Il monaco di Monza

[ Moira Orfei] [Nino Taranto e Lisa Gastoni]

[Totò e Macario] [Don Backy e Adriano Celentano]

Videoclip titoli di testa

Regia : Sergio Corbucci
Soggetto : Bruno Corbucci,Giovanni Grimaldi
Sceneggiatura : Bruno Corbucci,Giovanni Grimaldi
Fotografia : Enzo Barboni
Scenografia : Ottavo Scotti
Musica : Armando Trovajoli
Montaggio : Otello Colangeli
Aiuto regia : Ruggero Deodato,Mario Castellani
Direttore produzione : Alfonso Donati
Produzione : Globe International Film,Addessi Cinematografica
Durata: 90 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( Pasquale )
Nino Taranto( Egidio )
Erminio Macario( Mamozio )
Lisa Gastoni( Fiorenza )
Mario Castellani( il nobile con due scarpe destre )
Adriano Celentano( un falso frate )
Don Backy( un altro falso frate )
Carlo Delle Piane( l'oste )
Mimmo Poli( il frate grasso )
Franco Ressel( l'ufficiale del Balzello )
Fiorenzo Fiorentini( Smilzo,un bravo )
Giacomo Furia( Cecco, un altro bravo )
Gianni Baghino( il bravo ubriaco )
Moira Orfei( suor Virginia )
Clara Bindi( una popolana )

Altri interpreti :
Dany Paris, Roberto Paoletti,
Marco Morandi, Tina Gloriani, Maria Badmaiev,
Renato Terra, Olga Solbelli,
Franco Giacobini, Marina Maggi

     

           

     

        

Soggetto

Secolo XVII.Pasquale,ciabattino che fabbrica solo scarpe destre,fugge travestito da frate dal paese natio con l'amico Mamozio e con i suoi 12 figli che fa passare per "figli della Provvidenza".Viene ospitato da don Egidio nel suo castello dove tiene segregata la bella Fiorenza per costringerla a sposarlo.La donna che e' innamorata di Manuel chiede aiuto a Pasquale che per sbaglio propina un filro amoroso a don Egidio,che reso rovente dal filtro obbliga il nostro a celebrare le nozze.Interviene un manipolo di suore che guidate dalla monaca di Monza fa arrestare don Egidio: i giovani possono così sposarsi e offrono ospitalità a vita a Pasquale e ai suoi.

Critica e curiosità

E' l'ultimo film che Totò interpreta con Nino Taranto e Macario . Si tratta di una parodia de " La monaca di Monza " . Mentre era alle prese con questo film , Totò viene prelevato da Corbucci e con ancora il vestito di frate gli mette in testa un cappello da bersagliere e gli fare girare la scena finale de " Il giorno più corto " .
Da un articolo non firmato apparso su Il Secolo XIX Nuovo : " Esistono film che dovrebbero veder limitato il visto di programmazione ai cinema di periferia , per motivi di gusto . [..] Ora , con questo Il monaco di Monza è da credere che la cinematografia nostrana abbia raggiunto la categoria più infima . [..] Qui , la qualità delle trovate comiche è talmente povera da non riuscire a strappare il minimo accenno di sorriso . Il buon Totò si sbraccia inutilmente [..] " .
Ancora un articolo non firmato su La Notte : " Ma perchè Totò riesce a fare un film più brutto di quello che ha fatto precedentemente ? Chi lo conosce sa che Totò per quanto stanco e acciaccato , non può rinunciare a recitare , per lui equivarrebbe a rinunciare a vivere . E perciò recita , qualunque sia il soggetto che gli propongono , il regista che dovrà dirigerlo , gli attori che lo affiancheranno[..] " .


    


Nino Taranto

Data nascita: 28 Agosto 1907 (Vergine), Napoli (Italia)
Data morte: 23 Febbraio 1986 (78 anni), Napoli (Italia)
Esordì a soli tredici anni al Teatro Centrale di Napoli, interpretando quelle che sarebbero diventate le sue specialità: la “canzone in giacca” drammatica, quella da “dicitore” in abito da sera e soprattutto le macchiette, tra le quali l'indimenticabile “Ciccio Formaggio”, con la paglietta ritagliata. Nel 1928 si avvicinò con successo alla sceneggiata, attraverso la quale Taranto ebbe modo di forgiare un carattere di recitazione tutto suo, fatto di mimica, improvvisazione e professionalità, ed improntato alla massima serietà ed abnegazione verso il proprio lavoro. Invitato in tournèe negli Stati Uniti, ne tornò con “una pianola a mano e mille dollari”, impiegati per finanziare la sua prima compagnia di varietà, che durò solo quindici giorni e finì nel disastro totale. Nel 1933 fu scoperto da Anna Fougez, che lo fece debuttare nella grande rivista, nella quale Taranto impose i suoi caratteri e la sua verve, e dalla quale ricevette ampie soddisfazioni. Negli anni '50 si dedicò alla prosa, mettendo in scena, oltre a farse e commedie leggere, i testi dell'amico Raffaele Viviani, di cui propose tra l'altro L'ultimo scugnizzo e L'imbroglione onesto. Lavorò anche per il cinema, girando un centinaio di film, alcuni dei quali accanto a Totò ( Nonna Felicita, 1939; I pompieri di Viggiù, 1949; Se fossi deputato, 1949; Tizio, Caio e Sempronio, 1951; Accadde al commissariato, 1954; Italia piccola, 1957; I prepotenti, 1958; Assi della ribalta, 1959; Totòtruffa '62, 1961; Totò contro Maciste, 1962; Il monaco di Monza, 1963). La sola occasione di rilievo gli fu offerta nel 1953 dal regista Luigi Zampa, con Anni facili, per il quale Taranto ricevette il Nastro d'argento come protagonista. La sua carriera l'ha terminata sulle tavole del Teatro Stabile Sannazzaro di Napoli, nella compagnia di Luisa Conte, con interpretazioni che hanno dell'eccezionale. La definizione che fa di Taranto un comprimario è però riduttiva. Possedeva ottime qualità mimiche, una voce gradevole e una comicità assai composta. Sono le caratteristiche che gli avevano dato successo in teatro, e che egli ha portato sullo schermo in numerosissime commedie leggere, che la critica non gli perdona: l'accusa è di aver rinunciato a valorizzare le proprie possibilità. Ma Nino Taranto, come Totò e molti altri, in anni in cui c'era chi si impegnava per cambiare il mondo, aveva preferito mettersi al servizio del sorriso.


