Totò di notte n.1

[Totò e Macario] [Totò e Macario]

[Totò,Gianni Agus e Macario] [Totò e Macario]

[Totò e Macario] [Totò e Macario]

[Totò e Macario]

[Totò e Macario] [Totò e Macario]

[Totò e Macario] [Totò,Macario e Lando Buzzanca]

Videoclip titoli di testa

Regia : Mario Amendola
Soggetto : Corbucci,Grimaldi da un'idea di Castellano e Pipolo
Sceneggiatura : Corbucci,Grimaldi
Coreografia : Don Lurio
Fotografia : Adalberto Albertini
Scenografia : Giorgio Giovannini
Musica : Armando Trovajoli
Montaggio : Jolanda Benvenuti
Direttore produzione : Walter Benelli
Produzione : Mario Mariani per Cinex Film,Roma
Durata: 100 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( Ninì Cantachiaro, il professore )
Erminio Macario( Mimì Makò, il suo aiutante )
Gianni Agus( l'impresario di Parigi )
Nando Bruno( il padrone della trattoria )
Lando Buzzanca( il signore sull'aereo )
Mario Castellani( Felipe )
Giulio Marchetti( Manuel )
Alfredo Rizzo( l'uomo della penna )
Carlo Rizzo( il turista fotografo )
Linda Sini( la hostess )
Nino Terzo( il siciliano a Hong Kong )
Margaret Rose Keil( la ragazza sul risciò )
Mac Ronay( se stesso )
Mao Tahi( se stesso )

Con i numeri internazionali di varietà di :
Caroline Chèrie, Dodò d'Amburgo, Pascaline Madame Arthr,
Margaret Lee, Blue Bells

        

           

Soggetto

Il suonatore ambulante Nini',scoperto che il suo socio Mimi' ha ricevuto una grossa eredita' lo convince a godersi insieme i soldi alla ricerca di una scrittura.Girano cosi' mezzo mondo finche' si ritrovano a New York senza un soldo,decidono quindi di ritornare a Roma a piedi e di riprendere la loro vecchia attivita' di posteggiatori.

Critica e curiosità

Negli anni 1962/63 apparvero una dozzina di film con la dicitura "sexy" quali "Europa di notte" , "Mondo di notte n.1 ,2 e 3" , Universo di notte" , questo film di Totò e "Totosexy" vorrebbero parodiare proprio questo genere cinematografico .
Scriveva Giovanni Grazzini : " La cosa più allarmante , in Totò n.1 è il titolo , che lascia prevedere una lunga serie di film come questo . [..] Nonostante tutto , quando due comici sono in scena il tempo passa : Totò ha sempre una tale carica di comicità e Macario è così tonto , che i loro numeri accendono talvolta una fiammelle di ilarità " .
E Alberto Sala : " [..] Il film è salvato dall'interpretazione dei due contabbassisti ( che non conoscono la nona di Beethoven , ma la zia ) : l'esibizione davanti all'impreario parigino : Totò che balla il twist , sono due sequenze dalla risata sicura [..] " .


