Soggetto
L'agente di P.S. Caccavallo arresta per errore Carolina che tenta il suicidio al commissariato.Temendo le reazioni della stampa Caccavallo accompagna la donna al proprio paese.Qui Carolina confessa al parroco di essere incinta,ma viene cacciata dai parenti.Ricondotta a Roma dall'agente questi tenta di farla fuggire con un ladruncolo da lui arrestato.Non ci riesce e alla fine decide di tenerla con sé.
Critica e curiosità
"Totò e Carolina" su Novelle film del 19 marzo 1955
E' uno dei film più censurati della storia del cinema italiano , nella versione che venne poi distribuita pare che fossero avvenuti 31 tagli e 23 battute modificate . Girato tra l'ottobre del '53 e il gennaio del '54 una volta montato venne presentato alla commissione di censura , pare che proprio il ministro degli Interni , Mario Scelba , si sentì scosso da tale pellicola . La commissione censoria ravvisa nel film oltraggio al pudore , alla morale , alla religione , alle forze armate e chiede decine di tagli . Non era ammissibile che un poliziotto decidesse di avanzare di grado solo per poter avere più soldi alla fine del mese , o che viva in una casupola ; non era concepibile che i comunisti fossero dei bonaccioni e i preti troppo concilianti ; che i primi cantino bandiera Rossa e aiutino il poliziotto a spingere la camionetta in avaria ; non era ammissibile che un poliziotto giocasse al lotto : queste solo alcune delle "inammissibilita " decretate dalla commissione censoria che chiedeva altrettanti tagli . Tra le scene tagliate ,all'inizio del film , in occasione della retata a Villa Borghese si vedeva un agente che apriva la portiera di un auto ma scusandosi con l'occupante diceva : " Scusate Eccellenza " ; altra scena censurata quella in cui Caccavallo incarica un vecchio di sorvegliare Carolina mentre lui e gli altri spingono la camionetta , il vecchio chiede alla ragazza cosa abbia fatto e alla risposta di lei "Ho menato al padrone" la lascia andare al grido "Viva la liberta'. Abbasso i padroni, sempre! " nella versione censurata la frase diventa " Viva l'amore " . Alla fine il film esce mutilato nelle sale e solo nell'aprile del 1955 , quasi un anno dopo .Degli iniziali 2595 metri di pellicola il film dopo i tagli si riduce a 2386 metri.
Ecco quanto si legge dopo i titoli di testa all'inizio del film:
"Il personaggio interpretato da Totò in questo film appartiene al mondo della pura fantasia.
Il fatto stesso che la vicenda e' vissuta da Totò trasporta tutto in un mondo e sun un piano particolare. Gli eventi riflessi nella realtà non hanno riferimenti precisi, e sono sempre riscattati da quel clima dell'irreale che non intacca minimamente la riconoscenza ed il ripsetto che ogni cittadino deve alle forze della polizia"
Nel 1999 grazie ad alcuni ritrovamenti in varie cineteche il film e' stato riproposto in una nuova versione restaurata e in parte reintegrata nelle parti mancanti. Da rilevare che questo e' uno dei pochissimi film in cui Totò recita senza spalla . Scriveva Franco Berruti . " [..] Non conosciamo l'edizione integrale e non ci arrischiamo a indovinare le battute censurate e i metri caduti sotto le forbici .[..]Totò e Carolina è una somma di reminiscenze [..] ; che Totò non rinuncia ad essere Totò , e che le forze di polizia non sibiscono il minimo sgraffio al loro prestigio [..] ". E Angelo Solmi : " [..] Totò e Carolina è una farsa piuttosto pesante e grossolana , con lazzi di dubbio gusto e luoghi comuni molte volte sentiti e ripetuti [..] " .