Erminio Macario

Data nascita: 27 Maggio 1902 (Gemelli), Torino (Italia)
Data morte: 26 Marzo 1980 (77 anni), Torino (Italia)
Nato da una famiglia assai povera, il piccolo Erminio lascia presto la scuola per lavorare e aiutare la famiglia. Comincia a recitare fin da bambino nella filodrammatica della scuola e a diciotto anni entra a far parte di una compagnia di guitti che si esibisce nelle fiere paesane. Nel 1921 esordisce ufficialmente nel teatro di prosa, passando a quello di rivista nel 1924, quando viene scritturato come "secondo comico" nella compagnia di Giovanni Molasso. L’anno successivo viene notato dalla grandissima Isa Bluette, che lo chiama a far parte della sua compagnia di rivista. Gradatamente si costruisce una comicità personale, una maschera clownesca le cui caratteristiche più appariscenti sono un ciuffo di capelli sulla fronte, gli occhi arrotondati e la camminata ciondolante, spesso adattando il dialetto torinese per i suoi personaggi e le sue macchiette. Interprete di una comicità dal candore surreale, Macario incarna la maschera di una comicità innocente quanto lieve, poeticamente sospesa fra le pause, lo sbarrarsi stupito degli occhi e la salacità dissimulata delle battute. Accanto alla Bluette Macario intuisce che il successo di uno spettacolo consiste soprattutto nella presenza sulla scena di donne avvenenti, belle e soprattutto dalle gambe lunghe. Il comico è ben consapevole dell’efficacia del contrasto tra il candore e la semplicità della propria maschera e il sottinteso erotico delle belle soubrette che lo affiancano sulla ribalta, sfilando pochissimo vestite in una nuvola di cipria e di felicità per la gioia degli sguardi del pubblico. Nascono così le famose "donnine", che si chiameranno via via, Wanda Osiris, Tina De Mola, Marisa Maresca, Lea Padovani, Elena Giusti, Isa Barzizza, Dorian Gray, Lauretta Masiero, Sandra Mondaini, Marisa Del Frate, le Bluebells Girls. Macario rimane con la Bluette acquistando via via sempre maggior notorietà finché nel 1930 decide di formare una sua compagnia di avanspettacolo con cui girerà l'Italia fino al '35. Il comico è minuto, scompare tra le sue donnine; la sua parlata dialettale che inciampa nelle consonanti, il suo immancabile ricciolino sulla fronte e i suoi grandi occhioni birichini, vivacissimi e brillanti come due stelle, decretano il suo successo e lo consacrano come "Re della rivista”. Nel 1937 scrittura Wanda Osiris insieme alla quale mette in scena una delle prime commedie musicali italiane, Piroscafo giallo di Ripp e Bel-Ami, debuttando al Teatro Valle di Roma. Nel 1938 nasce il grande amore per la bellissima sedicenne Giulia Dardanelli che ben presto diviene la sua seconda moglie. Il comico infatti è già sposato da tempo con la coreografa Maria Giuliano, ma fa di tutto per ottenere il divorzio e nel 1951 a Parigi, in occasione della rappresentazione della rivista Votate per Venere, i due si sposano. Intanto dalla loro unione sono già nati due bambini: Alberto (1943) e Mauro (1947). Parallelamente, ad una prima e sfortunata esperienza cinematografica con Aria di paese (1933), fa seguito nel 1939 il grande successo di Imputato, alzatevi diretto da Mario Mattoli e sceneggiato da grandi umoristi come Vittorio Metz e Marcello Marchesi. Seguono poi in un'ideale trilogia dei tempi di tirannide fascista: Lo vedi come sei... lo vedi come sei? (1939), Il pirata sono io! (1940) e Non me lo dire! (1940). Ma la sua formula spettacolare, al di là del successo sul grande schermo che continuerà ad arridergli con nuovi picchi, come nel campione d'incassi Come persi la guerra (1947), è sempre più adatta al teatro di rivista e alla commedia musicale, là dove le prepotenze della sua fedele spalla Carlo Rizzo esaltano la sua candida genialità, e là dove il contrasto fra l'innocenza della propria maschera e il sottinteso erotico delle sue famose " donnine ", mostra tutta la propria efficacia. Per tutti gli anni ’40 Macario in teatro sforna un successo dietro l’altro. Memorabili restano le riviste Febbre azzurra (1944-45), scritta in collaborazione con l’inseparabile Mario Amendola, Follie d’Amleto (1946), Le educande di San Babila (1948), Oklabama (1949) e tante altre. Nel 1951 il comico conquista anche Parigi con Votate per Venere di Vergani e Falconi, grande e lussuosa rivista femminile. Tornato a Roma, Macario tenta di estendere le sue attività alla produzione cinematografica, realizzando il film Io, Amleto (1952). Questa sua idea però fallisce e il film è un disastro. Nonostante l’esito fallimentare, e quindi la perdita di moltissimo denaro, l'artista non si da per vinto e riscuote con le sue riviste successive un grande successo di pubblico e di botteghino. C’è né una che lo ricompensa ampiamente con successo di incassi di oltre un milione di lire al giorno: è la rivista Made in Italy (1953) di Garinei e Giovannini, che segna il suo ritorno in coppia con la "divina" Wanda Osiris. Dalla metà degli anni ’50 però le riviste cedono il posto alle nuove commedie musicali e si affermano nuovi gusti e tendenze. Dopo Tutte donne meno io (1955), grandissima rivista dove Macario si circonda di sole donne (quaranta per la precisione), il comico piemontese si dedicherà alla commedia musicale, e accanto a grandissime primedonne quali Sandra Mondaini e Marisa Del Frate realizza indimenticabili spettacoli come L’uomo si conquista la domenica (1955), E tu, biondina (1957) e Chiamate Arturo 777 (1958). Nel 1957 il cinema gli offre una grande prova: il regista e scrittore Mario Soldati lo vuole nel film Italia piccola, nel quale Macario si offre nell’inconsueto ruolo di attore drammatico, dimostrando ancora una volta una notevole versatilità. Soldati da così modo al comico di dimostrare una volta di più che dietro alla sua maschera si nasconde un attore completo e dalle grandi potenzialità. Da allora tornerà spesso sullo schermo, soprattutto accanto all’amico Totò, col quale gira sei film campioni di successo al botteghino: La cambiale (1959), Totò di notte n. 1 (1962), Lo smemorato di Collegno (1962), Totò contro i quattro (1963), Il monaco di Monza (1963) e Totò sexy (1963). Macario accetta quel pacchetto di lavoro per stare vicino a Totò che in difficoltà con la vista, esprime il desiderio di avere al suo fianco l’amico fidato con cui stabilire, in totale tranquillità, d’animo, le battute, le gag e le scenette. Abbandonata la rivista, Macario si dedica soprattutto al teatro di prosa, con qualche incursione nel teatro in dialetto piemontese: va ricordato a proposito un celebrato Miserie 'd Monssù Travet, messo in scena allo stabile di Torino nel 1970. Gli anni ’70 sono ricchi di impegni nel campo della prosa e della commedia musicale. Fra i numerosi lavori di quel periodo ricordiamo Achille Ciabotto medico condotto (1971-72), Carlin Ceruti sarto per tuti (1974) e Due sul pianerottolo (1975-76), grandissimo successo accanto a Rita Pavone. Gli ultimi anni li impegna nella creazione di un suo teatro in via Maria Teresa a Torino, e nel 1977 decide di inaugurarlo misurandosi col grande Molière, realizzando un’esilarante rivisitazione della commedia Il medico per forza. Ma le lungaggini burocratiche gli impediscono per lungo tempo la realizzazione di questo sogno. Fin quasi ottantenne continua la sua attività teatrale: l’ultima replica dello spettacolo Oplà, giochiamo insieme è del gennaio 1980. Durante la rappresentazione della rivista, Macario accusa un malessere che si scoprirà essere un tumore. Il 26 marzo del 1980, si spegne in una clinica torinese assistito fino all’ultimo dall’amata moglie Giulia.