Erminio Macario

Data nascita: 27 Maggio 1902 (Gemelli), Torino (Italia)
Data morte: 26 Marzo 1980 (77 anni), Torino (Italia)
Nato da una famiglia assai povera, il piccolo Erminio lascia presto la scuola per lavorare e aiutare la famiglia. Comincia a recitare fin da bambino nella filodrammatica della scuola e a diciotto anni entra a far parte di una compagnia di guitti che si esibisce nelle fiere paesane. Nel 1921 esordisce ufficialmente nel teatro di prosa, passando a quello di rivista nel 1924, quando viene scritturato come "secondo comico" nella compagnia di Giovanni Molasso. L’anno successivo viene notato dalla grandissima Isa Bluette, che lo chiama a far parte della sua compagnia di rivista. Gradatamente si costruisce una comicità personale, una maschera clownesca le cui caratteristiche più appariscenti sono un ciuffo di capelli sulla fronte, gli occhi arrotondati e la camminata ciondolante, spesso adattando il dialetto torinese per i suoi personaggi e le sue macchiette. Interprete di una comicità dal candore surreale, Macario incarna la maschera di una comicità innocente quanto lieve, poeticamente sospesa fra le pause, lo sbarrarsi stupito degli occhi e la salacità dissimulata delle battute. Accanto alla Bluette Macario intuisce che il successo di uno spettacolo consiste soprattutto nella presenza sulla scena di donne avvenenti, belle e soprattutto dalle gambe lunghe. Il comico è ben consapevole dell’efficacia del contrasto tra il candore e la semplicità della propria maschera e il sottinteso erotico delle belle soubrette che lo affiancano sulla ribalta, sfilando pochissimo vestite in una nuvola di cipria e di felicità per la gioia degli sguardi del pubblico. Nascono così le famose "donnine", che si chiameranno via via, Wanda Osiris, Tina De Mola, Marisa Maresca, Lea Padovani, Elena Giusti, Isa Barzizza, Dorian Gray, Lauretta Masiero, Sandra Mondaini, Marisa Del Frate, le Bluebells Girls. Macario rimane con la Bluette acquistando via via sempre maggior notorietà finché nel 1930 decide di formare una sua compagnia di avanspettacolo con cui girerà l'Italia fino al '35. Il comico è minuto, scompare tra le sue donnine; la sua parlata dialettale che inciampa nelle consonanti, il suo immancabile ricciolino sulla fronte e i suoi grandi occhioni birichini, vivacissimi e brillanti come due stelle, decretano il suo successo e lo consacrano come "Re della rivista”. Nel 1937 scrittura Wanda Osiris insieme alla quale mette in scena una delle prime commedie musicali italiane, Piroscafo giallo di Ripp e Bel-Ami, debuttando al Teatro Valle di Roma. Nel 1938 nasce il grande amore per la bellissima sedicenne Giulia Dardanelli che ben presto diviene la sua seconda moglie. Il comico infatti è già sposato da tempo con la coreografa Maria Giuliano, ma fa di tutto per ottenere il divorzio e nel 1951 a Parigi, in occasione della rappresentazione della rivista Votate per Venere, i due si sposano. Intanto dalla loro unione sono già nati due bambini: Alberto (1943) e Mauro (1947). Parallelamente, ad una prima e sfortunata esperienza cinematografica con Aria di paese (1933), fa seguito nel 1939 il grande successo di Imputato, alzatevi diretto da Mario Mattoli e sceneggiato da grandi umoristi come Vittorio Metz e Marcello Marchesi. Seguono poi in un'ideale trilogia dei tempi di tirannide fascista: Lo vedi come sei... lo vedi come sei? (1939), Il pirata sono io! (1940) e Non me lo dire! (1940). Ma la sua formula spettacolare, al di là del successo sul grande schermo che continuerà ad arridergli con nuovi picchi, come nel campione d'incassi Come persi la guerra (1947), è sempre più adatta al teatro di rivista e alla commedia musicale, là dove le prepotenze della sua fedele spalla Carlo Rizzo esaltano la sua candida genialità, e là dove il contrasto fra l'innocenza della propria maschera e il sottinteso erotico delle sue famose " donnine ", mostra tutta la propria efficacia. Per tutti gli anni ’40 Macario in teatro sforna un successo dietro l’altro. Memorabili restano le riviste Febbre azzurra (1944-45), scritta in collaborazione con l’inseparabile Mario Amendola, Follie d’Amleto (1946), Le educande di San Babila (1948), Oklabama (1949) e tante altre. Nel 1951 il comico conquista anche Parigi con Votate per Venere di Vergani e Falconi, grande e lussuosa rivista femminile. Tornato a Roma, Macario tenta di estendere le sue attività alla produzione cinematografica, realizzando il film Io, Amleto (1952). Questa sua idea però fallisce e il film è un disastro. Nonostante l’esito fallimentare, e quindi la perdita di moltissimo denaro, l'artista non si da per vinto e riscuote con le sue riviste successive un grande successo di pubblico e di botteghino. C’è né una che lo ricompensa ampiamente con successo di incassi di oltre un milione di lire al giorno: è la rivista Made in Italy (1953) di Garinei e Giovannini, che segna il suo ritorno in coppia con la "divina" Wanda Osiris. Dalla metà degli anni ’50 però le riviste cedono il posto alle nuove commedie musicali e si affermano nuovi gusti e tendenze. Dopo Tutte donne meno io (1955), grandissima rivista dove Macario si circonda di sole donne (quaranta per la precisione), il comico piemontese si dedicherà alla commedia musicale, e accanto a grandissime primedonne quali Sandra Mondaini e Marisa Del Frate realizza indimenticabili spettacoli come L’uomo si conquista la domenica (1955), E tu, biondina (1957) e Chiamate Arturo 777 (1958). Nel 1957 il cinema gli offre una grande prova: il regista e scrittore Mario Soldati lo vuole nel film Italia piccola, nel quale Macario si offre nell’inconsueto ruolo di attore drammatico, dimostrando ancora una volta una notevole versatilità. Soldati da così modo al comico di dimostrare una volta di più che dietro alla sua maschera si nasconde un attore completo e dalle grandi potenzialità. Da allora tornerà spesso sullo schermo, soprattutto accanto all’amico Totò, col quale gira sei film campioni di successo al botteghino: La cambiale (1959), Totò di notte n. 1 (1962), Lo smemorato di Collegno (1962), Totò contro i quattro (1963), Il monaco di Monza (1963) e Totò sexy (1963). Macario accetta quel pacchetto di lavoro per stare vicino a Totò che in difficoltà con la vista, esprime il desiderio di avere al suo fianco l’amico fidato con cui stabilire, in totale tranquillità, d’animo, le battute, le gag e le scenette. Abbandonata la rivista, Macario si dedica soprattutto al teatro di prosa, con qualche incursione nel teatro in dialetto piemontese: va ricordato a proposito un celebrato Miserie 'd Monssù Travet, messo in scena allo stabile di Torino nel 1970. Gli anni ’70 sono ricchi di impegni nel campo della prosa e della commedia musicale. Fra i numerosi lavori di quel periodo ricordiamo Achille Ciabotto medico condotto (1971-72), Carlin Ceruti sarto per tuti (1974) e Due sul pianerottolo (1975-76), grandissimo successo accanto a Rita Pavone. Gli ultimi anni li impegna nella creazione di un suo teatro in via Maria Teresa a Torino, e nel 1977 decide di inaugurarlo misurandosi col grande Molière, realizzando un’esilarante rivisitazione della commedia Il medico per forza. Ma le lungaggini burocratiche gli impediscono per lungo tempo la realizzazione di questo sogno. Fin quasi ottantenne continua la sua attività teatrale: l’ultima replica dello spettacolo Oplà, giochiamo insieme è del gennaio 1980. Durante la rappresentazione della rivista, Macario accusa un malessere che si scoprirà essere un tumore. Il 26 marzo del 1980, si spegne in una clinica torinese assistito fino all’ultimo dall’amata moglie Giulia.


