Totò e Carolina

[Totò e Arnoldo Foà ] [Totò e Anna maria Ferrero ]

[Totò e Anna maria Ferrero ] [Totò  ]

Videoclip titoli di testa

"Totò e Carolina" in lavorazione col titolo provvisorio "Addio Carolina". Nota importante: iniziato con esterni a Roma fra lunedì 14 e martedì 15 settembre 1953, fu interrotto, a lavorazione quasi ultimata, il 21 novembre '53 a causa di una broncopolmonite di Totò De Curtis, che gli fu secondaria al "bagno fuori stagione" in acque gelide, fatto per ragioni di set.
Nel periodo del riposo forzàto, Anna Maria Ferrero raggiunse il collega Vittorio Gassman(n) a Torino, dove erano impegnati, per contratto, a teatro. Così, la lavorazione del film, riprese a Torino nel mese di dicembre 1953, con Totò De Curtis rassegnato a continuare l'assunzione di antibiotici ed accompagnato da Franca Faldini(come testimoniato nel quotidiano "La Stampa" dell'epoca).
Per ora, ignoriamo se la lavorazione sia terminata a Torino entro il 24 dicembre, o se sia invece proseguita anche a gennaio e febbraio '54 fra Torino ed il Lazio.
Certo è vero che, nel febbraio 1954, e forse già la seconda metà di gennaio, era documentatamente impegnato alla lavorazione di "Miseria e nobiltà", ma, dato che capitava spesso di girare due pellicole al contempo, non possiamo escludere che, in quel primo bimestre del '54, mentre si calava nel Felice Sciosciammocca, non ritagliasse qualche spazio anche per "fegatelli" e battute "di rifinitura" nel ruolo dell'agente Caccavallo Antonio.
Sicuramente una sceneggiatura intitolata "Addio Carolina" fu inviata in censura preventiva il 29 agosto 1953(prima di iniziare), ma fu bocciata da Annibale Scicluna il 9 settembre; il film risultava pronto per la proiezione pubblica dal 17 febbraio 1954, quando, alla regolare e documentata richiesta del nulla osta, constava di 2.959 metri(per circa un ora e 45 minuti primi di durata).
Dopo una serie di negazioni e conseguenti tagli e ridoppiaggi di dialoghi e musiche,esce ufficialmente a partire dal 2 marzo 1955 ridotto fra i 2.200 ed i 2.380 metri per totali 80'-85'con il visto censura numero 16.044 dell'8 dicembre 1954, che però ne lasciava il veto per la distribuzione all'estero.
Ricostruito al 50% circa, finalmente nel 2008, è di uscita pubblica una versione dvd da 93' lordi, grazie al paziente lavoro che si deve soprattutto ad AURELIO DE LAURENTIIS(figlio del fu Luigi(A) e papà di Luigi(B), tutti e 3 della gloriosa Società "Filmauro") in concorso con personale della Cineteca di Bologna, e con la consulenza di alcuni esperti.

Distribuzione: "VARIETY FILM"
Produzione: "ROSA FILM"
Organizzatore: ?
Direttore di produzione: ALFREDO DE LAURENTIIS(fratello di Dino, Luigi(A)e altre/i; inoltre zio di Aurelio e cognato di Giorgio Morra)
Ispettore di produzione: GIORGIO MORRA (=cognato di Alfredo De Laurentiis e cugino di Edoardo Santàgata).
Segretario di produzione: CLAUDIO AGOSTINELLI (che fece anche un ruolo, confronta il cast elencato a seguire)
Aiuto segretario di produzione: EDOARDO SANTàGATA (=cugino di Giorgio Morra; seguì tutta la lavorazione nel Lazio, ed ha escluso di essere stato a Torino)
Segretaria di edizione: INES BRUSCI
Soggetto: ENNIO FLAJANO( che elaborò vai soggetti fino al definitivo)
Sceneggiatori: "AGE", FURIO SCARPELLI, RODOLFO SONEGO(=specie per le battute in Veneto del prete e di Toni Cavròn) e MARIO MONICELLI
(nei dialoghi svariate "improvvisazioni" di Antonio De Curtis-Totò)

Regia: MARIO MONICELLI
Aiuto regia (+ ciakkista): GILLO PONTECORVO(che era al suo secondo film)
Assistente alla regia: ANSANO GIANNARELLI (=al suo primo film; anche lui però non seguì il pezzo girato a Torino)
Montaggio: ADRIANA NOVELLI
Assistenti al montaggio: ???
Negativi, positivi, effetti ottici: Ditta S.P.E.S.(="Sviluppo Pellicole E Stampa"), società diretta da Ettore Catalucci
Pellicola tipo: ??
Direttori della fotografia: DOMENICO SCALA,A.I.C.(=per le riprese nel Lazio) e LUCIANO TRASATTI,A.I.C.(=per le riprese a Torino)
Operatori alla macchina (da presa): MARCELLO GATTI,A.I.C.(=per le riprese nel Lazio: dal suo libretto Enpals risulta: "Addio Carolina, dal 15/09/1953 al 21/11/'53, interrotto per malattìa Totò") e FRANCO VILLA (=per le riprese a Torino, in squadra con Trasatti)
Assistenti operatori: nel Lazio GIUSEPPE RUZZOLINI; a Torino: (da trovare chi fu)
Aiuti operatore: nel Lazio ENRICO FONTANA; a Torino (da trovare chi fu)
Foto di scena: forse Sergio Strizzi per la ditta Foto L.I.F. o no??
Architetto ed arredatore: PIERO GHERARDI
Costumista: ??
Aiuti costumista: ????
reparto sartorìa: ?????
Attrezzista: ??
Fonico di presa diretta: ?
Aiuti del fonico: ????
Fonico di mix: ingegner ALDO CALPINI
Aiuto fonico di mix: MASSIMO JABONI(= il quale ricordava aver lavorato alla sonorizzazione di due edizioni del film)
Sistema di registrazione sonora: WESTERN Electric Recording
Direttori di doppiaggio: ??
Autore del commento musicale e direttore d'orchestra: Maestro ANGELO FRANCESCO LAVAGNINO
Coristi: ??
Edizioni musicali: RPD-Radiofilmusica Ponti-De Laurentiis
Interni romani: studi "PONTI-DE LAURENTIIS"(=Vasca Navale) e forse altri..
interni ospedale: al vero ospedale di VITERBO
Interni chiesa: a ?
esterni nel Lazio: Roma, Bracciano, Grottarossa, Saracinesco, eccetera
a Torino: solo interni od anche esterni??
Elettricisti: VIRGILIO GRAZIANI, RENATO URBINATI ed altri
Macchinisti: PASCARELLA ed altri
Truccarore: GIULIANO LAURENTI(anche a Torino!)
Parrucchiera: ELDA MAGNANTI in LAURENTI(anche a Torino!)
aiuti trucco: ????

Visite sul set: negli esterni a Roma, nel settembre 1953 il giornalista FRANCO GIRALDI(goriziano e futuro regista) che scriveva per il quotidiano comunista "L'Unità".
il dottor Alberto Anile ha recuperato una foto d'epoca che documenta la visita di Totò, camuffato già con gli abiti di scena dell'Agente, calato quindi nel ruolo di codesto film, sul set del film "DUE NOTTI CON CLEOPATRA", altro prodotto dalla fantomatica "ROSA FILM", società della quale molte notizie si trovano nel libro "Totò e Carolina" che citeremo alla fine.

