Totò al giro d'Italia

[Totò,Mario Castellani e Isa Barzizza] [Totò e Mario Castellani ]

[Totò] [Totò] [Totò]

[Totò,Walter Chiari e Isa Barzizza] [Totò,Fausto Coppi e Gino Bartali]

[Totò,Fulvia Franco e Isa Barzizza] [Totò]

Videoclip titoli di testa

Giornali d'epoca:
8Otto dell' 11 novembre 1948

Regia : Mario Mattoli
Soggetto : Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Steno
Sceneggiatura : Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Steno
Fotografia : Tino Santoni
Scenografia : Piero Filippone
Castumi : Werther
Musica : Nino Rota diretta da Ugo Giacomozzi
Montaggio : Giuliana Attenti
Aiuto regia : Leo Catozzo
Direttore produzione : Alfredo De Laurentis, Giorgio Adriani
Produzione : Lorenzo Pegoraro per Peg Produz. Film, Enic, Roma
Durata: 88 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( il prof Ugo Casamandrei)
Giuditta Rissone( sua madre )
Isa Barzizza( Doriana, la giurata )
Walter Chiari( Bruno, il giornalista )
Carlo Ninchi( Dante )
Luigi Catoni( Nerone )
Mario Castellani( Renato Stella, l'allenatore )
Carlo Micheluzzi( Filippo Cosmedin, il diavolo )
Fulvia Franco( Miss Italia )
Alda Mangimi( Gervasia, la cameriera )
Ughetto Bertucci( l'aiutante dell'allenatore )
Mario Riva( il radiocronista )
Vinicio Sofia( il cuoco )
Luigi Pavese( il maggiordomo )
Eduardo Passarelli( il commissario )
Loris Gizzi( il sindaco )

e nel ruolo di se stessi :
Gino Bartali, Fausto Coppi, Louison Bobet, Ferdy Kubler,
Fiorenzo Magni, Tazio Nuvolari, Schotte, Cottur, Ricci, Ortelli,
Tosi, Matteucci, Spoldi, Achilli, Deyana, Di Segni, Lorenzetti, Wimile

  

Soggetto

Totò vuole sposare una concorrente di un concorso di bellezza,ma questa gli pone come condizione di vincere il giro d'Italia.Pur di vincere il giro Totò vende l'anima al diavolo,che all'ultima tappa lo aspetta a casa per prendersi l'anima come dai patti.Ma la madre di Totò addormenta il diavolo e ne annulla l'incantesimo provocando la caduta di Totò e l'eliminazione dal giro.

Critica e curiosità

E' il primo film in cui compare il nome di Totò nel titolo e nasce dall'idea di iniziare una serie con Totò assoluto protagonista , come poi avvenne con tutta la serie di film "Totò ......" . In film venne quasi completamente girati in esterni ma Antonio de Curtis che non si trovava a suo agio in esterni ne' tantomeno a pedalare , sovente si fa sostituire dalla sua controfigura Dino Valdi . Il film viene girato mentre i corridori facevano la preparazione per il prossimo Giro di Lombardia , gli interni si svolgono negli studi di Cinecittà.Alla pellicola parteciparono molti campioni del ciclismo dell'epoca da Coppi e Bartali a Bobet e Kubler, una piccola apparizione anche per il grande pilota automobilistico Tazio Nuvolari.
Le prime scene del film furono girate nell'ottobre del 1948 a Stresa, durante la finale di Miss Italia, in cui Antonio de Curtis faceva parte realmente della giuria.Oltre al titolo di Miss la vincitrice avrebbe ottenuto anche una piccola parte in un film di Totò, ed infatti la prima classificata, Fulvia Franco, compare nel breve ruolo della sorella di Doriana.

Scriveva Vice, Giornale dell'Emilio, Bologna, 7 gennaio 1949:
«[...] Sono balorde imprese che magari vi fanno sorridere, ma non vi divertono eccessivamente. Fotografare il Totò del palcoscenico non basta: bisognerebbe cercare di dargli una consistenza cinematografica, ammesso che sia possibile. Comunque, Mattoli che in Fifa e areno aveva imbroccato se non altro una discreta formuletta commerciale, in questo film frammentario, banale, perfino noioso dimostra di averne già perduto il piccolo segreto. Che pena, poi, per i tifosi del ciclismo, vedere i loro idoli (ci sono quasi tutti) appiedati dalle battute!».

E ancora Caran [Gaetano Carancini], Lo Voce Repubblicano, Roma, 7 gennaio 1949:
«I cinematografari stanno riscoprendo la leggenda di Faust [...]. Metz, Marchesi e Steno, con la collaborazione registica di Mario Mattoli, l'hanno rispolverata, contaminandola con meno concettosi motivi pseudo-sportivi, per farne la «molla» di questo Totò al giro d'Italia [...] Su questo filo conduttore, ch'è spesso confuso e arruffato, e con la collaborazione non certo disinteressata di moltissimi assi del pedale, Mattoli ha costruito un filmetto agitato e frettoloso come di consueto, che il pubblico ha accolto con sonore risate».

