I soliti ignoti

[Renato Salvadori,Vittorio Gassman  e Marcello Mastroianni] [Totò ]

[Totò,Vittorio Gassman  e Carlo Pisacane] [Totò, Renato Salvadori e Vittorio Gassman]

[Totò,Renato Salvadori,Vittorio Gassman,Carlo Pisacane e Marcello Mastroianni] [Renato Salvadori e Carla Gravina]

[Vittorio Gassman e Carla Gravina] [Renato Salvadori e Claudia Cardinale]

[Vittorio Gassman e Carla Gravina] [Marcello Mastroianni]

[Tiberio Murgia,Carlo Pisacane,Renato Salvadori e Marcello Mastroianni] [Memmo Carotenuto e Vittorio Gassman ]

[Renato Salvadori e Claudia Cardinale] [Totò]

Videoclip titoli di testa

Regia : Mario Monicelli
Soggetto : Age,Scarpelli
Sceneggiatura : Age,Scarpelli,Cecchi d'Amico,Monicelli
Fotografia : Gianni Di Vinanzo
Scenografia : Piero Gherardi
Musica : Piero Umiliani
Montaggio : Adriana Novelli
Aiuto regia : Mario Maffei
Direttore produzione : Nicolò Pomilia
Produzione : Franco Cristaldi per Vides,Lux Film,Roma
Durata: 100 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( Dante Cruciani )
Vittorio Gassman( Peppe )
Marcello Mastroianni( Tiberio,il fotografo )
Renato Salvatori( Mario )
Carla Gravina( Nicoletta )
Claudia Cardinale( Carmelina )
Tiberio Murgia( Michele,detto Ferribotte )
Memmo Carotenuto( Cosimo )
Rosanna Rory( Norma )
Carlo Pisacane( Capannelle )
Gina Rovere( Teresa,moglie di Tiberio )
Gina Amendola( la "mamma" di Mario )
Lella Fabrizi( Ada )
Elvira Tonelli( Assunta )
Mario Feliciani( il commissario )
Mimmo Poli( un carcerato )
Mario De Simone( il ricettatore )
Nino Marchetti( l'impiegato del banco dei pegni )
Aldo Trifiletti( Fernando,il portiere )

Altri interpreti :
Pasquale Misiano, Gustavo Serena, Ida Masetti,
Amerigo Santarelli, Edith Bruck, Lisa Romey,
Roberto Spiombi, Franco Carli

Diventa fan
- Principe Antonio de Curtis - in arte " Toto' "

              

           

           

  

Soggetto

Dante istruisce cinque ladruncoli sulle tecniche del suo collaudatissimo mestiere,affinche' possano rapinare un periferico monte di pietà.I cinque penetrati in un appartamento attiguo al monte sfondano una parete sperando di penetrare nel forziere;ma sbagliano parete e si ritrovano in cucina:si consolano mangiando pasta e ceci trovata nel frigo e all'alba,avviliti,se ne vanno.

Critica e curiosità

La partecipazione "straordinaria" di Totò si limita ad un paio di scene in cui da lezioni di scasso alla scalcagnata banda di Peppe er Pantera . Proposto prima col titolo " La madame" ebbe guai con la censura ,si passò poi a " O di riffe o di raffe" , " La commare " ,"La banda del Buco " , fino al definitivo " I soliti ignoti " film pluripremiato .
Scriveva Arturo Lanocita : " [..] Gli interpreti non sono tutti credibili come manigoldi , sebbene siano attori eccellenti , Gassman , Salvadori , Memmo Carotenuto , Mastroianni , Totò non stanno nelle loro parti , il loro torto è di non avere brutti ceffi , come sarebbe giusto [..]" .
E Gian Luigi Rondi : " [..] Un impegno così vivo , un così insolito spreco di intelligenza tanto acuta hanno trovato per fortuna esatto riscontro anche nell'interpretazione , affidata a un gruppo di attori particolarmente felici e affiatati ( tra cui ) Totò in una fugace ma colorita apparizione [..] " .
E Giuseppe Berto : " [..] Una storia abbastanza bene costruita , e che ci mostra un complesso di attori e caratteristi i quali , se si eccettua qualche fastidioso "a solo" di Totò , sanno tutti stare benissimo al loro posto , recitare la parte che loro spetta e niente più [..] " .


