Gli onorevoli

[Totò] [Totò e Riccardo Billi]

[Peppino De Filippo] [Peppino De Filippo e Walter Chiari]

[Peppino De Filippo e Walter Chiari] [Walter Chiari]

[Totò] [Totò]

[Totò] [Totò]

Videoclip titoli di testa

Regia : Sergio Corbucci
Soggetto : Bruno Corbucci,Giovanni Grimaldi
Sceneggiatura : Corbucci,Grimaldi,Mainardi,Metz,Vighi,Guerra
Fotografia : Enzo Barboni
Scenografia : Aurelio Crugnola
Musica : Armando Trovajoli
Montaggio : Roberto Cinquini
Aiuto regia : Ruggero Deodato
Direttore produzione : Anna Maria Campanile
Produzione : Gianni Buffardi per Jolly Film,Roma
Durata: 106 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( Antonio La Trippa,candidato del Pnr )
Franca Valeri( Bianca Sereni,candidata della Dc)
Franco Fabrizi( Roberto Ciccoletti,detto Robin )
Gino Cervi( il sen. Rossani-Breschi del Pli )
Linda Sini( sua moglie )
Cristiano Cucchini( Tonino,suo figlio )
Aroldo Tieri( Saverio Fallapponi,intellettuale del Pci )
Peppino De Filippo( il prof. Giuseppe Mollica del Msi )
Walter Chiari( Salvatore Dagnino,il regista tv )
Agostino Salvietti( Nicola,il maggiordomo )
Fiorenzo Fiorentini( un propagandista )
Mario De Simone( un altro propagandista )
Riccardo Billi( il portinaio )
Stelvio Rosi( il biondino )
Franco Giacobini( De Angelis,il segr. di Rossani-Breschi )
Memmo Carotenuto( il benzinaio )
Carlo Pisacane( il "nonno" di Roccasecca )
Anna Campori( la signora La Trippa )
Carlo Lombardi( il presidente del Pnr )
Franco Castellani( il segretario )
Alberto Sorrentino( Ercole Sansoni )
Pasquale De Filippo( abitante di Roccasecca )
Sergio Corbucci( il direttore dell'albergo )
Antonio Acqua( segretario del segretario del PNR )
Mimmo Poli( sostenitore Msi )

     

        

        

  

Soggetto

Da anni, oramai, le campagne elettorali non si svolgono più nel clima arroventato di un tempo. Per attirare l'attenzione del pubblico, i candidati sono costretti a "lavorare" in modo meno clamoroso ma molto più vicino ai propri elettori. Ecco le storie di alcuni rappresentanti di diversi partiti, ai quali, per una ragione o per l'altra, la politica darà un'amara delusione.
Antonio La Trippa, musicista e soldato,candidato n.47 del Partito Nazionale per la Restaurazione, dopo una alacre campagna "tipo casareccio" che lo porta ad avere buone possibiltà di successo, ordina ai suoi elettori di "trombarlo" senza pietà giacchè, avendo conosciuto per tempo le losche intenzioni degli "alti papaveri" del suo partito, è certo di non poter fare alcunchè di buono per loro.
Dal canto suo, Bianca Sereni, classico esemplare di zitella acida, tipo suffraggetta dell'esercito della salvezza, combatte senza respiro la sua campagna elettorale, basata su una crociata per la riabilitazione delle "ragazze in difficoltà" fino al giorno in cui riesce a prendere nella rete un fusto, portandoselo all'altare, dimenticandosi politica ed elezioni.
Alla battaglia elettorale prende parte anche il senatore Rossano-Breschi del P.I.I., gentelman inappuntabile, il quale è ormai certo di essersi accaparrato un posticino a Montecitorio grazie ai suoi "cocktails" e alla sua gentilezza. Ma il senatore ha un figlio. una peste di figlio che, giocando con i suoi amici alle elezioni, riesce a conquistare la "Presidenza del Giardino del Lago", ma riesce anche- senza volerlo- a ridicolizzare il padre di fronte agli elettori, facendogli perdere ogni speranza di vittoria.
C'è infine, il professor Giuseppe Mollica, rappresentante del MIS, che viene invitato a "Tribuna Politica" per illustrare i programmi del partito: la sua naturale timidezza e il suo glorioso passato di combattente non potranno che impresionare favorevolmente gli elettori. Dopo mille peripezie, il professor Mollica, giunge a Roma; ma le disavventure continuano a perseguitarlo anche negli studi della Rai-Tv. Alla fine,pur di comparire sul video, il professor Mollica si trasformerà in una saltellante "Bluebelle", con le conseguenze che è facile immaginare.

