolo degli anni Cinquanta, un po’ il prototipo della maggiorata della passerella, ma apprezzata anche come attrice brillante. Nel 1963 compie un salto di qualità comparendo accanto a Nino Taranto e Macario in Masaniello di Corbucci e Grimaldi. A mezza strada fra il temperamento vulcanico di una Diana Nava e la verve spiritosa di una Marisa Merlini, la Rovere è richiesta da produttori e registi cinematografici per interpretazioni di notevole spessore, pur senza giungere mai al rango di prima attrice, anzi spesso sacrificata in filmetti scadenti o in ruoli da seconda o terza donna. Registi affermati come Castellani, Mastrocinque, Gallone le offrono però ruoli decorosi, fino a quelli di ottimo livello offertile da Monicelli in I soliti ignoti, dove è la moglie affettuosa di Mastroianni, e soprattutto Pietrangeli, che le mette su un vassoio d’argento il bellissimo ruolo di Milly Cosciadoro, prostituta stanca e ribelle, in Adua e le compagne. Quest’ultimo rimane il ruolo più significativo di tutta la sua carriera, ruolo in cui non sfigura accanto ad attrici come la Signoret, la Milo ed Emanuelle Riva. La carriera della Rovere, iniziata bene, continua, un po’ zoppicante, con la partecipazione a molti film, alcuni dei quali di poco valore, che non mettono in luce le indubbie potenzialità della simpatica attrice. In qualche film degli anni Sessanta la Rovere appare con il nome americanizzato in Jeanne Oak.


Luigi Pavese

Data nascita: 25 Ottobre 1897 (Scorpione), Asti (Italia)
Data morte: 13 Dicembre 1969 (72 anni), Roma (Italia)
Caratterista sanguigno dall'inconfondibile timbro vocale, ha alternato esperienze teatrali a quelle soprattutto cinematografiche. Debutta in teatro nel 1921, con la compagnia Pederzini, per passare poi dal 1922 al 1924 ad altre compagnie minori, fino ad arrivare nel 1925 al Teatro Odescalchi di Roma, allora diretto dallo scrittore Luigi Pirandello. Nel 1926 è con la Sabbatici-Fontana e l'anno dopo con la Almirante-Manzini; dal 1928 al 1936 lavora con ben sei gruppi teatrali, tra i quali la compagnia De Sica-Tofano-Rissone e la compagnia Merlini-Cialente. Nella stagione 1937-1938 è primattore con la compagnia Borboni-Cimara con cui compie una lunga tournée. Tra le sue partecipazione ricordiamo: I padri etruschi (1942) di Pinelli, Casa di bambola (1942) di Ibsen e Sacro esperimento (1948) di Hochwalder. Nel teatro di rivista ha partecipato a Sai che ti dico?? (1944), Cantachiaro n. 1 (1944), Imputati alziamoci! (1945), e Tobia, la candida spia (1954). In cinema è interprete di numerosissime pellicole, quasi tutte del genere comico, e spesso accanto a grandi comici quali Totò e Aldo Fabrizi, interpretando quasi sempre personaggi burberi e irascibili. Fra i film che interpretò ricordiamo, Melodie eterne (1940), L'allegro fantasma (1941), Le miserie del signor Travet (1946), Fifa e arena (1948), Totòtarzan (1950), La famiglia Passaguai (1951), La famiglia Passaguai fa fortuna (1951), Totò a colori (1952), Papà diventa mamma (1952), Questa è la vita (1954), La banda degli onesti (1956), Totò a Parigi (1958), Signori si nasce (1960), Totòtruffa '62 (1961), Gerarchi si muore (1962), Veneri al sole (1965). Svolge anche un'intensa attività di doppiatore: fu Fredric March in The Desperate Hours (Ore disperate, 1955), Gary Cooper in Saratoga (Saratoga, 1937) e Cloak and Dagger (Maschere e pugnali, 1947), Burl Ives in Cat on a Hot Tin Roof (La gatta sul tetto che scotta, 1958). Negli ultimi anni prende parte anche ad alcuni sceneggiati televisivi, come David Copperfield (1965) e Il conte di Montecristo (1966). Luigi Pavese ha dimostrato in oltre quarant'anni di carriera di essere un attore dotato di un grande talento e di una straordinaria versatilità. Nei numerosi film a cui prese parte gli erano spesso riservate brevi apparizioni, ma le sequenze che ha interpretato, sono illuminate dall'immenso valore della sua arte.


Paolo Ferrari

Data nascita. 26 Febbraio 1929 (Pesci), Bruxelles (Belgio)
Il suo esordio nel cinema risale agli anni dell'infanzia, quando nel 1938, a soli nove anni, ebbe una parte di una certa importanza in Ettore Fieramosca, un film storico-avventuroso tratto dall'omonimo romanzo di Massimo D'Azeglio e diretto da Alessandro Blasetti. In seguito, dopo aver frequentato l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, Ferrari affrontò le sue prime prove teatrali, prima nella compagnia Gioi-Cimara-Bagli, poi nella Compagnia dei Giovani. In questo modo iniziò per lui un' intensa attività nel teatro di prosa, alla radio, in spettacoli di rivista e, più recentemente, in televisione; ebbe così modo di rivelare pienamente le sue qualità di attore brillante, dalla mimica accattivante e dall' eloquio ironico e fluido, messo in risalto da un bellissimo timbro vocale. Pur avendo partecipato a numerosi spettacoli televisivi, tutti di successo, la sua migliore interpretazione rimane quella offerta nella serie gialla Nero Wolfe (1969), in cui ricoprì con insuperabile ironia il ruolo di Archie Goodwin, segretario del celebre investigatore privato coltivatore di orchidee, nato dalla fantasia di Rex Stout e magistralmente interpretato da Tino Buazzelli. Negli anni Sessanta Ferrari intensificò anche la sua attività cinematografica, comparendo in numerosi film, per lo più di genere comico-brillante, talora come spalla di attori famosi, ma anche come protagonista. Come tale, merita di essere ricordato ne Le voci bianche (1964, Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa), un film comico e triste al tempo stesso, ambientato nel particolarissimo mondo dei cantanti evirati, in cui Ferrari diede vita alla sua prestazione cinematografica più significativa, carica di una patetica ironia. È marito dell'attrice Marina Bonfigli.