[Anonimo], Il Nuovo Corriere della Sera, Milano, 15 gennaio 1949:
«È facile immaginare che cosa Totò possa rendere in ,comicità con la sua bazza, i suoi lazzi, la sua compassata buffoneria [...]. Non bisogna sottilizzare e tanto meno dimenticare che si tratta di una farsa affidata al grottesco e alle trovate, inserita tra gli autentici episodi della competizione. Infatti a Totò fanno anche corali [...] gli autentici assi del pedale, Bartali, Coppi, Magni, Schotte, Cottur e tutta una popolazione di autentici personaggi sportivi, Consolini e Nuvolari compresi. Qualcuno anzi si presta a dire battute e a cantare strofette. Il film [...] cerca il suo successo nell'amenità dei casi, ma anche nell'interesse dei tifosi per i loro beniamini».


Non ho nessun merito nella carriera di Totò, se non quello di aver capito che non doveva continuare a fare il filmetto con la storiellina, ma che bisognava alzare un po' il tono. Totò era un grande attore comico che aveva saputo sfruttare la sua figura, le sue capacìtà innate, ereditarie, affinando insieme l'acquisizione delle gag, dei lazzi, degli ingredienti tipici di un teatro fertile come quello napoletano. Nel mondo non ce ne sono stati tanti come lui. Se si esclude Cantinflas nel Messico, che ha di queste caratteristiche, i comici di solito sono gente che dice la battuta scritta da un altro. Invece,Totò quando fa una scena ci mette dentro qualcosa di suo, qualcosa che non sa neppure lui come gli viene fuori, che è frutto dei suoi rapporti con il teatro dialettale napoletano, dell'enorme esperienza che gli deriva dal teatro e dal contatto con il pubblico. Non sempre era in condizione di giudicare il valore delle cose che faceva: tanto è vero che avrebbe ripetuto fino alla noia determinate cose. In questi casi il regista aveva una funzione molto semplice. Mi avvicinavo e gli dicevo sottovoce: "Per favore, Totò, non strusciare i piedi per terra". Allora si inalberava, diventava cattivo: "perché, non fa ridere?". "Si, fa ridere, ma l'hai già fatto tremila volte, a un certo punto la gente si può stufare". Totò era il classico attore che non deve ripetere troppe volte la stessa scena, gli si doveva dare la possibilità di andare a ruota libera e poi pigliare quello che c'era di meglio, perché ripetere la scena tredici, quattordici, ventisette volte, con Totò era inutile, era quasi sentire meglio la prima. In Totò al giro d'Italia, il soggetto di Metz era abbastanza difficile perché era tutta una storia surrealista di diavoli. Nel film Totò era una specie di "suiveur" dei ciclisti, che c'erano tutti, da Coppi a Bartali, a Bobet, a Magni, stava assieme a questa troupe di ciclisti veri. Ma mentre i ciclisti erano abbastanza disciplinati (a loro piaceva correre presto la mattina), Totò non si alzava perché aveva cercato di stabilire come suo diritto quello di alzarsi tardi. Diceva che l'attore è abituaio ad andare tardi a cena , tardi a letto, e la mattina non può alzarsi presto Durante tutto il film mi sono trovato più volte su una strada, sotto il so1e, con tutta questa gente importante; che guadagnava, che era celebre, con lui che non veniva mai. Facevo chiamare Totò alle nove e mezzo, ma fino a mezzogiorno non scendeva. Mi sono trovato in montagna con questi che bestemmiavano perché dovevano correre, e ancora Totò non arrivava, non capiva che per correre in bicicletta non si può aspettare, non ci si può innervosire.

( "Mario Mattoli" tratto da Totò di Orio Caldiron )


Giuditta Rissone

Data nascita: 28 Settembre 1895 (Bilancia), Genova (Italia)
Data morte: 31 Maggio 1977 (81 anni), Roma (Italia)
Proveniente da una famiglia d'attori, la spiritosissima Giuditta Rissone esordì sulle scene giovanissima al fianco di Lyda Borelli. In seguito fece parte di diverse formazioni, fino a quando nel 1921, ottenne grande notorietà nella compagnia Vergani-Cimara-Almirante, sodalizio diretto dallo scrittore Dario Niccodemi. Divenne primattrice nel 1927, con Luigi Almirante e Sergio Tofano, in una compagnia che si affermò per il repertorio spiritoso ed intelligente. Nel 1930 passò alla rivista con la compagnia "Za Bum" e qui, insieme a Vittorio De Sica (che sposò nel '37), si confrontò con testi brillanti. Ormai conosciuta ed amata per le sue doti comiche e raffinatamente ironiche, nel 1933 entrò in ditta con De Sica e Tofano, che due anni dopo lasciò la compagnia, sostituito da Umberto Melnati. Questa formazione durò fino al 1939, affermandosi nella messa in scena di spettacoli leggeri ed ottenendo un grande successo con Due dozzine di rose scarlatte di De Benedetti. Dopo la guerra la Rissone fece soltanto alcune sporadiche apparizioni sul palcoscenico, dando come sempre prova della sua grandissima classe. Al cinema ha recitato spesso con De Sica, talvolta in trasposizioni di testi già proposti in teatro.