Vittorio Gassman

Data nascita: 1 Settembre 1922 (Vergine), Genova (Italia)
Data morte: 29 Giugno 2000 (77 anni), Roma (Italia)
Attore e regista italiano. Nell'infanzia trascorsa tra Genova, Palmi e poi (definitivamente) a Roma, al seguito del padre ingegnere edile tedesco, già preannuncia un temperamento artistico esuberante e mercuriale. Allievo dell'Accademia d'arte drammatica, si impone come uno dei più dotati attori della propria generazione, in grado di affrontare sia i ruoli del repertorio classico (Amleto, Otello, Adelchi, Oreste) sia quelli del teatro moderno (Un tram che si chiama desiderio), lavorando con le compagnie più prestigiose e sotto i registi più importanti (in particolare L. Squarzina e L. Visconti). Nel 1954-55 fonda una propria compagnia, conservando sempre il gusto per la provocazione (da Kean, genio e sregolatezza, 1955, di Dumas padre, a Affabulazione, 1977, di Pasolini, fino a Ulisse e la balena bianca, 1992). Se la televisione lo scopre da subito con i classici teatrali e con il celebre Il mattatore (1959), spettacolo d'intrattenimento dove dà prova di inarrivabile camaleontismo, i rapporti con il cinema sono più sofferti, soprattutto all'inizio, quando la figura alta ed elegante, il volto regolare e attraente sembrano destinarlo esclusivamente a ruoli di individui antipatici, addirittura spregevoli, contrapposti a protagonisti virtuosi, in torbidi melodrammi (uno per tutti: Riso amaro, 1949, di G. De Santis). M. Monicelli, in I soliti ignoti (1958), ne intuisce l'enorme talento comico, incoraggiandolo a costruire l'esilarante personaggio di un pugile suonato che si improvvisa malvivente, con il quale l'attore inizia una seconda fase della carriera cinematografica; al servizio dei migliori registi della «commedia all'italiana», interpreta personaggi che estremizzano aspetti e caratteri dell'italiano affamato di vita del boom (Il sorpasso, 1962 e I mostri, 1963, entrambi di D. Risi), senza timore di sfociare nel grottesco (In nome del popolo italiano, 1971, D. Risi), salvo arricchire i suoi tipi di un retrogusto amarognolo (uno dei due soldati pusillanimi che finiscono per morire da eroi in La grande guerra, 1959, di M. Monicelli) o di una deriva apertamente surreale (l'assurda koinè di italiano e latino dell'omonimo protagonista di L'armata Brancaleone, 1966, di M. Monicelli). Assurto tra i campioni della risata del nostro cinema, negli anni '70 affronta anche ruoli umbratili (l'ufficiale cieco e disilluso di Profumo di donna, 1974, di D. Risi, da un romanzo di G. Arpino che gli vale il premio come migliore attore al Festival di Cannes), sostituendo alla vigoria sbruffona degli anni giovanili un'ammirevole economia delle proprie risorse, che sa farsi disincantata accettazione di un fallimento esistenziale (C'eravamo tanto amati, 1974, di E. Scola). Dopo una piccola parentesi americana (Quintet, 1979, di R. Altman), interpreta una grande figura di patriarca in La famiglia (1987) di E. Scola, riducendo poi l'attività cinematografica a piccoli ruoli di anziani solitari (Tolgo il disturbo, 1990, D. Risi) o a prestigiosi cammei in ricche produzioni internazionali (Sleepers, 1996, B. Levinson).