Gianni Agus

Data nascita: 17 Agosto 1917 (Leone), Cagliari (Italia)
Data morte: 4 Marzo 1994 (76 anni), Roma (Italia)
Dopo gli inizi nel teatro di prosa con Elsa Merlini e, per cinque anni, con Ruggero Ruggeri, passò al teatro di rivista con Michele Galdieri e lavorò con Totò, Anna Magnani e Wanda Osiris. Con la “Wandissima” prese parte a numerose riviste, fra cui Si stava meglio domani (1946-47), Domani è sempre domenica (1947-48), Grand Hotel (1948-49), Sogni di una notte di questa estate (1949-50), Gran Baldoria (1952-53). Nella stagione 1954-55 partecipò alla commedia musicale di Garinei e Giovannini Giove in doppiopetto, accanto a Carlo Dapporto e Delia Scala. In seguito passò in televisione, dove prese parte a numerose trasmissioni di successo, dove affiancò quasi sempre personaggi di spicco. Lo si ricordi accanto a Peppino De Filippo, che vestiva i panni di “Pappagone”, nella trasmissione musicale Scala reale (1966), o nel varietà Giandomenico Fracchia (1975), nei panni del tremendo capoufficio di Fracchia (Paolo Villaggio). Nel 1958, l'anno della vittoria di Domenico Modugno, presentò il Festival di Sanremo, affiancato dall'annunciatrice televisiva Fulvia Colombo. Fu anche apprezzato attore cinematografico in numerose commedie leggere, spesso accanto a Totò ( Figaro qua, Figaro là, 1950; Adamo ed Eva, 1950; Ci troviamo in galleria, 1953; I due marescialli, 1961; Totò e Cleopatra, 1963; Le motorizzate, 1963). Nel 1961 si distinse nel film di Luciano Salce, Il federale, interpretato da Ugo Tognazzi. Concluse la sua carriera da dove era partito, nella prosa: da ricordare il ruolo di Tiger Brown in L'opera da tre soldi di Bertolt Brecht al Piccolo Teatro, diretta da Giorgio Strehler, nella riedizione, del 1973 e quello di Lamberto Laudesi in Così è (se vi pare)di Luigi Pirandello diretto da Giancarlo Sepe nel 1983. Aveva conosciuto e sposato nel 1952, la soubrette austriaca Lilo Weibel, avendone un figlio, Davide, nel 1959. Vero “signore” del palcoscenico, Gianni Agus è stato sicuramente la “spalla ideale” di tutti i comici, e nella sua lunga carriera si è dimostrato un artista eclettico e versatile, capace di passare dal teatro serio di Ruggero Ruggeri al varietà, dal cinema alla televisione.


