Fermo con le mani

[Totò] [Totò]

[Totò] [Totò]

[Totò] [Totò]

Videoclip titoli di testa

Regia : Gero Zambuto
Soggetto : Guglielmo Giannini
Sceneggiatura : Guglielmo Giannini, Gero Zambuto
Dialoghi : Guglielmo Giannini
Fotografia : Otello Martelli
Scenografia : Nino Macarones, Antonio Valente
Musica : Umberto Mancini
Montaggio : Giacinto Soliti
Direttore produzione : Carlo J. Bassoli
Produzione : Titanus S.A., Roma Durata: 73 minuti




Interpreti e personaggi:
Totò ( il vagabondo )
Franco Coop ( Vincenzino )
Oreste Bilancia (cavalier Gerolamo Battaglia )
Cesare Polacco ( il capomastro )
Erzsi Paal ( Eva Frastorny, la cantante )
Tina Pica( Giulia, la cameriera )
Miranda Bonansea( la bambina )
Erminio D'Oliva( il direttore d'orchestra )
Nicola Maldacea( il suggeritore )
Giuseppe Pierozzi( il direttore del teatro )
Guglielmo Sinaz( il capo cameriere )
Alfredo Martinelli( commensale calvo )
Lena Bellocchio(la direttrice dell'istituto di bellezza
Ivonne Sandner(Anna)
Gero Zambuto(il cameriere anziano)

Altri interpreti :
Alfredo De Antoni
Adelmo Cocco
Giuseppe Zopegni

Soggetto

Il vagabondo Totò vive di espedienti e dorme in una casa diroccata che e' costretto ad abbandonare perche' in demolizione. Scoperto da un cameriere mentre ruba un pollo durante la fuga incontra prima il suo vecchio amico di sventura Vincenzino e poi una bambina che decide di adottare strappandola al suo sfruttatore.Assunto in un istituto di bellezza travestito da donna ,mentre massaggia la cantante Eva viene scoperto dall'amico di questa e licenziato.Divenuto custode del teatro dove Eva canta salva uno spettacolo sostituendosi con successo al direttore d'orchestra col quale dopo una lite finisce in questura.Qui scopre di essere erede di una famiglia aristocratica e ricca.

Critica e curiosità

E' il film d'esordio di Totò , tra le scene curiose ricordiamo quella in cui Totò indossa una maschera antigas quando tenta di fare il pedicure ad un uomo calvo ( e anzi pare strano che la censura dell'epoca abbia fatto passare una scena simile in cui la similitudine dell'uomo calvo col duce e' palese ) ; o quando "pesca" dal banco del pescivendolo (scena che vedremo anche il "Guardie e ladri" e "Totò a Parigi" ) ; divertentissima la scena in cui imbraccia una scopa usandola come un fucile (che verra' ripresa in "Figaro quà Figaro là" e in "Totò contro il pirata nero" ) . Compaiono per la prima volta frasi che diventeranno famose come quisquilie , pinzellacchere ; la scena finale in cui dirige l'orchestra e' tipica di molti altri film.

Totò arriva finalmente sul grande schermo a distanza di sette anni dal provino che fece con la Cines grazie al produttore Gustavo Lombardo che una sera del 1937 lo nota in un ristorante di Roma.Dirà poi Totò in una intevista del 1958 "In un ristorante due signori e una signora, poco lontano, mi guardavano ridendo fra loro. Stavo per alzarmi e litigare quando seppi che uno di quei signori era Gustavo Lombardo. Mi stava studiando per portarmi nel cinema"
Del cast fanno parte la piccola Miranda Bonansea, all'epoca doppiatrice italiana della piccola Shirley Temple, che nonostante la giovane età aveva gia recitato con Anna Magnani ne "La cieca di Sorrento"(1934) e fatto compagnia con Ruggero Ruggeri, scelta per il primo film di Totò probabilmente dal regista Gero Zambuto; il catanese Oreste Bilancia, affermato attore del cinema muto; Erzsi Pall, soubrette ungherese di Budapest, che arrivata in Italia con una compagnia viennese fu convinta a rimanere dopo il successo della rivista "Il fiore d' Haway", ha lavorato anche con i fratelli De Rege e con Macario; la napoletana Tina Pica e Franco Coop che puo' essere considerato la prima spalla di Totò; una piccola parte la riserva per se' anche Gero Zambuto interpretando il cameriere che sorprende Totò a pescare un pollo; un cameo e' per il napoletano Nicola Maldacea, l'inventore della macchietta e' ridotto male causa la concorrenza del cinema e i debiti di gioco e si accontenta di parti di generico offertegli dai colleghi (Musco, i De Filippo)

