L'appartamento di Totò (1954)

Roma. Antonio De Curtis Griffo Focas Comneno Gagliardi, principe di Bisanzio, in arte Totò, abita da circa due anni in un appartamento di dieci stanze, al piano nobile di una ridente palazzina bianca, in viale Buozzi, nel quartiere Parioli. Totò vive solo, con il segretario che è un suo cugino, tre persone di servizio e un cane lupo. Il fitto traffico telefonico è disimpegnato da un centralino e da sette apparecchi collocati nelle varie stanze. Nelle camere vi sono mobili del '700 e dell' '800; quando gli capita l'occasione l'attore ne acquista di nuovi ed elimina quelli che gli sono venuti a noia. Qui Totò è nell'anticamera, alla cui parete è addossato un lungo armadio in rovere suddiviso in dieci elementi: sugli sportelli sono riprodotti gli stemmi di famiglia. L'anticamera è preceduta da uno strano vestibolo rivestito completamente di specchi: chi vi entra si vede all'improvviso riprodotto in cento figure.


Totò e la figlia in un angolo della sala da pranzo; il divano e la poltrona sono in velluto rosso il pavimento è in maiolica. In fondo si vede il salone di rappresentanza e più in fondo ancora la sala d'ingresso. Nella fotografia, a destra, si vede un carrello con un servizio inglese da tè, in argento, dell' '800. La parte più caratteristica dell'appartamento di Totò è costiuta dalla sfilata di tre stanze - sala d'ingresso, salone di rappresentanza e sala da pranzo - aperte una sull'altra, senza porte di comunicazione; la sfilata segue l'andamento curvilineo del muro a sud della palazzina per tutta la lunghezza del piano. Grandi finestre a rettangolo, protette da tendaggi in velluto rosso, danno luce a queste stanze che formano una specie di galleria. Su alcune porte Totò, notoriamente orgoglioso delle sue origini nobiliari, ha voluto che fosse collocato lo stemma della sua famiglia, in bronzo: un'aquila bicipite.


In questo salottino sono contenuti alcuni degli attestati nobiliari di Totò. Sopra il caminetto si vede la pergamena con lo stemma dei De Curtis e un'antica dicitura. Sul caminetto, in legno intagliato, sono collocate due antichissime lamllade a petrolio appartenenti alla famiglia De Curtis.


Un altro angolo deÌIo stessò salottino: Totò siede su un divano di cuoio marrone scuro con spalliera trapuntata. Sopra il divano è appesa una marina veneziana, dipinta alla fine del '700. Nella stessa stanza, in basse biblioteche sotto le finestre, sono custoditi numerosi volumi di araldica.


Totò e la figlia Liliana (moglie dell'ing. Buffardi e residente nello stesso viale Buozzi) in un angolo del salone, davanti a una delle due consolles veneziane in stile Luigi XV. L'orologio è un Luuigi XV francese in bronzo. Il termosifone, a destra, è nascosto da una plancia d'ottone traforato.


Totò gioca con il suo cane lungo il corridoio che porta dalla sala da pranzo alle camere da letto. Si vedono il pavimento in marmo, stampe romane dell' '800 alle pareti e una colonnina in marmo rosso con anfora. Totò risiede a Roma da cinque anni: finora ha già cambiato tre appartamenti.


Totò e la figlia nella sala da pranzo d'ispirazione rinascimentale. Lampadario di Murano, soffitto decoprato con festoni di fiori, alla napoletana. Totò pranza spesso con la figlia e il genero e siede sul lato lungo del tavolo, mai a capotavola. E' un inquilino tranquillo.


Due altre immagini dell'appartamento di Totò. A sinistra: la camera da letto nello stile'del '700 veneziano, con due comodini bombati di valore e l'apparecchio telefonico verde per intonarsi all'ambiente. A destra: un angolo della sala da pranzo, con il lampadario di Murano, il soffitto decorato a fiori e le ampie vetrate. Totò si rifugia volentieri nella camera da letto, dove ha una grossa stufa elettrica e su un tavolino, la macchina da scrivere. Totò si alza di regola verso mezzogiorno: la sua toletta è lunghissima. Spesso, mentre si rade, compone le sue canzoni e ne annota le parole sul pacchetto delle sigarette. Poi corre al pianoforte, cerca il motivo sulla tastiera con un solo dito e lo registra immediatamente su un appositO apparecchio per non dimenticarselo. Totò si difende dagli ammiratori: per arrivare a lui bisogna superare lo sbarramento della portineria, del segretado e del personale di servizio.

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- Principe Antonio de Curtis - in arte " Toto' "

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