Nando Bruno

Data nascita: 6 Ottobre 1895 (Bilancia), Roma (Italia)
Data morte: 11 Aprile 1963 (67 anni), Roma (Italia)
Grande caratterista cinematografico, in oltre settanta film Nando Bruno ha lasciato traccia della sua ironia bonaria e popolaresca tipicamente romana. Le sue partecipazioni cinematografiche vanno da brillanti ruoli di comprimario a marginali parti da semplice figurante. Tra i numerosi film da lui interpretati ricordiamo Roma città aperta (1945), L'onorevole Angelina (1947), Come persi la guerra (1947), Se fossi deputato (1949), Cortile (1956), Il vedovo (1959) e Il vigile (1960). Altri film: Roma città libera (1946) di Marcello Pagliero; Mio figlio professore (1946) di Renato Castellani; Il delitto di Giovanni Episcopo (1947) di Alberto Lattuada; Gioventù perduta (1948) di Pietro Germi: Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica;L'arte di arrangiarsi (1955) di Luigi Zampa; Il mattatore (1960) di Dino Risi.


Lando Buzzanca

Nome: Gerlando Buzzanca
Data nascita: 25 Settembre 1935 (Bilancia), Palermo (Italia)
Tolti gli innumerevoli titoli di serie B, tipici del genere della commedia sexy (Il merlo maschio, Il pupazzo, Puro siccome un angelo papà mi fece monaco… di Monza solo per citarne alcuni), di Lando Buzzanca, ahimé, rimane ben poco. Da giovane emergente siciliano a volto molto noto al grande pubblico italiano, non è stato facile. Ma ci è riuscito. Una fama esplosiva, supportata da una bellezza maschia non trascurabile: mascella prominente, sguardo vispo, bel sorriso e naso particolarmente importante. Con baffi o meno, ha saputo rappresentare quelle che erano le frustrazioni sessuali dell'uomo comune nei confronti del gentil sesso, del matrimonio e, perché no, anche della borghesia di allora. Disgraziatamente, con il declino della commedia erotica, muore anche il suo mito, condannandolo a un brusco salto all'indietro professionale. Ma con l'arrivo del nuovo Millennio e una rivalutazione di quei "filmacci" di serie B, Buzzanca torna da noi, invecchiato certo, ma sempre con la stessa mascella prominente, lo stesso sguardo vispo, lo stesso bel sorriso e quel naso particolarmente importante che forse, ancora oggi, affascina qualche signora italiana. Dopo aver completato l'istruzione obbligatoria nella sua Palermo, emigra nella Capitale in cerca di fortuna. Ha solo 16 anni ed è già sposato con Lucia, che sarà la madre dei suoi due figli. Dopo alcuni lavoretti precari, si spinge a intraprendere la carriera di attore: il suo più grande sogno. Il debutto cinematografico è inizialmente come comparsa. Appare infatti nel kolossal Ben Hur (1959), il capolavoro di William Wyler con Charlton Heston e Sam Jaffe, dove interpreterà un ebreo nel deserto compagno di prigionia del protagonista. Gli porta fortuna. Dal 1961, comincia a lavorare nel piccolo schermo prendendo parte a due sceneggiati di Vittorio Cottafavi: La trincea (1961) e Il mondo è una prigione (1962). Passa poi a ruoli (sempre di secondo piano) in film comici come Totò di notte n.1 (1962), per l'appunto con Totò. Sarà Pietro Germi a vedere in questo magro ragazzo siciliano dal naso pronunciato e dall'aspetto titubante un attore degno di lode. Non per niente lo sceglie per recitare accanto a Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli in Divorzio all'italiana (1962), dove offre una delle sue migliori interpretazioni come caratterista, in pieno accordo con l'humour nero dell'autore e con la narrazione di un'Italia grottesca e amara (e buffona!). Tanto sarà il successo che Germi replicherà parzialmente il cast affiancandolo ancora una volta alla Sandrelli in Sedotta e abbandonata (1964). Nel frattempo, Buzzanca continua la gavetta, mettendosi al servizio di grandi autori come Elio Petri (I giorni contati, 1962, con Vittorio Caprioli), Dino Risi (I mostri, 1963, con Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi e Alberto Sordi) e Antonio Pietrangeli (La parmigiana, 1963), diventando anche la spalla di grandi e mitici attori come Amedeo Nazzari (Le monachine, 1963), Gino Cervi (La smania addosso, 1963) e la coppia Franco & Ciccio (I marziani