Scriveva D.E [Dina Falconi], Il Popolo d'Italia, Milano, 7 marzo 1937:
«È uno dei nostri primi tentativi di film interamente comici, basati sull'estro umoristico di un attore-maschera. L'attore prescelto è Totò, uno dei nostri più caratteristici e spassosi artisti di varietà. Senonché la sua trasposizione sullo schermo non mi è parsa per questa volta particolarmente felice. Forse perché non è tanto la sua figuretta sbilenca che ci desta il riso dalla ribalta, quanto una sua vena improvvisatrice, tra pulcinellesca e petroliniana [...]. Tuttavia qualche risata Fermo con le mani riesce a strapparla e, alla fin fine, una certa facile allegria è diffusa per il film, anche se talvolta una successiva lentezza di ritmo appesantisce le possibilità esilaranti [... ]».

E ancora Marco Ramperti, L'Illustrazione Italiano, LXIV, Il, Milano, 14 marzo 1937: «[...] Non mancate a Fermo con le mani, dove riappare Erszi Paal e dove si rivela Totò. Pare a me che la ballerina di Budapest non manchi, oltre che di vaghezza e di estro, di fotogenia; ma, soprattutto, subisce l'attrazione di Totò nella magrezza fantomatica e nella snodatura marionettlstica di certi suoi passi di danza, dove il pallore e l'automatismo concorrono, insieme con la bravura, a una specie di pauroso incantamento, di allucinazione irresistibile!».

Sar. [Fabrizio Sarazani], Il Giornale d'Italia, Roma, 24 aprile 1937:
«Antonio de Curtis, in arte Totò, e' un fantasista ricco di schietta comicità. Con le sue "macchiette" e con le sue battute a finta improvvisazione e soprattutto con la sua originale maschera di sicuro attor comico ha fatto la fortuna di tutte le riviste nelle quali ha preso parte. Eccolo, con questo filmetto, al suo debutto sullo schermo. Purtroppo le sue qualità non hanno potuto troppo brillare ché i pretesti comici e le trovate in questo raccontino cinematografico sono più vicini alla ribalta che allo schermo. Tuttavia il bravo Totò ha dato prova di saper affrontare con sicura spigliatezza la macchina da presa e chissà che un giorno non possa farci un'improwisata degna della buona volontà che stavolta gli abbiamo indovinato in un film nel quale la "vis comica" è più nelle intenzioni che negli effetti [.. . ]».


Franco Coop

Data nascita: 27 Settembre 1891 (Bilancia), Napoli (Italia)
Data morte: 27 Marzo 1962 (70 anni), Roma (Italia)
Magnifico caratterista, distintosi sempre per la sua grande classe e il suo fine umorismo, ottenne grandissimi successi in teatro come in cinema, dove interpretò, a partire dagli anni '30, numerose commedie leggere, come Ninì Falpalà (1933), La signora di tutti (1934), Darò un milione (1935), Fermo con le mani (1937), il primo film del grande Totò, San Giovanni Decollato (1940), L'allegro fantasma (1941), Gelosia (1942), Le vie del peccato (1945), La presidentessa (1952), Café Chantant (1954) e Totò, Vittorio e la dottoressa (1957). La sua voce profonda e nasale gli consentì di intraprendere anche una brillante carriera come doppiatore.