Marcello Mastroianni

Nome: Marcello Vincenzo Domenico Mastroianni
Data nascita: 28 Settembre 1924 (Bilancia), Frosinone (Italia)
Data morte: 19 Dicembre 1996 (72 anni), Parigi (Francia)
Nel 1933 si trasferisce con la famiglia a Roma dove consegue il diploma di perito edile. Prima dei vent'anni figura come comparsa in alcuni film importanti ( La corona di ferro, 1941; I bambini ci guardano, 1942), ma più che l'attore sogna di fare l'architetto. Contemporaneamente lavora come disegnatore presso il Comune di Roma e si iscrive alla Facoltà di Economia e Commercio. Subito dopo la fine della guerra entra a far parte del CUT (Centro Universitario Teatrale). Non vi è stato però spinto dalla passione, ma a poco a poco, a mano a mano che acquista disinvoltura e prende confidenza con i testi e con il palcoscenico, vengono fuori l'interesse e l'ambizione di diventare attore. Esordisce ufficialmente come attore teatrale al seguito della compagnia Besozzi-Pola-Scandurra-Cei e subito dopo, esattamente nel 1946, inizia una fortunata stagione teatrale sotto la guida di Luchino Visconti, il primo maestro che gli insegna i trucchi del mestiere. Recita così accanto a grossi nomi della scena, come Ruggero Ruggeri ed altri promettenti attori come Vittorio Gassman, ma la celebrità gli viene dal cinema, dove è alter ego di Federico Fellini e attore corteggiato da registi come De Sica, Monicelli, Risi, Petri, Visconti, Antonioni, Ferreri. Protagonista di grande versatilità e di indiscussa bravura (si è detto che in certi film sembrava essere in grado di poter lavorare soltanto con l'espressione dello sguardo), apparirà in innumerevoli commedie, drammi e “film di autore”, dando sempre l'impressione di un uomo colto e sensibile, alieno da pose divistiche, che guarda con fastidio alla pubblicizzazione della sua vita privata da parte della stampa scandalistica. Nel 1950 sposa l'attrice Flora Carabella che lo rende padre della sua prima figlia, Barbara. Se il loro è apparso agli amici un fidanzamento lampo, il matrimonio sarà uno di quelli destinati a durare per sempre. Proprio lui non vorrà mai divorziare, nonostante abbia avuto grandi amori con bellissime attrici come Faye Dunway e Catherine Deneuve, dalla avrà un'altra figlia, Chiara, nata nel 1972. Ottiene grande successo con la partecipazione al film I soliti ignoti (1958), di Mario Monicelli, nei panni del fotografo Tiberio. La vera consacrazione la ottiene però nel ruolo di Marcello Rubini, il cinico giornalista privo di carattere de La dolce vita (1960), capolavoro di Federico Fellini. Diretto dal regista riminese Mastroianni si rende conto di avere nelle sue carenze e debolezze umane la base per ruoli più complessi e moderni. Fellini, appunto, lo aiuta ad accettarsi così com'è e a tratte della propria verità, la verità dei personaggi. Con La dolce vita Mastroianni capisce in quale direzione deve muoversi e fa un deciso salto qualitativo. Ripudia il cliché del ragazzone sprovveduto e romantico, personaggio che aveva interpretato sino ad allora, per impegnarsi in una ricerca che tende ad esprimere, talvolta con il difficile strumento dell'autoirrisione, le inquietudini, le incertezze, le insoddisfazioni e le alienazioni dell'uomo contemporaneo svariando dal drammatico, al satirico e al grottesco. A partire da questo film la maggior parte delle sue interpretazioni più significative, e sono molte, sono il frutto di un accurato studio di composizione in varie chiavi: il patetico grande amatore imponente de Il bell'Antonio (1960) di Mauro Bolognini, al quale può ricongiungersi per certi aspetti il galante e spaesato Andrea di Casanova '70 (1965) di Mario Monicelli; l'astuto e maniacale barone Fefé Cefalù di Divorzio all'italiana (1961) di Pietro Germi; il goffo e scombinato rivoluzionario Sinigaglia de I compagni (1963) di Monicelli; Guido, il regista in crisi di Otto e mezzo (1963) di Fellini; il folle muratore tra farsa e tragedia di Dramma della gelosia - tutti i particolari in cronaca (1970) di Ettore Scola; il traditore Imbriani di Allonsanfan (1973) di Paolo e Vittorio Taviani; lo sfuggente don Gaetano di Todo modo (1976) di Elio Petri; il tormentato antifascista omosessuale di Una giornata particolare (1977) di Scola; i personaggi dei film di Marco Ferreri, nel cui acre e corrosivo umorismo si muove a suo agio, La cagna (1972), La grande bouffe (La grande abbuffata, 1973), Touche pas à la femme blanche (Non toccare la donna bianca, 1974) e Ciao maschio (1978). Nel 1966 veste gli abiti di Rodolfo Valentino nella commedia musicale Ciao Rudy, di Garinei e Giovannini. Senza aspettare gli anni della piena maturità, non tarda a dimostrare di essere un attore completo, istrionico e versatile, capace di affrontare con maestria e grande disinvoltura qualsiasi ruolo. Lavora con partners bellissime, italiane e straniere, ma solo con Sophia Loren, con la quale gira dodici film, si crea un'intesa davvero unica. Quarant'anni insieme. Da Peccato che sia una canaglia (1954) a Prêt-a-porter (1994). In mezzo, i film di Vittorio De Sica con cui la coppia ha conquistato le platee cinematografiche di tutto il mondo ( Ieri, oggi e domani, 1963; Matrimonio all'italiana, 1964; I girasoli, 1970). Nella sua lunga e fortunata carriera Marcello Mastroianni ha rappresentato con grande generosità, insieme con pochi altri la cinematografia italiana a livello internazionale, pur non avendo mai ricevuto un Oscar. Ritorna in teatro con Le ultime lune di Furio Bordon, una commovente e amara considerazione sulla vecchiaia, poco prima di spegnersi a Parigi, dopo una lunga malattia, il 19 dicembre 1996. Anna Maria Tatò, la compagna degli ultimi anni, realizza nel 1997 un film, Mi ricordo, sì, io mi ricordo, in cui lui stesso racconta con auto-ironia e serenità le tappe più importanti e significative della sua vita e della sua carriera.