Critica e curiosità

Gli onorevoli fu girato nell'estate del 1963, con titoli provvisori "I deputati", "I quattro onorevoli" e "Vinca il migliore" e ha la struttura di un film a episodi, infatti Corbucci e Grimaldi scrissero la sceneggiatura dell'episodio con Totò, Guerra e Vighi quello di Walter Chiari e Peppino De Filippo, mentre quello con Gino Cervi fu scritto da Vittorio Metz.
Film di satira politica in cui tutti i partiti attraverso i vari personaggi vengono presi di mira. Si va dal liberale Gino Cervi al comunista Aroldo Tieri , dalla democristiana Franca Valeri al missino Peppino De Filippo , e al nostro Totò del PNR , il partito nazionale per la restaurazione .
Nel film fa una breve apparizione il regista Sergio Corbucci nel ruolo dell'albergatore che cerca una camera a Totò, non sono segnalati particolari tagli censori tranne alcune espressioni definite volgari ovvero parolacce che furono cambiate.Il film ebbe due trailers cinematografici, commentati da Nando Gazzolo, uno destinato al nord d'Italia e l'altro al sud.

Scriveva Onorato Orsini su La Notte : " Barzellette sceneggiate anche ne Gli onorevoli di Sergio Corbucci , cavalcata mica tanto amena nel sottobosco della politica italiana , con attori di prestigio intenazionale come Totò , De Filippo , Chiari , Cervi , la Valeri , umiliati in un repertorio polveroso e di basso conio , afflitti da una sceneggiatura e da un dialogo capaci di scuscitare una profonda , invincibile malinconia perfino nel più zelante tra gli spettatori delle riviste televisive [..] " .
Da un articolo a firma "vice" sul Corriere dell'Informazione : " L'avanspettacolo , e un avanspettacolo non sempre di buon gusto , domina il film [..] . Sergio Corbucci [..] non bada per il sottile per far sorridere la platea . Totò [è] scatenato come al solito [..] " .


Franca Valeri

Nome: Franca Maria Norsa
Data nascita: 31 Luglio 1920 (Leone), Milano (Italia)
È approdata in teatro quasi per caso, dopo aver rivelato le sue doti satiriche nei salotti mondani e intellettuali milanesi, dove dava vita a personaggi causticamente ispirati al costume contemporaneo, fatto di frivolezze e ipocrisie, fedeli specchi di un ambiente borghese. Il nome Valeri fu scelto negli anni '50, dopo aver letto un libro dello scrittore francese Paul Valery. Romana d'adozione, vanta una carriera eccezionale: attrice, sceneggiatrice, regista e autrice. È cresciuta nella trasmissione radiofonica Il rosso e il nero, della quale tra l'altro nasce una generazione di attori della”commedia all'italiana ". È qui che Franca Valeri fa conoscere per la prima volta il personaggio della”signorina Cesira ", che passando successivamente dalla radio alla televisione, diventa la”signorina snob ", nevrotica signora milanese, ritratto delle ipocrisie della borghesia contemporanea. Il suo esordio teatrale risale al 1951, quando il Teatro dei Gobbi (che ha fondato con Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli, diventato poi suo marito), recita negli spettacoli Carnet de notes n. 1e Carnet de notes n. 2, che proponevano senza ausilio di scene e costumi, una serie di sketch satirici sulla società contemporanea. Nello stesso anno recita nel suo primo film Luci del varietà, di Alberto Lattuada e Federico Fellini (qui al suo esordio come regista). A questo ne sono seguiti molti altri, tra i quali Il segno di Venere (1955), Il bigamo (1955), Il vedovo (1959), Parigi o cara (1962) e Io, io, io… e gli altri (1965). Sempre con il Teatro dei Gobbi, nel 1954 debutta in televisione, dove si consacrò il personaggio della”signorina snob”e più tardi della”signora Cecioni”(nel programma La regina ed io, 1960), popolana romana perennemente al telefono con”mammà”e fasciata da bigodini giganti, che riscosse un enorme successo. Ha partecipato a numerose serate di Studio Uno (1966) e ai varietà Le divine (1959), Sabato sera (1967), Le donne balorde (1970), Sì, vendetta (1974), Vino, whisky e chewing-gum (1974), A modo mio (1976), Studio 80 (1980), Giochiamo al varietè (1980), Cipria (1982). Legata visceralmente alla Scala, dove ha maturato la sua passione per l'opera lirica, si è anche cimentata come regista di melodrammi. Nel 1993, dopo una lunga assenza dai teleschermi, ha partecipato alla trasmissione Magazine 3su Raitre. Nel '95 è stata co-protagonista con Gino Bramieri della sit-com di Canale 5 Norma e Felice e, un anno più tardi con la fiction Caro maestro. Nel 2000 è stata protagonista accanto a Nino Manfredi di Linda, il brigadiere e…, fiction andata in onda su Raiuno, e del film tv Come quando fuori piove, diretto da Mario Monicelli. È autrice di commedie di grande successo, come: Lina e il cavaliere, Meno storie, Tosca e le altre due e Le Catacombe. Quello che caratterizza in modo inequivocabile il suo stile, è un uso intelligente e raffinato dell'ironia: i suoi personaggi fanno riflettere su quelli che sono i vizi e le virtù della società.