Oreste Bilancia

Data nascita: 24 Settembre 1881 (Bilancia), Catania (Italia)
Data morte: 31 Ottobre 1945 (64 anni), Roma (Italia)
Esordisce come attore dialettale nel 1906 quando viene scritturato dalla Compagnia Calabresi-Severi e successivamente diviene “secondo attore brillante” in lingua nella Galli-Guasti-Ciarli-Bracci. Dal 1910 a tutto il 1913 è direttore del Casinò di San Remo per poi accedere sempre con il medesimo titolo al Kursaal di Montecatini. Sul finire del 1914 debutta sullo schermo in un film dell’Ambrosio di Torino La scintilla, sotto la regia di Eleuterio Rodolfi accanto a Tina Di Lorenzo e Armando Falconi. Da quel momento in poi viene scritturato per parecchie pellicole fra le quali Romanticismo (1915) di Campogalliani, La lucciola, Maschiaccio e Il siluramento dell’“Oceania” girati tutti nel 1917 da Genina, il quale lo ripropone l’anno successivo in Addio, giovinezza! Poi gira sotto la guida di Gero Zambuto Il matrimonio di Olimpia (1918) ed è tra gli interpreti principali di Hedda Gabler (1920) diretto da Pastrone con lo pseudonimo di Piero Fosco. Nel 1920 Righelli lo dirige ne La casa di vetro, cui fa seguito Il controllore dei vagoni-letto (1922) di Mario Almirante. Poi nel 1924 appare in Maciste e il nipote d’America di Rodolfi, ne La taverna verde di Luciano Doria e in Voglio tradire mio marito! (1925) di Mario Camerini. Verso la metà del 1925, causa la crisi del cinema italiano, si trasferisce in Germania riuscendo a ottenere alcune scritture e lavorandovi fino al 1929, anno in cui ritorna in patria. Qui alterna l’attività cinematografica con quella di attore di rivista in compagnie importanti e di prestigio (Compagnia Riccioli-Primavera, la Wunder Bar, Odoardo Spadaro, Milly, la A.B.C. n. 1 e Macario). L’aspetto grassoccio, il carattere allegro e bonario, il fisico rubicondo e l’andatura elegante lo fanno impiegare soprattutto come caratterista di buona tempra. Si è sposato con l’attrice Asta Gundt.


Cesare Polacco

Data nascita: 14 Maggio 1900 (Toro), Roma (Italia)
Data morte: 2 Marzo 1984 (83 anni), Roma (Italia)
Eccellente caratterista dotato di una naturale eleganza, Cesare Polacco ha esordito nel 1920 nella compagnia di Emilio Zago, con il quale interpretava gran parte del repertorio goldoniano. Successivamente entrò a far parte del gruppo veneziano di Giachetti, che spaziava dal repertorio in lingua a quello in dialetto veneto. Nel 1928 si trasferì a Roma dove recitò nella compagnia di Alda Borelli e poi in quelle di Tatiana Pavlova e Virgilio Talli. Contemporaneamente si dedicò al doppiaggio e al cinema, dove lavorò a fianco di Totò e in film di Carmine Gallone e Augusto Genina. Nel 1938 venne costretto ad abbandonare l'attività artistica a causa delle leggi razziali, essendo egli di origine ebraica. Nel '45 riprese finalmente a lavorare soprattutto alla radio. In seguito, tornò al teatro, lavorando nella Compagnia del Teatro Nazionale di Guido Salvini e al Piccolo Teatro di Palermo. Nel 1957 avvenne il grande incontro con Giorgio Strehler che lo accolse al Piccolo Teatro di Milano, affidandogli ruoli in testi di Goldoni e Brecht. Partecipò anche a diverse produzioni televisive, ricoprendo ruoli marginali a cui regalò il suo tratto originale: nel 1964 fu tra gli animatori di Biblioteca di Studio Uno, nel 1966 prese parte alla serie Le avventure di Laura Storm, nel 1967 appare ne I promessi sposi di Sandro Bolchi, nel 1969 veste i panni di Grigorij Vasil'evic ne I fratelli Karamazov, mentre per la tv dei ragazzi recitò nel 1969 nel ciclo Il leone di Venezia. Grazie alla televisione acquisì grande popolarità partecipando a Carosello, nel ruolo dell'infallibile ispettore Rock, protagonista delle scenette della brillantina Linetti andate in onda dal 1957 al 1968. Coinvolto in piccole avventure gialle, concludeva immancabilmente le sue inchieste con la frase pubblicitaria: «Anch'io ho commesso un errore, non ho mai usato la brillantina Linetti».