Renato Salvatori

Data nascita: 20 Marzo 1933 (Pesci), Lucca (Italia)
Data morte: 27 Maggio 1988 (55 anni), Roma (Italia)
Faceva il bagnino a Forte dei Marmi quando fu scoperto da Luciano Emmer, che nelle Ragazze di Piazza di Spagna (1952) ne fece il fidanzato manesco e litigioso di Lucia Bosé. La popolarità gli venne soprattutto da Poveri ma belli (1957) di Dino Risi; in questa fortunatissima commedia Renato Salvatori definì con sapore un tipo di ‘bullo' romano, strafottente e donnaiolo, ma in fondo di buoni sentimenti. Impiegato soprattutto nel campo del film leggero e allegro, interpretò fra l'altro Marisa la civetta (1959) di Mauro Bolognini, cui seguirono i soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli, L'audace colpo dei soliti ignoti (1959) di Nanni Loy, Policarpo ufficiale di scrittura (1959) di Mario Soldati e, più tardi, il fantascientifico-satirico Omicron (1962) di Ugo Gregoretti. Maturatosi come attore dalle notevoli doti drammatiche, ebbe le occasioni migliori tra la fine degli Anni Cinquanta e la prima metà degli Anni Sessanta: I magliari (1959) di Francesco Rosi; Era notte a Roma (1960) di Roberto Rossellini; Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti, dove animò con grande vigore la figura di Simone; La ciociara di Vittorio De Sica; Un giorno da leoni (1961) di Nanni Loy; Smog (1962) di Franco Rossi, dov'era un italiano emigrato in America che vive di espedienti; La banda Casaroli (1962) di Florestano Vancini, in cui conferì nerbo alla figura del bandito bolognese, imbevuto di mitomania e di megalomania, oltre che di gratuita crudeltà; I compagni (1963) di Mario Monicelli; Una bella grinta (1965) di Giuliano Montaldo, ritratto di un improvvisato affarista.


Carla Gravina

Data nascita: 5 Agosto 1941 (Leone), Gemona del Friuli (Italia)
Debuttò giovanissima al cinema (Guendalina a sedici anni) e alla tv (fu valletta nel varietà “Il musichiere”). Nella prosa televisiva ha esordito con il teleromanzo Padri e figli. Una prova acerba che la Gravina riscattò solo vari anni dopo, in Sabrina e nell'adattamento tv delle Baruffe chiozzotte dallo spettacolo teatrale di Strehler. L'attrice comunque è sempre stata di rendimento alterno nelle sue puntate tv (anche da attrice affermata): splendida in Scaramouche, è risultata un po’ più inespressiva in Il giocatore, Madame Bovary, Un colpo di pistola, in ruoli che esigevano un'interprete di maggiore fantasia e fascino fisico. Ha comunque una carriera cinematografica importante: è la servetta in I soliti ignoti, la partigiana di Jovanka e le altre, l’ebrea di Tutti a casa fino al dramma di Alfredo, Alfredo. Con l’arrivo degli anni ’90 abbandona totalmente la televisione (e il cinema, a parte il ruolo di vedova di un magistrato ucciso dalla mafia in Il lungo silenzio nel 1993) per dedicarsi completamente al teatro (dove è stata diretta da grandi registi come Luca Ronconi e Giancarlo Corbelli).