Isa Barzizza

Data nascita 22 Novembre 1929 (Scorpione), Sanremo (Italia)
Figlia del direttore d'orchestra Pippo Barzizza, Isa ha iniziato giovanissima la carriera teatrale, prendendo parte ad alcuni spettacoli di prosa con Ruggero Ruggeri, Elsa Merlini ed Eduardo De Filippo. Il vero grande lancio nel mondo del teatro le fu dato da Erminio Macario che a diciassette anni la volle in due sue riviste: Le educande di San Babila (1947) e Follie di Amleto (1947-48). Inizialmente il padre, contrario alla sua decisione di intraprendere la carriera artistica, si lascia convincere ma al patto che la giovane ragazza si faccia seguire da una governante. Carina, col suo corpo splendido e la sua delicata ironia, la Barzizza divenne presto la beniamina del teatro leggero del dopoguerra italiano. L'altro suo “padrino” teatrale, dopo Macario, fu Totò, cui fece da partner anche nel cinema, e con cui recitò in teatro in C'era una volta il mondo (1947-48) di Michele Galdieri accanto ad Elena Giusti e in Bada che ti mangio (1948-49) accanto a Mario Riva e Diana Dei. Totò le insegnò i tempi comici, il contatto col pubblico, come muoversi sul palcoscenico, insomma tutti i segreti del mestiere. Nella rivista Bada che ti mangio la Barzizza e Totò erano i protagonisti dell'indimenticabile sketch del “vagone letto” (che concludeva anche il film Totò a colori, del 1952). L'attrice ricordò che la prima volta che venne rappresentato questo sketch durava sette minuti mentre, solo dopo alcuni mesi di tournée, le esilaranti improvvisazioni del comico napoletano lo avevano portato a durare ben cinquanta minuti. Presto la Barzizza si affermò anche sullo schermo. Interpretò infatti oltre trenta film, il primo dei quali fu I due orfanelli (1947) di Mario Mattoli, spesso al fianco dei comici di rivista che l'avevano lanciata sulla passerella (Totò, Macario, Carlo Dapporto), ma non c'è stato alcun titolo che la metta in evidenza, meno in Gran varietà (1953), dove canta un blues con un vestito nero di raso con lo spacco. Nella stagione 1951-52 venne scoperta da Garinei e Giovannini che esaltarono la sua grande bellezza e il suo spigliato senso dell'umorismo nella rivista Gran baldoria, grandissimo successo che portava le bellissime musiche di Gorni Kramer. Negli stessi anni affrontò anche il teatro di prosa recitando lo Shakespeare di Le dodicesima notte diretta da Renato Castellani e apparendo poi spesso nel teatro brillante allestito per la tv. Il 3 gennaio 1954, giorno d'inizio dei programmi ufficiali della televisione italiana, la RAI trasmise l'atto unico di Carlo Goldoni Osteria della posta, che vedeva la Barzizza protagonista. Nel 1955-56 ha interpretato la commedia musicale Valentina, di Marchesi e Metz, con Isa Pola, Enrico Viarisio e Franco Scandurra, storia d'amore di due fidanzati che fanno un salto in avanti nel tempo. Nel 1957 l'attrice lasciò il teatro per motivi familiari (nel giugno del 1953 aveva sposato il quale morì poi in un incidente nel '60 che ebbe violenti strascichi). Attorno agli anni '60 fondò la Citiemme, una società di doppiaggio, dedicandosi a questa attività sia come imprenditrice sia come direzione artistica. Tornò a teatro nei primi anni '90, interpretando numerose commedie, tra le quali ricordiamo La pulce nell'orecchio di George Feydeau con la regia di Gigi Proietti, Arsenico e vecchi merletti di Joseph Otto Kesserling con la regia di Mario Monicelli, Gigi di Sidonie-Gabrielle Colette per la regia di Filippo Crivelli. Nell'estate del 1995 ha partecipato al Festival di Spoleto con L'ultimo yankee di Arthur Miller, con la regia di John Crowther. Nel 1999 accanto alla grandissima Lauretta Masiero è stata sublime ne Le sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi, confermando come sempre il suo grande stile e la sua inconfondibile bravura. Contemporaneamente è tornata a lavorare anche al cinema e alla televisione. Tra le altre cose, ha interpretato il film Ardena (1997) con Arnoldo Foà e Luca Barbareschi, ha condotto su Raitre il rotocalco Mai dire mai (1989) con Fabio Fazio e Giampiero Mughini e ha partecipato alla fiction di Raiuno Non lasciamoci più (1999), seguita da Non lasciamoci più 2 (2001), con Fabrizio Frizzi, Paolo Ferrari e Debora Caprioglio


