Lo smemorato di Collegno

[Totò e Nino Taranto] [Totò]

[Totò,Macario e Mimmo Poli] [Totò Aroldo Tieri e Yvonne Sanson]

[Totò,Mario Castellani e Pietro Carloni] [Totò]

Videoclip titoli di testa

Regia : Sergio Corbucci
Soggetto : Giovanni Grimaldi,Sergio Corbucci
Sceneggiatura : Giovanni Grimaldi,Sergio Corbucci
Fotografia : Enzo Barboni
Scenografia : Giorgio Giovannini
Musica : Piero Piccioni
Montaggio : Giuliana Antenni
Aiuto regia : Franco Rossellini
Assistente alla regia : Mario Castellani
Direttore produzione : Renato Angiolini
Produzione : G.Buffardi per Euro Intern.Films-Buffardi,Roma
Durata: 87 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( lo smemorato )
Nino Taranto( lo psichiatra Ademaro Gioberti )
Erminio Macario( il matto Nicola Politi )
Yvonne Sanson( Linda Ballarini )
Aroldo Tieri( l'amministratore Zannini )
Antonio Acqua(il giudice)
Andrea Cecchi( l'avvocato Rossetti )
Mario Pisu( l'avvocato Dell'Orso )
Pietro Carloni( Francesco Ballarini )
Mario Castellani( Giorgio Ballarini )
Elvy Lissiak( la signora Polacich )
Franco Volpi( il pubblico ministero )
Riccardo Billi( Fernando Meniconi )
Enrico Viarisio( il ministro )
Franco Giacobini( il giornalista romano )
Gisella Sofio( la giornalista milanese )
Gianni Rizzo( il ragioniere siciliano )
Franco Ressel( l'agente pubblicitario )
Consalvo Dell'Arti( Natale,il maggiordomo )
Peppino De martino( il commissario )
Mimmo Poli(il matto che fa la panchina)
Sergio Corbucci(l'uomo in attesa dal ministro)

                 

        

    

Soggetto

Un smemorato e' riconosciuto come suo marito sia dalla moglie dell'industriale Ballarini,disperso in guerra,sia dalla signora Polacich ed e' riconosciuto anche come il truffatore Giuseppe da un suo complice.In tribunale si scopre che tutti per diversi motivi hanno mentito.

Critica e curiosità

Girato nel giugno del '62 il film si ispira ad un fatto realmente accaduto : il famoso caso di Bruneri e Canella , il cui processo aveva come protagonista un reduce della prima guerra mondiale che aveva completamente perso la memoria , e venne celebrato a Pollenza nel 1927 . Nel film Totò ritrova Macario e vecchi amici con i quali non lavorava da parecchio tempo .
Scriveva Vittorio Ricciuti : " Sergio Corbucci che è un regista attento e di gusto [..] è riuscito ad evitare che si degenerasse , anche nei momenti in cui più Totò vi da dentro , in una farsa . Totò è , come sempre , un comico lepidissimo , che ha trovato una spalla piena d'umore in Nino Taranto[..] " .
Da un articolo senza firma su La Notte : " [..] Si tratta di una delle solite farse all'italiana dove Totò [..] si prodiga sul suo solito metro [..] " .


Nino Taranto

Data nascita: 28 Agosto 1907 (Vergine), Napoli (Italia)
Data morte: 23 Febbraio 1986 (78 anni), Napoli (Italia)
Esordì a soli tredici anni al Teatro Centrale di Napoli, interpretando quelle che sarebbero diventate le sue specialità: la “canzone in giacca” drammatica, quella da “dicitore” in abito da sera e soprattutto le macchiette, tra le quali l'indimenticabile “Ciccio Formaggio”, con la paglietta ritagliata. Nel 1928 si avvicinò con successo alla sceneggiata, attraverso la quale Taranto ebbe modo di forgiare un carattere di recitazione tutto suo, fatto di mimica, improvvisazione e professionalità, ed improntato alla massima serietà ed abnegazione verso il proprio lavoro. Invitato in tournèe negli Stati Uniti, ne tornò con “una pianola a mano e mille dollari”, impiegati per finanziare la sua prima compagnia di varietà, che durò solo quindici giorni e finì nel disastro totale. Nel 1933 fu scoperto da Anna Fougez, che lo fece debuttare nella grande rivista, nella quale Taranto impose i suoi caratteri e la sua verve, e dalla quale ricevette ampie soddisfazioni. Negli anni '50 si dedicò alla prosa, mettendo in scena, oltre a farse e commedie leggere, i testi dell'amico Raffaele Viviani, di cui propose tra l'altro L'ultimo scugnizzo e L'imbroglione onesto. Lavorò anche per il cinema, girando un centinaio di film, alcuni dei quali accanto a Totò ( Nonna Felicita, 1939; I pompieri di Viggiù, 1949; Se fossi deputato, 1949; Tizio, Caio e Sempronio, 1951; Accadde al commissariato, 1954; Italia piccola, 1957; I prepotenti, 1958; Assi della ribalta, 1959; Totòtruffa '62, 1961; Totò contro Maciste, 1962; Il monaco di Monza, 1963). La sola occasione di rilievo gli fu offerta nel 1953 dal regista Luigi Zampa, con Anni facili, per il quale Taranto ricevette il Nastro d'argento come protagonista. La sua carriera l'ha terminata sulle tavole del Teatro Stabile Sannazzaro di Napoli, nella compagnia di Luisa Conte, con interpretazioni che hanno dell'eccezionale. La definizione che fa di Taranto un comprimario è però riduttiva. Possedeva ottime qualità mimiche, una voce gradevole e una comicità assai composta. Sono le caratteristiche che gli avevano dato successo in teatro, e che egli ha portato sullo schermo in numerosissime commedie leggere, che la critica non gli perdona: l'accusa è di aver rinunciato a valorizzare le proprie possibilità. Ma Nino Taranto, come Totò e molti altri, in anni in cui c'era chi si impegnava per cambiare il mondo, aveva preferito mettersi al servizio del sorriso.