Vittorio Gassman

Data nascita: 1 Settembre 1922 (Vergine), Genova (Italia)
Data morte: 29 Giugno 2000 (77 anni), Roma (Italia)
Attore e regista italiano. Nell'infanzia trascorsa tra Genova, Palmi e poi (definitivamente) a Roma, al seguito del padre ingegnere edile tedesco, già preannuncia un temperamento artistico esuberante e mercuriale. Allievo dell'Accademia d'arte drammatica, si impone come uno dei più dotati attori della propria generazione, in grado di affrontare sia i ruoli del repertorio classico (Amleto, Otello, Adelchi, Oreste) sia quelli del teatro moderno (Un tram che si chiama desiderio), lavorando con le compagnie più prestigiose e sotto i registi più importanti (in particolare L. Squarzina e L. Visconti). Nel 1954-55 fonda una propria compagnia, conservando sempre il gusto per la provocazione (da Kean, genio e sregolatezza, 1955, di Dumas padre, a Affabulazione, 1977, di Pasolini, fino a Ulisse e la balena bianca, 1992). Se la televisione lo scopre da subito con i classici teatrali e con il celebre Il mattatore (1959), spettacolo d'intrattenimento dove dà prova di inarrivabile camaleontismo, i rapporti con il cinema sono più sofferti, soprattutto all'inizio, quando la figura alta ed elegante, il volto regolare e attraente sembrano destinarlo esclusivamente a ruoli di individui antipatici, addirittura spregevoli, contrapposti a protagonisti virtuosi, in torbidi melodrammi (uno per tutti: Riso amaro, 1949, di G. De Santis). M. Monicelli, in I soliti ignoti (1958), ne intuisce l'enorme talento comico, incoraggiandolo a costruire l'esilarante personaggio di un pugile suonato che si improvvisa malvivente, con il quale l'attore inizia una seconda fase della carriera cinematografica; al servizio dei migliori registi della «commedia all'italiana», interpreta personaggi che estremizzano aspetti e caratteri dell'italiano affamato di vita del boom (Il sorpasso, 1962 e I mostri, 1963, entrambi di D. Risi), senza timore di sfociare nel grottesco (In nome del popolo italiano, 1971, D. Risi), salvo arricchire i suoi tipi di un retrogusto amarognolo (uno dei due soldati pusillanimi che finiscono per morire da eroi in La grande guerra, 1959, di M. Monicelli) o di una deriva apertamente surreale (l'assurda koinè di italiano e latino dell'omonimo protagonista di L'armata Brancaleone, 1966, di M. Monicelli). Assurto tra i campioni della risata del nostro cinema, negli anni '70 affronta anche ruoli umbratili (l'ufficiale cieco e disilluso di Profumo di donna, 1974, di D. Risi, da un romanzo di G. Arpino che gli vale il premio come migliore attore al Festival di Cannes), sostituendo alla vigoria sbruffona degli anni giovanili un'ammirevole economia delle proprie risorse, che sa farsi disincantata accettazione di un fallimento esistenziale (C'eravamo tanto amati, 1974, di E. Scola). Dopo una piccola parentesi americana (Quintet, 1979, di R. Altman), interpreta una grande figura di patriarca in La famiglia (1987) di E. Scola, riducendo poi l'attività cinematografica a piccoli ruoli di anziani solitari (Tolgo il disturbo, 1990, D. Risi) o a prestigiosi cammei in ricche produzioni internazionali (Sleepers, 1996, B. Levinson).


Giorgia Moll

Data nascita: 14 Gennaio 1938 (Capricorno), Prata di Pordenone (Italia)
Classe 1938, Giorgia Moll nasce a Prata di Pordenone (Italia). 73enne, il prossimo 14 Gennaio, nasce sotto il segno del Capricorno. La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Incompreso - Vita col figlio (1966) di Luigi Comencini dove ha interpretato la parte di La signora Judy. Nel 1966 ha inoltre lavorato con Ettore Scola per la realizzazione del film L'arcidiavolo dove ha interpretato la parte di Un'aristocratica.