Interpreti e personaggi:
Totò ( Antonio Caccavallo agente autista di Pubblica Sicurezza)
Anna Maria Ferrero ( Carolina De Vico fu Eustac(c)hio e fu Luisa Casimini)
Gianni Cavalieri ( don Luigi, il veneto parroco di Poggiofalcone )
Maurizio Arena ( il ladro Mario Tanca, detto "Marietto de' sotto"doppiato da Massimo Turci e nella versione in dvd anche da Sergio Tedesco)*leggi nota*
Arnoldo Foà (il commissario di Pubblica Sicurezza Ascella doppiato da Emilio Cigoli)
Fanny Landini ( as una suora dell'ospedale: quella delle colazioni )
Mario Castellani ( un agente di P.S. )
Enzo Garinei(nei titoli erroneamente indicato come Garieni) ( il neo-laureato "dottorino" Rinaldi, figlio del Primario )
Claudio Agostinelli ( l'agit-prop dei "compagni" riccio, in camicia bianca))
Nino Milano ( un (agente o brigadiere) di P.S.)
Tina Pica ( la ricoverata napoletana, in caccia di numeri da giocare al lotto )
Rosita Pisano ( la moglie di Goffredo Barozzoli )
Giovanni Grasso ( Marzacchi, un Maresciallo di P.S. doppiato da Mario Besesti) )
Luigi Moneta ( il 70enne Caccavallo, padre di Antoniodoppiato da Lauro Gazzolo))
Maurizio Bramante ( 10enne, Caccavallo figlio di Antonio )
Carlo Mazzarella ( un giornalista )
Nino Vingelli ( alla retata a Villa Borghese: il brigadiere di P.S. "in borghese" e che un tempo aveva i baffi )
Salvo Libassi ( alla retata a Villa Borghese: il brigadiere in divisa )
Gianni Baghino ( Nando, il ladro arrestato per "furto con destrezza" che, "beccano sempre, poveraccio" )
Mario Meniconi ( un cliente a Villa Borghese: accortosi della retata, si riaccomoda i pantaloni e scappa )
Luciano Bonanni ( dei tre sulla moto che giungono a retata fatta e commentano "Na volta che avevamo rimediato i soldi!", è quello alla guida )
Giovanni Filidoro(o Filadoro) ( l'ometto testardo che ripete che il fattorino non avvisò )
Amerigo Santarelli ( l'oste della trattoria )
un De Laurentiis(Dino od Alfredo?) uno con gli occhiali fra i curiosi alla trattoria )
Eugenio Galadini ( l'anziano in pigiama con cappello ed occhiali, che ha "lavato" il suonatore di tromba notturno )
Furio Meniconi ( uno dei due feriti che escon dal commissariato: bendato anche al naso )
Giuseppe Ricagno( o Rigagno) ( l'avvocato Goffredo Barozzoli )
Piero Pastore ( il poliziotto che ha l'elenco delle prostitute schedate )
x Totò controfigura nella sequenza-jeep nei sobbalzi in campagna era Piero Agnolozzi ed in una occasione anche Ettore Balducci( ex amministartore, è archivista delle foto di scena della ex "foto L.I.F." )

inoltre dubbiosi:
Bianca Maria Fabbri ( l'infermiera giovane e mora che dice "Ehi, voi!")
Marcello Meconizzi? ( fra le persone alla trattoria/osteria)
Lia Natali? ( una delle prostitute oppure la donna dal seno grande alla trattorìa?)
Zoe Incrocci? (fra i coinquilini dei Caccavallo, la giovane mora che scende le scale )
Giovanni Corporale ( o Caporale o no??? )

Per la stesura del cast si ringraziano:
il tenente Colombo e per i doppiatori Andrea Lattanzio

*nota di Andrea Lattanzio:
Nel DVD Maurizio Arena e' interamente doppiato da Massimo Turci. La battuta di Arena sotto la camionetta, piu' o meno e': "Conosco le guardie. Sono carogne!". Battuta censurata. La copia passata in Rai ed e' quella che ho, la battuta e': "Le guardie so' dritte. Quelle te vonno incastrà!" (scusa il romano, non so se e' scritto giusto) ed e' doppiata da Sergio Tedesco. Penso che Turci in quel momento fosse impegnato, ma per un orecchio attento la voce e' un'altra.

SELEZIONE DI ALCUNE TESTIMONIANZE ESCLUSIVE:

-dalla tesimonianza di NADIA AGNOLOZZI incontrata a Roma sabato 24 aprile 1999:
<< La scena della jeep che saltella fu girata a Grottarossa con la macchina da presa posta sulla jeep: qui, al posto di Totò, c'era papà(Piero Agnolozzi), e al posto della Ferrero, si alternarono cinque donne e tre o quattro uomini, perchè non resistevano alle "giravolte"!! Monicelli voleva girare scene realiste, e così, per una scena, si accordò coi due autisti, i quali guidavano rispettivamente un camion ed un automobile e partivano ciascuno dal senso opposto all'altro. "Quando vi avvicinate alla jeep, stringete!" Loro "strinsero" e la jeep fece un volo; Totò chiamò mio padre:"Voglio Pietro!">>

- dalla testimonianza dell'elettricista RENATO Urbinàti, raccolta telefonicamente martedì 14 maggio 2002:
<< Per Totò sua controfigura sia "di spalle", che per le luci, che autista della jeep ricordo era Piero Agnolozzi, il quale aprì un ristorante sulla Via Cassia, credo proprio durante la lavorazione di questo film. La Ferrero andò in "pro rata", e poichè lavorava in Compagnìa con Gassman, per girare alcune scene fummo a Torino: al Palazzo del ghiaccio?? Mah, io ricordo "Torino Esposizioni" che mi pare fossero capannoni della Fiat. Marcello Gatti io lo soprannominavo "miao". Girammo anche a Saracinesco su montagne coi ciotoli, tanto che ne conservo una foto dove io presi in braccio Anna Maria Ferrero, che aveva paura di scivolare. Il fotografo era Sergio Strizzi. Il generico anziano era "Catena" o "Catenacci". Capo-elettrcista era Virgilio Graziani, il quale, a Viterbo si infortunò, così lo sostituii io, esordendo con l'occasione, come capo-squadra. Eravamo 5 più uno, però vennero anche dei "rinforzi", appunto per le scene girate a Viterbo. A Viterbo girammo all'ospedale, che ricordo, era un grande ospedale, addirittura gli scoperchiammo il tetto: sulle travi delle capriàte mettemmo gli "archi voltàici", ed infatti occorsero dei "rinforzi"...>>

- dalla testimonianza di FRANCO VILLA, raccolta il 12 ottobre 2002:
<< Ero in macchina con Trasatti per il pezzo di "Addio Carolina" che girammo a Torino. Non ricordo molto perchè parliamo di mezzo secolo fa, e fu forse, per una sola settimana. Ricordo un pergolato, un esterno ricostruito in interni, forse alla Fert?? Ricordo che dovevamo fare una scena in auto, ma il trasparente non veniva, il sìncrono, a 24 fotogrammi al secondo, fra macchina da presa e proiettore non coincideva. Così non potemmo realizzare la sequenza, ma il direttore di produzione, che era Alfredo De Laurentiis, disse che era lo stesso, e ci pagò comunque.>>