Anna Maria Ferrero

Nome: Anna-Maria Guerro
Data nascita: 18 Febbraio 1934 (Acquario), Roma (Italia)
L'attrice romana fa il suo esordio ancora adolescente ne Il cielo è rosso (1949), con la regia di Claudio Gora, che dirigerà nuovamente l'attrice, in Febbre di vivere (1952). L'attività della Ferrero è estremamente intensa nei primi anni Cinquanta e contempla la partecipazione a numerosi film che saranno fondamentali per la sua formazione, chiamata da registi come Michelangelo Antonioni, Mario Monicelli, Carlo Lizzani, Gianni Franciolini, Dino Risi e Francesco Maselli nel corso di un periodo limitato di anni (dal 1950 al 1961), durante i quali si articola la sua carriera, relativamente breve, ma densa di soddisfazioni e riconoscimenti. Nel 1950, l'attrice recita in Il Cristo proibito, l'unico film diretto dallo scrittore Curzio Malaparte. Nell'anno successivo, è impegnata nella lavorazione del suo primo film come protagonista: Le due verità di Antonio Leonviola. Accanto a una serie di titoli di differente spessore tutti realizzati nel 1952 che affinano le sue doti di attrice sensibile e spontanea (Lo sai che i papaveri... di Vittorio Metz e Marcello Marchesi, Ragazze da marito di Eduardo De Filippo, Canzoni di mezzo secolo di Domenico Paolella), la Ferrero interpreta nello stesso anno, l'episodio italiano de I vinti di Michelangelo Antonioni e Le infedeli, diretto da Steno e Monicelli. Nel 1953, l'attrice prende parte a un considerevole numero di film, tra i quali il comico Siamo tutti inquilini di Mario Mattoli, Napoletani a Milano diretto e interpretato da Eduardo De Filippo, il biografico Giuseppe Verdi di Raffaele Matarazzo e inoltre l'esile, ma garbato Villa Borghese, pellicola a episodi diretta da Gianni Francolini. Nello stesso anno l'attrice fornisce una significativa dimostrazione del suo talento in Cronache di poveri amanti, diretto da Carlo Lizzani. Nel film, premiato al Festival Cannes e insignito di due Nastri d'Argento, la Ferrero, nel ruolo della popolana Gesuina, fa parte di un cast prestigioso assieme a Cosetta Greco, Antonella Lualdi, Marcello Mastroianni. Subito dopo è la co-protagonista in Totò e Carolina (1954), di Mario Monicelli, in cui un inconsueto Totò, agente di pubblica sicurezza dal cuore tenero, è incaricato di riportare al suo paese l'ingenua Carolina, togliendola dai guai. Nello stesso periodo la Ferrero recita in Guai aI vinti (1954) di Raffaello Matarazzo, un regista estremamente abile nel confezionare vicende melodrammatiche di forte presa sul piano emotivo; nel musicale Canzoni di tutta Italia (1955) di Domenico Paolella e nel 1956 è tra le interpreti del kolossal Guerra e pace ("War and Peace") diretto da King Vidor e da Mario Soldati con un cast di divi holliwoodiani del calibro di Audrey Hepburn, Mel Ferrer e Henry Fonda. L'attività della Ferrero come attrice cinematografica non deve far dimenticare quella, non meno rilevante, come affermata interprete teatrale: dal 1953 la Ferrero fa parte della compagnia di Vittorio Gassman con cui rimarrà per alcune stagioni, fornendo alcune delle sue più intense prove nella messa in scena di classici Ed è proprio accanto a Vittorio Gassman e da lui diretto, che la Ferrero interpreta nel 1956 la parte di Anna Damby nella versione cinematografica del dramma Kean, genio e sregolatezza La carriera cinematografica dell'attrice, che si arricchisce di nuovi titoli, conosce uno dei suoi momenti più significativi a cavallo tra i due decenni, prima del suo ritiro: nel 1959 la Ferrero interpreta La notte brava di Mauro Bolognini, con la sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini, e L'impiegato, diretto da Gianni Puccini, in cui l'attrice è l'affascinante e sensuale donna dell'alter ego onirico del travet protagonista (impersonato da Nino Manfredi). Nel 1960 è Marina, la fidanzata di Anselmo (Gérard Blain) ne I delfini di Francesco Maselli. E' nello stesso anno che l'attrice è la protagonista femminile ne Il mattatore di Dino Risi. La pellicola che deve il suo titolo a una fortunata serie televisiva interpretata da Vittorio Gassman, contiene spunti ripresi proprio dallo spettacolo teatrale "I tromboni" cui la Ferrero aveva preso parte pochi anni prima. Carlo Lizzani, ricorrerà all'attrice romana in altre due occasioni: con Il gobbo>/em> (1960) e L'oro di Roma (1961), nei quali la Ferrero recita ancora - come ne I delfini a fianco di Gérard Blain. Dopo il matrimonio con il collega Jean Sorel l'interprete abbandona l'attività, prendendo comunque parte a Controsesso (1964) di Franco Rossi, Marco Ferreri e Renato Castellani, nell'episodio - diretto da Franco Rossi - Cocaina di domenica
Gianni Cavalieri

Data nascita: 7 Marzo 1908 (Pesci), Padova (Italia)
Data morte: 5 Luglio 1955 (47 anni), Treviso (Italia)
Fratello dell'attore Gino Cavalieri, iniziò come attore nel teatro veneto, in cui svolse un'attività intensa e qualitativamente valida. Nel cinema esordì nel 1937 in Nina, non far la stupida, un film leggero diretto da Nunzio Malasomma, particolarmente adatto alle sue doti di attore brillante e in cui ebbe al fianco il fratello Gino. In seguito, Cavalieri prese parte a numerosi film, talora insieme al fratello, ma sempre in parti secondarie, che non gli impedirono tuttavia di far valere le sue capacità nel delineare macchiette gustose e ben caratterizzate.