Claudia Cardinale

Data nascita: 15 Aprile 1938 (Ariete), Tunisi (Tunisia)
Dotata di una bellezza tipicamente mediterranea, Claudia Cardinale si è imposta nei primi anni '60 come attrice dal forte temperamento drammatico ed è in seguito divenuta una diva di fama internazionale. Era nata in Tunisia da genitori d'origine siciliana. Della Sicilia ha conservato il carattere chiuso, introverso, ombroso, ma anche l'impulsività delle decisioni, prese senza rimpianto, e il desiderio di paesaggi nuovi. Ma anche il suo aspetto dolce e mite non deve ingannare: Claudia ha molta più grinta di quanto sembri. Non ama le cose facili ed è una delle interpreti che ha saputo affrontare film da altri rifiutati, personaggi sgradevoli: quelli di rilievo modesto stimolano il suo coraggio. La famiglia dell'attrice si trasferì in Italia nel 1958: Claudia aveva girato da poco in Tunisia un modesto film, ma non pensava più al cinema. Voleva fare l'insegnante; in vece per una serie di singolari circostanze s'indusse a frequentare, senza entusiasmo, il Centro sperimentale di Cinematografia. Non si trovò bene, capiva di non essere preparata, riteneva orribile la sua dizione, guastata anche dall'accento francese. Così piantò tutto. Una sua fotografia pubblicata su un giornale destò però l'interesse dei produttori, procurandole un insperato contratto con la Vides di Franco Cristaldi. L'attrice riconosce che venne amministrata con molta accortezza; se le parti erano di secondo piano, i film erano spesso importanti: I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli, Un maledetto imbroglio (1959) di Pietro Germi. Cade in quest'epoca un avvenimento destinato ad avere molto peso nella vita e nella carriera della cardinale: la nascita di un figlio illegittimo, più tardi affiliato da Cristaldi quando il produttore divenne il marito di Claudia (1967). In quell'occasione si rivelarono il carattere e la forza d'animo dell'attrice: la cardinale affrontò con dignità i pettegolezzi, rifiutò di rivelare il nome del padre del bambino, combattendo contro tutti un'aspra battaglia. Di temperamento tenace e autonomo, venne ben presto notata dai più noti registi italiani, che si accorsero di avere a che fare non con la solita maggiorata, ma con una ragazza diversa, semplice, spontanea e tutta d'istinto. La sua bellezza mediterranea, in cui spiccano soprattutto gli occhi (di volta in volta umili, maliziosi, corrucciati,…), la sua recitazione popolaresca e tuttavia sottilmente interiore, quasi disarmata perché priva di artifici, venne apprezzata da Luchino Visconti in Rocco e i suoi fratelli (1960) e le aprì le porte a maggiori traguardi. Nel 1961 e nel 1963 sostenne due prove maiuscole, ne La ragazza con la valigia di Valerio Zurlini, film sofferto intensamente, e ne La ragazza di Bube di Luigi Comencini, dove seppe ricreare con dolente e umana verità la figura de protagonista. Nel frattempo era apparsa anche in opere in cui era sfruttata prevalentemente per la sua decorativa bellezza, convincendo ne Il bell'Antonio (1960) e ne La viaccia (1961) di Mauro Bolognini, e ne Il gattopardo (1963) di Luchino Visconti, dove nel ruolo della bellissima Angelica si inserì con naturalezza nel mondo aristocratico. Destò grande scalpore quando s'intestardì a recitare con la propria voce, visto che fino ad allora era stata doppiata per la sua voce roca e bassa. Fu un passo difficile, ma la cardinale lo superò, anche perché nel frattempo la partecipazione a Otto e mezzo (1963) di Federico Fellini, le interpretazioni hollywoodiane - The Pink Panther (la pantera rosa, 1964), Circus World (Il circo e la sua grande avventura, 1964), e The Professionals (I professionisti, 1966) - e le impegnative parti borghesi di Vaghe stelle dell'Orsa (1965) di Luchino Visconti e de Gli indifferenti (1964) di Francesco Maselli, le avevano dato prestigio e popolarità. Nel 1968 eccelse nel ruolo della popolana siciliana ne Il giorno della civetta di Damiano Damiani. Durante gli anni '70 divorziò da Cristaldi ed iniziò una relazione sentimentale col regista Pasquale Squitieri. Malgrado la ritrovata serenità in ambito familiare, l'attrice subì in questo periodo qualche flop artistico, partecipando a pellicole di scarsa levatura. Negli anni '80 tornò però ad avere successo grazie a La pelle (1981) di Liliana Cavani, Fitzcarraldo (1982) di Werner Herzog e Claretta (1984) di Squitieri, che le fruttò il Nastro d'argento. Nel 1986 prese parte allo sceneggiato televisivo La storia, diretto da Luigi Comencini. Dopo qualche anno di pausa, nel 1993 l'attrice tornò a lavorare, accompagnata da Roberto Benigni, per Blake Edwards, in Son of the Pink Panther (Il figlio della pantera rosa). Nel 1993 ha ricevuto a Venezia il Leone d'Oro alla carriera e nel 1999 ha pubblicato la sua autobiografia dal titolo Io Claudia, tu Claudia. Il suo spirito di adattamento, la sua resistenza fisica pari a quella morale, il suo scavare continuo entro di sé, per evitare il pericolo della standardizzazione artistica, fanno di Claudia Cardinale un personaggio non comune nel nostro tempo.