- intervista ad ANSANO GIANNARELLI incontrato a Roma martedì primo aprile 2003:
<< Nacqui a Viareggio il 10 giugno 1933. Arrivai a Roma nel 1940. Quando giravano i set esterni per strada di qualche film, andavo a curiosare. Il mio primo in assoluto, ero assistente regista "volontario", e come saprà volontario, significa uno che pur di imparare, lavora GRATIS, fu appunto "Totò e Carolina". Essendo come me di Viareggio, Mario Monicelli mi consentì di esordire al cinema. La produzione era Ponti senza De Laurentiis. Mi chiamò con lui fin dai sopralluoghi: all'Isola Tiberina, all'ospedale romano "Fate bene fratelli"... Le scene all'ospedale, non furono girate lì, ma a Viterbo, e come "fondi", medici ed infermieri veri accettarono di fare da comparse. Al mio primo film mi aspettavo di essere trattato da novellino, tipo venir mandato a prendere sigarette e caffè al regista, invece no. Imparai moltissimo e ben presto fui stimato. Da Mario Monicelli ho imparato la "non mitologìa" del cinema: un lavoro serio, faticoso, quotidiano. Le prime cose da apprendere: battere il ciak ed organizzare "i fondi". I "fondi" erano i passagi dietro agli attori, compresi i movimenti delle comparse. Fui inserito subito nel fare. ero preoccupato, ma ripeto, imparai moltissimo. Sono stato fortunato anche per il rapporto che nacque fra me e Marcello Gatti, al quale chiedevo spiegazioni continue: fu per me uno stage "tecnologico". All'ospedale di Viterbo: sì, ricordo la scoperchiatura del tetto. Io al mattino partivo per il set di Viterbo, con l'auto del reparto regia: ero "preso" per primo, verso le 5-5:30 del mattino, e dovevo essere puntuale o non mi aspettavano(ero un assistente volontario); viceversa al ritorno, viaggiavo col pullman delle maestranze. Dopo una settimana, sul pullman del ritorno, sedevo vicino a Pascarella, capomacchinista romano(aveva grande esperienza, per esempio aveva lavoraro a "La terra trema" di Visconti), il quale mi chiese in quali precedenti film avessi lavorato: era un attestato di stima. Gli confessai:"Veramente questo è il primo". e si complimentò. C'era il carrello Mancini, ricordo 4 elettricisti più un caposquadra, ed anche i macchinisti erano "4 più uno". Ricordo una "forte discussione" fra Marcello Gatti e Monicelli: eravamo al ghetto, con un carrello lungo coi binari, che doveva attraversare Anna Maria Ferrero. Monicelli insisteva che il carrello dovesse arrivare con ìmpeto verso la Ferrero, la quale doveva scavalcare i binari. Si fecero parecchi ciak; durante un ciak, nel silenzio, si udì Marcello che gridò: "Stop!" e Monicelli si incazzò. Gatti giustificò che aveva avuto la sensazione che il carrelo stesse per colpire la Ferrero. All'epoca non si usava ancora il "backstage": sui set non vennero nè Cinegiornali, nè per documentari o filmati amatoriali; Giraldi giornalista venne per interviste sul set perchè era amico di Gillo Pontecorvo. Gillo Pontecorvo, l'aiuo regista, viveva un periodo particolare a livello personale, per diversi motivi. venivano sul set giornalisti a chiedere indiscrezioni politiche a Gillo, riguardo suo fratello, ma Gillo era rigoroso ed affermava di non saper nulla. Dopo due settimane, visto che cominciavo a cavarmela, Gillo veniva sul set al mattino studiando "il piano di lavoro", poi mi diveva:"Io vado via, torno fra due o tre ore", si dedicava ai propri problemi personali e mi lasciava gli incarichi da aiuto-regista. Eravamo in una scena ambientata sulle colline, con la jeep che arrivava alla piazza e scendono Totò e la Ferrero: Gillo non c'era e così organizzai io i "fondi" con gli abitanti del paese, i quali, avevano accettato di far da comparse. Spiegai loro i movimenti, chi doveva uscire da una porta, chi passare con un asino, eccetera. Io sono un timido e per spiegare loro le cose, con il megafono, salii sul "trek sonoro" e diedi gli ordini ai singoli gruppi. La presa diretta era usata come colonna guida.(pezzo tolto per privacy) Ricordo che Gillo fischiettava la musica composta per il proprio cortometraggio "Porta Portese". Fra gli esterni ricordo la scarpata nella zona fra Reatina e Sabina. Claudio Agostinelli era l'agit-prop. Io non avevo rapporto con Totò: era una persona seria, rispettosa, con civiltà umana; usava il copione come base. Ricordo che quando Totò iniziava a recitare, c'era, da parte nostra, la repressione del ridere...Anche Monicelli, a fine ciak, si lasciava andare e rideva apertamente.Ricordo l'imbarazzo della Ferrero alle modifiche di Totò. Totò allo stop chiedeva a Monicelli: "Va bene?". La scena della retata a Villa Borghese, che è posta all'inizio del film, la girammo subito dopo Viterbo: facemmo ricorso a prostitute vere per "i fondi". Ricordo il colloquio di Monicelli con una di queste, la quale si vantava di avere fra i clienti anche un regista. E non ci volle rivelare il nome; noi ci divertivamo a cercare di indovinare chi potesse essere... Totò in alcune scene aveva due controfigure. Erano gli ultimi anni durante i quali si usava ancora la pellicola ottica: i fonici non avevano ancora "l'autorità" acquisita in sèguito col sistema magnetico. Perlomeno in mia presenza non furono girate scene apposite per eventuali edizioni estere. Gli interni furono girati alla Vasca Navale. Era un attrezzista che forniva la mollìca, preparava la statua, che richiedeva laboriosità e che alle luci si screpolava, ed andava bagnata spesso; veniva coperta da un panno inumidito. No, a Torino io non andai.>>