hanno 12 mani o Cadavere per signora, entrambi del 1964). Acquista lentamente, ma con decisione i suoi spazi in una Cinecittà nel pieno della dolce vita, imponendosi, ancora per Pietrangeli e con Tognazzi, ne Il magnifico cornuto (1964). Fino a quando viene scelto per una serie di pellicole comiche che dovrebbero essere una parodia di James Bond, alias 007, stiamo parlando della saga cinematografica italiana di James Tont. Acquistata ormai la popolarità, Buzzanca è diretto da Nanni Loy nel film a episodi Made in Italy (1965) accanto a Peppino De Filippo, Anna Magnani e Aldo Fabrizi. Seguirà poi la pellicola di Franco Rossi Una rosa per tutti (1965) e un lungo sodalizio artistico con Bruno Corbucci. Le proposte aumentano ogni giorno di più: passa da Caccia alla volpe (1966) di Vittorio De Sica con Victor Mature e Peter Sellers al Don Giovanni in Sicilia (1967) di Alberto Lattuada (del quale è protagonista), fino a Le dolci signore (1967) con Vittorio Caprioli. Ma Lando Buzzanca sarebbe sicuramente rimasto un semplice caratterista o un attore di secondo piano se non fosse per la commedia sexy, genere cinematografico italiano di serie B all'interno del quale si impone per la graffiante "masculinità" e per la capacità di far ridere in contesti "libidici", denotati dalla troppa attività sessuale o, per suo contrario, dall'impotenza. Diventa protagonista di avventure di ogni tipo e per tutti i gusti, dal maggiordomo che ha delle relazioni con le sue padrone al marito che cerca disperatamente un erede anche a costo di rendere moralmente giusto il suo tradimento alla consorte disperata e affranta. Pasquale Festa Campanile, Marco Vicario, Steno, Luciano Salce, Gianni Grimaldi e Luigi Filippo D'Amico diventano i suoi autori, mentre Barbara Bouchet, Laura Antonelli, Sylva Koscina, Rossana Podestà, Agostina Belli e Femi Benussi le sue compagne di set. Tanta diviene la sua fama che, negli Anni Settanta, il disegnatore di fumetti Leone Cimpellin delinea il personaggio di Jonny Logan proprio con le sue fattezze. Ma Buzzanca non si risparmia e sceglie anche la strada del teatro serio, riscuotendo un notevole successo con la commedia musicale "Il cenerentolo" (1969) e con "Signore e signora" (1970), accanto a Delia Scala, che poi riproporranno anche in televisione (lavorando anche nel telefilm Quel negozio di Piazza Navona, 1969). Con Barbara Steele ne Fermate il mondo… voglio scendere! (1970), con Caprioli ne Io e lui (1973) e con Ciccio Ingrassia ne Il cav. Costante Nicosia demoniaco, ovvero: Dracula in Brianza(1975), delinea una filmografia davvero cospicua di titoli più o meno cult e più o meno d'autore. Ma, con la fine degli Anni Settanta e il tramonto del genere commedia sexy, la carriera di Buzzanca ha un brusco declino. A nessuno interessa più vedere un uomo che si eccita fotografando la moglie come un oggetto (inviperendo fra l'altro le femministe dell'epoca), nessuno vuole sapere perché un tempo le donne avevano la coda e come la persero. Ritorna sporadicamente al cinema, facendo un passo indietro e tornando fra le fila degli attore di secondo piano, per esempio accanto alla Sandrelli ne Secondo Ponzio Pilato (1988). E fugge in teatro, dopo un lungo periodo di eclisse, con "La scuola delle mogli" di Molière (1990), "La cena delle beffe" (1991) e "Liolà" (1994). Assieme al grande Gassman ne Tutti gli anni una volta all'anno (1994) e nel film tv Cornetti al miele (1999), arriva a rifiutare la parte del burattinaio dal cuore d'oro Mangiafuoco nel Pinocchio di Roberto Benigni, perché pretendeva che il suo nome fosse nei titoli iniziali del film, preceduto da una "e" che indicasse la grande guest star. Non era dello stesso avviso l'autore che infatti lo scartò. Recentemente rinato artisticamente, recita il ruolo di protagonista nella fiction Mio figlio (2005), dove interpreta la parte di un padre che scopre l'omosessualità del figlio, nonché quelli di Don Ippolito ne La Baronessa di Carini (2007) e quelli di Pietro di Bernardone, padre di San Francesco D'Assisi ne Chiara e Francesco (2007), tornando al cinema con I vicerè (2006) di Roberto Faenza.