Maurizio Arena

Nome: Maurizio di Lorenzo
Data nascita: 26 Dicembre 1933 (Capricorno), Roma (Italia)
Data morte: 21 Novembre 1979 (45 anni), Roma (Italia)
Dopo tre anni di gavetta in parti secondarie (come quella di Mario in Racconti romani, del 1955), Maurizio Arena raggiunge la celebrità col personaggio di Romolo nel film Poveri ma belli (1956) di Dino Risi. In questo film, e in quelli che verranno, Arena impersona il fusto trasteverino, sbruffone, donnaiolo e scansafatiche. In seguito tenterà di uscire, ma senza alcun risultato, da questo cliché con Un uomo facile (1958), sfortunato film di Paolo Heusch, in cui figurò degnamente nei panni di un ragazzo del popolo che intraprende la carriera di pugile, e Il magistrato (1959) di Luigi Zampa. Fino alla fine degli anni '50 riproporrà questo tipo in film comico-sentimentali di grande successo popolare, come Belle ma povere (1957) di Dino Risi, Vacanze ad Ischia (1957) di Mario Camerini, Valeria ragazza poco seria (1958) di Guido Malatesta, Simpatico mascalzone (1959) di Mario Amendola. Ma non si può essere sempre "Poveri ma belli ": quando lo smargiasso di borgata passa di moda, Arena cerca disperatamente di rinverdire l'effimero successo. Nel 1960, nonostante la sua stella sia già tramontata, l'attore produce, dirige e interpreta il film Il principe fusto. Travolto da scandali sentimentali (memorabile rimane la sua burrascosa storia d'amore con Beatrice di Savoia), negli anni '60 si allontana dal cinema, per farvi ritorno sporadicamente e nell'indifferenza generale. Finisce la sua breve esistenza il 21 novembre 1979, dopo aver fatto parlare di sé come guaritore.
Arnoldo Foà

Data nascita: 24 Gennaio 1916 (Acquario), Ferrara (Italia)
Siamo al capitolo secondo della sua vita, ma la strada è ancora lunga ed è tutta da scrivere. Per una persona come Arnoldo Foà poi, da sempre incastonato e attivo nella cultura italiana, con la stessa passione, lo stesso cuore e lo stesso occhio di sessant'anni fa, è tutto continuamente attuale e vivo.
Classe 1916, romagnolo doc, di famiglia ebraica, si trasferisce con i genitori a Firenze, dove termina gli studi superiori, iscrivendosi poi alla scuola di recitazione del Rasi, sotto la guida di Raffaello Melani. A vent'anni abbandona gli studi di Economia e Commercio a Firenze per trasferirsi a Roma, dove frequenta per qualche tempo il Centro Sperimentale di Cinematografia. Disgraziatamente, nel 1938, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, Foà, in quanto ebreo, è costretto a lasciare i corsi di studio.
Trova lavoro nel cinema, esordendo in Crispino e la comare (1938) di Vincenzo Sorelli, affiancando nella recitazione Silvana Jachino e Mario Pisu. Sarà poi presente nello storico Ettore Fieramosca (1938) di Alessandro Blasetti, che lo dirigerà anche in Un giorno nella vita (1948) e Altri tempi (1952).