Sylva Koscina

Data nascita: 22 Agosto 1933 (Leone), Zagabria (Croazia)
Data morte: 26 Dicembre 1994 (61 anni), Roma (Italia)
Difficile non riconoscerla. Difficile non rimanere incantati dalla sua bellezza fotogenica. Faticoso non perdere la testa per quegli occhi da gatta o per quella voce spirata stile Greta Garbo con la quale recitava, e quasi impossibile non sorriderle, mentre ammiccava, senza mai cadere nella volgarità, al sesso. Attrice di origini jugoslave che giocava con la sua megalomania "da personaggio", in una maniera così ironica da essere considerata una donna fin troppo schietta e divertente, che ha saputo confermarsi oltretutto come interprete importante della commedia all'italiana anni 50-60 e non solo. Avvenenza nordica, attraente e prosperosa (faceva sfoggio della sua scollatura che era il suo vanto), di padre greco e madre polacca, prima di diventare attrice era una comune studentessa di fisica all'Università di Napoli, carriera che poi abbandonò quando, nel 1954, vinse il titolo di Miss di Tappa al Giro d'Italia. Da quel momento, si spalancarono immediatamente le porte del cinema. Il suo esordio è al fianco del re della risata Totò in Siamo uomini o caporali (1955) di Camillo Mastrocinque, nel ruolo di una ragazza in cerca di fama. Ma la sua notorietà è legata a film drammatici come Guendalina (1955) di Alberto Lattuada e, soprattutto, Il ferroviere (1956) di Pietro Germi. Dotata di grande spontaneità nella recitazione di fronte alla macchina da presa, colleziona una serie di brillanti autori (anche stranieri) che la dirigono offrendole l'opportunità di confrontarsi in vari generi: polizieschi, comici, horror e via discorrendo. Si parla ancora di Mastrocinque che ne fa una perfetta spalla femminile al fianco di Totò, ma anche di Carmine Gallone, di Zampa (Ladro lui, ladra lei), di Mauro Bolognini (Giovani mariti, Assoluto Naturale), di Comencini, Steno, Damiani, Salce, Camerini, Fulci, Blasetti, Mattoli, Loy e infine Mario Bava. Non mancano anche i geni del cinema nella sua lunghissima filmografia. Dino Risi la vuole nel ruolo della postina che fa breccia nel cuore di Renato Salvatori in La nonna Sabella (1957), accanto a Tina Pica e Peppino De Filippo (e sarà presente anche nel seguito del film La nipote Sabella, l'anno dopo), ma anche ne Il vedovo e in Poveri Milionari (entrambi del 1959). Mentre Ettore Scola la introduce nel cast di Se permettete parliamo di donne (1964), in mezzo a nomi come Gassman, Chiari e Lualdi. E come non menzionare il maestro Federico Fellini che la tinge di lillà in Giulietta degli spiriti (1965)? Fra gli stranieri invece, sono assolutamente da ricordare le sue pellicole con Sautet e Molinaro che la spingeranno poi a confrontarsi con Hollywood con un successo medio. Protagonista anche del gossip mondano, sempre e rigorosamente vestita all'ultima moda, ha avuto flirt con Paul Newman, Kirk Douglas, Jean Paul Belmondo, Rossano Brazzi, Alberto Sordi e Nino Manfredi, ma ha sposato il produttore cinematografico Raimondo Castelli. Il loro matrimonio (celebrato in Messico) però fu annullato nel 1967 a causa della bigamia di quest'ultimo. Fotografata a seno nudo per Playoby, a teatro offre la sua verve in "Biondissimamente tua" e in televisione fa similmente con gli sceneggiati … e la vita continua di Dino Risi (1984) e le commedie Topaze (1970) di Giorgio Albertazzi. Adorava circondarsi di lusso, infatti fu la prima a possedere una villa vicino a Roma in puro stile americano con piscina, cavalli e coltivazioni varie e proprio per la sua passione spropositata per la bella vita, finì anche nei guai per evasione fiscale. Colpita da tumore al seno, si sottopose ad operazione, e con orgoglio e determinazione, riprese a lavorare. Le lunghe ciocche bionde sono ormai un lontano ricordo, i suoi capelli cominciano a tingersi d'argento, ma a lei non importa. Indossa i panni di una miliardaria in Ricky e Barabba di Christian De Sica e appare nel film C'è Kim Novak al telefono (1993), anche se i più giovani la ricorderanno sicuramente nello sceneggiato musicale L'Odissea, nel ruolo di una Minerva piena di sé e incredibilmente vanitosa che viene decantata da un Andrea Roncato-Ulisse sulle note di "Come porti i capelli bella bionda". La bella bionda, che aveva la particolarità di parlare di sé sempre in terza persona (usando come soggetto non "io", ma "la Koscina"), si è prestata perfino per degli spot pubblicitari per una nota casa di pellicce, dove ammiccava alle spettatrici, sussurrando: «Ve lo dice Sylva Koscina». Ma cosa ci ha detto Sylva Koscina? Cosa ci ha lasciato quando è morta a Roma? Ci ha lasciato la capacità di sorvolare con un sorriso gli anni che passano e il tempo che cambia senza piagnistei e pentimenti. Ci ha lasciato la dignità di una persona di fronte a un male incurabile e soprattutto una piccola scalfittura nel cinema italiano. Un graffio che ha la forma dei suoi occhi felini e dal quale proviene ancora la sua inequivocabile voce che ci sospira: «La Koscina è la Koscina».


Franca Dominici

Data nascita: 25 Giugno 1907 (Cancro), Bologna (Italia)
Data morte: 14 Ottobre 1997 (90 anni), Roma (Italia)
Figlia dell’attore Enrico, dopo aver studiato all’istituto tecnico inizia l’attività teatrale appena ventenne, dapprima a fianco di Alfredo De Sanctis (1926), poi di Aristide Baghetti (1928), prendendo quindi parte alle formazioni di Marga Cella e Mario Gallina (1929) e di Guido Barbarisi e Mario Siletti (1930). Nel 1931 recita a fianco di Maria Melato e nel 1932 diventa prima attrice con Uberto Palmarini. In seguito fa parte della Compagnia del Giallo con Giulio Donadio e successivamente con Emma Gramatica e Rossano Brazzi; quindi ritorna nuovamente con Mario Siletti, con il quale costituisce una compagnia stabile al Teatro delle Muse a Roma. Svolge altresì attività radiofonica e, per un lungo periodo, una notevole ed intensa attività di doppiatrice, prestando la voce ad attrici importanti, da Patricia Neal a Edwige Fèuillère, da Constance Bennett a Joan Blondell, da Carmen Miranda a Ruth Hussey fino a Thelma Ritter (che è l’attrice con cui spesso si è identificata) ed inoltre a parecchie caratteriste. Ed è proprio come caratterista che Franca Dominici partecipa a svariati film e ad alcuni lavori televisivi, fra i quali lo sceneggiato Orgoglio e pregiudizio (1957), da Jane Austen, diretto da Daniele D’Anza, l’originale di Paolini e Silvestri Mezzanotte con l’eroe (1962), diretto da Leonardo Cortese; e quello di Giuseppe Dessì La madre di nostra figlia (1967), della serie Vivere insieme, dove il regista Claudio Fino le affida il ruolo della protagonista.