Walter Chiari

Nome: Walter Annichiarico
Data nascita: 2 Marzo 1924 (Pesci), Verona (Italia)
Data morte: 22 Dicembre 1991 (67 anni), Milano (Italia)
Figlio di genitori pugliesi, suo padre era un brigadiere che venne trasferito a Milano con la sua famiglia quando il piccolo Walter aveva otto anni. Il giovane Annichiarico gli anni della sua gioventù li passa alternando spensieratezza e allegria ad una fervida brillantezza e irrequietudine, infatti pur giovanissimo all'età di tredici anni si iscrive ad uno dei tanti boxing club di Milano e nel 1939 (non ancora sedicenne), diventa campione regionale della Lombardia nei pesi piuma. Nell’immediato dopoguerra, dopo esser stato sotto le armi e aver intrapreso per un breve periodo la carriera pugilistica, Walter Chiari incomincia a realizzare il sogno di diventare attore. Nel 1946 fa una breve e casuale apparizione in uno spettacolo intitolato Se ti bacia Lola. L’anno seguente finalmente fa il suo esordio come attore cinematografico nel film Vanità di Giorgio Pastina, per il quale si aggiudica un Nastro d’argento speciale come miglior attore esordiente. Nel 1950 è l'impareggiabile interprete della rivista Gildo. L’anno seguente è attore protagonista con Anna Magnani nel capolavoro drammatico, dal titolo Bellissima diretto da Luchino Visconti; sempre nello stesso anno viene acclamato in una rivista dal titolo Sogno di un Walter. In seguito continua ad alternare successi cinematografici, ai successi in palcoscenico (con la rivista Tutto fa Broadway). Pian piano si afferma come uno dei talenti più rivoluzionari della comicità italiana; inaugura infatti un nuovo modo di recitare grazie alla sua innata capacità di chiacchierare per ore con il pubblico e di interpretare diversi personaggi. Il suo modo di recitare è veloce, come una chiacchierata continua. Nel 1955 Walter Chiari interpreta la rivista Oh quante belle figlie Madame Dorè, e l'anno seguente, accanto alla bravissima Delia Scala, prende parte alla commedia musicale dal titolo Buonanotte Bettina, di Garinei e Giovannini. Nel 1958 appare in televisione nel varietà La via del successo, dove accanto a Carlo Campanini, propone numeri già collaudati nelle sue riviste, dal Sarchiapone (con Carlo Campanili come spalla) al sommergibile, dalla belva di Chicago al bullo di Gallarate. La collaborazione con Garinei e Giovannini prosegue con la commedia musicale Un mandarino per Teo (1960), al fianco di Sandra Mondaini, Ave Ninchi e Alberto Bonucci. Nel 1964 è straordinario nell’interpretazione del padre nel film Il giovedì, diretto da Dino Risi. L’anno seguente da spessore alla sua recitazione interpretando due commedie teatrali, la prima a fianco di Gianrico Tedeschi, dal titolo Luv (1965) di Shisgal, e la seconda a fianco di Renato Rascel, dal titolo La strana coppia (1966) di Neil Simon. Nel 1966 interpreta il tartagliante signor Silence nel film Falstaff, diretto e interpretato da Orson Welles, e l’italiano del miracolo economico, egoista e cinico, in Io, io, io… e gli altri, diretto da Alessandro Blasetti. Nel 1968 viene chiamato a condurre per la televisione la famosissima trasmissione musicale Canzonissima, accanto a Mina e a Paolo Panelli. Ormai è conosciuto come un vero donnaiolo, molte bellissime donne famose cadono ai suoi piedi: da Silvana Pampanini a Sylva Koscina, da Lucia Bosè a Ava Gardner, da Anita Ekberg a Mina, fino a che decide di "mettere la testa a posto" sposando l’attrice e cantante Alida Chelli, che gli darà un figlio, Simone. La disordinata corsa, che è la vita di Walter, subisce purtroppo una battuta d'arresto clamorosa quando, nel maggio del 1970, viene spiccato contro di lui un mandato di cattura. L'accusa è davvero pesante: consumo e spaccio di cocaina. In particolare, è accusato di aver comprato insieme ad altri un chilo di cocaina, di averla ceduta (o venduta) a terzi e di averla consumata personalmente. Il 22 maggio 1970 viene rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli. Il 26 agosto viene prosciolto dalle prime due imputazioni, le più gravi. Rimane però in piedi quella del consumo personale. Gli venne tuttavia concessa la libertà provvisoria e fu scarcerato. Da allora fa molto teatro brillante, molti film "sbrigativi", molte serate di cabaret, parecchia televisione nelle reti locali; in sostanza viene retrocesso in serie B. Egli, però non è un calciatore in età pensionabile che raggranella gli ultimi incassi trotterellando per i campi di provincia. Walter Chiari è un attore che raggiunto il culmine della maestria e della popolarità si vede costretto - se vuole continuare a fare il suo mestiere - ad accettare condizioni di lavoro sempre peggiori. Nel 1986 Chiari cambiando campionato torna in serie A, grazie al teatro serio, recitando il ruolo dell’avvocato Lattes, in un adattamento de Gli Amici, di Arnold Wesker. Così recupera la vecchia abitudine dei torrenziali dialoghi col pubblico a sipario chiuso, dopo la fine dello spettacolo, che erano stati la sua specialità al tempo d’oro della rivista. Ritrova i vecchi amici che aveva perso di vista e i giornali cominciarono ad occuparsi nuovamente di lui. Sul finire di quello stesso 1986, vanno in onda sette puntate della Storia di un altro italiano (che parafrasa la Storia di un italiano, con Alberto Sordi), l’intensa biografia filmata, che Tatti Sanguinetti gira per la RAI. Ugo Gregoretti, allora direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, lo vuole con sé per un’intensa collaborazione, dalla quale nascono una memorabile interpretazione de Il critico, caustica commedia settecentesca di Richard Sheridan, e Six heures au plus tard, una prova d’attore a due, scritto da Marc Terrier, che recita insieme a Ruggero Cara. Peppino di Leva, poi, con il Teatro Regionale Toscano, lo dirige insieme a Renato Rascel in Finale di partita di Samuel Beckett. Walter Chiari si aspetta però un risarcimento anche dal cinema. Nel 1986 gira Romance, un film di Massimo Mazzucco, che viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Tutti i cinefili e i bookmaker lo danno sicuro vincitore del Leone d’oro per la migliore interpretazione, ma il premio tocca a Carlo Delle Piane, che per uno scherzo del destino Walter aveva conosciuto e aiutato nei suoi difficili inizi di carriera nel teatro di varietà. Nel 1988 in televisione, recita nello sceneggiato a puntate I promessi sposi, nel ruolo marginale di Tonio. Nel 1990 interpreta la sua ultima pellicola, nel film drammatico Tracce di vita amorosa, diretto da Peter Del Monte, offrendo ancora una volta un' interpretazione perfetta. Il 19 Dicembre 1991 Walter Chiari ha un lieve scompenso cardiaco, ma sembra riprendersi. Purtroppo dopo due giorni, nella notte tra il 20 e il 21 dicembre, Walter Chiari viene colto da un infarto, e si spegne malinconicamente, solo nel lussuoso appartamento N° 508 del residence "Siloe". Lo trovano seduto in poltrona davanti alla tv, con gli occhiali ancora sul naso e la testa appena reclinata. Walter Chiari è da ritenersi un grande attore all' altezza di altri grandissimi come Alberto Sordi, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman… È stato un indiscutibile innovatore e ha conquistato l’Italia intera per la sua spontaneità, la sua grande ironia e la sua vitalità. Era un ragazzo solare ed espansivo come i pugliesi, matto e esagerato come i veneti, ed entusiasta e generoso come i milanesi. Nonostante le sue grandissime performance recitative, purtroppo a Chiari non venne mai riconosciuto nessun merito a livello di premi, e questa è una gravissima mancanza, per un uomo che ha dato moltissimo al cinema al teatro, ma soprattutto al pubblico italiano