Riuscito a scampare ai rastrellamenti etnici e ai campi di sterminio, vivendo sotto il falso nome di Puccio Gamma e guadagnandosi il pane come “pompiere”, vale a dire come sostituto di attori malati nelle più famose compagnie dell'epoca (Cervi-Pagnani-Morelli-Stoppa, Ninchi-Barnabò, Adani-Cimara, Maltagliati-Cimara), verso la fine della guerra si rifugia a Napoli, dove viene assunto come capo-annunicatore alla Radio Alleata PWB, con il compito di comunicare a milioni di ascoltatori la mattina dell'8 settembre 1943, la firma dell'armistizio fra le forse armate alleate e quelle nemiche tedesche.
Tornato a teatro, nel dopoguerra, viene diretto sul palco da Luchino Visconti e si unisce a numerose compagnie: Ferrati-Cortese-Scelzo, Ferrati-Cortese-Cimara, Stoppa-Morelli-Cervi, la Compagnia del Teatro Nazionale. Ciò contribuirà notevolmente alla sua ascesa verso la fama. Difficile dimenticarlo nell'adattamento di Shaw “La brava gente” (1945), “Delitto e castigo” o “La luna è tramontata”. Comincia a lavorare persino come doppiatore, utilizzando un nome d'arte. Sua è la voce di Anthony Quinn ne La strada (1954) di Federico Fellini. Contribuisce notevolmente anche alla nascita della Radio Rai (ex EIAR), partecipando a numerose trasmissioni con gli attori più importanti dell'epoca, mentre al cinema è diretto da Pietro Germi, Mario Camerini e soprattutto Mario Mattoli, anche se solo per piccoli ruoli.
Sposato ben quattro volte e per ben tre volte divorziato, negli anni Cinquanta viene diretto da Riccardo Freda ne Il tradimento – Passato che uccide (1951) con Vittorio Gassman e Amedeo Nazzari. Poi la sua fama esplode anche all'estero: Joseph Losey lo dirige nel drammatico Imbarco a mezzanotte (1952) e Christian-Jaque in Lucrezia Borgia (1953). In Italia è uno dei pochi italiani (assieme ad Alida Valli) a recitare nel film di Mario Soldati La mano dello straniero (1953), mentre per Monicelli sarà un co-protagonista assieme a Totò e Anna Maria Ferrero del film comico Totò e Carolina (1954).
Forte delle sue esperienze teatrali, viene scritturato al Piccolo di Milano dove interpreta “Giulio Cesare” (1953-54), mettendosi all'opera anche come regista teatrale con la commedia scritta da lui stesso “Signori, buonasera”. Spesso usato da Strehler, porterà sulla scena “La lanzichenecca” (1964-65), poi fonderà una sua compagnia interpretando: “Lazzaro”, “Paura di me”, “Ruy Blas”, “Zio Vanja” e “Golem”.
Cinematograficamente parlando, la sua filmografia si arricchisce di registi internazionali come Orson Welles (Il processo, 1962), Richard Fleischer (Barabba, 1962), Edward Dmytryk (Cronache di un convento, 1962) e Tony Richardson (Il marinaio del “Gibilterra”, 1967). Celebre per le sue registrazioni di dizioni poetiche su vinile (e recentemente anche su cd) di Dante, Lucrezio, Carducci, Neruda, Leopardi e Garcia Lorca, contribuisce enormemente alla divulgazione delle opere di grandi autori spagnoli che all'epoca erano poco conosciuti in Italia. Importante il suo contributo televisivo dove recita in importanti sceneggiati come “Capitan Fracassa”, “Le cinque giornate di Milano”, “La freccia nera”, “L'isola del tesoro”, “Il giornalino di Gian burrasca”, “David Copperfield”, “Il cugino americano” e “Nostromo” (trasmesso con successo in tutto il mondo).
Affianca Jean-Paul Belmondo e Alain Delon in Borsalino (1969) di Jacques Deray, poi passa a protagonista de Il sorriso del grande tentatore (1974) di Damiano Damiani con Glenda Jackson, mentre Vincent Minnelli lo dirigerà affianco alla figlia in Nina (1976). Negli anni Ottanta, si distingue per Cento giorni a Palermo (1983) di Giuseppe Ferrara, mentre negli anni Novanta è diretto da due attori passati alla regia: Luca Barbareschi in Ardena (1997) e Ricky Tognazzi ne I giudici (1999).