Marisa Mantovani

Attrice e autrice di testi teatrali, radiofonici e televisivi. Prima autrice in diversi teatri stabili e con ruoli di primo piano in varie compagnie primarie, è stata interprete di pièce di autori italiani e stranieri, antichi e moderni: da Plauto a Pirandello, da Goldoni a Dostoevsky, Sartre, Williams, etc. Ha vinto il primo premio Jovine (con A Treponti ci sono i fantasmi) e il premio per gli autori italiani a New York con l'atto unico Dal parrucchiere. Ha portato all'estero Messaggi da signore un po' arrabbiate, un recital di cui è autrice e interprete.


Andrea Bosic

Data nascita: 15 Luglio 1919 (Cancro), Gomilsko (Jugoslavia)
Figlio di contadini sloveni, durante la seconda guerra mondiale ripara a Roma dove, in seguito, frequenta l’Accademia d’Arte Drammatica (1942-45). Appena diplomato esordisce in teatro con La maja di Gantillon, in cui recita anche Anna Magnani. In teatro lo si ricorda anche tra gli interpreti di Macbeth al Piccolo di Milano, diretto da Giorgio Strehler (1950-51) e, successivamente, di Hystrio al fianco di Paola Borboni. In cinema esordisce nel 1951 (Amo un assassino), ma è solo nel decennio seguente che la sua presenza sugli schermi si fa più assidua. La sua pur consistente filmografia non annovera titoli di rilievo: molti film avventurosi e western, in cui, comunque, la sua maschera di “duro” resta nel ricordo. Attivo anche sul piccolo schermo: fra gli sceneggiati interpretati si ricordano: La luna dei Caraibi e Zona di guerra di M. Landi (1962), Nitro di G.P. Callegari (1962), Ultima Bohème di S. Blasi (1963), Non si uccidono i poveri diavoli (serie Maigret) di M. Landi (1965), L’ordine di G. Di Martino (1967), La valle della paura (serie Sherlock Holmes) di G. Morandi (1968).


Clara Auteri Pepe

Data nascita: 19 Maggio 1918 (Toro), Caltagirone (Italia)
Magra, minuta, capelli neri, occhi sgranati e aspetto sbarazzino, inizia l’attività artistica un po’ in sordina, recitando piccoli ruoli in teatro, dove nel 1937 conosce l’attore Nico Pepe; con questi si sposa e continua ad apparire con il proprio cognome seguito da quello del marito. Saltuariamente si dedica anche alla rivista, alla radio e al doppiaggio, ma la sua immagine rimane legata al cinema, dove ottiene soprattutto negli anni della seconda guerra mondiale alcuni ruoli di supporto di notevole efficacia che fanno ben sperare per un prosieguo di carriera di grande soddisfazione: a cominciare dai ruoli che De Sica le affida in Teresa Venerdì (1941) e specialmente in Un garibaldino al convento (1942), dove impersona sorprendentemente una collegiale pettegola e invadente di simpatica comunicativa. Ma sono soltanto piccoli lampi in un buio che segue all’indomani della liberazione: la Auteri Pepe stenta poi a ritrovare il brio e la malizia dei suoi debutti per allontanarsi pian piano da ogni attività. Anche se saltuaria, la sua presenza nella rivista è interessante per la partecipazione a spettacoli di grande popolarità, come Che ti sei messo in testa?? (1944) di Galdieri, accanto a Totò e alla Magnani, cui fa seguito qualche mese più tardi, nella Roma liberata dagli Alleati, Con un palmo di naso, del medesimo autore e con gli stessi compagni di scena.


Lia Zoppelli

Data nascita: 16 Novembre 1920 (Scorpione), Milano (Italia)
Data morte: 2 Gennaio 1988 (67 anni), Milano (Italia)
Debutta sulle scene nel 1939 con la compagnia Maltagliati-Cimara-Ninchi. Nelle stagioni successive lavora con Ruggero Ruggeri (1940-41) e con Memo Benassi (1942-43). Dal 1943 al 1945 è nella compagnia di Stival dove ricopre ruoli principali. Dopo aver recitato nella compagnia di Sarah Ferrati è diretta da Luchino Visconti nel ruolo della Contessa d'Almaviva ne Il matrimonio di Figaro (1946). È quindi fra i protagonisti delle prime stagioni del Piccolo Teatro di Milano recitando in: L'albergo dei poveri di Gor'kij (1947), Le notti dell'ira di Salacrou, Arlecchino servitore di due padroni, Il corvo di Gozzi (1949). Nel 1949 è nella compagnia di Tino Carraro e l'anno successivo in quella di Ricci dove recita in Cocktail party di Eliot. Successivamente forma una compagnia con Ernesto Calindri, Franco Volpi e Valeria Valeri (1953) dove si impone nei ruoli brillanti ( Tredici a tavola di Sauvajon, Affari di stato di Verneuil, Il cadetto Winslow di Rattigan). Si cimenta poi nella rivista lavorando con Carlo Dapporto in Giove in doppiopetto, di Garinei e Giovannini. Nel 1956-57 è con Ugo Tognazzi e in seguito lavora al Teatro Italiano e allo Stabile di Torino. Negli anni '60 lavora soprattutto per la televisione in sceneggiati come Tom Jones (1960), I giacobini (1962), Paura per Janet (1963) e insieme a Calindri e Volpi propone il ciclo La prosa del venerdì. Partecipa inoltre ad una serie di Caroselli per Alemagna (in onda dal 1957 al 1965 è rimasta celebre per il codino”Ullalà è una cuccagna!”), dapprima interpretando il personaggio della nobildonna Filumena, fidanzata e poi sposa di Narciso (Enrico Viarisio), e in seguito quello della madre di Lionello (Alberto Lionello). Presta la sua ironia anche a programmi d'intrattenimento, partecipando nel 1964 allo spettacolo musicale Biblioteca di Studio Uno e al varietà di Mario Mattoli Za-bum. Nel 1977 è di nuovo in teatro con Un angelo calibro nove di Nino Marino per la regia di Foà e nel 1980 è nella compagnia di Mario Scaccia ne Il galantuomo per transazione di Giraud. Nel 1985 interpreta il film per la TV Baciami strega, di Duccio Tessari. Di temperamento versatile ed ironico, ma con possibilità di creare personaggi d'una certa complessità, Lia Zoppelli si è dimostrata una straordinaria attrice eclettica, capace di passare con estrema semplicità dal genere serio a quello comico. Insomma, un vero e proprio talento.