Erminio Macario

Data nascita: 27 Maggio 1902 (Gemelli), Torino (Italia)
Data morte: 26 Marzo 1980 (77 anni), Torino (Italia)
Nato da una famiglia assai povera, il piccolo Erminio lascia presto la scuola per lavorare e aiutare la famiglia. Comincia a recitare fin da bambino nella filodrammatica della scuola e a diciotto anni entra a far parte di una compagnia di guitti che si esibisce nelle fiere paesane. Nel 1921 esordisce ufficialmente nel teatro di prosa, passando a quello di rivista nel 1924, quando viene scritturato come "secondo comico" nella compagnia di Giovanni Molasso. L’anno successivo viene notato dalla grandissima Isa Bluette, che lo chiama a far parte della sua compagnia di rivista. Gradatamente si costruisce una comicità personale, una maschera clownesca le cui caratteristiche più appariscenti sono un ciuffo di capelli sulla fronte, gli occhi arrotondati e la camminata ciondolante, spesso adattando il dialetto torinese per i suoi personaggi e le sue macchiette. Interprete di una comicità dal candore surreale, Macario incarna la maschera di una comicità innocente quanto lieve, poeticamente sospesa fra le pause, lo sbarrarsi stupito degli occhi e la salacità dissimulata delle battute. Accanto alla Bluette Macario intuisce che il successo di uno spettacolo consiste soprattutto nella presenza sulla scena di donne avvenenti, belle e soprattutto dalle gambe lunghe. Il comico è ben consapevole dell’efficacia del contrasto tra il candore e la semplicità della propria maschera e il sottinteso erotico delle belle soubrette che lo affiancano sulla ribalta, sfilando pochissimo vestite in una nuvola di cipria e di felicità per la gioia degli sguardi del pubblico. Nascono così le famose "donnine", che si chiameranno via via, Wanda Osiris, Tina De Mola, Marisa Maresca, Lea Padovani, Elena Giusti, Isa Barzizza, Dorian Gray, Lauretta Masiero, Sandra Mondaini, Marisa Del Frate, le Bluebells Girls. Macario rimane con la Bluette acquistando via via sempre maggior notorietà finché nel 1930 decide di formare una sua compagnia di avanspettacolo con cui girerà l'Italia fino al '35. Il comico è minuto, scompare tra le sue donnine; la sua parlata dialettale che inciampa nelle consonanti, il suo immancabile ricciolino sulla fronte e i suoi grandi occhioni birichini, vivacissimi e brillanti come due stelle, decretano il suo successo e lo consacrano come "Re della rivista”. Nel 1937 scrittura Wanda Osiris insieme alla quale mette in scena una delle prime commedie musicali italiane, Piroscafo giallo di Ripp e Bel-Ami, debuttando al Teatro Valle di Roma. Nel 1938 nasce il grande amore per la bellissima sedicenne Giulia Dardanelli che ben presto diviene la sua seconda moglie. Il comico infatti è già sposato da tempo con la coreografa Maria Giuliano, ma fa di tutto per ottenere il divorzio e nel 1951 a Parigi, in occasione della rappresentazione della rivista Votate per Venere, i due si sposano. Intanto dalla loro unione sono già nati due bambini: Alberto (1943) e Mauro (1947). Parallelamente, ad una prima e sfortunata esperienza cinematografica con Aria di paese (1933), fa seguito nel 1939 il grande successo di Imputato, alzatevi diretto da Mario Mattoli e sceneggiato da grandi umoristi come Vittorio Metz e Marcello Marchesi. Seguono poi in un'ideale trilogia dei tempi di tirannide fascista: Lo vedi come sei... lo vedi come sei? (1939), Il pirata sono io! (1940) e Non me lo dire! (1940). Ma la sua formula spettacolare, al di là del successo sul grande schermo che continuerà ad arridergli con nuovi picchi, come nel campione d'incassi Come persi la guerra (1947), è sempre più adatta al teatro di rivista e alla commedia musicale, là dove le prepotenze della sua fedele spalla Carlo Rizzo esaltano la sua candida genialità, e là dove il contrasto fra l'innocenza della propria maschera e il sottinteso erotico delle sue famose " donnine ", mostra tutta la propria efficacia. Per tutti gli anni ’40 Macario in teatro sforna un successo dietro l’altro. Memorabili restano le riviste Febbre azzurra (1944-45), scritta in collaborazione con l’inseparabile Mario Amendola, Follie d’Amleto (1946), Le educande di San Babila (1948), Oklabama (1949) e tante altre. Nel 1951 il comico conquista anche Parigi con Votate per Venere di Vergani e Falconi, grande e lussuosa rivista femminile. Tornato a Roma, Macario tenta di estendere le sue attività alla produzione cinematografica, realizzando il film Io, Amleto (1952). Questa sua idea però fallisce e il film è un disastro. Nonostante l’esito fallimentare, e quindi la perdita di moltissimo denaro, l'artista non si da per vinto e riscuote con le sue riviste successive un grande successo di pubblico e di botteghino. C’è né una che lo ricompensa ampiamente con successo di incassi di oltre un milione di lire al giorno: è la rivista Made in Italy (1953) di Garinei e Giovannini, che segna il suo ritorno in coppia con la "divina" Wanda Osiris. Dalla metà degli anni ’50 però le riviste cedono il posto alle nuove commedie musicali e si affermano nuovi gusti e tendenze. Dopo Tutte donne meno io (1955), grandissima rivista dove Macario si circonda di sole donne (quaranta per la precisione), il comico piemontese si dedicherà alla commedia musicale, e accanto a grandissime primedonne quali Sandra Mondaini e Marisa Del Frate realizza indimenticabili spettacoli come L’uomo si conquista la domenica (1955), E tu, biondina (1957) e Chiamate Arturo 777 (1958). Nel 1957 il cinema gli offre una grande prova: il regista e scrittore Mario Soldati lo vuole nel film Italia piccola, nel quale Macario si offre nell’inconsueto ruolo di attore drammatico, dimostrando ancora una volta una notevole versatilità. Soldati da così modo al comico di dimostrare una volta di più che dietro alla sua maschera si nasconde un attore completo e dalle grandi potenzialità. Da allora tornerà spesso sullo schermo, soprattutto accanto all’amico Totò, col quale gira sei film campioni di successo al botteghino: La cambiale (1959), Totò di notte n. 1 (1962), Lo smemorato di Collegno (1962), Totò contro i quattro (1963), Il monaco di Monza (1963) e Totò sexy (1963). Macario accetta quel pacchetto di lavoro per stare vicino a Totò che in difficoltà con la vista, esprime il desiderio di avere al suo fianco l’amico fidato con cui stabilire, in totale tranquillità, d’animo, le battute, le gag e le scenette. Abbandonata la rivista, Macario si dedica soprattutto al teatro di prosa, con qualche incursione nel teatro in dialetto piemontese: va ricordato a proposito un celebrato Miserie 'd Monssù Travet, messo in scena allo stabile di Torino nel 1970. Gli anni ’70 sono ricchi di impegni nel campo della prosa e della commedia musicale. Fra i numerosi lavori di quel periodo ricordiamo Achille Ciabotto medico condotto (1971-72), Carlin Ceruti sarto per tuti (1974) e Due sul pianerottolo (1975-76), grandissimo successo accanto a Rita Pavone. Gli ultimi anni li impegna nella creazione di un suo teatro in via Maria Teresa a Torino, e nel 1977 decide di inaugurarlo misurandosi col grande Molière, realizzando un’esilarante rivisitazione della commedia Il medico per forza. Ma le lungaggini burocratiche gli impediscono per lungo tempo la realizzazione di questo sogno. Fin quasi ottantenne continua la sua attività teatrale: l’ultima replica dello spettacolo Oplà, giochiamo insieme è del gennaio 1980. Durante la rappresentazione della rivista, Macario accusa un malessere che si scoprirà essere un tumore. Il 26 marzo del 1980, si spegne in una clinica torinese assistito fino all’ultimo dall’amata moglie Giulia.