- MAURIZIO BRAMANTE dalle risposte di mercoledì 28 novembre 2001 e venerdì 14 dicembre 2001:
<< Essendo nato nel 1943, all'epoca del film avevo dieci anni. Abitavo in via Sardegna, sopra l'appartamento dove abitava l'attrice Luisa Rossi, la quale mi segnalò alla produzione. Ai provini fui selezionato da Mario Monicelli e partecipai a "Totò e Carolina" esaurendo le mie scene fra i sette o dieci giorni.Faccio il ruolo del figlio dell'agente Caccavallo. Nel ruolo di Caccavallo padre, mio nonno nella finzione, un signore che, almeno sul set, chiamavano "Catèna". Le scene che mi riguardano furono solo in interni, negli studi della Palatino Film, nota come "Navicella", in zona archeologica, dietro una chiesa. Alcune cose cose colpirono la mia immaginazione di bambino. La prima era il fatto che mi venissero a prendere sotto casa con una Lancia Aurelia; che poi la stessa auto sostasse a prendere Anna Maria Ferrero, era un sogno. Altra cosa sorprendente era il dover "interagire", nella scena, con un attore famoso come Totò: mi incuteva timore, ma mi colpirono sia la sua naturalezza, che la sua disponibilità. Era abbastanza bravo e sopportava i miei errori: a causa della mia inesperienza, infatti, dovemmo ripetere dei ciak. Ricordo come "piacere umano" la molta comprensione che ebbe di me, e ciò mi metteva a mio agio. La Ferrero, nello stendere i panni alla finestra si sporgeva: per tale scena mi si chiedeva di spingerla di sotto, mentre Totò interveniva per trattenerla e salvarla. E dopo, la mia battuta, che ho memorizzato, era: "A papà! Ma io credevo che bisognava buttarla de sotto!" Ricordo che la Ferrero, prima di girare, disse a Monicelli la seguente frase, della quale allora non capivo la malizia:"Senta, mica me va che sto ragazzino me mette la mano nel culo!" Totò, perlomeno una volta, si lasciò andare ad una improvvisazione, tanto che al termine, interrogò Monicelli:"Che ho esagerato? Però, mi pareva che fosse il caso!" A me pareva strano che Totò, avesse da rendere conto a qualcuno: ma come, non era lui l'attore? Non era lui "il padrone"? Foto di scena ne fecero anche in pausa, al termine di battere il ciak, "pose statiche", da fermi. Cinegiornali od intervistatori in quei giorni non ne ricordo. Non ricordo se mi doppiarono, ma è probabile, data la mia poca attitudine al romanesco che esigeva il copione: papà mio era originario di Ravenna. All'uscita del film ero così curioso di andarlo a vedere, ma i miei non vollero andassi a vedere un film che aveva avuto problemi di censura. Lo vidi anni dopo.>> <>

- da uno dei molti "questionari" che negli anni ho fatto a Marcello Gatti, e nello specifico, sabato 22 dicembre 2001:
<< Io sono nato alla Palatino: escludo "Totò e Carolina" sia stato girato alla Palatino! Fu girato alla Vasca Navale. Le sequenze jeep erano tutto "camera-car": ai Castelli Romani, sull'Appia Antica e Nuova, salita Squarciarelli, sulla via Anguillara, al lago di Bracciano. Totò girava poche ore; era la sua controfigura che guidava la jeep.>>

- da ETTORE BALDUCCI 16 maggio 2001:
<< Lavoravo al laboratorio fotografico, e quando giunta la sera, chiusi, andai a Villa Borghese, dove vi era il set, e stavano girando la scena della retata. La scena era al buio, si doveva girare l'arrivo della jeep e la sua frenata sul bagnato. Era piovuto da poco, ed il generico che guidava non riusciva...Diedi un suggerimento:"allentate le ganasce di una ruota ed andate ai 20 all'ora..." Ed il direttore di produzione: "Aò, è arrivato quello che la fa!" Accettai la sfida. Alto 180 cm, pesavo 70 kili; mi misero berretto e giacca, così che potessi sembrare l'agente interpretato da Totò. Lui portava i baffi di scena, ma al buio fu sufficente mi scurissero un pò, tanto non mi dovevano filmare di fronte. E feci la frenata. Totò era unico: faceva scherzi a tutti. Anche col ciak "di prova", modificava il copione, poi quando chiedeva: "Allora adesso la facciamo "seria"", gli veniva risposto, "no, no, bona così!".>>

- dall'intervista ad ELDA MAGNANTI vedova LAURENTI, parrucchiera "di fiducia" per Totò, per diversi anni, dall'intervista di sabato 13 aprile 2002:
<< Ricordo la camionetta, le scene in campagna. Lui arrivava sempre alle 14. Si girava anche in tarda mattinata:le scene senza di lui, cioè quelle che non richiedevano la presenza di Totò. Totò, all'inizio, non voleva girare la scena del "bagno nel laghetto" vestito, ma Monicelli insistette: "Beh, la deve fare", finchè lo convinse e Totò si beccò la broncopolmonite. La scena delle prostitute fu girata anche di notte, a Villa Borghese. Nei ruoli da prostitute c'erano sì delle generiche, furono filmate pure prostitute vere delle quali ne ricordo una per un fatto che mi colpì; tale ragazza, filmata in precedenza, serviva in una scena, e, di mattina, la cercavano: non la trovarono, come si supponeva, a riposare dopo "la nottata", ma era con una collega a giocare. Era con una collega per un gioco con le carte detto "sorchetta"(=il 4 di denari). Incredibile! non voleva venire a girare, non perchè stanca, ma per non interrompere la sua partita...a "sorchetta"!! A Torino non ricordo dove girammo, ma ricordo per certo che ci fummo.>>

- per la ricostruzione del percorso censoreo, ringraziamo autori ed editori dei seguenti testi sacri, dove il dettaglio e lo studio è ben più vasto di quanto qui sintetizzato:
"Totò e Carolina", Tatti Sanguineti, Transeuropa, 1999 e "Totò proibito", Alberto Anile, edizione Lindau, Torino, 2005.

- oltre alla consultazione di vari periodici dell'epoca, in particolare numero per numero il quotidiano "La Stampa" di Torino nelle due mesate di Dicembre 1953 e Gennaio 1954(ma il lavoro sarà da integrare con altri giornali dell'epoca), il tenente Colombo ringrazia per il loro contributo per la ricostruzione di cast, troupe e genealogia del film le seguenti persone:
NADIA AGNOLOZZI,
ELDA MAGNANTI in LAURENTI,
ENZO GARINEI,
CARMELINA JANNANTUONO in TRASATTI,
MARCELLO GATTI,
ANSANO GIANNARELLI,
MASSIMO JABONI,
RENATO URBINATI,
ETTORE BALDUCCI,
MAURIZIO BRAMANTE,
CORRADO VOLPICELLI,
FRANCO VILLA,
GIUSEPPE RUZZOLINI,
EDOARDO SANTAGATA, MARCELLO MECONIZZI(incontrato fortuitamente davanti al bar di Cinecittà la fatidica mattinata dell'11 settembre 2001),
FEDERICO CLEMENTE,
TATTI SANGUINETI,
ALBERTO ANILE.

Diventa fan
- Principe Antonio de Curtis - in arte " Toto' "

        

Soggetto

L'agente di P.S. Caccavallo arresta per errore Carolina che tenta il suicidio al commissariato.Temendo le reazioni della stampa Caccavallo accompagna la donna al proprio paese.Qui Carolina confessa al parroco di essere incinta,ma viene cacciata dai parenti.Ricondotta a Roma dall'agente questi tenta di farla fuggire con un ladruncolo da lui arrestato.Non ci riesce e alla fine decide di tenerla con sé.