Mario Castellani

Data nascita: 1906, Roma (Italia)
Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia)
Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità.


Giulio Marchetti

Data nascita: 9 Giugno 1911 (Gemelli), Barcellona (Spagna)
Data morte: 1 Dicembre 1993 (82 anni), Roma (Italia)
Figlio di Adriano Marchetti, direttore artistico di numerose operette e riviste, nipote dell’omonimo Giulio capocomico di operette, dopo aver compiuto gli studi liceali a Bologna sente intensamente la vocazione per il teatro leggero diventando ben presto un attore di varietà e cantante sullo stile dei minstrel americani, assai stimato e apprezzato. Il periodo di maggiore popolarità per Marchetti si situa nei primi anni Quaranta per continuare in crescendo nel dopoguerra con la partecipazione a riviste quali Noi (quasi vivi) (1942), Scampoli (1943), Com’era verde la nostra valle (1946), Snob (1950) di Galdieri, Agitatissimo (1953) di Bracchi, Spiller, Mario Landi, E tu biondina (1956) di Amendola e Maccari – autori anche del successivo spettacolo Non sparate alla cicogna (1957) – e molte altre. Caratterista “tuttofare”, recita accanto ai grandi comici dell’epoca pur non essendo ufficialmente una spalla. Recita accanto a Tino Scotti, Macario, Totò, Nino Taranto e Dapporto, meritandosi applausi ed elogi. La sua presenza nel cinema è molto marginale, in ruoli di contorno e spesso di terzo o quarto piano, in filmetti di mediocre fattura e di pura essenza commerciale. Anche in televisione la sua presenza è poco significativa, limitata a commedie realizzate per il piccolo schermo, a programmi per La TV dei ragazzi fra cui Giovanna, la nonna del Corsaro Nero (1961) per la regia di Alda Grimaldi, che dirige Marchetti insieme alla coppia Pietro De Vico-Anna Campori anche nei sequel Le nuove avventure di Giovanna, la nonna del Corsaro Nero (1962) e Giovanna alla riscossa (1966), e infine nell’episodio Un caso di cronaca (1969) della serie Vivere insieme diretto da Giuseppe Fina. È stato per anni presentatore della trasmissione Giochi senza frontiere. Sposato con la ballerina Trudy Kessner, dopo aver abbandonato verso gli inizi degli anni Settanta ogni attività artistica, diventa proprietario di una stazione di servizio. È apparso anche in un film western con lo pseudonimo James Hill.