Tiberio Murgia

Data nascita: 5 Febbraio 1929 (Acquario), Oristano (Italia)
Soprannominato Ferribotte (che deriva da "ferry boat", nome inglese del traghetto che fa la spola fra la Calabria e la Sicilia), Murgia ha saputo passare dal natìo dialetto sardo a quello siculo, ritagliandosi un memorabile ritratto secondario nella storia della commedia all'italiana. Si è ritrovato all'improvviso sommerso da scritture importanti (con grandi nomi del cinema, da Monicelli a De Sica) per ripetere all'infinito il meridionale smunto, spesso tormentato da questioni di corna e onore tradito. Lavora in miniera e in acciaieria ed è poi cameriere in un ristorante romano quando viene notato da Mario Monicelli, alla ricerca di un tipico siciliano-macchietta per interpretare Ferribotte, il ladruncolo fratello di Carmelina (il ruolo di Claudia Cardinale) ne I soliti ignoti (1958). Continua collezionando parti molto simili tra loro in film d'eccezione: viene diretto nuovamente da Monicelli ne La grande guerra (1959) e da Giorgio Simonelli ne I baccanali di Tiberio (1959) e, pur affrontando generi variegati (lo vediamo nelle commedie Genitori in blue jeans, Le cameriere, Le svedesi e Le ambiziose, nell'avventuroso La regina delle amazzoni e perfino nel musical I Teddy Boys della Canzone nel corso dell'anno 1960), resta legato indissolubilmente allo stereotipo del meridionale solenne dal fisico magro e asciutto. Visto il fortunato esordio nelle vicende dei "soliti ignoti", è protagonista anche del seguito firmato da Nanni Loy Audace colpo dei soliti ignoti e nel 1961 è per l'ennesima volta il personaggio di una storia di ladruncoli un po' imbranati, inesorabilmente comici, de I soliti rapinatori di Milano.


Memmo Carotenuto

Data nascita: 24 Luglio 1908 (Leone), Roma (Italia)
Data morte: 23 Dicembre 1980 (72 anni), Roma (Italia)
Straordinario caratterista cinematografico dall'inconfondibile vocione rauco e dall'incontenibile ironia tipicamente romana, Memmo Carotenuto (figlio d'arte e fratello dell'altrettanto celebre Mario) è stata una presenze essenziale della commedia all'italiana degli anni Cinquanta, che lo ha visto come scanzonato e sanguigno comprimario nei suoi migliori prodotti, al fianco di attori come Totò, Alberto Sordi, Peppino De Filippo, Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida. Da ricordarlo assolutamente nel ruolo dello scalognato ladro Cosimo de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli, in quello del tranviere compagno di stanza di Renato Salvatori di Poveri ma belli (1956) e Belle ma povere (1957), entrambi di Dino Risi, in quello del amorevole ma anche collerico padre alle prese con una numerosa e turbolenta prole di Padri e figli (1958) di Mario Monicelli, ed in quello del carabiniere Baiocchi spalla di De Sica di Pane, amore e fantasia (1953) e Pane, amore e gelosia (1954), entrambi di Luigi Comencini.


Rossana Rory

Nome: Rossana Coppa
Altri nomi: Rosanna Rory
Data nascita: 7 Settembre 1930 (Vergine), Roma (Italia)
Lavorò nel settore dei fotoromanzi a fumetti e nel cinema, dove recitò soprattutto in film d'avventure, interpretando sia ruoli secondari che, più raramente, parti di primo piano. Nel 1962 apparve in una piccola parte nel film L'eclisse, diretto da Michelangelo Antonioni. Ha partecipato a circa venti film, nell'arco di tempo che va dal 1931 al 1962: fra questi si ricorda anche I soliti ingnoti di Mario Monicelli (1958).