Franco Fabrizi

Data nascita: 15 Febbraio 1926 (Acquario), Cortemaggiore (Italia)
Data morte: 18 Ottobre 1995 (69 anni), Cortemaggiore (Italia)
Già attore di prosa e di rivista, a poco più di vent'anni divenne famoso vestendo i panni del coraggioso capo indiano nel fotoromanzo Arizona Kid, pubblicato sul settimanale "Avventuroso Film". Dopo qualche piccola esperienza cinematografica, a ventiquattro anni ottenne la sua prima parte di rilievo nel film Cronaca di una amore (1950) di Michelangelo Antonioni. Ma la vera occasione di emergere sullo schermo arrivò con I vitelloni (1953) di Federico Fellini, film del quale fu uno dei protagonisti. Nei film successivi, che lo videro tutti in ruoli principali e di co-protagonista, ripeté, con poche varianti, il suo tipo: quello dello sbruffone vigliacchetto, infido e scivoloso. Dopo l'esperienza col regista riminese interpretò decine di personaggi, come il seduttore Gino ne La romana (1954) di Luigi Zampa, l'amico facilone e confusionario in Camilla (1955) di Luciano Emmer, il truffatore Roberto ne Il bidone (1955) di Federico Fellini, il marito scavezzacollo in Racconti romani (1955) di Gianni Franciolini, l'architetto Cesare ne Le amiche (1955) di Michelangelo Antonioni. Successivamente apparve anche in Calabuch (Calabuig, 1956) dello spagnolo Luis Garcia Berlanga, nel La donna del giorno (1956) di Francesco Maselli, in Mariti in città (1956) di Luigi Comencini (lo scapolo impenitente, costretto alla fine a capitolare), in Un maledetto imbroglio (1959) di Pietro Germi. Il suo curriculum fu fitto anche negli anni '60. Tra le migliori prove di quel periodo ricordiamo: Una vita difficile (1961) di Dino Risi, accanto al grande Alberto Sordi, Io la conoscevo bene (1965) di Antonio Pietrangeli, e Signore e signori (1966) di Pietro Germi. Il suo personaggio caratteristico era quindi quello dell'italiano medio che cercava di darsi da fare, per stare "al passo con i tempi" - quelli del boom economico - anche in modi a volte ai limiti, oppure ben oltre, l'onestà. Col tempo, però, la sua immagine ripetitiva finì con lo scolorirsi ed egli andò man mano uscendo di scena. Da ricordare infine la sua partecipazione al film Ginger e Fred (1986) di Federico Fellini.