Yvonne Sanson

Data nascita: 1 Gennaio 1926 (Capricorno), Salonicco (Grecia)
Data morte: 23 Luglio 2003 (77 anni), Bologna (Italia)
Nata da madre turca e padre francese d'origine russa, Yvonne Sanson aveva una bellezza bruna e rigogliosa. Arrivata in Italia a 17 anni per studiare, si accosta al cinema: diventa così la protagonista del film Il delitto di Giovanni Episcopo (1947), di Alberto Lattuada. Dopo il brillante intermezzo de L'imperatore di Capri (1950), con Totò, la matronale Yvonne Sanson viene scoperta dal regista Raffaello Matarazzo, che a partire da Catene (1949), la affiancherà ad Amedeo Nazzari in una serie di film melodrammatici realizzati soprattutto nella prima metà degli anni '50. Diventa l'attrice prediletta delle platee popolari di tutta Italia che seguono, con attenzione e commozione crescenti, le cupe vicende passionali del cinema “melodrammatico”, ingiustamente indicato dalla critica come responsabile del degrado culturale seguito al neorealismo. Fiumi di lacrime accompagnano le tribolazioni di mogli calunniate, madri incomprese, figli illegittimi e uomini perseguitati dal destino. La protagonista è lei, Yvonne Sanson, e la sua fama rimane indissolubilmente legata a titoli che oggi suonano patetici: Tormento (1950), I figli di nessuno (1951), Noi peccatori (1952), Chi è senza peccato... (1952), Torna! (1954), L'angelo bianco (1955) e Malinconico autunno (1958). Nonostante le sue buone doti recitative e l'indubbia avvenenza, Yvonne Sanson, chiuso il periodo d'oro dei cinema mélo, ha dovuto accontentarsi di ruoli minori, come il personaggio della madre di Stefania Sandrelli ne Il conformista (1970), di Bernardo Bertolucci. La sua ultima interpretazione è stata nello sceneggiato televisivo Tentativo di corruzione (1982). Negli ultimi anni si ritira a Bologna, dove vive accanto alla figlia Gianna. Proprio nel capoluogo emiliano si spegne a causa di un aneurisma, nella notte tra il 23 e il 24 luglio 2003, all'età di 77 anni