Lisa Gastoni

Data nascita: 1 Gennaio 1935 (Capricorno), Alassio (Italia)
Figlia di un medico torinese e di una donna irlandese, dalla quale prende i suoi fantastici occhi verdi, Lisa Gastoni è stata una delle migliori attrici del cinema italiano, che purtroppo non ha avuto la fortuna che avrebbe meritato. Nel dopoguerra si trasferisce a Londra, dove lavora come fotomodella, in teatro, nel cinema (il suo primo film è They Who Dare, di Lewis Milestone, 1953) e in televisione. La bellissima Lisa, che ad un corpo decisamente formoso unisce un volto indiscutibilmente erotico, con costanza e determinazione, riesce a raggiungere persino qualche ruolo primario in film di discreto successo. Nel 1961 l'attrice sposa un professore di fisica di grande valore, Constatine Manos, ma il matrimonio ha breve durata. Il cinema italiano la scopre verso la fine degli anni '50, ma nei primi anni gli offre solo opportunità molto deludenti. Partecipa anche a qualche film di fantascienza col nome d'arte di Jane Fate. Conosce, in questo periodo, Joseph Fryd, un produttore d'incerta nazionalità che distribuisce in America film realizzati in Italia. Lisa e Joe simpatizzano, nonostante l'uomo abbia già passato i sessanta anni d'età. Il legame tra i due si consolida e, dopo il film Uomo che ride (1966), dove interpreta Lucrezia Borgia, le viene proposta la parte di protagonista nel film Svegliati ed uccidi (1966) di Carlo Lizzani. Un successo oltre le previsioni, e gran parte del merito è proprio della Gastoni che riesce a costruire un personaggio dalle molte sfaccettature: prostituta e moglie fedele, banale ragazza di dancing e donna divorata dall'angoscia. Per questo film la Gastoni ottiene un meritatissimo Nastro d'argento. Alla sua bravura si aggiunga la bellezza particolare, spregiudicata e raffinata allo stesso tempo. Il cinema italiano di quel periodo si trova senza attrici-dive. Quelle poche che riscuotono un certo successo si orientano verso il genere comico o boccaccesco. Lisa è l'unica, sul mercato, a poter reggere ruoli drammatici. Ha la fortuna di indovinare subito un altro paio di ruoli giusti: quello di Grazie zia (1968) e de I sette fratelli Cervi (1968). Grazie zia, in particolare, la lancia come sex-symbol del cinema italiano. Nel decennio successivo appare sempre più raramente sullo schermo ma da un'eccellente prova impersonando Claretta Setacci nel film Mussolini: ultimo atto (1974), di Carlo Lizzani. Verso la fine degli anni '70 decide di abbandonare la carriera d'attrice senza nessun rimpianto, per dedicarsi alla pittura e alla scrittura.