Carlo Pisacane

Data nascita: 1 Gennaio 1891 (Capricorno), Napoli (Italia)
Data morte: 1 Gennaio 1974 (83 anni), Roma (Italia)
Inizia con Raffaele Viviani a teatro e dopo numerose apparizioni al cinema raggiunge la notorietà con il personaggio di Capannelle, ne I soliti ignoti. Ma del suo aspetto da spiritello perennemente affamato, che sembra uscito da una novella del Boccaccio, della sua figura caricaturale e segaligna, spesso nei panni dell'arguto e simpatico vecchietto, si serviranno anche Rossellini e Fellini. Tra i film: Paisà (epis. Sicilia, 1946) di Roberto Rossellini; Processo alla città (1952) di Luigi Zampa; La bella mugnaia (1955) di Mario Camerini; I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli; Prepotenti più di prima (1959) di Mario Mattoli; Audace colpo dei soliti ignoti (1959) di Nanni Loy; Il vigile (1960) di Luigi Zampa: Che gioia vivere! (1961) di René Clément; Colpo gobbo all'italiana (1962) di Lucio Fulci; Giulietta degli spiriti (1965) di Federico Fellini.


Gina Rovere

Data nascita: 5 Maggio 1935 (Toro), Roma (Italia)
Bella, florida, giunonica, appariscente e simpatica, è una delle guizzanti soubrette più in vista dell’avanspettacolo degli anni Cinquanta, un po’ il prototipo della maggiorata della passerella, ma apprezzata anche come attrice brillante. Nel 1963 compie un salto di qualità comparendo accanto a Nino Taranto e Macario in Masaniello di Corbucci e Grimaldi. A mezza strada fra il temperamento vulcanico di una Diana Nava e la verve spiritosa di una Marisa Merlini, la Rovere è richiesta da produttori e registi cinematografici per interpretazioni di notevole spessore, pur senza giungere mai al rango di prima attrice, anzi spesso sacrificata in filmetti scadenti o in ruoli da seconda o terza donna. Registi affermati come Castellani, Mastrocinque, Gallone le offrono però ruoli decorosi, fino a quelli di ottimo livello offertile da Monicelli in I soliti ignoti, dove è la moglie affettuosa di Mastroianni, e soprattutto Pietrangeli, che le mette su un vassoio d’argento il bellissimo ruolo di Milly Cosciadoro, prostituta stanca e ribelle, in Adua e le compagne. Quest’ultimo rimane il ruolo più significativo di tutta la sua carriera, ruolo in cui non sfigura accanto ad attrici come la Signoret, la Milo ed Emanuelle Riva.La carriera della Rovere, iniziata bene, continua, un po’ zoppicante, con la partecipazione a molti film, alcuni dei quali di poco valore, che non mettono in luce le indubbie potenzialità della simpatica attrice. In qualche film degli anni Sessanta la Rovere appare con il nome americanizzato in Jeanne Oak


Gina Amendola

Data nascita: 18 Febbraio 1917 (Acquario), Roma (Italia)
Appartenente a una famiglia in cui si respira aria di palcoscenico, fin da piccola è attratta dal mondo dello spettacolo. Partecipa in teatro, un po’ grandicella, a numerose commedie soprattutto brillanti. Al cinema arriva piuttosto tardi ed è molto attiva negli anni Cinquanta, richiesta specialmente per disegnare argute figure di comari romane, zie, madri apprensive, portinaie, popolane intriganti e di buon cuore. Una delle caratteriste di buon rilievo nel panorama del cinema italiano leggero.


Lella Fabrizi

Data nascita: 17 Giugno 1915 (Gemelli), Roma (Italia)
Data morte: 9 Agosto 1993 (78 anni), Roma (Italia)
Sulle orme del fratello Aldo, è anche lei attiva in teatro e nel varietà. Esordisce nel cinema abbastanza tardi in I soliti ignoti (1958) di M. Monicelli, in cui è una delle zie adottive dell’orfano interpretato da R. Salvatori. Il suo aspetto bonario e matronale e il suo inconfondibile accento romanesco ne fanno la caratterista ideale di diverse commedie all’italiana come Audace colpo dei soliti ignoti (1959) di N. Loy, I tartassati (1959) di Steno, Scusi lei è favorevole o contrario?? (1966) di A. Sordi, C’eravamo tanto amati (1974) di E. Scola. All’inizio degli anni ’80 C. Verdone le farà interpretare la nonna rassicurante dei suoi personaggi nevrotici e insicuri (Bianco, rosso e Verdone, 1981; Acqua e sapone, 1983).