Aroldo Tieri

Data nascita: 28 Agosto 1917 (Vergine), Corigliano Calabro (Italia)
Data morte: 29 Dicembre 2006 (89 anni), Roma (Italia)
«Ha segnato la storia del cinema e del teatro italiano», scrive il Corriere della Sera, a grandi lettere, quando comunica il decesso del grande attore della Calabria che si ostinò a inseguire la sua passione di attore in un mondo allora segnato dai disordini fascisti e dal vivere claustrofobico di una dittatura tutt'altro che rosea. Interprete dotato di un'energia personalissima, tutta fisica e vocale, che esplose in maniera allucinante con la stessa forza di una lampadina alla quale si dà troppa corrente. Bruciante, sprigionò quel suo mezzo sorriso, misterioso tanto quanto quella della nostra Gioconda, in una carriera lunga settant'anni giocata fra il collasso definitivo del teatro e gli albori della televisione, affrontando un po' tutti i generi nell'insieme delle prospettive: le cupezze abissali e straordinariamente moderne delle opere che mise in scena con la compagnia di cui fu il fondatore, alle oblique e pastose commedie barocche con Totò, fino ai melodrammi familiari dei telefoni bianchi. La sua interpretazione più indelebile? Senza alcun dubbio a teatro. Figlio del giornalista, critico teatrale e commediografo Vincenzo Tieri (che fondò e diresse "Il Corriere del Teatro"), dopo essersi diplomato nel 1937 all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, debuttò a teatro in "Francesca da Rimini", entrando poi nella compagnia del Teatro Eliseo di Roma, nella quale recitò Shakespeare, Puget, Testoni, Lodovici. Parallelamente cominciò anche la sua carriera nel cinema, esordendo nella commedia di Mario Mattoli Mille chilometri al minuto (1939), con Vivi Gioi, cui seguirà Manon Lescaut (1939) di Carmine Gallone. Nella Cinecittà fascista degli anni Quaranta, trovò una sua dimensione professionale in diverse commedie dei telefoni bianchi nel ruolo macchiettistico del fidanzato ossessionato dai tradimenti e dagli accesi scatti d'ira. Luigi Zampa, Goffredo Alessandrini, Mario Bonnard, Camillo Mastrocinque furono i suoi registi, ma fu presente principalmente nelle pellicole dirette da Carlo Ludovico Bragaglia come: Fuga a due voci (1942), Non sono superstizioso… ma! (1943), Il fidanzato di mia moglie (1943), Torna a Sorrento (1945) e Pronto chi parla? (1945). Con la caduta del fascismo, raggiunse il successo con le riviste di Garinei e Giovannini, insieme a Anna Magnani, Gino Cervi, Walter Chiari e Totò (di cui fu spalla anche sul grande schermo), ma recitò perfino nel teatro impegnato portando testi di Rattigan, Barry e Pirandello. A cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, con l'avvento della televisione e la morte del teatro, si dedicò soprattutto al cinema, girando oltre cento film e diventando un'ottima spalla per attori come Totò con cui recitò in ben tredici film, ma diretto da diversi registi (Steno, Mario Monicelli, Mario Mattoli e Sergio Corbucci); alla radio (interpretando per esempio il radiodramma "Racconti romani" di Moravia) e alla stessa tv, recitando in sceneggiati ("La foresta pietrificata" e "Le avventure di Nicola Nickleby") e come conduttore ("Canzonissima, edizione 1960-61, con Lauretta Masiero). Tornato a teatro con gli anni Sessanta, forte di una carriera cinematografica di tutto rispetto (recitò per Mario Soldati, Mario Costa, Pietro Germi, Giorgio Bianchi e perfino nel film spagnolo Un angelo è sceso a Brooklyn, accanto a Peter Ustinov), formò con la moglie, l'attrice Giuliana Lojodice, la compagnia Tieri-Lojodice, pur continuando a prestarsi per piccoli ruoli nella celluloide. Verrà infatti diretto da Lucio Fulci in Colpo gobbo all'Italiana (1962) e Gli imbroglioni (1963), da Mario Girolami in La donna degli altri è sempre la più bella (1963) e persino da René Clement in Che gioia vivere (1961) con gli amici attori Paolo Stoppa, Ugo Tognazzi, Gino Cervi, Alain Delon, Rina Morelli, Gastone Moschin e Carlo Pisacane. Padrone di casa nel teatro italiano, in oltre trenta anni di attività, mise in scena un repertorio che ne sottolineò la poliedricità, oltre che l'instancabilità e l'intelligenza di interprete. Da Moliere a Shakespeare, da Shaw a Pirandello, tanto da meritarsi, nel 1984, il premio Armando Curcio per la rappresentazione de "Un marito" di Italo Svevo, quando ormai aveva smesso i panni di spalla di comici come Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Raimondo Vianello e Walter Chiari. Si ritirò ufficialmente dal palcoscenico nel 1999 con "L'amante" di Margherite Duras e, preso in considerazione per il ruolo del Giudice nel Pinocchio (2001) di Roberto Benigni (ruolo che poi andò a Corrado Pani), morì fra le braccia della moglie a 89 anni la notte del 29 dicembre 2006, nella clinica San Valentino. Un attore vero, non c'è null'altro da dire… Esattamente come direbbe lui.


Antonio Acqua

Data nascita: 1910, Roma (Italia)
Data morte: 18 Ottobre 1976, Roma (Italia)
Attore di carattere solido e roccioso, è scelto quasi sempre da produttori e registi per impersonare ufficiali, ingegneri, avvocati, professionisti e onorevoli: purtroppo sempre e comunque personaggi di secondo piano, cui l’attore aderisce in perfetta sintonia ma quasi sempre a livello di figurazioni, spesso senza che il suo nome compaia nei titoli di testa o di coda. Una carriera all’insegna dell’anonimato che, pur priva di scossoni positivi o negativi, gli permette però di partecipare a parecchie pellicole, alcune delle quali peraltro importanti, fra cui è doveroso almeno citare quelle dirette da Pietro Germi, in cui Acqua ha avuto qualche soddisfazione con ruoli di un certo rilievo, da Il ferroviere (1956) a Un maledetto imbroglio (1959), da Divorzio all’italiana (1961) – in cui impersona il parroco di un piccolo paese siciliano, che strabuzza gli occhi quasi incredulo di ciò che avviene in loco – a Signore & Signori (1966). Per dovere di informazione è da rilevare che Antonio Acqua ha sostenuto, almeno una volta, un ruolo da protagonista ne La via del Sud (1953), dove impersona un vecchio generale che organizza la costruzione di un museo per ricordare le imprese e l’opera di colonizzazione degli italiani in Africa. Un film onesto, sincero ma che gli concede poco perché mal distribuito e visto da pochissimi. Attivo anche in teatro, in compagnie primarie, ma sempre in ruoli di supporto.


Andrea Cecchi

La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film L'impiegato (1959) di Gianni Puccini. Nel 1964 ha inoltre lavorato con Mario Landi per la realizzazione del film Il commissario Maigret - Un Natale di Maigret.


Mario Pisu

Data nascita: 21 Maggio 1910 (Gemelli), Montecchio Emilia (Italia)
Data morte: 17 Luglio 1976 (66 anni), Velletri (Italia)
Iniziò a comparire sullo schermo nel 1935 (Re burlone) e proseguì alternando l'attività teatrale, prevalente, con quella cinematografica. Fu tra l'altro in un paio di occasioni a fianco di Angelo Musco: ma in genere svolse un lavoro di oscura routine. Seppe infine valorizzarlo, nel 1963, Federico Fellini in Otto e mezzo e soprattutto, nel 1965, in Giulietta degli spiriti. Pisu aveva anche realizzato, nel 1953-54, due film in qualità di regista, ma si trattò di opere scarsamente rilevanti (La brigata della speranza, La grande avventura). Tra i film: Mio figlio professore (1946) di Renato Castellani; Il vedovo allegro (1949) di Mario Mattoli; Io sono il Capataz (1950) di Giorgio Simonelli; Totò all'inferno (1955) di Camillo Mastrocinque; Primo amore (1958) di Mario Camerini; Mariti a congresso (1961) di Luigi Filippo D'Amico; Anni ruggenti (1962) di Luigi Zampa; I compagni (1963) di Mario Monicelli.