Carlo Ninchi

Data nascita: 31 Maggio 1897 (Gemelli), Bologna (Italia)
Data morte: 1 Maggio 1974 (77 anni), Roma (Italia)
Fratello dell'attore Annibale Ninchi, cugino dell'attrice Ave Ninchi, debuttò sui palcoscenici italiani con la compagnia del fratello, cimentandosi con diversi autori nei più disperati genere teatrali, tutti caratterizzati da una componente rude e malinconica, buona, ma di pochissime parole. Fisico possente, voce dal timbro inconfondibile, impersonò Pilade nell'Oreste di Vittorio Alfieri e altri classici greci. Acquistò popolarità dagli anni Trenta in poi, entrando della compagnia del Teatro Eliseo, fama che crebbe e si duplicò con la sua eccezionale e prolifica presenza cinematografica. Debuttò sul grande schermo nella pellicola di Mario Almirante La stella del cinema (1931) e, sotto la dittatura fascista, partecipò a film come Terra madre (1931) di Alessandro Blasetti, Scipione l'africano (1937) di Carmine Gallone e soprattutto Dora Nelson (1940) di Mario Soldati. Famoso anche all'estero, Zoltan Korda lo inserì nel cast de La conquista dell'aria (1940) con Laurence Olivier, mentre in Italia divenne uno degli attori più usati da Mario Bonnard che lo fece comparire come protagonista in: La fanciulla di Portici (1940), Marco Visconti (1941) e Il Re si diverte (1941). Camillo Mastrocinque, Mario Camerini, Carmine Gallone e Mario Soldati lo consacreranno definitivamente, ma fu con la collaborazione di Mario Mattoli, che lo inserirà nel cinema dei "telefoni bianchi", che acquisterà l'apprezzamento di tutti gli italiani e soprattutto di tutte le italiane. Pellicole come Catene invisibili (1942), Stasera niente di nuovo (1942), La valle del diavolo (1943), La Vispa Teresa (1943) e Circo equestre Za-bum (1944) entrano nel cuore dell'Italia dilaniata dai bombardamenti. Si rise con Carlo Ninchi, si pianse con Carlo Ninchi, si amò Carlo Ninchi. Durante la guerra, dopo essersi confrontato con il teatro comico e la rivista, fu uno dei protagonisti della scena italiana che allora era investita da un rinnovamento senza precedenti e, dopo essere passato di nuovo sotto l'obiettivo di Alessandrini, eccolo nel cast de La porta del cielo (1945) di Vittorio De Sica. Particolare attenzione gli prestò persino il regista Bragaglia che giocò con il personaggio di Ninchi in La primula bianca (1946), Totò al giro d'Italia (1948, travestendolo da Dante Alighieri), Totò le Moko (1949) e Le sei moglie di Barbablù (1950), mentre un cinema più impegnato, targato Roberto Rossellini, lo aspettò in Desiderio (1946). Riccardo Freda ne fece un eroe: impersonò prima un vigoroso D'Artagnan in Il figlio di d'Artagnan e poi un drammatico Conte Ugolino nella pellicola omonima, entrambi del 1949. Eduardo De Filippo lo spingerà in una Napoli milionaria (1950) e il grandissimo e maestoso René Clair gli farà scoprire la sconvolgente Bellezza del diavolo (1950) in un cast che vantava Paolo Stoppa e Gaston Modot. Film moderni, gialli, i primi peplum, le pellicole d'avventura, i drammi quotidiani e le vicende storiche sono i generi che si susseguono nella sua filmografia negli anni Cinquanta, dove spiccano senza alcun dubbio Camicie rosse (1952) di Alessandrini e Francesco Rosi, con Anna Magnani nel ruolo di Anita Garibaldi, e Il marito (1958) di Nanny Loy. Ancora più intenso fu il ruolo del padre di Jean-Paul Belmondo nella pellicola di De Sica La ciociara (1960), cui seguiranno, fino agli anni Settanta, numerosi sceneggiati, fino alla morte che lo colpì nel 1974. Oggi, non resta che un'immagine filmica di questo attore forte e maturo che si è impegnato soprattutto in ruoli carichi di solitudine e di nostalgia