Mario Feliciani

Data nascita: 12 Marzo 1918 (Pesci), Milano (Italia)
Formatosi alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, debuttò sulle scene del teatro di prosa durante la seconda guerra mondiale; ma si affermò soprattutto nel dopoguerra, quando fece parte di varie compagnie famose, comparendo sulla scena in ruoli anche di primo piano, sia in opere del repertorio classico che di quello moderno. Nei primi anni Cinquanta, prima di approdare in televisione, recitò con Vittorio Gassman. Attore dotato di valide qualità drammatiche, dopo il 1960 ha saputo sfruttare al meglio il mezzo televisivo, interpretando per lo più personaggi investiti di potere e di autorità; degna di nota, in questo senso, la sua interpretazione del cardinale Federico Borromeo, nella memorabile scena dell'incontro con Don Abbondio (un indimenticabile Tino Carraro) nell'edizione televisiva dei Promessi Sposi diretta nel 1967 da Sandro Bolchi e sceneggiata da Riccardo Bacchelli. Nel mondo del cinema, Feliciani è sempre rimasto una presenza marginale, anche se significativa, interpretando per circa un decennio (dal 1954 al 1963), i consueti ruoli di personaggio autoritario, talvolta addirittura "cattivo", soprattutto in film mitologici, storici e avventurosi.


Mimmo Poli

Nome: Domenico Poli
Data nascita: 11 Aprile 1920 (Ariete), Roma (Italia)
Data morte: 4 Aprile 1986 (66 anni), Roma (Italia)
Una filmografia sterminata (più di 120 film), una faccia che potrebbe con impassibile orgoglio posare sul busto di un senatore romano, amata tanto da Totò quanto da Federico Fellini. Compare ovunque, dove serve un barista, uno scaricatore, un detenuto, dai film del Monnezza a quelli di Bernardo Bertolucci. Una presenza costante, tanto familiare quanto fugace, sul grande schermo deI cinema italiano tra gli anni Cinquanta e la fine degli Ottanta. Tra i film: Il cappotto (1952) di Alberto Lattuada; Totò a colori (1952) di Steno; Stazione Termini (1953) di Vittorio De Sica; Il tesoro dell'Africa (Beat the Devil, 1953) di John Huston; Le notti di Cabiria (1956) di Federico Fellini; Poveri ma belli (1956) di Dino Risi; Arrangiatevi! (1959) di Mauro Bolognini: Totò, Peppino e la dolce vita (1961) di Sergio Corbucci; Vanina Vanini (1961) di Roberto Rossellini; Il monaco di Monza (1963) di Corbucci.


Mario De Simone

Data nascita: 17 Marzo 1930 (Pesci), Caserta (Italia)
Data morte: 8 Novembre 1999 (69 anni), Roma (Italia)
Fin da giovane dimostra notevoli doti sarcastiche per impersonare gustose figurine di contorno in filmetti commerciali e in commedie brillanti, spessissimo in quelle senza pretese realizzate da Marino Girolami. La sua mimica particolare e la simpatica aria disincantata gli permette di essere richiesto da produttori e registi, tra cui Bolognini, Mastrocinque, Monicelli, Sergio Corbucci, che gli affidano i ruoli più disparati: dal meccanico al marmittone, al contadino, al bagnino, sempre amico fidato dei protagonisti, però, comunque, relegato in secondo o terzo piano, ruoli che non gli permettono di uscire dai ranghi per sostenere parti più impegnative e di un certo spessore. Talvolta il De Simone è impegnato in personaggi talmente secondari da non accorgersi neppure della sua presenza, pur dotato di una certa disinvoltura e di caratteristiche da buon attore da non sottovalutare. E purtroppo rimane, cosa non insolita nel cinema italiano, uno dei tanti caratteristi, nel suo caso un “giovane caratterista”, male utilizzato e con poche possibilità di poter accedere a ruoli più gratificanti


Nino Marchetti

Data nascita: 21 Febbraio 1909 (Pesci), Udine (Italia)
Data morte: 2 Settembre 1983 (74 anni), Udine (Italia)
Attore di teatro e radiofonico, esordisce trentenne nel cinema ricoprendo un ruolo assai secondario in Melodramma (1934) accanto ad Elsa Merlini e Corrado Racca. Da quel momento partecipa a una grande quantità di pellicole, dove viene adoperato come caratterista sapido e gustoso ma in ruoli minuscoli. Si dedica al doppiaggio, ma anche qui marginalmente

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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