Mario Castellani

Data nascita: 1906, Roma (Italia)
Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia)
Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità.


Adriano Celentano

Data nascita: 6 Gennaio 1938 (Capricorno), Milano (Italia)
Cantante, attore e regista italiano. Star fra le più luminose del firmamento musicale-leggero, cinematografico-comico e televisivo-popolare italiano per quasi mezzo secolo, si afferma come cantante rock della prima ora nella seconda metà degli anni '50. Divenuto presto famoso come «il molleggiato» per il suo dinoccolato modo di muovere le gambe mentre canta (a metà fra E. Presley e J. Lewis, che imita esplicitamente), appare come sé stesso in molti film di canzoni, ma soprattutto nella celebre scena del night club alle Terme di Caracalla in La dolce vita (1960) di F. Fellini. Già all'apice del successo, all'inizio degli anni '60, crea una propria «scuderia-casa discografica» – il Clan – e, puntando sulla simpatia che ispira il suo personaggio, debutta anche come attore in Uno strano tipo (1963) diretto da L. Fulci, cui nello stesso anno segue Il monaco di Monza di S. Corbucci (con cammei di Totò e N. Taranto), mentre l'anno successivo debutta nella regia, dirigendosi in Super rapina a Milano. Il mancato successo del film lo induce a concentrarsi solo sulla canzone per qualche anno, ma nel 1968 P. Germi lo chiama per il ruolo principale del pastore Serafino (1968), film satirico di buona fattura e miglior fortuna al botteghino, in cui canta (fuori campo) solo la canzone dei titoli di testa. L'ottima accoglienza del pubblico lo convince ancor più delle sue potenzialità di attore comico; ritorna in scena prima nella commedia musicale d'ambientazione storica Er più - Storie d'amore e di coltello (1971) di S. Corbucci, poi nel drammatico (e sfortunato) Le cinque giornate di Milano (1973) di D. Argento e, nello stesso anno, nella versione cinematografica della commedia musicale Rugantino (1973), diretta da P. Festa Campanile. Nel 1975 riprova nuovamente a dirigersi in Yuppi du con scarsissimo successo, ma nello stesso anno – rifacendosi ancora alla comicità gestuale di J. Lewis, che personalizza in modo singolare – con la partecipazione a Di che segno sei di S. Corbucci inaugura un decennio di grandi successi che dopo diciotto film, fra cui molti campioni d'incassi (Ecco noi per esempio, 1977, di S. Corbucci; Mani di velluto, 1979, Il bisbetico domato, 1980, Innamorato pazzo, 1981, tutti di Castellano & Pipolo; Lui è peggio di me, 1984, di E. Oldoini), si conclude con l'insuccesso di un'altra sua regia: Joan Lui (1985). A parte un paio di occasionali cammei, ritorna poi alla canzone e alla televisione dove, a cavallo del millennio, bissa lo strabiliante successo ottenuto anni prima in Canzonissima, riproponendo il suo originale e satirico personaggio di cantante-conduttore-predicatore, in programmi autogestiti (e anomali per lo standard televisivo usuale) come 125 milioni di caz...te (2001).