Luigi Catoni


Mario Castellani

Data nascita: 1906, Roma (Italia)
Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia)
Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità.


Carlo Micheluzzi

Data nascita: 10 Maggio 1887 (Toro), Napoli (Italia)
Data morte: 21 Novembre 1973 (86 anni), Venezia (Italia)
Ha svolto una intensa attività teatrale, soprattutto nel campo del teatro dialettale veneto e «goldoniano». Nel cinema esordi nel 1939 in Eravamo sette vedove (Mario Mattoli), interpretando in seguito numerosi film in veste di caratterista gustoso e vivace. Nel dopoguerra è ancora apparso in alcuni film, confermando le sue notevoli doti d'attore di carattere nel tratteggiare alcune singolari figure di secondo piano.


Fulvia Franco

Data nascita: 21 Maggio 1931 (Gemelli), Trieste (Italia)
Data morte: 15 Maggio 1988 (57 anni), Roma (Italia)
Ex moglie del pugile e attore Tiberio Mitri, lavora con lui per un breve periodo nei fotoromanzi. Viene eletta Miss Italia nel 1948 e nello stesso anno interpreta il suo primo film, Totò al giro d'Italia, di Mario Mattoli. La sua carriera, costruita sull'avvenenza fisica, caratterizzata dai boccoli neri e i tratti delicati del volto, è costituita da ruoli di donna fatale o da frivole commedie ambientate nel mondo dello spettacolo. Oltre Totò al giro d'Italia (1948): Totò a colori (1952) di Steno; Le avventure di Giacomo Casanova (1954) di Steno; Totò all'inferno (1955) di Camillo Mastrocinque: A sud niente di nuovo (1956) di Giorgio Simonelli: Buongiorno, primo amore! (1957) di Marino Girolami; Ercole e la regina di Lidia (1959) di Pietro Francisci: L'amore difficile (epis. Avventura di un soldato di Nino Manfredi, 1962); Alta infedeltà (epis. Scandaloso di Franco Rossi, 1964): Letti sbagliati (epis. 00 Sexy Missione bionda platino, 1965) di Steno.


Ughetto Bertucci

Data nascita: 18 Ottobre 1907 (Bilancia), Roma (Italia)
Data morte: 25 Giugno 1966 (58 anni), Roma (Italia)
Fa realmente il venditore di frutta e verdura in un mercato situato in una famosa piazza romana ed è il proprietario di un camioncino in pessime condizioni, quando viene notato da Mattòli e scritturato per un ruolo aderente al suo fisico e alla sua attività di “fruttarolo” per La vita ricomincia (1945). Il tarlo dello spettacolo si insinua in lui che decide, pur gestendo sempre il suo banco al mercatino, di dedicarsi al cinema e, occasionalmente, all’avanspettacolo in teatrini romani. Di bassa statura, magrolino, con una faccia decisamente simpatica e con l’aria scanzonata, è interprete di una elevata quantità di film, per lo più leggeri, accanto ai comici del momento, soprattutto Totò, ma anche Macario, Billi e Riva, Walter Chiari. Non va mai fuori dal suo cliché, non diventa un eccelso caratterista, non ottiene mai ruoli consistenti, ma non si monta la testa e continua il suo mestiere con umiltà, rarefacendo le sue apparizioni verso la fine degli anni Cinquanta, per ritirarsi poi piano piano dal mondo dello spettacolo.