Ugo Tognazzi

Data nascita: 3 Marzo 1922 (Pesci), Cremona (Italia)
Data morte: 27 Ottobre 1990 (68 anni), Roma (Italia)
Da giovane lavora come contabile in un salumificio ma ha una grande passione per il teatro e quindi passa tutto il suo tempo libero a recitare nella compagnia del dopolavoro aziendale. Dopo essere stato chiamato alle armi durante la seconda guerra mondiale, inizia a lavorare sempre a Cremona come archivista, prima di decidere di dedicarsi completamente al palcoscenico. Debutta ufficialmente in teatro nella rivista Viva le donne, scritta da Marcello Marchesi. Dal 1945 fino ai primi anni '50 vive una felice stagione nel teatro di rivista a fianco delle sorelle Nava, di Wanda Osiris e di Tina De Mola. Proprio nell'avanspettacolo e nella rivista Tognazzi instaura un rapporto subito felice con il pubblico, trattandolo da amico. Anche per il suo nuovo modo di fare ridere non legato a una precisa maschera, vestito all'uomo borghese qualunque, senza eccessi né smorfie. Proprio in quegli anni stringe il fortunato sodalizio con Raimondo Vianello che lo avvicina alla televisione, dove è l'impareggiabile protagonista delle varie edizioni del varietà Un, due, tre (dal 1954 al 1959), basato su una comicità stralunata e solo apparentemente sempliciotta (la trasmissione viene bruscamente interrotta a causa delle proteste suscitate da una poco gradita satira politica). Nel frattempo viene scoperto dal cinema; dopo una quarantina di film piuttosto mediocri, Luciano Salce gli offre nel 1961 con Il federale la possibilità di misurarsi con un personaggio (un gerarca fascista) di notevole spessore umano e psicologico. Già agli inizi della carriera si nota la grande abilità di muoversi con disinvoltura nei ruoli più spensieratamente comici come in quelli più difficili e drammatici, il successo ottenuto in questa occasione viene confermato da numerose altre interpretazioni in opere di sempre maggiore impegno, incarnando personaggi ora volgari, sgradevoli e meschini, ora umili, simpatici e accattivanti. Fra i suoi maggiori successi ricordiamo La voglia matta (1962), La marcia su Roma (1963), I mostri (1963), L'ape regina (1963), La donna scimmia (1964), Il commissario Pepe (1969), Amici miei (1975), La stanza del vescovo (1977) e Il vizietto (1978). Nel 1981 vince la Palma d'oro per il migliore attore al Festival di Cannes per La tragedia di un uomo ridicolo, di Bernardo Bertolucci. Nel corso della sua lunga carriera, Tognazzi fa anche la fortuna dei giornali scandalistici per via della sua movimentata vita sentimentale. Dalla sua relazione con la ballerina Pat O'Hara nasce il figlio Ricky, ma dopo alcune storie chiacchierate con modelle e attrici stranieri, Tognazzi sposa nel 1963 l'attrice norvegese Margaretha Robsham, da cui avrà un altro figlio, Thomas. Nel frattempo, conosce Franca Bettoja. Dalla loro unione, che diventa matrimonio nel 1972, nasceranno due figli, Maria Sole e Gian Marco. E in anni in cui si parlava poco o forse per niente di famiglia allargata, Tognazzi cerca sempre di tenere intorno a sé tutti i suoi figli e le sue compagne, formando una specie di tribù che si riunisce spesso nella villa di Torvajanica, dove il celebre comico istituisce un torneo annuale di tennis, sua grande passione insieme al calcio e alla cucina. Negli anni '80, dopo una florida attività cinematografica, torna al suo antico amore: il teatro. Ci torna recitando in francese, alla Comédie di Parigi, il ruolo del padre in Sei personaggi in cerca d'autore, di Luigi Pirandello; indi, in Italia, con Molière L'avaro (1988) diretto da Mario Missiroli e Mr. Butterfly (1989), in finale di carriera. Negli ultimi anni i suoi ruoli sul grande schermo vanno via via riducendosi: interpreta un popolano medievale in Dagobert (1984) di Dino Risi, gira Ultimo minuto (1987) di Pupi Avati e infine compare in Tolérance (1989) nei panni di un nobile gastronomo gaudente. Amareggiato per via di un progetto con Fellini mai andato in porto e soprattutto deluso dal nuovo cinema italiano che non gli offre altro che ruoli di secondo piano in pellicole di scarso rilievo, Ugo Tognazzi, il creatore della "commedia all'italiana ", muore per emorragia cerebrale in una clinica romana il 27 ottobre 1990.