Critica e curiosità

"Totò e Carolina" su Novelle film del 19 marzo 1955

E' uno dei film più censurati della storia del cinema italiano , nella versione che venne poi distribuita pare che fossero avvenuti 31 tagli e 23 battute modificate . Girato tra l'ottobre del '53 e il gennaio del '54 una volta montato venne presentato alla commissione di censura , pare che proprio il ministro degli Interni , Mario Scelba , si sentì scosso da tale pellicola . La commissione censoria ravvisa nel film oltraggio al pudore , alla morale , alla religione , alle forze armate e chiede decine di tagli . Non era ammissibile che un poliziotto decidesse di avanzare di grado solo per poter avere più soldi alla fine del mese , o che viva in una casupola ; non era concepibile che i comunisti fossero dei bonaccioni e i preti troppo concilianti ; che i primi cantino bandiera Rossa e aiutino il poliziotto a spingere la camionetta in avaria ; non era ammissibile che un poliziotto giocasse al lotto : queste solo alcune delle "inammissibilita " decretate dalla commissione censoria che chiedeva altrettanti tagli . Tra le scene tagliate ,all'inizio del film , in occasione della retata a Villa Borghese si vedeva un agente che apriva la portiera di un auto ma scusandosi con l'occupante diceva : " Scusate Eccellenza " ; altra scena censurata quella in cui Caccavallo incarica un vecchio di sorvegliare Carolina mentre lui e gli altri spingono la camionetta , il vecchio chiede alla ragazza cosa abbia fatto e alla risposta di lei "Ho menato al padrone" la lascia andare al grido "Viva la liberta'. Abbasso i padroni, sempre! " nella versione censurata la frase diventa " Viva l'amore " . Alla fine il film esce mutilato nelle sale e solo nell'aprile del 1955 , quasi un anno dopo .Degli iniziali 2595 metri di pellicola il film dopo i tagli si riduce a 2386 metri.
Ecco quanto si legge dopo i titoli di testa all'inizio del film:
"Il personaggio interpretato da Totò in questo film appartiene al mondo della pura fantasia. Il fatto stesso che la vicenda e' vissuta da Totò trasporta tutto in un mondo e sun un piano particolare. Gli eventi riflessi nella realtà non hanno riferimenti precisi, e sono sempre riscattati da quel clima dell'irreale che non intacca minimamente la riconoscenza ed il ripsetto che ogni cittadino deve alle forze della polizia"
Nel 1999 grazie ad alcuni ritrovamenti in varie cineteche il film e' stato riproposto in una nuova versione restaurata e in parte reintegrata nelle parti mancanti. Da rilevare che questo e' uno dei pochissimi film in cui Totò recita senza spalla .
Scriveva Franco Berruti . " [..] Non conosciamo l'edizione integrale e non ci arrischiamo a indovinare le battute censurate e i metri caduti sotto le forbici .[..]Totò e Carolina è una somma di reminiscenze [..] ; che Totò non rinuncia ad essere Totò , e che le forze di polizia non sibiscono il minimo sgraffio al loro prestigio [..] ".
E Angelo Solmi : " [..] Totò e Carolina è una farsa piuttosto pesante e grossolana , con lazzi di dubbio gusto e luoghi comuni molte volte sentiti e ripetuti [..] " .


Anna Maria Ferrero

Nome: Anna-Maria Guerro
Data nascita: 18 Febbraio 1934 (Acquario), Roma (Italia)
L'attrice romana fa il suo esordio ancora adolescente ne Il cielo è rosso (1949), con la regia di Claudio Gora, che dirigerà nuovamente l'attrice, in Febbre di vivere (1952). L'attività della Ferrero è estremamente intensa nei primi anni Cinquanta e contempla la partecipazione a numerosi film che saranno fondamentali per la sua formazione, chiamata da registi come Michelangelo Antonioni, Mario Monicelli, Carlo Lizzani, Gianni Franciolini, Dino Risi e Francesco Maselli nel corso di un periodo limitato di anni (dal 1950 al 1961), durante i quali si articola la sua carriera, relativamente breve, ma densa di soddisfazioni e riconoscimenti. Nel 1950, l'attrice recita in Il Cristo proibito, l'unico film diretto dallo scrittore Curzio Malaparte. Nell'anno successivo, è impegnata nella lavorazione del suo primo film come protagonista: Le due verità di Antonio Leonviola. Accanto a una serie di titoli di differente spessore tutti realizzati nel 1952 che affinano le sue doti di attrice sensibile e spontanea (Lo sai che i papaveri... di Vittorio Metz e Marcello Marchesi, Ragazze da marito di Eduardo De Filippo, Canzoni di mezzo secolo di Domenico Paolella), la Ferrero interpreta nello stesso anno, l'episodio italiano de I vinti di Michelangelo Antonioni e Le infedeli, diretto da Steno e Monicelli. Nel 1953, l'attrice prende parte a un considerevole numero di film, tra i quali il comico Siamo tutti inquilini di Mario Mattoli, Napoletani a Milano diretto e interpretato da Eduardo De Filippo, il biografico Giuseppe Verdi di Raffaele Matarazzo e inoltre l'esile, ma garbato Villa Borghese, pellicola a episodi diretta da Gianni Francolini. Nello stesso anno l'attrice fornisce una significativa dimostrazione del suo talento in Cronache di poveri amanti, diretto da Carlo Lizzani. Nel film, premiato al Festival Cannes e insignito di due Nastri d'Argento, la Ferrero, nel ruolo della popolana Gesuina, fa parte di un cast prestigioso assieme a Cosetta Greco, Antonella Lualdi, Marcello Mastroianni. Subito dopo è la co-protagonista in Totò e Carolina (1954), di Mario Monicelli, in cui un inconsueto Totò, agente di pubblica sicurezza dal cuore tenero, è incaricato di riportare al suo paese l'ingenua Carolina, togliendola dai guai. Nello stesso periodo la Ferrero recita in Guai aI vinti (1954) di Raffaello Matarazzo, un regista estremamente abile nel confezionare vicende melodrammatiche di forte presa sul piano emotivo; nel musicale Canzoni di tutta Italia (1955) di Domenico Paolella e nel 1956 è tra le interpreti del kolossal Guerra e pace ("War and Peace") diretto da King Vidor e da Mario Soldati con un cast di divi holliwoodiani del calibro di Audrey Hepburn, Mel Ferrer e Henry Fonda. L'attività della Ferrero come attrice cinematografica non deve far dimenticare quella, non meno rilevante, come affermata interprete teatrale: dal 1953 la Ferrero fa parte della compagnia di Vittorio Gassman con cui rimarrà per alcune stagioni, fornendo alcune delle sue più intense prove nella messa in scena di classici Ed è proprio accanto a Vittorio Gassman e da lui diretto, che la Ferrero interpreta nel 1956 la parte di Anna Damby nella versione cinematografica del dramma Kean, genio e sregolatezza La carriera cinematografica dell'attrice, che si arricchisce di nuovi titoli, conosce uno dei suoi momenti più significativi a cavallo tra i due decenni, prima del suo ritiro: nel 1959 la Ferrero interpreta La notte brava di Mauro Bolognini, con la sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini, e L'impiegato, diretto da Gianni Puccini, in cui l'attrice è l'affascinante e sensuale donna dell'alter ego onirico del travet protagonista (impersonato da Nino Manfredi). Nel 1960 è Marina, la fidanzata di Anselmo (Gérard Blain) ne I delfini di Francesco Maselli. E' nello stesso anno che l'attrice è la protagonista femminile ne Il mattatore di Dino Risi. La pellicola che deve il suo titolo a una fortunata serie televisiva interpretata da Vittorio Gassman, contiene spunti ripresi proprio dallo spettacolo teatrale "I tromboni" cui la Ferrero aveva preso parte pochi anni prima. Carlo Lizzani, ricorrerà all'attrice romana in altre due occasioni: con Il gobbo>/em> (1960) e L'oro di Roma (1961), nei quali la Ferrero recita ancora - come ne I delfini a fianco di Gérard Blain. Dopo il matrimonio con il collega Jean Sorel l'interprete abbandona l'attività, prendendo comunque parte a Controsesso (1964) di Franco Rossi, Marco Ferreri e Renato Castellani, nell'episodio - diretto da Franco Rossi - Cocaina di domenica