Mario Riva

Nome: Mario Bonavolontà
Data nascita: 26 Gennaio 1913 (Acquario), Roma (Italia)
Data morte: 1 Settembre 1960 (47 anni), Verona (Italia)
Figlio del compositore Giuseppe Bonavolontà, debuttò sulle scene nel luglio del '43 al Teatro Nuovo di Milano come sostituto di un presentatore, ma già l'anno successivo entrò a far parte della compagnia Totò-Magnani nella rivista di Michele Galdieri Che ti sei messo in testa??. Dotato di una particolare carica di simpatia e di un'innata vis comica, ottenne grande successo quando si unì all'attore comico Riccardo Billi, col quale portò al successo numerose riviste (dei cui testi il più delle volte erano essi stessi autori) tra le quali ricordiamo: La bisarca (1950), Alta tensione (1951), I fanatici (1952), Caccia al tesoro (1953), Siamo tutti dottori (1954), La granduchessa e i camerieri (1955), Gli italiani sono fatti così (1956). Tra i film che lo vedono interprete si ricordano I cadetti di Guascogna (1950), Accidenti alle tasse (1951), Accadde al commissariato (1954), Accadde al penitenziario (1955), Arrivano i dollari! (1956), Ladro lui, ladra lei (1957), I prepotenti (1958), Il raccomandato di ferro (1959). In televisione presentò il varietà musicale Il Musichiere (1957-60), nel quale fece conoscere la sua ironia salace e pungente e la sua istintiva e allegra comunicativa, testimoniata anche dalla celebre sigla, da lui cantata, Domenica è sempre domenica. Poco prima di presentare il Secondo Festival del Musichiere, morì in seguito alle ferite riportate da una banale caduta nella buca di un palcoscenico coperta da un tendone. Tra i film: Totò al giro d'Italia (1948) di Mario Mattoli; Se fossi deputato (1949) di Giorgio Simonelli; Totò cerca casa (1949) di Steno e Mario Monicelli; Porca miseria! (1951) di Giorgio Bianchi; Giovinezza (1952) di Giorgio Pastina; Altri tempi (1951) di Alessandro Blasetti; Anni facili (1953) di Luigi Zampa; Scuola elementare (1954) di Alberto Lattuada; Racconti romani (1955) di Gianni Franciolini; I prepotenti (1958) di Mario Amendola; Il vigile (1960) di Luigi Zampa.


Vinicio Sofia

Data nascita: 13 Novembre 1907 (Scorpione), Corleone (Italia)
Data morte: 20 Dicembre 1982 (75 anni), Roma (Italia)
Lavora intensamente, a partire dai primi anni Trenta, nel teatro di rivista e di prosa. Dal 1940 è presente anche alla radio e nel dopoguerra si dedica al doppiaggio. Caratterista di vaglia, riconoscibilissimo per il suo fisico particolare (non è molto alto, ha corporatura massiccia e un viso largo e simpatico), dà vita – a partire dal 1933 – a numerose, amene “macchiette” anche sul grande schermo: almeno settanta film, fino al 1972, ma concentrati soprattutto nei due decenni che precedono e seguono la seconda guerra mondiale. In televisione, nel decennio 1958-1968, lavora in molti sceneggiati, fra cui Tom Jones di E. Macchi, Il coraggio di P. Nelli, La cordicella di R. Meloni, Delitto a Corfù di G. Colli, Le anime morte di E. Fenoglio e La vecchia signora di Bayeux (serie Maigret) di M. Landi.


Luigi Pavese

Data nascita: 25 Ottobre 1897 (Scorpione), Asti (Italia)
Data morte: 13 Dicembre 1969 (72 anni), Roma (Italia)
Caratterista sanguigno dall'inconfondibile timbro vocale, ha alternato esperienze teatrali a quelle soprattutto cinematografiche. Debutta in teatro nel 1921, con la compagnia Pederzini, per passare poi dal 1922 al 1924 ad altre compagnie minori, fino ad arrivare nel 1925 al Teatro Odescalchi di Roma, allora diretto dallo scrittore Luigi Pirandello. Nel 1926 è con la Sabbatici-Fontana e l'anno dopo con la Almirante-Manzini; dal 1928 al 1936 lavora con ben sei gruppi teatrali, tra i quali la compagnia De Sica-Tofano-Rissone e la compagnia Merlini-Cialente. Nella stagione 1937-1938 è primattore con la compagnia Borboni-Cimara con cui compie una lunga tournée. Tra le sue partecipazione ricordiamo: I padri etruschi (1942) di Pinelli, Casa di bambola (1942) di Ibsen e Sacro esperimento (1948) di Hochwalder. Nel teatro di rivista ha partecipato a Sai che ti dico?? (1944), Cantachiaro n. 1 (1944), Imputati alziamoci! (1945), e Tobia, la candida spia (1954). In cinema è interprete di numerosissime pellicole, quasi tutte del genere comico, e spesso accanto a grandi comici quali Totò e Aldo Fabrizi, interpretando quasi sempre personaggi burberi e irascibili. Fra i film che interpretò ricordiamo, Melodie eterne (1940), L'allegro fantasma (1941), Le miserie del signor Travet (1946), Fifa e arena (1948), Totòtarzan (1950), La famiglia Passaguai (1951), La famiglia Passaguai fa fortuna (1951), Totò a colori (1952), Papà diventa mamma (1952), Questa è la vita (1954), La banda degli onesti (1956), Totò a Parigi (1958), Signori si nasce (1960), Totòtruffa '62 (1961), Gerarchi si muore (1962), Veneri al sole (1965). Svolge anche un'intensa attività di doppiatore: fu Fredric March in The Desperate Hours (Ore disperate, 1955), Gary Cooper in Saratoga (Saratoga, 1937) e Cloak and Dagger (Maschere e pugnali, 1947), Burl Ives in Cat on a Hot Tin Roof (La gatta sul tetto che scotta, 1958). Negli ultimi anni prende parte anche ad alcuni sceneggiati televisivi, come David Copperfield (1965) e Il conte di Montecristo (1966). Luigi Pavese ha dimostrato in oltre quarant'anni di carriera di essere un attore dotato di un grande talento e di una straordinaria versatilità. Nei numerosi film a cui prese parte gli erano spesso riservate brevi apparizioni, ma le sequenze che ha interpretato, sono illuminate dall'immenso valore della sua arte.