Pietro Carloni

Data nascita: 1 Gennaio 1896 (Capricorno), Taurisano (Italia)
Data morte: 3 Agosto 1968 (72 anni), Roma (Italia)
Marito della famosa attrice napoletana Titina De Filippo, esordì giovanissimo come attore teatrale; a partire dal 1930, entrò a far parte della compagnia di Eduardo e Peppino De Filippo. Dotato di valide qualità drammatiche, la sua carriera cinematografica fu saltuaria e limitata all’interpretazione di ruoli secondari. Negli anni del dopoguerra apparve, tra l’altro, in Napoli milionaria, trasposizione cinematografica della commedia omonima, realizzata nel 1950, con la regia dello stesso Eduardo.


Mario Castellani

Data nascita: 1906, Roma (Italia)
Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia)
Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità.


Elvi Lissiak

Data nascita: 19 Luglio 1919 (Cancro), Trieste (Italia)
Data morte: 25 Febbraio 1996 (76 anni), Garbagnate Milanese (Italia)
Classe 1919, Elvi Lissiak nasce a Trieste (Italia) sotto il segno del Cancro. La sua principale attività nel mondo del cinema è stata quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Una domenica d'agosto (1950) di Luciano Emmer. Nel 1950 ha inoltre lavorato con Carlo Ludovico Bragaglia per la realizzazione del film Totò cerca moglie. Elvi Lissiak ci lascia all'eta di 77 anni spegnendosi in una triste giornata del 25 Febbraio 1996 a Garbagnate Milanese (Italia).


Franco Volpi

Data nascita: 1 Luglio 1921 (Cancro), Milano (Italia)
Data morte: 1 Gennaio 1997 (75 anni), Roma (Italia)
Ha svolto una intensa attività teatrale, esordendo sulle scene nel 1938, specializzandosi nel genere comico-brillante e affermandosi attore di bella prestanza scenica, di fini doti drammatiche e di larga comunicativa. Soprattutto negli anni ‘50, insieme a Ernesto Calindri, ha ottenuto un lusinghiero successo di pubblico e di critica in una serie di rappresentazioni piacevolissime. La sua attività cinematografica è sempre stata marginale e non molto impegnativa, dedicandosi egli ultimamente alla televisione.


Riccardo Billi

Data nascita: 22 Aprile 1906 (Toro), Siena (Italia)
Data morte: 15 Aprile 1982 (76 anni), Roma (Italia)
Brillante macchiettista nel teatro di rivista, ottiene il più grande successo mettendosi in coppia con Mario Riva alla fine degli anni Quaranta. Insieme compaiono in molti film dove maturano la loro medita simbiosi. Nel duo, Billi è il più inerme, lagnoso e battutista. Quasi una marionetta da ventriloquo. Tra i film: Se fossi deputato (1949) di Giorgio Simonelli: I cadetti di Guascogna (1950) di Mario Mattoli; La bisarca (1950) di Simonelli; Porca miseria! (1951) di Giorgio Bianchi; Giovinezza (1952) di Giorgio Pastina; Anni facili (1953) di Luigi Zampa; Scuola elementare (1954) di Alberto Lattuada; Accadde al penitenziario (1955) di Giorgio Bianchi; Walter e i suoi cugini (1961) di Marino Girolami; Due samurai per 100 geishe (1962) di Giorgio Simonelli; La pantera rosa (1963) di Blake Edwards.


Enrico Viarisio

Data nascita: 3 Dicembre 1897 (Sagittario), Torino (Italia)
Data morte: 1 Novembre 1969 (71 anni), Milano (Italia)
Dotato di un umorismo fine ed elegante, Enrico Viarisio iniziò la sua carriera teatrale professionistica a 20 anni. Esordì come “amoroso” nella compagnia Carini-Gentili-Betrone, passando poi con la Talli-Melato-Betrone, con Antonio Gandusio, con Dina Galli e Nino Besozzi e con la compagnia Merlini-Cialente-Bagni. A esaltare le sue doti mimiche fu il repertorio comico-pochadistico. Le platee borghesi apprezzavano quel “brillante” ricco di comunicativa, di effervescenza, di mondano brio, perfettamente a suo agio in commedie poco impegnative, ma divertenti e distensive. Nel cinema comico-sentimentale e dei telefoni bianchi, in auge negli anni '30, Viarisio fu una figura costante, con i suoi baffetti e i suoi neri, lucidi capelli pettinati all'indietro. Fu quindi lo spensierato ed elegante interprete di storielle di varia amenità, che assai sovente arrivavano sullo schermo dal palcoscenico, come Non ti conosco più (1936) di Nunzio Malasomma, L'uomo che sorride (1936) e Questi ragazzi (1937) di Mario Mattoli. Spesso egli rimaneva nei limiti della macchietta, ma in taluni casi sbozzava figurette saporite, che sono rimaste memorabili. Ciò accadde soprattutto in film di un certo impegno, come Il cappello a tre punte (1934) di Mario Camerini, Cavalleria (1936) di Goffredo Alessandrini e Quattro passi tra le nuvole (1942) di Alessandro Blasetti. Nel dopoguerra si dedicò soprattutto alla rivista, al fianco di Wanda Osiris (Domani è sempre domenica, 1946-47; Si stava meglio domani, 1947-48; Il diavolo custode, 1950-51) e di Isa Barzizza ( Valentina, 1955). Negli anni '50 e '60 prestò il suo impeccabile stile e la sua garbata ironia anche alla televisione. Memorabile rimane la sua partecipazione a Carosello nello spot per Alemagna (in onda dal 1957 al 1965), rimasto celebre per il codino “Ullalà è una cuccagna!”