Gianni Cavalieri

Data nascita: 7 Marzo 1908 (Pesci), Padova (Italia)
Data morte: 5 Luglio 1955 (47 anni), Treviso (Italia)
Fratello dell'attore Gino Cavalieri, iniziò come attore nel teatro veneto, in cui svolse un'attività intensa e qualitativamente valida. Nel cinema esordì nel 1937 in Nina, non far la stupida, un film leggero diretto da Nunzio Malasomma, particolarmente adatto alle sue doti di attore brillante e in cui ebbe al fianco il fratello Gino. In seguito, Cavalieri prese parte a numerosi film, talora insieme al fratello, ma sempre in parti secondarie, che non gli impedirono tuttavia di far valere le sue capacità nel delineare macchiette gustose e ben caratterizzate.


Maurizio Arena

Nome: Maurizio di Lorenzo
Data nascita: 26 Dicembre 1933 (Capricorno), Roma (Italia)
Data morte: 21 Novembre 1979 (45 anni), Roma (Italia)
Dopo tre anni di gavetta in parti secondarie (come quella di Mario in Racconti romani, del 1955), Maurizio Arena raggiunge la celebrità col personaggio di Romolo nel film Poveri ma belli (1956) di Dino Risi. In questo film, e in quelli che verranno, Arena impersona il fusto trasteverino, sbruffone, donnaiolo e scansafatiche. In seguito tenterà di uscire, ma senza alcun risultato, da questo cliché con Un uomo facile (1958), sfortunato film di Paolo Heusch, in cui figurò degnamente nei panni di un ragazzo del popolo che intraprende la carriera di pugile, e Il magistrato (1959) di Luigi Zampa. Fino alla fine degli anni '50 riproporrà questo tipo in film comico-sentimentali di grande successo popolare, come Belle ma povere (1957) di Dino Risi, Vacanze ad Ischia (1957) di Mario Camerini, Valeria ragazza poco seria (1958) di Guido Malatesta, Simpatico mascalzone (1959) di Mario Amendola. Ma non si può essere sempre "Poveri ma belli ": quando lo smargiasso di borgata passa di moda, Arena cerca disperatamente di rinverdire l'effimero successo. Nel 1960, nonostante la sua stella sia già tramontata, l'attore produce, dirige e interpreta il film Il principe fusto. Travolto da scandali sentimentali (memorabile rimane la sua burrascosa storia d'amore con Beatrice di Savoia), negli anni '60 si allontana dal cinema, per farvi ritorno sporadicamente e nell'indifferenza generale. Finisce la sua breve esistenza il 21 novembre 1979, dopo aver fatto parlare di sé come guaritore.


Arnoldo Foà

Data nascita: 24 Gennaio 1916 (Acquario), Ferrara (Italia)
Siamo al capitolo secondo della sua vita, ma la strada è ancora lunga ed è tutta da scrivere. Per una persona come Arnoldo Foà poi, da sempre incastonato e attivo nella cultura italiana, con la stessa passione, lo stesso cuore e lo stesso occhio di sessant'anni fa, è tutto continuamente attuale e vivo. Classe 1916, romagnolo doc, di famiglia ebraica, si trasferisce con i genitori a Firenze, dove termina gli studi superiori, iscrivendosi poi alla scuola di recitazione del Rasi, sotto la guida di Raffaello Melani. A vent'anni abbandona gli studi di Economia e Commercio a Firenze per trasferirsi a Roma, dove frequenta per qualche tempo il Centro Sperimentale di Cinematografia. Disgraziatamente, nel 1938, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, Foà, in quanto ebreo, è costretto a lasciare i corsi di studio. Trova lavoro nel cinema, esordendo in Crispino e la comare (1938) di Vincenzo Sorelli, affiancando nella recitazione Silvana Jachino e Mario Pisu. Sarà poi presente nello storico Ettore Fieramosca (1938) di Alessandro Blasetti, che lo dirigerà anche in Un giorno nella vita (1948) e Altri tempi (1952). Riuscito a scampare ai rastrellamenti etnici e ai campi di sterminio, vivendo sotto il falso nome di Puccio Gamma e guadagnandosi il pane come “pompiere”, vale a dire come sostituto di attori malati nelle più famose compagnie dell'epoca (Cervi-Pagnani-Morelli-Stoppa, Ninchi-Barnabò, Adani-Cimara, Maltagliati-Cimara), verso la fine della guerra si rifugia a Napoli, dove viene assunto come capo-annunicatore alla Radio Alleata PWB, con il compito di comunicare a milioni di ascoltatori la mattina dell'8 settembre 1943, la firma dell'armistizio fra le forse armate alleate e quelle nemiche tedesche. Tornato a teatro, nel dopoguerra, viene diretto sul palco da Luchino Visconti e si unisce a numerose compagnie: Ferrati-Cortese-Scelzo, Ferrati-Cortese-Cimara, Stoppa-Morelli-Cervi, la Compagnia del Teatro Nazionale. Ciò contribuirà notevolmente alla sua ascesa verso la fama. Difficile dimenticarlo nell'adattamento di Shaw “La brava gente” (1945), “Delitto e castigo” o “La luna è tramontata”. Comincia a lavorare persino come doppiatore, utilizzando un nome d'arte. Sua è la voce di Anthony Quinn ne La strada (1954) di Federico Fellini. Contribuisce notevolmente anche alla nascita della Radio Rai (ex EIAR), partecipando a numerose trasmissioni con gli attori più importanti dell'epoca, mentre al cinema è diretto da Pietro Germi, Mario Camerini e soprattutto Mario Mattoli, anche se solo per piccoli ruoli. Sposato ben quattro volte e per ben tre volte divorziato, negli anni Cinquanta viene diretto da Riccardo Freda ne Il tradimento – Passato che uccide (1951) con Vittorio Gassman e Amedeo Nazzari. Poi la sua fama esplode anche all'estero: Joseph Losey lo dirige nel drammatico Imbarco a mezzanotte (1952) e Christian-Jaque in Lucrezia Borgia (1953). In Italia è uno dei pochi italiani (assieme ad Alida Valli) a recitare nel film di Mario Soldati La mano dello straniero (1953), mentre per Monicelli sarà un co-protagonista assieme a Totò e Anna Maria Ferrero del film comico Totò e Carolina (1954). Forte delle sue esperienze teatrali, viene scritturato al Piccolo di Milano dove interpreta “Giulio Cesare” (1953-54), mettendosi all'opera anche come regista teatrale con la commedia scritta da lui stesso “Signori, buonasera”. Spesso usato da Strehler, porterà sulla scena “La lanzichenecca” (1964-65), poi fonderà una sua compagnia interpretando: “Lazzaro”, “Paura di me”, “Ruy Blas”, “Zio Vanja” e “Golem”. Cinematograficamente parlando, la sua filmografia si arricchisce di registi internazionali come Orson Welles (Il processo, 1962), Richard Fleischer (Barabba, 1962), Edward Dmytryk (Cronache di un convento, 1962) e Tony Richardson (Il marinaio del “Gibilterra”, 1967). Celebre per le sue registrazioni di dizioni poetiche su vinile (e recentemente anche su cd) di Dante, Lucrezio, Carducci, Neruda, Leopardi e Garcia Lorca, contribuisce enormemente alla divulgazione delle opere di grandi autori spagnoli che all'epoca erano poco conosciuti in Italia. Importante il suo contributo televisivo dove recita in importanti sceneggiati come “Capitan Fracassa”, “Le cinque giornate di Milano”, “La freccia nera”, “L'isola del tesoro”, “Il giornalino di Gian burrasca”, “David Copperfield”, “Il cugino americano” e “Nostromo” (trasmesso con successo in tutto il mondo). Affianca Jean-Paul Belmondo e Alain Delon in Borsalino (1969) di Jacques Deray, poi passa a protagonista de Il sorriso del grande tentatore (1974) di Damiano Damiani con Glenda Jackson, mentre Vincent Minnelli lo dirigerà affianco alla figlia in Nina (1976). Negli anni Ottanta, si distingue per Cento giorni a Palermo (1983) di Giuseppe Ferrara, mentre negli anni Novanta è diretto da due attori passati alla regia: Luca Barbareschi in Ardena (1997) e Ricky Tognazzi ne I giudici (1999). Nel corso della sua carriera, oltre che fulgido attore è stato anche pittore, scultore, giornalista e scrittore (“La costituzione di Prinz” e “Le pompe di Satana”), nonché consigliere comunale di Roma per il Partito Radicale. Anche se la sua passione rimane la recitazione, come testimoniato dal fatto che ultranovantenne continua a interpretare i più svariati ruoli (pure demenziali) al cinema: Ti spiace se bacio mamma? (2003) di Alessandro Benvenuti, La febbre (2004) di Alessandro D'Alatri, e il più importante Gente di Roma (2003) di Ettore Scola, che gli ha fatto vincere il Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista. Cosa ci ha insegnato Foà? «La cultura vi renderà felici».