Don Backy

Altri nomi: Don Baky / Aldo Caponi
Data nascita: 21 Agosto 1939 (Leone), Santa Croce sull'Arno (Italia)
Dopo aver iniziato a suonare la chitarra da ragazzino, rimane folgorato dal nascente rock'nroll dopo aver visto al cinema, nel 1956, il film "Senza tregua il rock and roll", in cui Bill Haley canta, accompagnato dal gruppo dei Comets, "Rock around the clock": inizia quindi a suonare con un gruppo di amici (lavorando di giorno come operaio conciatore di pelli e suonando la sera), usando il nome d'arte di "Agatone & i Kiss" e, ben presto, a comporre canzoni, finché nel 1960 incide il suo primo 45 giri, registrato a Roma e autoprodotto, contenente le canzoni "Volo lontano" e "Solo con te" (il disco esce a nome "Agatone e i Pirati" in circa 500 copie). Qualche mese dopo si reca a Torino, dove incide (questa volta con il suo gruppo, i Kiss), il secondo 45 giri, sempre autoprodotto, con "Bill Haley rock" e una versione di "Non arrossire" di Giorgio Gaber. L'anno successivo è quello decisivo per la carriera di Don Backy: scrive una canzone che racconta la storia del suo amico Franco, il quale è scappato di casa con la sua ragazza, Wally, su una musica che ricorda molto le atmosfere western, ed intitola questo brano "La storia di Frankie Ballan". Il giovane Aldo non crede fino in fondo alla canzone: si reca a Torino per incidere un terzo 45 giri autoprodotto (questa volta il nome usato è Kleiner Agaton), e la inserisce sul lato B, riservando il lato A a "Mi manchi tu": poi, come si usava all'epoca per i dischi autoprodotti, lo spedisce in giro a discografici e produttori, e tra essi a Milena Cantù (all'epoca fidanzata di Adriano Celentano, ed in seguito moglie di Fausto Leali, oltre che cantante in proprio). Milena ascolta il disco, ma più che da "Mi manchi tu" è colpita dal lato B, ed insiste per farlo ascoltare ad Adriano, che proprio in quel periodo sta fondando la sua casa discografica, il Clan Celentano, staccandosi dalla Jolly che ha pubblicato i suoi dischi fino a quel momento, e che quindi sta cercando nuovi artisti da lanciare: Celentano telefona ad Aldo, e lo chiama per un provino, a cui il ragazzo si presenta emozionatissimo (il molleggiato è già un nome di rilievo nella musica leggera italiana), riuscendo comunque a fare bella figura. Lo staff del Clan però decide che il nome non va bene, né tantomeno lo pseudonimo di Agaton, e opta per "Don Backy", decidendo di farlo partecipare al Cantagiro del 1962 con la canzone "Fuggiasco", che non è altro che "Mi manchi tu" con il testo cambiato, riscritto da Luciano Beretta; sul retro è presente una nuova incisione di "La storia di Frankie Ballan". Il Cantagiro si conclude per Don Backy al settimo posto, un risultato di rilievo per un esordiente, e I Fuggiaschi diventa il nome del suo gruppo. L'anno successivo ripartecipa alla stessa manifestazione con il brano "Amico", che riscuote un lusinghiero successo anche di vendite, e partecipa al film Il monaco di Monza, con Totò, per la regia di Sergio Corbucci in cui, insieme a Celentano nei panni di due frati, canta la sua canzone "La carità". Altro successo di quell'anno è Ho rimasto, seguito l'anno dopo da Io che giro il mondo (per il terzo anno di seguito al Cantagiro), e sempre nel 1964 recita nel film Super rapina a Milano, di cui ha scritto il soggetto insieme a Celentano: sul set di questo film conosce la giovane attrice Liliana Petralia, che diventerà sua moglie. Don Backy scrive anche testi per altri autori del Clan: sulla musica di "Stand by me" racconta la storia di una ragazza non vedente, e la canzone "Pregherò" diventa un grande successo di Celentano; per Ricky Gianco scrive il testo di "Tu vedrai", sulla musica di "Don't play that song". Il 1965 è l'anno di Cara, ed il 1966 di Serenata: dopodiché I Fuggiaschi si staccano da lui per dedicarsi ad una loro carriera autonoma, e Don Backy forma un altro gruppo, La Banda. Nel 1967 è al Festival di Sanremo in coppia con Johnny Dorelli con una delle sue canzoni più belle e più famose, L'immensità (reincisa più di trent'anni dopo dai Negramaro); segue il grande successo di Poesia, nello stesso anno. E sempre in quell'anno escono addirittura due film, I sette fratelli Cervi di Gianni Puccini e Banditi a Milano di Carlo Lizzani, ed il romanzo "Io che miro il tondo", pubblicato da Feltrinelli. L'anno dopo abbandona con una serie di polemiche il Clan Celentano, per problemi legati ai diritti d'autore: le versioni di questa vicenda sono divergenti, e la tesi di Don Backy è contrastata da Detto Mariano, arrangiatore e collaboratore del Molleggiato. Secondo il cantautore toscano, egli doveva partecipare quell'anno al Festival di Sanremo con due suoi brani: "Canzone", cantata da lui e da Milva, e "Casa bianca", presentata invece da Ornella Vanoni e Marisa Sannia, ma il Clan gli impone di far cofirmare "Casa Bianca" da un altro musicista. Don Backy rifiuta, e così la casa discografica gli impedisce di partecipare come cantante al Sanremo, ed il cantante toscano rompe quindi il contratto. La sua Canzone sarà interpretata proprio da Adriano Celentano, che, vendicandosi di quello che lui reputa il tradimento di un amico, la canta stonando volutamente, fingendo di dimenticarsi le parole, e con un tono distratto e svagato che non rende giustizia al brano, uno dei più celebri e belli di Don Backy; nonostante ciò la canzone arriva terza, grazie soprattutto a Milva, e "Casa bianca" si classifica seconda. Don Backy prontamente fonda una sua casa discografica, chiamandola ironicamente Amico (con palese riferimento a Celentano), facendo uscire un 45 giri con "Canzone" e sul lato B "Casa bianca": il Clan pubblica un altro 45 giri con la versione di "Canzone" che Don Backy aveva inciso in precedenza, e tutto ciò, unito al 45 giri cantato da Milva e a quello di Celentano, fa sì che nello stesso periodo ci siano ben 4 dischi con la stessa canzone, con il risultato di ammazzarne le vendite (che, pur alte, avrebbero potuto essere maggiori). La vicenda prosegue in tribunale: Celentano denuncia Don Backy per aver rotto il contratto, e Don Backy a sua volta lo denuncia per inadempienze varie nel pagamento dei diritti editoriali d'autore. Don Backy si rifà l'anno dopo con Un sorriso, che si classifica terza a Sanremo 1969 riscuotendo un buon successo, che continua negli anni successivi con Quella chiara notte di ottobre e Cronaca nel 1970 e con Bianchi cristalli sereni, presentata al Festival nel 1971 (e di cui inciderà una sua versione con Claudio Baglioni). Continua anche la carriera d'attore, per Gian Luigi Polidoro in Satyricon e di nuovo con Lizzani per Barbagia; chiude nel frattempo la Amico e firma il nuovo contratto per la CGD, dove resta per due anni per poi passare alla RCA e infine, dopo altri due anni, fondare una sua nuova etichetta, la Ciliegia Bianca. Scrive quindi nel 1974 una delle sue canzoni più famose, "Sognando", che racconta la storia di un matto e che riscuote un grande successo nell'interpretazione di Mina: la stessa cantante incide poi nel 1976 su 45 giri un altro brano di Don Backy, "Nuda", che viene censurato per il testo. Nel 1981 la sua "Importa niente" diventa la sigla di Domenica In di quell'anno. Con il passare degli anni Don Backy si è un po' allontanato dalle scene musicali, dedicandosi ad altre attività: nel 1980 ha pubblicato una versione attualizzata dell'"Inferno" dantesco a fumetti, nel 1981 ha recitato nella commedia "Teomedio" di Fabio Storelli, e nel 1984 ha disegnato "Clanyricon", storia del Clan a fumetti (pubblicata però solo nel 2002). Ha partecipato poi a vari programmi televisivi di revival musicale, come "C'era una volta il festival" e "Una rotonda sul mare". Nel 2000 compare in una scena del film Pane e tulipani, diretto da Silvio Soldini, nel ruolo di sé stesso. Nel 2004, dopo anni di lontananza dal video, partecipa al reality show La talpa, ma viene eliminato alla prima puntata nell'interrogatorio (il questionario in cui i due nominati, uno dal pubblico e uno dal gruppo dei concorrenti, devono descrivere chi secondo loro era la talpa) da Karim Capuano. Nel 2006 tiene una serie di lezioni sulla musica per il progetto universitario Rai Nettuno, l'università a distanza. Don Backy è l'autore della prefazione, (una vera e propria "chicca" letteraria), del nuovo libro del giornalista e scrittore Gian Carlo Padurrenti, dal titolo Dio non è morto, l'altro volto di Francesco Guccini.