Tina Pica

Data nascita: 31 Marzo 1884 (Ariete), Napoli (Italia)
Data morte: 16 Luglio 1968 (84 anni), Napoli (Italia)
Figlia d'arte, grandissima caratterista dalla voce inconfondibile, fu attrice giovane e versatile capace di vestire i panni di svariati personaggi, anche maschili. Attrice con F. Stella, si affermò soprattutto come eccellente commediante comica con i fratelli De Filippo (1931-38) e nella compagnia di Eduardo (1945-47). Esordì al cinema quando ancora non c'era il sonoro nel 1916, ma in seguito lavorò con gli attori più famosi: Totò, Vittorio De Sica, Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Gina Lollobrigida, Ugo Tognazzi, Fernandel. Nel cinema ebbe grande successo in film come Pane, amore e fantasia (1953, in cui impersonò l'invadente e comicissima Caramella), Pane, amore e gelosia (1954) e come protagonista d'una serie buffa imperniata sulla sua figura (Zia d'America, Nonna Sabella) e perfino sul suo nome (La Pica sul Pacifico, 1960). Impersonò personaggi fatti di napoletanità argute, semplici eppure complesse, protagonisti della vita di tutti i giorni della città partenopea. Tra i film che ha interpretato si ricordano Filumena Marturano (1951), L'oro di Napoli (1954) e Ieri, oggi e domani (1963).


Miranda Bononsea

31 Ottobre 1926 (Scorpione), Mondovì (Italia)
Figlia d’arte, Miranda Bonansea respira sin da piccola l’aria del palcoscenico e successivamente dei set cinematografici, debuttando all’età di sette anni in La cieca di Sorrento (1934) nel ruolo della bimbetta che, assistendo all’omicidio della madre, diventa cieca a causa del trauma subito. Poco dopo interpreta la figlioletta di Armando Falconi in Re burlone (1935) e continua ad apparire sugli schermi, saltuariamente, interpretando personaggi che ricordano Shirley Temple, piccola star americana degli anni Trenta. In più la Bonansea viene prescelta per dare la voce italiana alla Temple, della quale prende tonalità e moine, e si identifica talmente con la star da copiarla in tutto e per tutto, come avviene in Fermo con le mani (1937), in cui appare vestita e pettinata come lei. Riesce a dare un po’ di se stessa nell’unico film in cui, più grandicella, quindicenne, interpreta il ruolo della studentessa golosona in I sette peccati (1942), un ruolo gioviale e simpatico, forse il più riuscito, nato dalla fantasia di Zavattini. Nel 1940 calca le tavole del palcoscenico recitando accanto a Giulietta Masina nella commedia Felice viaggio di Thornton Wilder, messa in scena al Teatro dell’Università di Roma per la regia di Gerardo Guerrieri. Lunga è invece la sua carriera di doppiatrice, specialmente di star americane, prima fra tutte di June Allyson in Piccole donne (1949) o I tre moschettieri (1948); ma anche Donna Reed in Il delfino verde (1947), Jean Simmons in Amleto (1948), Arlene Dahl in Tre piccole parole (1950) e poi Jane Powell nelle sue commedie musicali, June Haver, Anne Francis. Presta anche la vocina alla prima Marilyn Monroe, quella di La tua bocca brucia (1952) e di Gli uomini preferiscono le bionde (1953), e a tante altre giovani attrici anche italiane come Milly Vitale, Rossana Podestà, Rita Giannuzzi, Marisa Allasio e Giovanna Ralli nei loro primi film