Gino Cervi

Data nascita: 3 Maggio 1901 (Toro), Bologna (Italia)
Data morte: 3 Gennaio 1974 (72 anni), Grosseto (Italia)
Ha doppiato Laurence Olivier nei film shakespeariani, ha interpretato il condottiero Ettore Fieramosca, il sindaco Peppone, il commissario Maigret: così Gino Cervi ha consegnato il suo nome alla storia del cinema e della televisione. Figlio di Antonio, critico teatrale del”Resto del Carlino ", Dopo un breve intermezzo da filodrammatico, esordì nel 1924 come attor giovane ne La vergine folle di Bataille a fianco di Alda Borelli. Sempre come attor giovane, nel 1925 passò al Teatro d'Arte di Roma, il cui direttore era allora lo scrittore Luigi Pirandello. Dopo un decennio di intense esperienze, divenne primattore della compagnia Tofano-Maltagliati (1935-1937). Nel 1938 entrò a far parte della compagnia semistabile del Teatro Eliseo di Roma, di cui assunse la direzione nel 1939. Il suo stile, la sua voce profonda e suggestiva, la sua pronta comunicatività, lo resero uno dei più apprezzati interpreti di Goldoni, Sofocle, Dostoevskij e soprattutto di Shakespeare. Dal 1932 Cervi è passato quasi stabilmente al cinema, diventando uno dei divi più popolari grazie al regista Alessandro Blasetti, che lo diresse in Ettore Fieramosca (1938), Un'avventura di Salvator Rosa (1939), La corona di ferro (1941), Quattro passi tra le nuvole (1942), Fabiola (1948). Negli anni '50 e '60 fu il bonario interprete del sindaco Peppone nella fortunata serie di film su Don Camillo (personaggio creato da Giovanni Guareschi), al fianco di Fernandel nella parte dell'agguerrito prete ( Don Camillo, 1952; Don Camillo e l'onorevole Peppone, 1955; Don Camillo monsignore… ma non troppo, 1961, ecc…). Gino Cervi aveva una faccia bonaria, che trasmetteva simpatia, ma ha anche interpretato ruoli di cattivo, come il gerarca fascista de La lunga notte del '43 (1960). Una rinnovata notorietà gli venne dalla televisione con il primo ciclo degli episodi de Le inchieste del commissario Maigret, tratto dai romanzi dello scrittore francese, Georges Simenon. Un secondo ciclo andò in onda nel 1966, un terzo nel 1968; il commissario transalpino dal fiuto infallibile tornò sui teleschermi per l'ultima volta nel 1972 con l'episodio finale della lunga serie dal titolo Maigret in pensione. Il successo del personaggio fu tale che la serie venne trasmessa anche in Francia, dove il pubblico apprezzò soprattutto la mitezza casalinga del Maigret di Cervi. Fratello ladro fu la sua ultima fatica cinematografica, due anni prima della sua scomparsa. Versatile e comunicativo, Gino Cervi è tra gli attori italiani più noti e significativi per la serietà del suo lavoro e l'impegno costante dimostrato in quarant'anni di carriera.


Linda Sini

Datanascita: 3 Febbraio 1926 (Acquario), Rocciolato (Italia)
Bruna, bella, formosa, di nobili origini (è infatti contessa di Venosa), dopo essersi laureata in lettere si dedica al cinema, ottenendo giusti riconoscimenti anche senza giungere al rango di protagonista, se si eccettua Cronaca di un delitto (1952), ingiustamente dimenticato, e qualche altro film di fattura puramente commerciale. La Sini è invece l’ideale seconda donna, ottima per ruoli da amica, segretaria, vicina di casa, moglie trascurata, amante sensuale, etc… Eppure, sebbene richiesta da registi come Visconti, Risi, Mastrocinque, Zampa, Ferreri e anche stranieri come Losey e Lang, stranamente rimane incatenata ai ruoli di supporto, senza accedere mai ad una vera e propria notorietà pur dimostrando buone doti drammatiche. Attrice duttile e preparata, recita al Teatro Stabile di Palermo e in rivista accanto a Rascel nella commedia musicale di Garinei & Giovannini Alvaro piuttosto corsaro (1953). Non trascura neanche la televisione, dove si costruisce una carriera più che decorosa e soddisfacente con molte partecipazioni al suo attivo. Linda Sini si fa apprezzare in originali TV come Delitto smarrito… cercasi (1960) di Morandi, che la dirige anche nell’episodio Tutti contro Clay (1961), della serie Giallo club e in Lo stagno del diavolo (1965); appare in Una bionda di troppo (1965) diretto da Mastrocinque, per la serie Le avventure di Laura Storm. Nel 1966 fa parte del numeroso cast dello sceneggiato Quinta colonna di Cottafavi; quindi appare nell’episodio Soltanto una voce (1967), diretto da Leonardo Cortese per Sheridan, squadra omicidi; in Diritto di cronaca (1969), diretto da Vittorio Sala per la serie Storie italiane; in L’incidente (1971), diretto da Perelli per la serie Allo specchio. Negli anni Settanta e Ottanta, Linda Sini prende parte a sceneggiati quali Joe Petrosino (1972) di D’Anza, che la dirige anche in L’ultimo aereo per Venezia (1977); Nero su nero di Guardamagna e Il delitto Paternò di Calderone, entrambi nel 1978; Il ’98 di Bolchi (1979); Giacinta (1980) di Calderone; La brace dei Biassoli (1981) di Fago; Una tranquilla coppia di killer (1982) di Gianfranco Albano. Recita anche in vari episodi come La fine dei Green (1974), diretto da Marco Leto per la serie Philo Vance; La polizia non deve essere avvertita (1976) di Majano, per la serie Qui squadra mobile; La sfida (1977) di Giacomo Colli, per La mossa del cavallo; Sangue di coniglio (1979) di Landi, per La vedova e il piedipiatti; Lorenza (1981) di Paolo Poeti per Le milanesi. Nel 1965, sempre in TV, appare anche nella commedia di Scarnicci e Tarabusi I papà nascono negli armadi, accanto a Nino Taranto e Angela Luce, diretta da Eros Macch