Franco Giacobini

Data nascita: 15 Marzo 1926 (Pesci), Roma (Italia)
Caratterista di buona tempra, non è utilizzato come meriterebbe né dal cinema né dal teatro, che comunque gli offre alcune occasioni certo migliori di quanto ha fatto il grande schermo. Produttori e registi lo adoperano sempre come attore di supporto, talvolta in minuscole parti, sfruttando le sue potenziali doti brillanti in personaggi di poco spessore: amici invadenti, militari isterici, commendatori idioti, medici inesperti, poliziotti ottusi e via dicendo. Dal suo debutto nei primi anni Cinquanta, dopo aver frequentato la facoltà di giurisprudenza – abbandonata per seguire i corsi dell’Accademia d’Arte Drammatica negli anni 1946-1948, in cui consegue il diploma d’attore in un memorabile saggio con la rappresentazione di Giovanna di Lorena di Anderson diretta da Luciano Lucignani – dimostra subito eccellenti doti di disinvoltura non disgiunti da una certa carica di simpatia. Debutta subito nel teatro di prosa con il Piccolo Teatro della Città di Roma diretto da Orazio Costa, interpretando un ruolo di rilievo nella messa in scena del capovaloro pirandelliano Sei personaggi in cerca d’autore (1949). Prende parte a moltissimi spettacoli teatrali di prosa e di rivista, nel 1959 recita accanto a Vivi Gioi in Girotondo messo in scena da Lucignani, e nel 1960 è uno dei numerosi interpreti della Compagnia Popolare di Vittorio Gassman apparendo nell’ Adelchi del Manzoni. Poi, sempre con Gassman, sostiene due ottimi ruoli ne Il trasloco su testi di vari autori e O Cesare o nessuno (1974), elaborazione drammatica ispirata al celebre attore Edmund Kean, scritta e diretta dallo stesso Gassman. Potrebbe diventare un’eccellente spalla di qualche attore comico in voga, come lo sono Mario Castellani, Carlo Rizzo e Raimondo Vianello rispettivamente per Totò, Macario e Tognazzi. Invece, mal utilizzato, rimane una maschera non pienamente sfruttata. Nel 1966 è uno dei comprimari accanto a Carlo Dapporto nella commedia musicale L’onorevole (1965) di Scarnicci e Tarabusi. Attivo anche in televisione, appare in commedie come Il cadetto Winslow (1954) da Rattigan per la regia di Franco Enriquez e Un uomo sull’acqua (1955) di Enrico Bassano diretto da Mario Ferrero, e nello sceneggiato Resurrezione (1965) diretto da Franco Enriquez


Gisella Sofio

Data nascita: 19 Febbraio 1931 (Acquario), Milano (Italia)
Elegante, ironica, dotata di un profondo sense of humour, è una delle più grandi caratteriste italiane del dopoguerra e c'è da esserne fieri. «Conosco tutti a Cinecittà», dice lei stessa «Voi mi vedete sul grande schermo come una donna raffinata, un po' snob, ma quando sto a Cinecittà, sentite gli attrezzisti che mi urlano da sopra le impalcature "A Gisella! Che lo voj un panino che lo sto andando a comprà!?!"». Gisella è così, un po' istrionica e un po' alla mano. Impossibile non affezionarcisi: la sua simpatia rompe persino le barriere dello schermo. «Ho bisogno sempre di sentirmi dire mi si vuole bene, ho sempre paura di essere poco amata», ha detto un giorno. Ma noi te ne vogliamo, ti vogliamo veramente tanto bene! E grazie per tutte quelle signorine snob che ci hai regalato! Figlia di un conte anglo-egiziano, cresce all'ombra della figura materna e di quella della nonna, la cui casa era frequentata da poeti come Carducci e Pascoli. «Un mondo colto, speciale», come ha da dire lei stessa. A 17 anni, partecipa a una recita di beneficenza nel liceo delle suore inglesi che frequentava, spinta da un'amica della madre. Ma non sapendo fare nulla, la mettono dentro in cesto, vestita da romana, a fare il quadro vivente con delle ciliegie in testa, ispirandosi a una stampa del pittore Bartolomeo Pinelli. Annoiata a morte, comincia a fare le imitazioni di tutti quelli che erano lì. Fra il pubblico il principe Siringano annota a sua insaputa tutto quello che lei fa e, dopo una decina di incontri, a un altro momento di gala le dice: «Gisella, non è possibile! Tu queste cose le devi fare!» e la spinge a partecipare alla rivista "Il Tevere Blu" ed è subito un successo! Fra il pubblico rimangono ad applaudirla Remigio Paone, Totò, Anna Magnani e Wanda Osiris, che rimarranno ammaliati dalla potente verve che quest'attrice metteva in ruoli come quello della cantante lirica disoccupata, della sartina pettegola e della signorina snob, che poi l'accompagnerà per tutta la sua carriera! Totò, in particolare, tenta più e più volte di convincere la madre della Sofio a farle proseguire la carriera di interprete. Bionda, attraente, duttile e con una grande vis comica era sprecata come "nobile"! Alla fine, per volere paterno, Gisella riesce ad avere la meglio sul parere materno e comincia a lavorare a teatro in numerose piece, accanto ad attori come Renato Rascel e Alighiero Noschese. Il primo film al quale partecipa è Il microfono è vostro (1951) di Giuseppe Bennati, con Aroldo Tieri, Enrico Viarisio, Nunzio Filogamo, Giacomo Furia, Nadia Gray e Nilla Pizzi. Attrice prediletta di Mario Mattioli, recita con una certa Sofia Lazzaro (alias Sophia Loren) ne Il padrone del vapore (1951), mentre l'anno seguente ha il piacere di essere con Vittorio De Sica in Buongiorno, elefante!, che ritroverà anche nel 1958 con La ballerina e buon Dio. Michelangelo Antonioni ne riconoscerà la bravura e la inserirà ne La signora senza camelie (1953) con Gino Cervi, poi sei anni dopo sarà ancora con De Sica e con Marcello Mastroianni ne Il medico di mia moglie (1959). Interprete di numerosi caroselli, con l'arrivo degli Anni Sessanta vede la sua fama confermata. Ugo Tognazzi e Cervi sono accanto a lei ne Femmine di lusso(1960), Peppino De Filippo e Vittorio Gassman ne Il mattatore (1960) di Dino Risi e Garinei e Giovaninni la scelgono come protagonista della commedia musicale "Enrico '61" con Renato Rascel e Renzo Palmer. Nel 1961, è con Vincent Price nell'avventuroso Gordon il pirata nero, poi finalmente può recitare accanto all'artefice del suo successo: Totò, che la vuole con lui nella malinconia commedia Lo smemorato di Collegno (1962), ne Amanti Latini (1963, dove recitano anche Franco Franchi e Ciccio Ingrassia) e nel film tv Il tuttofare (1967). Con il tempo, fra l'altro, diventerà molto amica della figlia Liliana. Nel 1964, è una delle sorelle di Rossella O'Hara nello sceneggiato della Rai La storia di Rossella O'Hara, poi reciterà in miniserie come Se te lo raccontassi (1968) e All'ultimo minuto (1973). Prestata alla commedia scollacciata nei primi Anni Settanta, soprattutto in quelle pellicole dirette da Michele Massimo Tarantini, nel 1976 diventerà conduttrice radiofonica del programma "Per noi adulti" con Carlo Loffredo e Lori Randi. Nei primi Anni Ottanta, invece, è nel film Voltati Eugenio (1980) di Luigi Comencini, poi torna al piccolo schermo con Ferragosto O.K. (1986) e E non se ne vogliono andare! (1988). Sempre più oggetto di culto, Alessandro Benvenuti la sceglie per il suo film Caino e Caino (1992), poi recita nelle fiction Teo (1997) con Stefania Sandrelli e Un nero per casa (1998). Alberto Sordi, invece, la inserisce ne Incontri proibiti(1998) e Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto la scelgono come co-protagonista femminile assieme a Lia Tanzi del telefilm Nebbia in Val Padana (2000) di Felice Farina. Dino Risi, nel 2002, la ridirigerà ne Le ragazze di Miss Italia (2002), poi passerà alla miniserie di Rossella Izzo Ricomincio da me (2005) con un fior fiore di cast che comprendeva: Raffaella Bergè, Claudio Bigagli, Deborah Caprioglio, Paolo Conticini, Giobbe Covatta, Gioele Dix, Remo Remotti, Francesco Salvi, la Sandrelli, Ricky Tognazzi e Serra Ylmaz. Ma il meglio arriva nel 2006, quando ormai superati gli ottant'anni ha l'immensa fortuna di recitare accanto al premio Oscar Ernest Borgnine ne La cura del gorilla (2006).