Raimondo Vianello

Data nascita: 7 Maggio 1922 (Toro), Roma (Italia)
Data morte: 15 aprile 2010, Milano (Italia)
Perfetto gentleman inglese nell'aspetto e nei modi, deve alle sue caratteristiche fisiche - alto, biondo, e di portamento dinoccolato - l'inizio casuale della sua carriera d'attore (venne scelto per interpretare il ruolo di un ufficiale nella rivista satirica Cantachiaro n. 2di Garinei e Giovannini). Nel teatro di rivista è stato accanto a Wanda Osiris ( Domani è sempre domenica, 1950), a Carlo Dapporto, Macario, Gino Bramieri e Ugo Tognazzi, con cui ha fatto coppia fissa dal 1951. La neonata televisione ne ha presto scoperto le qualità sceniche e comiche è si è assicurata da subito il suo talento: dall'estate del 1954 Vianello è stato il mattatore misurato, civile e causticamente ironico del varietà Un, due, tre, accanto ad Ugo Tognazzi. Il duo comico è stato indimenticabile protagonista di provocatori e succosi sketch, croce e delizia dei dirigenti della RAI, che finiranno per punire la loro irriverenza. Nel 1959 la trasgressiva parodia dello scivolone del presidente Gronchi (nell'ambito di una serata in onore del capo di Stato francese Charles De Gaulle) non superò la censura e il programma è stato sospeso di lì a poco. Nel 1959 incontrò Sandra Mondaini sul palcoscenico della rivista Sayonara, Butterfly. Tra i due nacque un sodalizio artistico e sentimentale, coronato con il matrimonio celebrato in numerose trasmissioni televisive, dove il pubblico ha potuto apprezzare il garbato ed elegante umorismo della coppia. Tra esse ricordiamo: Studio uno (1965-66), Sai che ti dico? (1972), Tante scuse (1974), Noi… no (1977), Stasera niente di nuovo (1981), Attenti a quei due (1982) e Sandra e Raimondo Show (1987). Nel 1972 Vianello venne operato per un tumore al rene, che riuscì a superare grazie alla sua grande forza di volontà, ma soprattutto grazie alla sua amata compagna che gli è stata affettuosamente vicino. Dopo essere stato raffinato conduttore del programma Il gioco dei nove (1988), Vianello è ricomparso con la moglie nell'esilarante sit-com Casa Vianello, eccellente prova dell'ironia con cui la coppia sa portare in scena i problemi quotidiani della vita coniugale. Dal 1991 Vianello è conduttore intelligente e signorile di Pressing, settimanale sportivo di Italia 1; nel 1996-97 è stato protagonista, di nuovo con la consorte, di una sit-com di Canale 5, Cascina Vianello. A settantasei anni, esordisce come presentatore del “Festival di Sanremo” nel 1998, dimostrando come sempre la sua grande ironia e la sua immancabile signorilità. Nella sua lunga e fortunata carriera l'attore è comparso inoltre in più di cinquanta film di genere comico, due dei quali al fianco del “Principe della risata” Totò: Totò sceicco (1950) e Totò Diabolicus (1962).


Toni Ucci

Data nascita: 13 Gennaio 1920 (Capricorno), Roma (Italia)
Esordisce e si forma nella rivista, si afferma nel cabaret (fra gli altri il Puff), lavora con assiduità in teatro, interpretando commedie di ogni genere, comprese quelle musicali, appare in alcuni telefilm e originali televisivi (dal 1959). Nel cinema – il suo primo film risale al 1947 – è soprattutto una preziosa “spalla”, ma disegna anche piacevoli e accattivanti figurine di contorno con notevole maestria. Attore brillante più che comico, dotato di una bella voce e di un volto che esprime immediata simpatia, è a suo agio soprattutto quando interpreta il ruolo dell’uomo del popolo, arguto e saggio. Notevoli anche le sue performances nel versante drammatico (è Erode Antipa nel Messia di Rossellini). Fra i suoi lavori televisivi si ricordano almeno: Qualcuno al telefono (serie Giallo Club, 1959), Io accuso, tu accusi (serie Processi a porte aperte, 1968), Quel negozio di Piazza Navona, sceneggiato filmato di M. Guerrini (1969), la serie di telefilm La famiglia Benvenuti di A. Giannetti (1969), L’accusa rinuncia (serie Di fronte alla legge, 1972), Testimoni reticenti (serie Qui squadra mobile, 1976) e lo sceneggiato filmato Accadde a Zurigo di D. Montemurri, 1981


Ugo Sasso

Data nascita: 23 Marzo 1910 (Ariete), Torino (Italia)
Trasferitosi a Roma nei primi anni Trenta, divenne allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia; nel 1935 esordì sul grande schermo, interpretando il ruolo di uno squadrista in un film di Alessandro Blasetti, Vecchia guardia, che fu il primo di una lunga serie. Nel decennio fra il 1935 e il 1945 Sasso prese infatti parte a numerose pellicole, ma fu protagonista di due soltanto, Tre fratelli in gamba di Alberto Salvi e L’ospite di una notte, di Giuseppe Guarino. In tutti gli altri film, appartenenti ai generi più diversi - ha partecipato a oltre cento film - fu spesso utilizzato in parti minori o come caratterista, riuscendo tuttavia, grazie alle sue valide doti d’interprete, ad ottenere risultati di un certo rilievo anche entro questi limiti. Dotato di un fisico aitante e atletico, Sasso fu utilizzato soprattutto in film d’avventure, storici e mitologici; la sua ultima interpretazione risale al 1973, quando diede vita al personaggio di un industriale nel film Il delitto Matteotti, diretto da Florestano Vancini. Attore anche sul piccolo schermo, interpretò vari sceneggiati, fra i quali si ricordano Ottocento, del 1959 e Il caso Mauritius, del 1961, diretti entrambi da Anton Giulio Majano.


Olimpia Cavalli

Data nascita: 30 Agosto 1930 (Vergine), Cadeo (Italia)
Attrice di ottimo temperamento drammatico, sanguigna e aggressiva, pur avendo lavorato sotto la direzione di uomini di talento come Bolognini, Visconti, Rossellini, Risi, non è mai riuscita a imporsi come il suo talento avrebbe meritato. Grande speranza del cinema italiano dei primi anni Sessanta, utilizzata spesso in ruoli ingrati, brevi anche se di buon rilievo, purtroppo è rimasta una delle tante presenze un po’ sottovalutate, che non riescono ad emergere. Dopo essersi allontanata dal grande schermo per più di trent’anni, è tornata al cinema in un film di Pasquale Fanetti, rimasto chissà perché sconosciuto. Il film, L’ultimo volo (1999), non è mai stato distribuito pur essendo stato realizzato. Ancora un mistero che penalizza un’attrice da riscoprire.