Nel corso della sua carriera, oltre che fulgido attore è stato anche pittore, scultore, giornalista e scrittore (“La costituzione di Prinz” e “Le pompe di Satana”), nonché consigliere comunale di Roma per il Partito Radicale. Anche se la sua passione rimane la recitazione, come testimoniato dal fatto che ultranovantenne continua a interpretare i più svariati ruoli (pure demenziali) al cinema: Ti spiace se bacio mamma? (2003) di Alessandro Benvenuti, La febbre (2004) di Alessandro D'Alatri, e il più importante Gente di Roma (2003) di Ettore Scola, che gli ha fatto vincere il Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista. Cosa ci ha insegnato Foà? «La cultura vi renderà felici».
Mario Castellani

Data nascita: 1906, Roma (Italia)
Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia)
Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità.
Enzo Garinei

Data nascita: 4 Maggio 1926 (Toro), Roma (Italia)
Ottimo e spontaneo caratterista teatrale e cinematografico, Enzo Garinei esordisce in rivistine di carnevale per studenti al Teatro Valle di Roma, come primo attore in uno spettacolo scritto dal fratello Pietro (che si unirà in seguito a Sandro Giovannini, creando così la coppia "principe" del teatro leggero italiano del secondo dopoguerra). Dagli anni '40 comincia a partecipare a numerose importantissime riviste e commedie musicali accanto a grandi nomi del palcoscenico, come Wanda Osiris, Gianni Agus, Renato Rascel, Delia Scala e Gino Bramieri. È molto attivo anche in televisione, nel cinema - ha interpretato una serie di divertentissime commedie alcune delle quali al fianco di Totò ( Totò le Mokò, 1949; Totò terzo uomo, 1951) - e nel doppiaggio. Dai primi anni '80 è il direttore artistico della scuola teatrale "Ribalte" di Roma.
Nino Milano

Da anascita: 11 Ottobre 1922 (Bilancia), Napoli (Italia)
Per circa quindici anni Nino Milano lavora incessantemente guadagnandosi una reputazione di attore puntuale e preciso nelle caratterizzazioni, di vivace interlocutore con attori più noti, di servitore, di tassinaro, di inquilino curioso, di inserviente intrigante, di operaio in commedie brillanti per palati poco esigenti, apparendo in una miriade di pellicole che non gli permettono grandi voli e, purtroppo per lui, lo relegano a ruoli sovente in sottordine ma che non gli impediscono di costruirsi una filmografia impressionante.
Tina Pica

Data nascita: 31 Marzo 1884 (Ariete), Napoli (Italia)
Data morte: 16 Luglio 1968 (84 anni), Napoli (Italia)
Figlia d'arte, grandissima caratterista dalla voce inconfondibile, fu attrice giovane e versatile capace di vestire i panni di svariati personaggi, anche maschili. Attrice con F. Stella, si affermò soprattutto come eccellente commediante comica con i fratelli De Filippo (1931-38) e nella compagnia di Eduardo (1945-47). Esordì al cinema quando ancora non c'era il sonoro nel 1916, ma in seguito lavorò con gli attori più famosi: Totò, Vittorio De Sica, Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Gina Lollobrigida, Ugo Tognazzi, Fernandel. Nel cinema ebbe grande successo in film come Pane, amore e fantasia (1953, in cui impersonò l'invadente e comicissima Caramella), Pane, amore e gelosia (1954) e come protagonista d'una serie buffa imperniata sulla sua figura (Zia d'America, Nonna Sabella) e perfino sul suo nome (La Pica sul Pacifico, 1960). Impersonò personaggi fatti di napoletanità argute, semplici eppure complesse, protagonisti della vita di tutti i giorni della città partenopea. Tra i film che ha interpretato si ricordano Filumena Marturano (1951), L'oro di Napoli (1954) e Ieri, oggi e domani (1963).