Nicola Maldacea

Data nascita: 29 Ottobre 1870 (Scorpione), Napoli (Italia)
Data morte: 1 Gennaio 1945 (74 anni), Roma (Italia)
Fin da giovane inizia a Napoli la gavetta come comico e cantante nelle cosiddette”periodiche "; successivamente mette a punto la costruzione di macchiette, sorta di parodie su fatti della vita quotidiana, che gli portano grandissima fama. Dalla fine dell'800 fino agli anni '20, calca le scene con enorme successo. Al Teatro Bellini riesce a stupire i suoi stessi colleghi di lavoro con la sua mimica perfetta. In seguito viene notato da Eduardo Scarpetta che lo vuole nei suoi spettacoli. La consacrazione definitiva avviene nel 1891 quando viene scritturato al famosissimo Salone Margherita che gli porta l'amicizia del grande Ferdinando Russo, il quale scrive per lui macchiette su misura. Ma sono molti gli autori che scrivono per lui: Di Giacomo, Valente, Galdieri ed il romano Trilussa. Il suo grande merito è quello di aver innalzato a livello d'arte la comicità ruspante del primo”varietà ". Punti di forza della sua recitazione sono il passaggio dal cantato al parlato, utilizzando il cosiddetto stile del”fine dicitore ", e il riuscire a praticare un trasformismo che lui stesso definisce”pittorico”per il modo in cui presenta i suoi personaggi. È però in grado di smorsare il suo istrionismo con una forte dose di ironia e intelligenza che elevavano le sue macchiette a veri e propri personaggi. Di lui l'attore Rodolfo De Angelis scrive:”Quando Maldacea apparve per la prima volta sul palcoscenico del Salone Margherita [ … ] il repertorio era ancora quello delle periodiche. Il successo fu pronto e cordiale. Ma don Nicolino (e qui sta il suo grande merito) si accorse ben presto di essere molto meno comico di quegli habitués che lo acclamavano, tutti nobiloni, dai nomi ingombranti e roboanti, affetti da podagra e da tic nervoso [ … ] E , con l'ausilio di poeti umoristici e di musici bizzarri, ne volle diventare lo specchio”. Fra le sue macchiette più famose ricordiamo: La cocotte intelligente, Il balbuziente, O Rusecatore, Il collettivista e O Jettatore. Passata l'epoca d'oro del Café Chantant, Maldacea cade in disgrazia, da”divo”che era si riduce ad accettare ruoli da comparsa nel cinema, e ad apparire in teatri di terz'ordine della capitale, dove muore fra gli stenti, il 5 marzo 1945


Giuseppe Pierozzi

Data nascita: 18 Marzo 1883 (Pesci), Roma (Italia)
Data morte: 22 Aprile 1956 (73 anni), Roma (Italia)
Entrò giovanissimo nel mondo del teatro, sostenendo all’inizio solo piccoli ruoli. Nel 1928 riuscì a mettersi in luce in una parte un po’ più significativa, dando vita al personaggio del direttore del Tabarin Paradiso nella rivista Broadway, messa in scena dalla compagnia Za-Bum, diretta da Mario Mattoli; da allora Pierozzi fu scritturato presso le più note compagnie. Piccolo di statura, grassoccio, con un volto stralunato e accattivante, dotato di una comicità brillante e simpatica, Pierozzi esordì nel cinema nel 1919, al tempo del “muto”, lavorando in numerosi film, anche abbastanza importanti, fra i quali possiamo ricordare Il fauno (Febo Mari, 1917) e Gli ultimi giorni di Pompei, in cui ebbe un ruolo di un certo rilievo, quello dello schiavo Sosia (1926, Carmine Gallone e Amleto Palermi). Con l’avvento del “sonoro”, fu richiesto per moltissimi film, ma in piccolissime parti, talora quasi da comparsa e indegne delle sue validissime possibilità di arguto e comico caratterista. Soltanto nel decennio 1930-40, riuscì ad avere alcune occasioni che gli permisero di dare maggiore risalto alle sue qualità; anche negli anni del dopoguerra interpretò parecchi film, ma sempre in ruoli poco significativi. Fu sposato con Maria Petroni.