Eduardo Passarelli

Nome: Eduardo De Filippo
Data nascita: 20 Luglio 1903 (Cancro), Napoli (Italia)
Data morte: 9 Dicembre 1968 (65 anni), Napoli (Italia)
Figlio naturale di Eduardo Scarpetta e di Anna De Filippo fu fratellastro dei tre più famosi De Filippo, Eduardo, Peppino e Titina. Dopo un'intensa attività nel teatro di rivista, in cui apparve a fianco di Totò, in spettacoli dialettali napoletani (ma recitò anche da attore “serio”, in Amleto, a fianco di Anna Proclemer), a partire dal 1937, esordì nel cinema quale apprezzato caratterista. Negli anni del dopoguerra continuò questa sua attività, prendendo parte a numerosi film di genere comico-leggero e “napoletano”, conquistandosi il favore del pubblico grazie alle sue doti di attore brillante, dalla mimica vivace ed espressiva. In funzione di queste sue qualità, apparve anche in un film “serio” come Roma città aperta (1945, Roberto Rossellini), benché in un ruolo secondario. Nel 1952, insieme al giornalista Alessandro Ferraù ed a Totò, curò un libro autobiografico, che prese nome da un celebre film dello stesso Totò, Siamo uomini o caporali? Fu padre dell'attore Pasquale De Filippo, che seguì le sue orme, ma con minore successo.


Giacomo Furia

Data nascita: 1 Gennaio 1925 (Capricorno), Arienzo (Italia)
Uno dei più grandi caratteristi cinematografici e teatrali degli Anni Quaranta e Cinquanta. Debutta sul palcoscenico accanto a Eduardo De Filippo con il quale stringerà una profonda amicizia e un reciproco rispetto della professione. Infatti, è proprio con Eduardo De Filippo che esordisce al cinema nel dramma d'amore e gelosia Assunta Spina (1948) di Mario Mattoli con Anna Magnani e Titina De Filippo. Lo stesso anno, è scelto da Roberto Rossellini come uno dei protagonisti della commedia La macchina ammazzacattivi, mentre l'anno seguente è accanto a Gino Cervi in La sposa non può attendere (1949). Spalla comica o semplice attore di secondo piano accanto a Totò, Peppino De Filippo, Tina Pica, Aldo Fabrizi, Luigi Pavese, Ave Ninchi, Giovanna Ralli, Marcello Mastroianni, Vittorio De Sica, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Raimondo Vianello e Alberto Sordi, è spesso diretto da Mattoli, Steno, Camillo Mastrocinque, Alberto Lattuada e Mario Monicelli in pellicole che hanno scritto la storia del genere comico italiano, soprattutto quelle accanto al principe De Curtis: Totò cerca casa (1949); Totò Tarzan (1950); Totò sceicco (1950); Un turco napoletano (1953); Il medico dei pazzi (1954); Totò all'Inferno (1955); Siamo uomini o caporali? (1955); Destinazione Piovarolo (1955); il perfetto La banda degli onesti (1956); Totò, Peppino e le fanatiche (1958); Totò nella luna (1958); Totò, Eva e il pennello proibito (1959); I ladri (1959); Il monaco di Monza (1963) e Totò contro il pirata Nero (1964). È nel 1954 che spicca nel ruolo del panciuto e ingenuo marito della bella pizzaiola Sophia Loren nell'episodio Pizze a credito de L'oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica. Sarà il primo di molti incontri sul set con la Loren: La domenica della buona gente (1953); Due notti con Cleopatra (1954); Peccato che sia una canaglia (1954) e il fiabesco C'era una volta (1967) di Francesco Rosi. Altri titoli della sua filmografia, necessariamente da citare sono: Biancaneve e i sette ladri (1949); L'arte di arrangiarsi (1954); L'allegro squadrone (1954); La vergine moderna (La trappola d'oro) (1954); Ballata tragica (1955); I due compari (1955); La ballerina e il buon Dio (1958); Non sono più guaglione – Oh, mia bella Carolina (1958); Ferdinando I, re di Napoli (1959); La cambiale (1959); La prima notte – Le nozze veneziane (1959); Prepotenti più di prima (1959); Guardatele ma non toccatele (1959); Il nemico di mia moglie (1959); I dolci inganni (1960); Pugni pupe e marinai (1961); Il comune senso del pudore (1976, anche con Philippe Noiret) e La mazzetta (1978). Per ben due volte è stato diretto da Federico Fellini, la prima volta assieme a Lattuada in Luci del varietà (1951) con Giulietta Masina nel ruolo del giornalista Duke, la seconda volta in I clowns (1971), mentre assai di più è stato confermato come attore in un set diretto da Mario Soldati, come Il sogno di Zorro (1952). Furia ha lavorato anche con Amedeo Nazzari in L'ultimo amante (1955), è stato diretto da Franco Rossi in Amore a prima vista (1957), poi ha anche affiancato Ernest Borgnine in Il re di Poggioreale (1961), Fernandel in Giudizio universale (1961); Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in Il giorno più corto (1962), diventando negli Anni Sessanta e Settanta, uno degli attori prediletti da Bruno Corbucci e Antonio Margheriti per i primi film b-movies italiani, di qualunque genere essi siano stati. Recita con Claudio Gora in Io non spezzo… rompo (1971) e in Provaci anche tu, Lionel (1973), poi è accanto a Yul Brynner in Con la rabbia agli occhi (1976). Televisivamente, prenderà parte alla fiction Luisa Sanfelice (1963) e la miniserie di Leonardo Cortese incentrate sul Tenente Sheridan, magistralmente interpretato da Ubaldo Lay. Seguono: Il cappello del prete (1970) di Sandro Bolchi con Antonio Casagrande e Angela Luce; Qui squadra mobile (1973); Storie della Camorra (1978) di Paolo Gazzara con Antonio Casagrande, Isa Danieli, Luigi De Filippo, Ida Di Benedetto, Ivo Garrani, Marzio Honorato, Massimo Ranieri e Giacomo Rizzo; Melodramma (1984); Non basta una vita (1988) di Mario Caiano con Carole André; L'edera (1992) di Fabrizio Costa con Agnese Nano, Maria Rosaria Omaggio, Clarissa Burt ed Erika Blanc; Passioni (1993) di Fabrizio Costa con Giorgio Albertazzi, Giulia Boschi, Mariangela D'Abbraccio, Lorenzo Flaherty, Rosa Fumetto, Simona Marchini, Marino Masé, Paola Pitagora, Gigi Proietti e Virna Lisi; Vado e torno (1998) e Mai con i quadri (1999) di Caiano con Daniele Liotti, Elisabetta Gardini, Alessandra Acciai, Alessio Boni e Jean-Pierre Cassel. Anche se, bisogna dire che il suo volto è legato principalmente a uno spot del Carosello di una famosa azienda di latticini. Nel 1997, ha firmato anche la sua biografia “Le maggiorate, il principe e l'ultimo degli onesti” dove racconta assieme al giornalista Michele Avitabile la sua carriera.