Alfredo Rizzo

Nome: Afredo Rizzo
Data nascita: 6 Settembre 1991 (Vergine), Nizza (Francia)
Data morte: 6 Settembre 1991 (0 anni), Roma (Italia)
Tradizionalmente, grazie a siti autorevolissimi in materia di caratteristi, quando si cerca qualche immagine di Alfredo Rizzo, appare sempre quella di un omino dalla carnagione chiarissima e dai capelli radi che parla, agitato, con dietro delle corna impagliate, appese al muro, che vogliono ovviamente comunicare un messaggio in più nel film Delitto al ristorante cinese. Pochi sanno che dietro la storia di questo attore c'è anche la storia del cinema italiano che va dalla fine degli anni Trenta agli anni Ottanta e che si fonde tra attualità politica, sesso, socialità e costume. Caratterista francese (almeno di nascita), ma naturalizzato in Francia che fu spesso usato nei ruoli da cattivo. Agli esordi della sua carriera si distinse nell'avanspettacolo e nella rivista, recitando di frequente accanto al fratello Carlo Rizzo (con il quale fondò una propria rivista) e con il comico Macario. Debuttò cinematograficamente a partire dal 1939, lavorando con il regista comico Mario Mattoli che lo inserì in pellicole come Lo vedi come sei… Lo vedi come sei? (1939, fra l'altro sempre con il fratello e sempre come spalla di Erminio Macario), I pompieri di Viggiù (1949, con Totò), I cadetti di Guascogna (1950, con Ugo Tognazzi), e Siamo tutti inquilini (1953, con Peppino De Filippo e Aldo Fabrizi). Dopo il drammatico Sperduti nel buio (1947) di Camillo Mastrocinque, con Vittorio De Sica e Tina Pica, comincia la sua lunga collaborazione con Giorgio Simonelli che lo affiancherà in molte delle sue commedie, facendolo lavorare accanto al già citato Tognazzi e alla coppia Franco & Ciccio. Carlo Ludovico Bragaglia, Luigi Zampa, Duilio Coletti, Aldo Fabrizi e soprattutto Alessandro Blasetti (nell'esilarante Altri tempi) lo imporranno nei loro film comici. E come non citare Pane, amore e fantasia (1953) di Luigi Comencini? Intorno alla seconda metà degli anni cinquanta, ha già lavorato con Bolognini ed è pronto per dare il suo meglio anche in un kolossal straniero come Guerra e pace (1955) di King Vidor con Vittorio Gassman, Henry Fonda e Audrey Hepburn e, in seguito a Sorrisi e Canzoni (1958) di Luigi Capuano, eccolo nel florido cast de La dolce vita (1960) di Federico Fellini che lo rivorrà anche ne I clowns (1971). Carmen di Trastevere (1962) di Carmine Gallone e una lunga serie di regie con Mario Amendola, Marino Girolami, Gianni Grimaldi, Bruno Corbucci e Paolo Solvay ne faranno uno dei caratteristi più usati negli anni '70. Poi nel 1986, recita la sua ultima parte nel film tv di Bruno Corbucci Le volpi della notte. Di lì a poco morirà, ma non lasciandoci solo in eredità le sue macchiette. Alfredo Rizzo è stato infatti anche un regista a partire dal 1971, quando diresse la svampita Rossella Como ne I giardini del Diavolo, seguiranno i film con Femi Benussi Carnalità (1974) e La sanguisuga conduce la danza (1975), per non parlare di Suggestionata (1978) con Eleonora Giorgi e Gabriele Ferzetti, dove cerca (ma non riesce) di intrecciare storie di drammatica disperazione.


Carlo Rizzo

Data nascita: 30 Aprile 1907 (Toro), Trieste (Italia)
Data morte: 26 Luglio 1979 (72 anni), Milano (Italia)
Dopo avere frequentato l'Istituto Tecnico, si dedicò giovanissimo al teatro, dimostrando quasi subito la sua predilezione per gli spettacoli di rivista, in cui divenne un'eccezionale “spalla” del famoso attore comico Erminio Macario (vedi). In seguito, separatosi da Macario, lavorò in altre famose compagnie di rivista, accanto a personaggi di successo come Wanda Osiris e Carlo Dapporto. Dopo una discontinua attività radiofonica e di doppiaggio, nel 1960 costituì con il fratello Alfredo Rizzo una propria compagnia di rivista, che tuttavia non durò a lungo. Fece il suo ingresso nel mondo del cinema nel 1939 in Imputato, alzatevi! (Mario Mattoli), a fianco di Macario; allontanatosi da lui, comparve in seguito in numerosi film, spesso di genere comico-leggero, in cui non sempre fu utilizzato al meglio, relegato in ruoli di secondo piano o in personaggi-macchietta. Sposò Rosita Pinkel, ballerina nella compagnia di operetta dei fratelli Schwarz.