Guglielmo Sinaz

Data nascita: 20 Novembre 1885 (Scorpione), Roma (Italia)
Data morte: 5 Febbraio 1947 (61 anni), Roma (Italia)
Agli inizi attore di teatro con un debutto nel 1908 nella compagnia di Dillo Lombardi, ottiene in seguito scritture da Alfredo Campioni, da Zacconi, poi da Sainati nella formazione Grand Guignol per dedicarsi in seguito al teatro leggero, come quello del varietà, compiendo tournées in America centrale e meridionale e rimanendovi parecchi anni. Nel 1920 fa parte della Compagnia di Operette Nuovissima n. 2 e nel 1921 è in quella diretta da Ivan Darclée e Luigi Giorgi. Nel 1934 ottiene una scrittura da Totò accanto al quale rimane per un triennio circa. A metà degli anni Trenta Sinaz compie il suo debutto sullo schermo, diventando in poco tempo uno degli attori di carattare più richiesti per ricoprire ruoli di vario genere come politicanti, sudamericani, loschi biscazzieri, infidi impresari, sgradevoli individui. Nel 1937 prende parte al documentario Azoto di U. Rossi. Ammalatosi gravemente, si suicida nel 194 7.


Alfredo Martinelli

Data nascita: 7 Marzo 1899 (Pesci), Siena (Italia)
Data morte: 11 Novembre 1968 (69 anni), Siena (Italia)
Impiegato di banca, coltiva fin da ragazzo la passione per il teatro e, dopo aver recitato in varie filodrammatiche, riesce a farsi scritturare dalla compagnia di Alfredo De Sanctis, passando in seguito in altre formazioni artistiche, specializzandosi nei ruoli brillanti e cimentandosi anche nell’operetta. Il debutto nel cinema risale al periodo del muto allorché, diciottenne, partecipa a varie pellicole fra cui, nel 1917, L’articolo IV di Righelli e Il triangolo giallo di Emilio Ghione, che lo dirige anche in vari episodi de I topi grigi (1918). Nello stesso anno prende parte a Il marchio rosso di Campogalliani. Righelli lo richiama per Le avventure di Doloretta del 1919, anno in cui recita ne Le tre primavere di De Antoni, cui seguono Il teschio d’oro (1920) di Campogalliani e Le avventure di Fantasio Nuvola (1921) di Gustavo Zaremba de Jaracewsky, in cui è il protagonista. Successivamente interpreta La seconda moglie (1922) e La dame de chez Maxim’s (1923) entrambi di Amleto Palermi, quindi Il riscatto (1924) di Zorzi, Frà Diavolo (1925) di Gargiulo e Roberti, Gli ultimi giorni di Pompei (1926) di Palermi e Gallone, Florette e Patapon (1927) sempre di Palermi, Mia fia (1928) di Vassallo fino ad Assunta Spina (1929) di Roberto Roberti. Nel periodo del sonoro è uno dei primi atto- ri ad essere scritturato dalla Cines e in breve tempo è uno dei doppiatori più richiesti. Magro, filiforme, non molto alto, quasi un fantino, diventa uno degli attori più richiesti anche se sempre per ruoli brevi e marginali da caratterista, a volte per figurazioni di brevissima durata.

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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