Carlo Delle Piane

Data nascita: 2 Febbraio 1936 (Acquario), Roma (Italia)
Il naso defor mato da una pallonata e una voce nasale lo aiuteranno a creare quel monello birbante chiamato Pecorino Apprezzato da Vittorio De Sica e da Aldo Fabrizi che lo vogliono nei loro film I attore lavora anche con Toto e Alberto Sordi. Rischia di abbandonare I attività ad appena 40 anni quando invece il regista Pupi Avati lo fa rinascere in personaggi di delicate sfumature drammatiche e introspettive. Tra i film Cuore (1947) di Duilio Coletti Vento d'Africa (1949) di Anton Giulio Majano Domani e troppo tardi (1949) di Leonide Moguy Io sono il Capataz (1950) di Giorgio Simonelli La famiglia Passaguai (1951) di Aldo Fabrizi Guardie e ladri (1952) di Steno e Mario Monicelli Papà diventa mamma (1952) di Fabrizi Un americano a Roma (1954) di Steno Ladro lui ladra lei (1957) di Luigi Zampa Il monaco di Monza (1963) di Sergio Corbucci Veneri al sole (1965) di Marino Girolami Una gita scolastica (1983) di Pupi Avati Regalo di Natale (1986) sempre di Avati.


Mimmo Poli

Nome: Domenico Poli
Data nascita: 11 Aprile 1920 (Ariete), Roma (Italia)
Data morte: 4 Aprile 1986 (66 anni), Roma (Italia)
Una filmografia sterminata (più di 120 film), una faccia che potrebbe con impassibile orgoglio posare sul busto di un senatore romano, amata tanto da Totò quanto da Federico Fellini. Compare ovunque, dove serve un barista, uno scaricatore, un detenuto, dai film del Monnezza a quelli di Bernardo Bertolucci. Una presenza costante, tanto familiare quanto fugace, sul grande schermo deI cinema italiano tra gli anni Cinquanta e la fine degli Ottanta. Tra i film: Il cappotto (1952) di Alberto Lattuada; Totò a colori (1952) di Steno; Stazione Termini (1953) di Vittorio De Sica; Il tesoro dell'Africa (Beat the Devil, 1953) di John Huston; Le notti di Cabiria (1956) di Federico Fellini; Poveri ma belli (1956) di Dino Risi; Arrangiatevi! (1959) di Mauro Bolognini: Totò, Peppino e la dolce vita (1961) di Sergio Corbucci; Vanina Vanini (1961) di Roberto Rossellini; Il monaco di Monza (1963) di Corbucci.


Franco Ressel

Data nascita: 8 Febbraio 1925 (Acquario), Napoli (Italia)
Data morte: 30 Aprile 1985 (60 anni), Roma (Italia)
Attore poliedrico, duttile, capace di passare con sobria disinvoltura dal genere drammatico a quello satirico-brillante, ha un curriculum cinematografico impressionante per quantità di titoli dagli inizi degli anni Sessanta in poi. Viene spesso adoperato come attore di supporto o caratterista, mai come primo attore, essenziale comunque in pellicole pseudopoliziesche, in commedie comico-brillanti, in spaghetti-western, in film avventurosi o peplum. Un attore molto richiesto, buon professionista, serio elemento cui fanno appello anche registi importanti come Arrabal, Fellini, Petri, Bragaglia, Tessari, Sergio Corbucci, ma purtroppo spesso invischiato in filmetti modesti e di poco conto, che non gli permettono di compiere il gran salto verso ruoli e film di maggiore impegno. Ressel inizia l’attività artistica debuttando in teatro, appena ventenne, ne La famiglia Barrett nella Compagnia Pagnani-Ninchi, dapprima come attor giovane, e subito dopo come “attore di carattere”. Recita poi con Dina Galli, Picasso, Randone, Gandusio, Ruggeri, Tofano e molti altri. Il teatro lo assorbe per quasi tutti gli anni Cinquanta con puntate anche nella rivista come Burlesco (1950) con Walter Chiari e la Maresca. Ed è sempre accanto a Chiari in Sogno di un Walter (1951) di Silva e Terzoli, approdando poi nella stagione 1956-57 alla commedia musicale Buonanotte Bettina di Garinei e Giovannini, cui fa seguito Uno scandalo per Lili (1958) diretta da Luciano Salce. Sempre in modesti ruoli di contorno, Ressel fa anche delle apparizioni in TV in originali fra cui La presenza perfetta (1981) per la regia di Piero Nelli per la serie I giochi del diavolo.