Mario Castellani

Data nascita: 1906, Roma (Italia)
Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia)
Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità.


Enzo Garinei

Data nascita: 4 Maggio 1926 (Toro), Roma (Italia)
Ottimo e spontaneo caratterista teatrale e cinematografico, Enzo Garinei esordisce in rivistine di carnevale per studenti al Teatro Valle di Roma, come primo attore in uno spettacolo scritto dal fratello Pietro (che si unirà in seguito a Sandro Giovannini, creando così la coppia "principe" del teatro leggero italiano del secondo dopoguerra). Dagli anni '40 comincia a partecipare a numerose importantissime riviste e commedie musicali accanto a grandi nomi del palcoscenico, come Wanda Osiris, Gianni Agus, Renato Rascel, Delia Scala e Gino Bramieri. È molto attivo anche in televisione, nel cinema - ha interpretato una serie di divertentissime commedie alcune delle quali al fianco di Totò ( Totò le Mokò, 1949; Totò terzo uomo, 1951) - e nel doppiaggio. Dai primi anni '80 è il direttore artistico della scuola teatrale "Ribalte" di Roma.


Nino Milano

Da anascita: 11 Ottobre 1922 (Bilancia), Napoli (Italia)
Per circa quindici anni Nino Milano lavora incessantemente guadagnandosi una reputazione di attore puntuale e preciso nelle caratterizzazioni, di vivace interlocutore con attori più noti, di servitore, di tassinaro, di inquilino curioso, di inserviente intrigante, di operaio in commedie brillanti per palati poco esigenti, apparendo in una miriade di pellicole che non gli permettono grandi voli e, purtroppo per lui, lo relegano a ruoli sovente in sottordine ma che non gli impediscono di costruirsi una filmografia impressionante.


Tina Pica

Data nascita: 31 Marzo 1884 (Ariete), Napoli (Italia)
Data morte: 16 Luglio 1968 (84 anni), Napoli (Italia)
Figlia d'arte, grandissima caratterista dalla voce inconfondibile, fu attrice giovane e versatile capace di vestire i panni di svariati personaggi, anche maschili. Attrice con F. Stella, si affermò soprattutto come eccellente commediante comica con i fratelli De Filippo (1931-38) e nella compagnia di Eduardo (1945-47). Esordì al cinema quando ancora non c'era il sonoro nel 1916, ma in seguito lavorò con gli attori più famosi: Totò, Vittorio De Sica, Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Gina Lollobrigida, Ugo Tognazzi, Fernandel. Nel cinema ebbe grande successo in film come Pane, amore e fantasia (1953, in cui impersonò l'invadente e comicissima Caramella), Pane, amore e gelosia (1954) e come protagonista d'una serie buffa imperniata sulla sua figura (Zia d'America, Nonna Sabella) e perfino sul suo nome (La Pica sul Pacifico, 1960). Impersonò personaggi fatti di napoletanità argute, semplici eppure complesse, protagonisti della vita di tutti i giorni della città partenopea. Tra i film che ha interpretato si ricordano Filumena Marturano (1951), L'oro di Napoli (1954) e Ieri, oggi e domani (1963).


Rosita Pisano

Da anascita: 7 Ottobre 1924 (Bilancia), Napoli (Italia)
Appartenente ad una numerosa famiglia di attori del teatro dialettale napoletano, fin da bambina respira la polvere del palcoscenico. Debutta giovanissima accanto ai parenti per ottenere poi una scrittura nella compagnia dei fratelli De Filippo, nell’immediato dopoguerra e continuare poi con il solo Eduardo dopo lo scioglimento della compagnia, per l’allontanamento di Peppino. In qualità di seconda attrice giovane, Rosita Pisano prende parte alla novità Questi fantasmi nel 1946, ripresa varie volte nelle stagioni successive. Sempre con Eduardo recita in Le bugie con le gambe lunghe (1948), cui segue nel medesimo periodo Le voci di dentro, oltre a varie altre commedie di Eduardo. Nel 1950 recita in La paura numero uno, poi si stacca dalla compagnia, scritturata da altre, come quella, altrettanto importante, di Nino Taranto, che nel 1957 le affida ruoli di simpatica comunicativa in L’ultimo scugnizzo e Bello di papà. Attrice spiritosa, garbata, deliziosamente insolente, disegna sia in teatro che nel cinema saporosi ritratti di amiche curiose, cameriere pettegole, vicine di casa invadenti, portinaie intriganti, popolane litigiose, donnette cialtrone e prepotenti, dosate con gusto e simpatia tipicamente napoletane. Nel cinema Rosita Pisano non ha un grande spazio, limitandosi a ruoli da caratterista arzilla e furba che non le permettono di mettere in luce le sue doti, che invece in teatro risaltano. I suoi personaggi ricordano le splendide figure di popolane create da Dolores Palumbo e Rosalia Maggio, con punte di salaci battute alla Tina Pica, ma hanno uno spessore talmente minimo da risultare quasi delle comparsate. Marginale è pure la sua attività televisiva, limitata all’originale Il valore commerciale (1967) di Giacomo Colli, che la dirige anche nell’episodio Il ventesimo ferragosto per la serie Le donne balorde nel 1970. Nello stesso anno appare anche nell’episodio L’assistito (1970), diretto da Italo Alfaro per la serie Piccole storie - Racconti napoletani; nel telefilm La sciantosa (1971), diretto da Alfredo Giannetti per la serie Tre donne, con Anna Magnani; e infine, sempre in ruoli marginali, in varie commedie del repertorio napoletano ridotte per il piccolo schermo.