Mario Castellani

Data nascita: 1906, Roma (Italia)
Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia)
Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità.


Michele Malaspina

Data nascita: 16 Agosto 1908 (Leone), Genova (Italia)
Data morte: 13 Gennaio 1979 (70 anni), Roma (Italia)
Figlio di commercianti, sin da piccolo ha la passione per il teatro e recita in una compagnia di filodrammatici, quando Alfredo Sainati gli propone di passare al professionismo scritturandolo nella sua compagine. Dopo varie esitazioni accetta; ha soltanto diciotto anni ma giunge ben presto ad importanti compagnie di prosa, recitando accanto ad attori come Dina Galli, Emma Gramatica, Ruggero Ruggeri, Ermete Zacconi, Camillo Pilotto, Annibale Betrone, Giulio Donadio. Dotato di una voce profonda, di una dizione chiara, dalle tonalità pastose, recita per lungo tempo all’Eiar di Torino in numerose commedie radiofoniche dedicandosi negli anni successivi al doppiaggio. Nel cinema sin dalla prima metà degli anni Trenta, è stato utilizzato quasi sempre in ruoli di supporto, distinguendosi in parti da caratterista molto misurato (ruoli di medico, avvocato, industriale, notaio, amico di famiglia) ma senza mai diventare un nome di spicco. Appare altresì in parecchi lavori televisivi, commedie, sceneggiati o originali fra i quali Fermo posta, episodio di Capitano tutte a me (1957) diretto da D’Anza, che lo dirige nei lavori seguenti Donne in ermellino e Notte sull’Atlantico e nello sceneggiato Le avventure di Nicola Nickleby, tutti del 1958. Appare nel 1959 in Ottocento diretto da Majano e nell’episodio Qualcuno al telefono della serie Giallo Club per la regia di Stefano De Stefani, cui fanno seguito l’anno successivo gli sceneggiati Vita col padre e con la madre diretto da D’Anza e La Pisana di Vaccari, che lo avrà anche nell’episodio La notte della verità della serie Giallo Club. Sempre con Majano è nel folto cast de Il caso Mauritius, ancora in un episodio di Giallo Club dal titolo Qualcuno in ascolto per la regia di Morandi e, sempre nel 1961, in Ma la pelle è mia per la regia di Galassi Beria. Quindi appare ne L’erosione della serie Vivere insieme diretto da Morandi, in Delitto alla televisione di Più rosa che giallo diretto da Bonucci e in Una tragedia americana di Majano, tutti del 1962. È la volta poi, nel 1963, dello sceneggiato Paura per Janet diretto da D’Anza, dell’originale Un impegno dimenticato di Vito Molinari e di un altro episodio di Vivere insieme realizzato da Tito Guerrini, Il testimone. Anton Giulio Majano lo dirige ancora in un grosso successo televisivo, anche se in un ruolo poco impegnativo, La cittadella (1964) e Mario Landi lo chiama per La provvidenza e la chitarra, sempre del 1964. Partecipa poi all’episodio Una bionda di troppo de Le avventure di Laura Storm (1965) per la regia di Mastrocinque, poi è nel cast de Il conte di Montecristo diretto da Fenoglio e ne La volpe e le camelie di Blasi, entrambi del 1966. Seguono nel 1967 I promessi sposi per la regia di Bolchi, Vita di Cavour di Schivazappa, Questi nostri figli di Landi e l’originale L’ordine diretto da Giuseppe Di Martino. La sua attività in TV prosegue poi con Il valzer del defunto signor Giobatta diretto da Carlo Di Stefano, poi negli anni Settanta, dopo un lungo periodo di assenza, appare in Un caso ancora aperto della serie Qui squadra mobile (1973) per la regia di Majano, ne La bufera (1975) di Fenoglio e ne Il ’98 diretto da Bolchi. Numerosi sono i lavori teatrali ridotti per il piccolo schermo cui Malaspina prende parte, fra i quali Fermenti (1957) diretto da Carlo Ludovico Bragaglia, Piccole volpi per la regia di Claudio Fino e Il piccolo Lord diretto da Vittorio Brignole, entrambi del 1960. Successivamente lo troviamo in Corte marziale per l’ammutinamento del Caine (1961) diretto da Vaccari, poi in Equipaggio al completo diretto da Majano e Operazione Vega per la regia di Cottafavi, quindi ne La giustizia diretto da Giacomo Colli, Caccia ai corvi e Sotto processo, tut- ti del 1962, fino a La casa sulla frontiera (1969) per la regia di Maurizio Scaparro.

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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