Gianni Rizzo

Data nascita: 5 Aprile 1924 (Ariete), Brindisi (Italia)
Data morte: 4 Febbraio 1992 (67 anni), Roma (Italia)
Conseguito il diploma magistrale nella sua città, Brindisi, si trasferì a Roma, intraprendendo per qualche tempo la carriera di attore teatrale. Verso la fine degli anni Quaranta esordì sul grande schermo nel film Città dolente(1949, Mario Bonnard), in cui diede vita ad un personaggio piuttosto negativo, una spia vendicativa e priva di scrupoli. Questa parte da “cattivo”, da lui interpretata con incisiva drammaticità, gli sarebbe rimasta cucita addosso per molto tempo; infatti, egli interpretò in seguito numerosi film, di genere drammatico-popolare, di avventure, polizieschi, peplum, spaghetti-western, senza riuscire mai a liberarsi dello stereotipo dell'individuo subdolo e cinico, traditore e spietato a tutti i costi e, ovviamente, destinato alla fine che si merita. Soltanto negli anni Settanta riuscì a liberarsi da questo cliché, prendendo parte a film di maggiore livello artistico e lavorando con registi come Rossellini, Bevilacqua, Pasolini, Germi. La sua ultima interpretazione risale al 1986, quando diede vita al personaggio del messo papale, recitando al fianco di Sean Connery in un celeberrimo giallo-gotico, Il nome della rosa, tratto dall'omonimo romanzo di Umberto Eco e diretto da Jacques Annaud. Molto attivo anche in televisione, Rizzo è comparso in numerosi sceneggiati, sempre in veste di caratterista e in parti di secondo piano.


Franco Ressel

Data nascita: 8 Febbraio 1925 (Acquario), Napoli (Italia)
Data morte: 30 Aprile 1985 (60 anni), Roma (Italia)
Attore poliedrico, duttile, capace di passare con sobria disinvoltura dal genere drammatico a quello satirico-brillante, ha un curriculum cinematografico impressionante per quantità di titoli dagli inizi degli anni Sessanta in poi. Viene spesso adoperato come attore di supporto o caratterista, mai come primo attore, essenziale comunque in pellicole pseudopoliziesche, in commedie comico-brillanti, in spaghetti-western, in film avventurosi o peplum. Un attore molto richiesto, buon professionista, serio elemento cui fanno appello anche registi importanti come Arrabal, Fellini, Petri, Bragaglia, Tessari, Sergio Corbucci, ma purtroppo spesso invischiato in filmetti modesti e di poco conto, che non gli permettono di compiere il gran salto verso ruoli e film di maggiore impegno. Ressel inizia l’attività artistica debuttando in teatro, appena ventenne, ne La famiglia Barrett nella Compagnia Pagnani-Ninchi, dapprima come attor giovane, e subito dopo come “attore di carattere”. Recita poi con Dina Galli, Picasso, Randone, Gandusio, Ruggeri, Tofano e molti altri. Il teatro lo assorbe per quasi tutti gli anni Cinquanta con puntate anche nella rivista come Burlesco (1950) con Walter Chiari e la Maresca. Ed è sempre accanto a Chiari in Sogno di un Walter (1951) di Silva e Terzoli, approdando poi nella stagione 1956-57 alla commedia musicale Buonanotte Bettina di Garinei e Giovannini, cui fa seguito Uno scandalo per Lili (1958) diretta da Luciano Salce. Sempre in modesti ruoli di contorno, Ressel fa anche delle apparizioni in TV in originali fra cui La presenza perfetta (1981) per la regia di Piero Nelli per la serie I giochi del diavolo.