Rosita Pisano

Da anascita: 7 Ottobre 1924 (Bilancia), Napoli (Italia)
Appartenente ad una numerosa famiglia di attori del teatro dialettale napoletano, fin da bambina respira la polvere del palcoscenico. Debutta giovanissima accanto ai parenti per ottenere poi una scrittura nella compagnia dei fratelli De Filippo, nell’immediato dopoguerra e continuare poi con il solo Eduardo dopo lo scioglimento della compagnia, per l’allontanamento di Peppino. In qualità di seconda attrice giovane, Rosita Pisano prende parte alla novità Questi fantasmi nel 1946, ripresa varie volte nelle stagioni successive. Sempre con Eduardo recita in Le bugie con le gambe lunghe (1948), cui segue nel medesimo periodo Le voci di dentro, oltre a varie altre commedie di Eduardo. Nel 1950 recita in La paura numero uno, poi si stacca dalla compagnia, scritturata da altre, come quella, altrettanto importante, di Nino Taranto, che nel 1957 le affida ruoli di simpatica comunicativa in L’ultimo scugnizzo e Bello di papà. Attrice spiritosa, garbata, deliziosamente insolente, disegna sia in teatro che nel cinema saporosi ritratti di amiche curiose, cameriere pettegole, vicine di casa invadenti, portinaie intriganti, popolane litigiose, donnette cialtrone e prepotenti, dosate con gusto e simpatia tipicamente napoletane.
Nel cinema Rosita Pisano non ha un grande spazio, limitandosi a ruoli da caratterista arzilla e furba che non le permettono di mettere in luce le sue doti, che invece in teatro risaltano. I suoi personaggi ricordano le splendide figure di popolane create da Dolores Palumbo e Rosalia Maggio, con punte di salaci battute alla Tina Pica, ma hanno uno spessore talmente minimo da risultare quasi delle comparsate. Marginale è pure la sua attività televisiva, limitata all’originale Il valore commerciale (1967) di Giacomo Colli, che la dirige anche nell’episodio Il ventesimo ferragosto per la serie Le donne balorde nel 1970. Nello stesso anno appare anche nell’episodio L’assistito (1970), diretto da Italo Alfaro per la serie Piccole storie - Racconti napoletani; nel telefilm La sciantosa (1971), diretto da Alfredo Giannetti per la serie Tre donne, con Anna Magnani; e infine, sempre in ruoli marginali, in varie commedie del repertorio napoletano ridotte per il piccolo schermo.
Giovanni Grasso

Data nascita: 11 Novembre 1888 (Scorpione), Catania (Italia)
Data morte: 3 Maggio 1963 (74 anni), Catania (Italia)
È un corposo caratterista del cinema italiano dagli inizi del sonoro, esempio tipico del sanguigno e irruento temperamento siciliano. Ultimo erede di una famiglia di marionettisti ed attori, i famosi “pupari”, cugino ed omonimo del più famoso Giovanni Grasso, grandissimo attore del repertorio teatrale siciliano e in lingua, assume agli inizi della carriera, recitando accanto a lui, il nomignolo “junior” per distinguersi. Pur essendo dotato di una maschera mobilissima, di un fisico possente, di una recitazione nervosa e a volte scattante, non raggiunge in popolarità il cugino e soltanto dopo la morte di costui avvenuta nel 1930, riusce a costruirsi una discreta carriera cinematografica e, soprattutto, teatrale accanto alla moglie Virginia Balestrieri, già famosa interprete accanto al Grasso “senior” di uno dei più famosi film del cinema muto, Sperduti nel buio (1914), dal dramma di Roberto Bracco e diretto da Nino Martoglio.
Dagli inizi della prima guerra mondiale recita sempre in teatro a fianco di Musco, delle Bragaglia, e nel 1920 ottiene il ruolo di primo attore nella Compagnia del Teatro Mediterraneo diretta da Nino Martoglio, facendosi apprezzare nel Ciclope di Euripide in una traduzione in siciliano di Pirandello, ma si porta sempre dietro il complesso di essere il minore della famosa famiglia sicula, il parente meno quotato. Di corporatura rilevante, grosso, capelli castani brizzolati, nel cinema sonoro riesce a costruirsi una non disprezzabile carriera come solido caratterista, ottenendo anche ruoli abbastanza significativi. Fra questi ricordiamo il simpatico cuoco dal cuore d’oro nel suo film d’esordio La telefonista (1932) di Malasomma, l’umano capitano della nave ne La grande luce / Montevergine (1939) di Campogalliani e quello di Piccoli naufraghi (1939) di Calzavara ed il protagonista de Il vetturale del San Gottardo (1942) di Hinrich e Illuminati, film discontinuo che non dà alcuna spinta alla sua carriera. Pur dotato di una bella voce anche se, ovviamente, con intonazioni dialettali, è spessissimo doppiato.