Eduardo Passarelli

Nome: Eduardo De Filippo
Data nascita: 20 Luglio 1903 (Cancro), Napoli (Italia)
Data morte: 9 Dicembre 1968 (65 anni), Napoli (Italia)
Figlio naturale di Eduardo Scarpetta e di Anna De Filippo fu fratellastro dei tre più famosi De Filippo, Eduardo, Peppino e Titina. Dopo un'intensa attività nel teatro di rivista, in cui apparve a fianco di Totò, in spettacoli dialettali napoletani (ma recitò anche da attore “serio”, in Amleto, a fianco di Anna Proclemer), a partire dal 1937, esordì nel cinema quale apprezzato caratterista. Negli anni del dopoguerra continuò questa sua attività, prendendo parte a numerosi film di genere comico-leggero e “napoletano”, conquistandosi il favore del pubblico grazie alle sue doti di attore brillante, dalla mimica vivace ed espressiva. In funzione di queste sue qualità, apparve anche in un film “serio” come Roma città aperta (1945, Roberto Rossellini), benché in un ruolo secondario. Nel 1952, insieme al giornalista Alessandro Ferraù ed a Totò, curò un libro autobiografico, che prese nome da un celebre film dello stesso Totò, Siamo uomini o caporali? Fu padre dell'attore Pasquale De Filippo, che seguì le sue orme, ma con minore successo.


Loris Gizzi

Data nascita: 16 Agosto 1899 (Leone), Roma (Italia)
Data morte: 6 Ottobre 1986 (87 anni), Roma (Italia)
Figlio di Venceslao e Matilde Palcani, dopo gli studi universitari frequenta una scuola di ballo e di canto, apprezzatissimo per una limpida voce da baritono ma, a corto di danaro, si accontenta di fare l’impiegato delle ferrovie dello stato raggiungendo il grado di sotto-capostazione. Ed è proprio in quel periodo che scopre la sua vocazione da attore, frequentando alcune filodrammatiche dove trova modo di distinguersi con una recitazione brillante e impegnata. Nel 1935, in occasione di uno spettacolo all’aperto sul colle Palatino di Roma in onore di ospiti reali, viene scelto per interpretare la parte di Remo in un testo intitolato Rumon; quindi entra come attor giovane nella compagnia di Giuseppe Sterni recitando in seguito a fianco di attori come Annibale Betrone, Uberto Palmarini, Luigi Carini, Emma Gramatica, Ruggero Ruggeri e nella Besozzi-Ferrati. Recita anche con Peppino De Filippo e riesce ad ottenere il nome in ditta quando ha l’occasione di lavorare con Paola Barbara e Corrado Annicelli; quindi, nei primi anni Cinquanta fa parte della Compagnia del Teatro dei Satiri di Roma con Cesarina Gheraldi partecipando a più riprese a spettacoli dell’Istituto del Dramma Sacro. Nel 1838 prende parte inoltre ad uno spettacolo d’eccezione come Francesca da Rimini di D’Annunzio, messo in scena a Roma da Renato Simoni con Andreina Pagnani protagonista. In possesso di una voce inconfondibile fa parte anche di ottime compagnie di doppiaggio prestando le sue tonalità vocali ad attori famosi fra i quali Lionel Barrymore ed Herbert Marshall. Nel cinema è utilizzato sempre e costantemente in ruoli di carattere, da lui resi con simpatica adesione e perfetta professionalità. Debutta sullo schermo nel 1933 facendosi notare subito per la sua fresca simpatia nel cameriniano T’amerò sempre, ruolo che rifarà, cosa assai rara, nel remake del 1943 ad opera dello stesso regista. E rifà più volte sullo schermo il personaggio di Rossini, cui è aderentissimo non solo per la stazza fisica, ma anche per la bonomia e simpatia. Era vedovo di Pierina Giuliani.

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it


[Totò ]
"8Otto" dell' 11 novembre 1948



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