Fiorenzo Fiorentini

Data nascita: 10 Aprile 1920 (Ariete), Roma (Italia)
Data morte: 27 Marzo 2003 (82 anni), Roma (Italia)
Paroliere e attore di varietà e di teatro, Fiorenzo Fiorentini lavorò anche per il cinema, rivestendo ruoli simpatici e ben caratterizzati come ladruncoli della Roma popolare, affamati di pastasciutte fumanti e generosi negli sproloqui dialettali. Occhi spalancati, volto magro e affilato, bocca semichiusa in un ghigno rassegnato e pacifico, Fiorentini, degno erede della comicità di Petrolini, è soprattutto un attore di teatro, ma significativa è anche la sua attività di cantante e autore di canzoni. Tra i film: Marakatumba, ma non è una rumba... (1951) di Edmondo Lozzi; Giovinezza (1952) di Giorgio Pastina; Viva il cinema! (1952) di Enzo Trapani: Ci troviamo in galleria (1953) di Mauro Bolognini: I pinguini ci guardano (1955) di Guido Leoni; Carmen di Trastevere (1962) di Carmine Gallone; Il monaco di Monza (1963) di Sergio Corbucci; Parigi, o cara (1962) di Vittorio Caprioli: Il giorno più corto (1963) di Corbucci; Come svaligiammo la Banca d'Italia (1966) di Lucio Fulci.


Giacomo Furia

Data nascita: 1 Gennaio 1925 (Capricorno), Arienzo (Italia)
Uno dei più grandi caratteristi cinematografici e teatrali degli Anni Quaranta e Cinquanta. Debutta sul palcoscenico accanto a Eduardo De Filippo con il quale stringerà una profonda amicizia e un reciproco rispetto della professione. Infatti, è proprio con Eduardo De Filippo che esordisce al cinema nel dramma d'amore e gelosia Assunta Spina (1948) di Mario Mattoli con Anna Magnani e Titina De Filippo. Lo stesso anno, è scelto da Roberto Rossellini come uno dei protagonisti della commedia La macchina ammazzacattivi, mentre l'anno seguente è accanto a Gino Cervi in La sposa non può attendere (1949). Spalla comica o semplice attore di secondo piano accanto a Totò, Peppino De Filippo, Tina Pica, Aldo Fabrizi, Luigi Pavese, Ave Ninchi, Giovanna Ralli, Marcello Mastroianni, Vittorio De Sica, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Raimondo Vianello e Alberto Sordi, è spesso diretto da Mattoli, Steno, Camillo Mastrocinque, Alberto Lattuada e Mario Monicelli in pellicole che hanno scritto la storia del genere comico italiano, soprattutto quelle accanto al principe De Curtis: Totò cerca casa (1949); Totò Tarzan (1950); Totò sceicco (1950); Un turco napoletano (1953); Il medico dei pazzi (1954); Totò all'Inferno (1955); Siamo uomini o caporali? (1955); Destinazione Piovarolo (1955); il perfetto La banda degli onesti (1956); Totò, Peppino e le fanatiche (1958); Totò nella luna (1958); Totò, Eva e il pennello proibito (1959); I ladri (1959); Il monaco di Monza (1963) e Totò contro il pirata Nero (1964). È nel 1954 che spicca nel ruolo del panciuto e ingenuo marito della bella pizzaiola Sophia Loren nell'episodio Pizze a credito de L'oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica. Sarà il primo di molti incontri sul set con la Loren: La domenica della buona gente (1953); Due notti con Cleopatra (1954); Peccato che sia una canaglia (1954) e il fiabesco C'era una volta (1967) di Francesco Rosi. Altri titoli della sua filmografia, necessariamente da citare sono: Biancaneve e i sette ladri (1949); L'arte di arrangiarsi (1954); L'allegro squadrone (1954); La vergine moderna (La trappola d'oro) (1954); Ballata tragica (1955); I due compari (1955); La ballerina e il buon Dio (1958); Non sono più guaglione – Oh, mia bella Carolina (1958); Ferdinando I, re di Napoli (1959); La cambiale (1959); La prima notte – Le nozze veneziane (1959); Prepotenti più di prima (1959); Guardatele ma non toccatele (1959); Il nemico di mia moglie (1959); I dolci inganni (1960); Pugni pupe e marinai (1961); Il comune senso del pudore (1976, anche con Philippe Noiret) e La mazzetta (1978). Per ben due volte è stato diretto da Federico Fellini, la prima volta assieme a Lattuada in Luci del varietà (1951) con Giulietta Masina nel ruolo del giornalista Duke, la seconda volta in I clowns (1971), mentre assai di più è stato confermato come attore in un set diretto da Mario Soldati, come Il sogno di Zorro (1952). Furia ha lavorato anche con Amedeo Nazzari in L'ultimo amante (1955), è stato diretto da Franco Rossi in Amore a prima vista (1957), poi ha anche affiancato Ernest Borgnine in Il re di Poggioreale (1961), Fernandel in Giudizio universale (1961); Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in Il giorno più corto (1962), diventando negli Anni Sessanta e Settanta, uno degli attori prediletti da Bruno Corbucci e Antonio Margheriti per i primi film b-movies italiani, di qualunque genere essi siano stati. Recita con Claudio Gora in Io non spezzo… rompo (1971) e in Provaci anche tu, Lionel (1973), poi è accanto a Yul Brynner in Con la rabbia agli occhi (1976). Televisivamente, prenderà parte alla fiction Luisa Sanfelice (1963) e la miniserie di Leonardo Cortese incentrate sul Tenente Sheridan, magistralmente interpretato da Ubaldo Lay. Seguono: Il cappello del prete (1970) di Sandro Bolchi con Antonio Casagrande e Angela Luce; Qui squadra mobile (1973); Storie della Camorra (1978) di Paolo Gazzara con Antonio Casagrande, Isa Danieli, Luigi De Filippo, Ida Di Benedetto, Ivo Garrani, Marzio Honorato, Massimo Ranieri e Giacomo Rizzo; Melodramma (1984); Non basta una vita (1988) di Mario Caiano con Carole André; L'edera (1992) di Fabrizio Costa con Agnese Nano, Maria Rosaria Omaggio, Clarissa Burt ed Erika Blanc; Passioni (1993) di Fabrizio Costa con Giorgio Albertazzi, Giulia Boschi, Mariangela D'Abbraccio, Lorenzo Flaherty, Rosa Fumetto, Simona Marchini, Marino Masé, Paola Pitagora, Gigi Proietti e Virna Lisi; Vado e torno (1998) e Mai con i quadri (1999) di Caiano con Daniele Liotti, Elisabetta Gardini, Alessandra Acciai, Alessio Boni e Jean-Pierre Cassel. Anche se, bisogna dire che il suo volto è legato principalmente a uno spot del Carosello di una famosa azienda di latticini. Nel 1997, ha firmato anche la sua biografia “Le maggiorate, il principe e l'ultimo degli onesti” dove racconta assieme al giornalista Michele Avitabile la sua carriera.