Con la moglie Virginia Balestrieri e con altri attori siciliani come Pandolfini, costituisce nella stagione 1950-51 una formazione tutta siciliana portando in tournée i più quotati autori della Trinacria, come Verga, Capuana, Pirandello, Martoglio e Turi Vasile, di cui mette in scena L’acqua, ma ben presto deve abbandonare schermo e palcoscenico per gravi motivi di salute
Carlo Mazzarella
Data nascita: 30 Luglio 1919 (Leone), Genova (Italia)
Data morte: 7 Marzo 1993 (73 anni), Roma (Italia)
Diplomato all'Accademia che aveva frequentato con gli ex compagni di scuola Vittorio Gassman e Luigi Squarzina durante la guerra lavora in teatro con Sergio Tofano e Anna Proclemer e in riviste come Ritorna Za Bum e Pasquino. Il debutto al cinema è nel 1945 nel film di Mario Soldati Le miserie del signor Travet ma non è questa carriera a procurargli notorietà. Diventerà invece famoso come giornalista televisivo alla Rai. Tra i suoi film oltre Le miserie del signor Travet (presentato nel maggio 1946) di Soldati Il vento mi ha cantato una canzone (1947) di Camillo Mastrocinque Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis Luci del varietà (1950) di Alberto Lattuada e Federico Fellini Totò a colori (1952) di Steno Carosello napoletano (1953) di Ettore Giannini Un americano a Roma (1954) di Steno Il bigamo (1955) di Luciano Emmer Un eroe dei nostri tempi (1955) di Monicelli Il disco volante (1964) di Tinto Brass.
Nino Vingelli

Nome: Nino Vingell
Data nascita: 4 Giugno 1912 (Gemelli), Napoli (Italia)
Ha svolto attività teatrale, esordendo nel cinema durante la seconda guerra mondiale. Attore di buone doti drammatiche, dalla recitazione secca e composta, si è imposto, nel dopoguerra, come efficacissimo caratterista, sia in ruoli comici sia in ruoli drammatici. Tra i numerosi film interpretati in questi ultimi anni vanno ricordati almeno La legge (1959, J. Dassin), in cui tratteggiò con molto colore il personaggio di Pizzaccio; La sfida (1958, Francesco Rosi), dove fu un vigoroso e secco Gennaro; I magliari (1959, Francesco Rosi), dove apparve nelle vesti di Vincenzo. Di risorse drammatiche a volte sorprendenti, Vingelli si è venuto affermando come uno dei migliori caratteristi del recente cinema italiano, adatto soprattutto nelle parti di napoletano astuto, spesso privo di scrupoli, altre volte di cuore tenero e buon compagno
Gianni Baghino

Data nascita: 25 Giugno 1919 (Cancro), Carloforte (Italia)
Data morte: 23 Aprile 1995 (75 anni), Carloforte (Italia)
Bruno, di media statura, fisico possente, sguardo torvo e accigliato, inizia la carriera cinematografica nel dopoguerra come generico e figurante senza riuscire mai veramente ad ottenere ruoli corposi che lo facciano uscire dall’anonimato, nonostante una certa disinvoltura accompagnata da una discreta fotogenia, che gli permettono comunque di essere molto richiesto da produttori e registi anche importanti. Baghino diventa in breve tempo uno dei figuranti più quotati, l’ideale per impersonare ruoli più svariati in film di genere, dal poliziotto al brigantello, dal “pappone” alla guardia notturna, dal militare al delinquentello di borgata, dal contrabbandiere al contadino. Tutta una serie di figurine tratteggiate con serietà ma purtroppo non così incisive da farlo giungere al rango di buon caratterista.
Ignoto ai più, spesso senza il proprio nome nei titoli di testa e di coda, è un attore che si adatta a fare di tutto pur di restare nell’ambito del settore, persino la controfigura al grande Paul Muni nel film italo-britannico Imbarco a mezzanotte (Stranger on the Prowl) diretto nel 1952 da Joseph Losey ma distribuito in Italia come diretto da Andrea Forzano. La filmografia del Baghino è comunque ricca di titoli di film che spaziano dall’avventuroso al poliziesco all’italiana, dalla commedia brillante al drammatico d’autore, dal peplum al melodramma romantico.
Nel 1979 ha fatto parte del cast del lungo sceneggiato televisivo Cinema!!! diretto da Pupi Avati
*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it
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