Giovanni Grasso

Data nascita: 11 Novembre 1888 (Scorpione), Catania (Italia)
Data morte: 3 Maggio 1963 (74 anni), Catania (Italia)
È un corposo caratterista del cinema italiano dagli inizi del sonoro, esempio tipico del sanguigno e irruento temperamento siciliano. Ultimo erede di una famiglia di marionettisti ed attori, i famosi “pupari”, cugino ed omonimo del più famoso Giovanni Grasso, grandissimo attore del repertorio teatrale siciliano e in lingua, assume agli inizi della carriera, recitando accanto a lui, il nomignolo “junior” per distinguersi. Pur essendo dotato di una maschera mobilissima, di un fisico possente, di una recitazione nervosa e a volte scattante, non raggiunge in popolarità il cugino e soltanto dopo la morte di costui avvenuta nel 1930, riusce a costruirsi una discreta carriera cinematografica e, soprattutto, teatrale accanto alla moglie Virginia Balestrieri, già famosa interprete accanto al Grasso “senior” di uno dei più famosi film del cinema muto, Sperduti nel buio (1914), dal dramma di Roberto Bracco e diretto da Nino Martoglio. Dagli inizi della prima guerra mondiale recita sempre in teatro a fianco di Musco, delle Bragaglia, e nel 1920 ottiene il ruolo di primo attore nella Compagnia del Teatro Mediterraneo diretta da Nino Martoglio, facendosi apprezzare nel Ciclope di Euripide in una traduzione in siciliano di Pirandello, ma si porta sempre dietro il complesso di essere il minore della famosa famiglia sicula, il parente meno quotato. Di corporatura rilevante, grosso, capelli castani brizzolati, nel cinema sonoro riesce a costruirsi una non disprezzabile carriera come solido caratterista, ottenendo anche ruoli abbastanza significativi. Fra questi ricordiamo il simpatico cuoco dal cuore d’oro nel suo film d’esordio La telefonista (1932) di Malasomma, l’umano capitano della nave ne La grande luce / Montevergine (1939) di Campogalliani e quello di Piccoli naufraghi (1939) di Calzavara ed il protagonista de Il vetturale del San Gottardo (1942) di Hinrich e Illuminati, film discontinuo che non dà alcuna spinta alla sua carriera. Pur dotato di una bella voce anche se, ovviamente, con intonazioni dialettali, è spessissimo doppiato. Con la moglie Virginia Balestrieri e con altri attori siciliani come Pandolfini, costituisce nella stagione 1950-51 una formazione tutta siciliana portando in tournée i più quotati autori della Trinacria, come Verga, Capuana, Pirandello, Martoglio e Turi Vasile, di cui mette in scena L’acqua, ma ben presto deve abbandonare schermo e palcoscenico per gravi motivi di salute


Carlo Mazzarella

Data nascita: 30 Luglio 1919 (Leone), Genova (Italia)
Data morte: 7 Marzo 1993 (73 anni), Roma (Italia)
Diplomato all'Accademia che aveva frequentato con gli ex compagni di scuola Vittorio Gassman e Luigi Squarzina durante la guerra lavora in teatro con Sergio Tofano e Anna Proclemer e in riviste come Ritorna Za Bum e Pasquino. Il debutto al cinema è nel 1945 nel film di Mario Soldati Le miserie del signor Travet ma non è questa carriera a procurargli notorietà. Diventerà invece famoso come giornalista televisivo alla Rai. Tra i suoi film oltre Le miserie del signor Travet (presentato nel maggio 1946) di Soldati Il vento mi ha cantato una canzone (1947) di Camillo Mastrocinque Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis Luci del varietà (1950) di Alberto Lattuada e Federico Fellini Totò a colori (1952) di Steno Carosello napoletano (1953) di Ettore Giannini Un americano a Roma (1954) di Steno Il bigamo (1955) di Luciano Emmer Un eroe dei nostri tempi (1955) di Monicelli Il disco volante (1964) di Tinto Brass.


Nino Vingelli

Nome: Nino Vingell
Data nascita: 4 Giugno 1912 (Gemelli), Napoli (Italia)
Ha svolto attività teatrale, esordendo nel cinema durante la seconda guerra mondiale. Attore di buone doti drammatiche, dalla recitazione secca e composta, si è imposto, nel dopoguerra, come efficacissimo caratterista, sia in ruoli comici sia in ruoli drammatici. Tra i numerosi film interpretati in questi ultimi anni vanno ricordati almeno La legge (1959, J. Dassin), in cui tratteggiò con molto colore il personaggio di Pizzaccio; La sfida (1958, Francesco Rosi), dove fu un vigoroso e secco Gennaro; I magliari (1959, Francesco Rosi), dove apparve nelle vesti di Vincenzo. Di risorse drammatiche a volte sorprendenti, Vingelli si è venuto affermando come uno dei migliori caratteristi del recente cinema italiano, adatto soprattutto nelle parti di napoletano astuto, spesso privo di scrupoli, altre volte di cuore tenero e buon compagno


Gianni Baghino

Data nascita: 25 Giugno 1919 (Cancro), Carloforte (Italia)
Data morte: 23 Aprile 1995 (75 anni), Carloforte (Italia)
Bruno, di media statura, fisico possente, sguardo torvo e accigliato, inizia la carriera cinematografica nel dopoguerra come generico e figurante senza riuscire mai veramente ad ottenere ruoli corposi che lo facciano uscire dall’anonimato, nonostante una certa disinvoltura accompagnata da una discreta fotogenia, che gli permettono comunque di essere molto richiesto da produttori e registi anche importanti. Baghino diventa in breve tempo uno dei figuranti più quotati, l’ideale per impersonare ruoli più svariati in film di genere, dal poliziotto al brigantello, dal “pappone” alla guardia notturna, dal militare al delinquentello di borgata, dal contrabbandiere al contadino. Tutta una serie di figurine tratteggiate con serietà ma purtroppo non così incisive da farlo giungere al rango di buon caratterista. Ignoto ai più, spesso senza il proprio nome nei titoli di testa e di coda, è un attore che si adatta a fare di tutto pur di restare nell’ambito del settore, persino la controfigura al grande Paul Muni nel film italo-britannico Imbarco a mezzanotte (Stranger on the Prowl) diretto nel 1952 da Joseph Losey ma distribuito in Italia come diretto da Andrea Forzano. La filmografia del Baghino è comunque ricca di titoli di film che spaziano dall’avventuroso al poliziesco all’italiana, dalla commedia brillante al drammatico d’autore, dal peplum al melodramma romantico. Nel 1979 ha fatto parte del cast del lungo sceneggiato televisivo Cinema!!! diretto da Pupi Avati

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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