Consalvo Dell’arti

Data nascita: 21 Gennaio 1914 (Acquario), Brindisi (Italia)
Attore di carattere fra i meno conosciuti dal pubblico, presente dagli inizi degli anni Sessanta in una enorme quantità di pellicole e fra i più richiesti per impersonare spesse volte ruoli di minimo spessore: uomini eleganti, professionisti, genitori, diplomatici, militari, condottieri e anche maggiordomi e molti altri; ruoli ingrati, insoddisfacenti e sovente senza che il suo nome venga segnalato nei titoli di testa o di coda. Ma Dell’Arti ha dalla sua un atout eccezionale di serietà professionale, senso della misura, eleganza di portamento e disponibilità oltre che aderenza alla parte che gli viene assegnata. Un buon caratterista, come tanti altri sottovalutati, male utilizzati, con l’impossibilità di mostrare le doti artistiche, nel panorama di un cinema italiano che predilige solo star e starlet. Ma è comunque una presenza, che c’è sempre e che nel tempo può fornire, trovando il regista adatto e un ruolo altrettanto adatto, le più ampie soddisfazioni a un attore bravo e per ora misconosciuto.


Peppino De Martino

Data nascita: 8 Dicembre 1908 (Sagittario), Napoli (Italia)
Data morte: 19 Giugno 1970 (61 anni), Napoli (Italia)
Attore squisitamente partenopeo, ha al suo attivo una carriera cinematografica da caratterista alquanto corposa, piena di titoli importanti. Diretto da registi famosi lavora al fianco di attori di prim’ordine, accanto ai quali non sfigura affatto, pur nell’esiguità dei ruoli affidatigli che non gli hanno permesso di accedere a una notorietà più che meritevole. L’inizio della sua carriera è in teatro: fa parte della compagnia dei fratelli De Filippo a partire dalla stagione 1931-32 fino alla 1934-35, recitando al Teatro Kursaal di Napoli in Gennareniello, L’ultimo bottone e Uomo e galantuomo dello stesso Eduardo e in altre opere di differenti autori, per allontanarsene successivamente richiesto dal teatro di rivista. Fa ritorno, dopo la separazione dei fratelli De Filippo, nella compagnia di Eduardo, nell’immediato dopoguerra, ma provvisoriamente, scritturato per Questi fantasmi! (1946). Dopo la parentesi nella rivista, il richiamo della prosa e della compagnia di Eduardo è più forte e nel 1954-55 accetta una nuova scrittura per recitare nella novità Mia famiglia, e in riprese quali Ditegli sempre di sì e Non ti pago, tutte di Eduardo, accanto al quale è anche nella stagione successiva per la prima di Bene mio e core mio. Spesso al fianco dei grandi comici del tempo quali Totò, non da spalla come le sue possibilità artistiche gli avrebbero fatto meritare, ma come gustoso e intelligente attore di carattere, prende parte nel 1947 a una delle più gradevoli riviste del dopoguerra C’era una volta il mondo di Michele Galdieri. Poi è accanto a Rascel nelle pregevoli commedie musicali Attanasio cavallo vanesio (1952-53) e Alvaro piuttosto corsaro (1953-54) di Garinei e Giovannini. De Martino si sente anche sollecitato dal richiamo del cinema dove, per quasi tutto il decennio degli anni Cinquanta e la prima metà dei Sessanta, è richiestissimo pur interpretando spesso ruoli di terzo piano, talvolta simili a semplici figurazioni, ma sostenuti sempre con senso dell’ironia e professionalità


Mimmo Poli

Nome: Domenico Poli
Data nascita: 11 Aprile 1920 (Ariete), Roma (Italia)
Data morte: 4 Aprile 1986 (66 anni), Roma (Italia)
Una filmografia sterminata (più di 120 film), una faccia che potrebbe con impassibile orgoglio posare sul busto di un senatore romano, amata tanto da Totò quanto da Federico Fellini. Compare ovunque, dove serve un barista, uno scaricatore, un detenuto, dai film del Monnezza a quelli di Bernardo Bertolucci. Una presenza costante, tanto familiare quanto fugace, sul grande schermo deI cinema italiano tra gli anni Cinquanta e la fine degli Ottanta. Tra i film: Il cappotto (1952) di Alberto Lattuada; Totò a colori (1952) di Steno; Stazione Termini (1953) di Vittorio De Sica; Il tesoro dell'Africa (Beat the Devil, 1953) di John Huston; Le notti di Cabiria (1956) di Federico Fellini; Poveri ma belli (1956) di Dino Risi; Arrangiatevi! (1959) di Mauro Bolognini: Totò, Peppino e la dolce vita (1961) di Sergio Corbucci; Vanina Vanini (1961) di Roberto Rossellini; Il monaco di Monza (1963) di Corbucci.


Sergio Corbucci

Data nascita: 6 Dicembre 1927 (Sagittario), Roma (Italia)
Data morte: 2 Dicembre 1990 (63 anni), Roma (Italia)
E' stato uno dei maggiori esponenti del cinema italiano d'intrattenimento, nel quale ha impiegato la sua creatività di autentico artigiano. Esordì nel 1952 con La peccatrice dell'isola. In seguito diresse alcuni film con Totò protagonista come Chi si ferma è perduto (1960), I due marescialli (1961), Lo smemorato di Collegno (1962). Nella seconda metà degli anni Sessanta si dedicò al genere tutto italiano spaghetti western. Si ricorderà soprattutto con Django (1966) con Franco Nero. Tornato alla commedia di costume scanzonata e comica, ha girato decine di film di successo, fra i quali Il bestione (1974), Di che segno sei? (1975), Il conte Tacchia (1982), Rimini Rimini (1987) e anche alcuni a sfondo giallo (La mazzetta, 1978; Giallo napoletano, 1979). Regista straordinariamente prolifico, nella sua carriera ha girato oltre settanta film.

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



Diventa fan
- Principe Antonio de Curtis - in arte " Toto' "

Vota il film di Totò

Home  Biografia  Teatro  Cinema  Televisione  Poesie  Canzoni 
Frasi celebri  Fumetti  Fotografie  Totomania  Il baule  Home video 
Totò in TV  News  Ricordi  Interviste  Quiz  Libri  Caricature  Giornali 

www.antoniodecurtis.com