Linda Sini

Data nascita: 3 Febbraio 1926 (Acquario), Rocciolato (Italia)
Bruna, bella, formosa, di nobili origini (è infatti contessa di Venosa), dopo essersi laureata in lettere si dedica al cinema, ottenendo giusti riconoscimenti anche senza giungere al rango di protagonista, se si eccettua Cronaca di un delitto (1952), ingiustamente dimenticato, e qualche altro film di fattura puramente commerciale. La Sini è invece l’ideale seconda donna, ottima per ruoli da amica, segretaria, vicina di casa, moglie trascurata, amante sensuale, etc… Eppure, sebbene richiesta da registi come Visconti, Risi, Mastrocinque, Zampa, Ferreri e anche stranieri come Losey e Lang, stranamente rimane incatenata ai ruoli di supporto, senza accedere mai ad una vera e propria notorietà pur dimostrando buone doti drammatiche. Attrice duttile e preparata, recita al Teatro Stabile di Palermo e in rivista accanto a Rascel nella commedia musicale di Garinei & Giovannini Alvaro piuttosto corsaro (1953). Non trascura neanche la televisione, dove si costruisce una carriera più che decorosa e soddisfacente con molte partecipazioni al suo attivo. Linda Sini si fa apprezzare in originali TV come Delitto smarrito… cercasi (1960) di Morandi, che la dirige anche nell’episodio Tutti contro Clay (1961), della serie Giallo club e in Lo stagno del diavolo (1965); appare in Una bionda di troppo (1965) diretto da Mastrocinque, per la serie Le avventure di Laura Storm. Nel 1966 fa parte del numeroso cast dello sceneggiato Quinta colonna di Cottafavi; quindi appare nell’episodio Soltanto una voce (1967), diretto da Leonardo Cortese per Sheridan, squadra omicidi; in Diritto di cronaca (1969), diretto da Vittorio Sala per la serie Storie italiane; in L’incidente (1971), diretto da Perelli per la serie Allo specchio. Negli anni Settanta e Ottanta, Linda Sini prende parte a sceneggiati quali Joe Petrosino (1972) di D’Anza, che la dirige anche in L’ultimo aereo per Venezia (1977); Nero su nero di Guardamagna e Il delitto Paternò di Calderone, entrambi nel 1978; Il ’98 di Bolchi (1979); Giacinta (1980) di Calderone; La brace dei Biassoli (1981) di Fago; Una tranquilla coppia di killer (1982) di Gianfranco Albano. Recita anche in vari episodi come La fine dei Green (1974), diretto da Marco Leto per la serie Philo Vance; La polizia non deve essere avvertita (1976) di Majano, per la serie Qui squadra mobile; La sfida (1977) di Giacomo Colli, per La mossa del cavallo; Sangue di coniglio (1979) di Landi, per La vedova e il piedipiatti; Lorenza (1981) di Paolo Poeti per Le milanesi. Nel 1965, sempre in TV, appare anche nella commedia di Scarnicci e Tarabusi I papà nascono negli armadi, accanto a Nino Taranto e Angela Luce, diretta da Eros Macch


Nino Terzo

Data nascita: 22 Maggio 1923 (Gemelli), Palermo (Italia)
Data morte: 8 Maggio 2005 (82 anni)
Prima di approdare, come caratterista, al cinema, lavora intensamente nell’avanspettacolo e nel teatro di rivista insieme ad attori come Totò, Peppino De Filippo, Domenico Modugno, Franchi e Ingrassia, Lino Banfi. Si dedica anche al canto, comparendo in alcune operette. Interpreta i suoi primi film nel 1962, riproponendo il personaggio che lo ha reso celebre in avanspettacolo: ovvero il tipo dai riflessi non proprio prontissimi e “tormentato” da un abnorme difetto di pronuncia, che non gli consente di parlare prima di aver inspirato ed espirato rumorosamente. Indispensabile spalla per i tanti attori con cui ha lavorato, dalla comicità dirompente ma un po’ monocorde, ha recitato in film importanti come I clowns di F. Fellini, Café Express di N. Loy e Nuovo cinema Paradiso di G. Tornatore, dimostrando propensione anche per il genere drammatico. Nel 1992 ha abbandonato lo spettacol

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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