Moira Orfei

Nome: Miranda Orfei
Data nascita: 21 Dicembre 1931 (Sagittario), Codroipo (Italia)
Icona kitsch, sempre sopra le righe, Moira Orfei, oggi ha raggiunto i settantatre anni ma è la stessa da sempre: eccentrica, esuberante, nel bene e nel male, comunque inconfondibile. Trucco da bambola, occhi cerchiati dall'eyeliner, rossetto rosa fucsia, cipria e quell'inseparabile turbante. A volte invadente, arrogante e urlante, lontana dai suoi elefanti cerca sempre di rimanere dominatrice della scena. Figlia d'arte, padre clown e madre circense, Moira è il simbolo stesso del circo Orfei in Italia e nel mondo. Cavallerizza, trapezista e acrobata, nel cuore ha sempre conservato anche un altro amore, quello per il cinema. Un cinema che le ha permesso di interpretare, in fondo, se stessa. Da dominatrice di elefanti, a dominatrice di uomini e pubblico. Nata a Codroipo, vicino Udine, Moira Orfei è mezza emiliana e mezza lombarda. Ha girato quarantasette film e ha cominciato a recitare per puro caso. A scoprirla è stato Dino De Laurentiis che le consigliò di rinnovare il look: raccogliere i capelli in un turbante e chiamarsi Moira. Il suo vero nome era, infatti, Miranda. E da allora arrivarono in effetti, una serie di belle esperienze e importanti film. Uno su tutti sicuramente Signore & signori di Pietro Germi, che disse alla provetta attrice circense: "Moira se tu studiassi recitazione, saresti brava come la Loren". Poi, tutti la ricordiamo nei panni della moglie di Christian De Sica che, sbraitava e urlava contro un inetto marito nel film Vacanze di Natale '90. Moira ama definirsi una zingara di successo, sempre tra tigri e animali feroci e non perde occasione per fare battute e parlare male di qualche politico in vista o meno in vista, magari in qualche salotto televisivo. Di tanti film ricordiamo anche Casanova '70 con Mastroianni, e i due con Totò, Totò e Cleopatra e Il Monaco di Monza. Chiassosa e rissosa Moira resta comunque la circense, sempre in abiti di scena, che lancia il malocchio e fa battute scherzose. Sempre rigorosamente in bolognese.


Gianni Baghino

Data nascita: 25 Giugno 1919 (Cancro), Carloforte (Italia)
Data morte: 23 Aprile 1995 (75 anni), Carloforte (Italia)
Bruno, di media statura, fisico possente, sguardo torvo e accigliato, inizia la carriera cinematografica nel dopoguerra come generico e figurante senza riuscire mai veramente ad ottenere ruoli corposi che lo facciano uscire dall’anonimato, nonostante una certa disinvoltura accompagnata da una discreta fotogenia, che gli permettono comunque di essere molto richiesto da produttori e registi anche importanti. Baghino diventa in breve tempo uno dei figuranti più quotati, l’ideale per impersonare ruoli più svariati in film di genere, dal poliziotto al brigantello, dal “pappone” alla guardia notturna, dal militare al delinquentello di borgata, dal contrabbandiere al contadino. Tutta una serie di figurine tratteggiate con serietà ma purtroppo non così incisive da farlo giungere al rango di buon caratterista. Ignoto ai più, spesso senza il proprio nome nei titoli di testa e di coda, è un attore che si adatta a fare di tutto pur di restare nell’ambito del settore, persino la controfigura al grande Paul Muni nel film italo-britannico Imbarco a mezzanotte (Stranger on the Prowl) diretto nel 1952 da Joseph Losey ma distribuito in Italia come diretto da Andrea Forzano. La filmografia del Baghino è comunque ricca di titoli di film che spaziano dall’avventuroso al poliziesco all’italiana, dalla commedia brillante al drammatico d’autore, dal peplum al melodramma romantico. Nel 1979 ha fatto parte del cast del lungo sceneggiato televisivo Cinema!!! diretto da Pupi Avati.

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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