Aroldo Tieri

Data nascita: 28 Agosto 1917 (Vergine), Corigliano Calabro (Italia)
Data morte: 29 Dicembre 2006 (89 anni), Roma (Italia)
«Ha segnato la storia del cinema e del teatro italiano», scrive il Corriere della Sera, a grandi lettere, quando comunica il decesso del grande attore della Calabria che si ostinò a inseguire la sua passione di attore in un mondo allora segnato dai disordini fascisti e dal vivere claustrofobico di una dittatura tutt'altro che rosea. Interprete dotato di un'energia personalissima, tutta fisica e vocale, che esplose in maniera allucinante con la stessa forza di una lampadina alla quale si dà troppa corrente. Bruciante, sprigionò quel suo mezzo sorriso, misterioso tanto quanto quella della nostra Gioconda, in una carriera lunga settant'anni giocata fra il collasso definitivo del teatro e gli albori della televisione, affrontando un po' tutti i generi nell'insieme delle prospettive: le cupezze abissali e straordinariamente moderne delle opere che mise in scena con la compagnia di cui fu il fondatore, alle oblique e pastose commedie barocche con Totò, fino ai melodrammi familiari dei telefoni bianchi. La sua interpretazione più indelebile? Senza alcun dubbio a teatro. Figlio del giornalista, critico teatrale e commediografo Vincenzo Tieri (che fondò e diresse "Il Corriere del Teatro"), dopo essersi diplomato nel 1937 all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, debuttò a teatro in "Francesca da Rimini", entrando poi nella compagnia del Teatro Eliseo di Roma, nella quale recitò Shakespeare, Puget, Testoni, Lodovici. Parallelamente cominciò anche la sua carriera nel cinema, esordendo nella commedia di Mario Mattoli Mille chilometri al minuto (1939), con Vivi Gioi, cui seguirà Manon Lescaut (1939) di Carmine Gallone. Nella Cinecittà fascista degli anni Quaranta, trovò una sua dimensione professionale in diverse commedie dei telefoni bianchi nel ruolo macchiettistico del fidanzato ossessionato dai tradimenti e dagli accesi scatti d'ira. Luigi Zampa, Goffredo Alessandrini, Mario Bonnard, Camillo Mastrocinque furono i suoi registi, ma fu presente principalmente nelle pellicole dirette da Carlo Ludovico Bragaglia come: Fuga a due voci (1942), Non sono superstizioso… ma! (1943), Il fidanzato di mia moglie (1943), Torna a Sorrento (1945) e Pronto chi parla? (1945). Con la caduta del fascismo, raggiunse il successo con le riviste di Garinei e Giovannini, insieme a Anna Magnani, Gino Cervi, Walter Chiari e Totò (di cui fu spalla anche sul grande schermo), ma recitò perfino nel teatro impegnato portando testi di Rattigan, Barry e Pirandello. A cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, con l'avvento della televisione e la morte del teatro, si dedicò soprattutto al cinema, girando oltre cento film e diventando un'ottima spalla per attori come Totò con cui recitò in ben tredici film, ma diretto da diversi registi (Steno, Mario Monicelli, Mario Mattoli e Sergio Corbucci); alla radio (interpretando per esempio il radiodramma "Racconti romani" di Moravia) e alla stessa tv, recitando in sceneggiati ("La foresta pietrificata" e "Le avventure di Nicola Nickleby") e come conduttore ("Canzonissima, edizione 1960-61, con Lauretta Masiero). Tornato a teatro con gli anni Sessanta, forte di una carriera cinematografica di tutto rispetto (recitò per Mario Soldati, Mario Costa, Pietro Germi, Giorgio Bianchi e perfino nel film spagnolo Un angelo è sceso a Brooklyn, accanto a Peter Ustinov), formò con la moglie, l'attrice Giuliana Lojodice, la compagnia Tieri-Lojodice, pur continuando a prestarsi per piccoli ruoli nella celluloide. Verrà infatti diretto da Lucio Fulci in Colpo gobbo all'Italiana (1962) e Gli imbroglioni (1963), da Mario Girolami in La donna degli altri è sempre la più bella (1963) e persino da René Clement in Che gioia vivere (1961) con gli amici attori Paolo Stoppa, Ugo Tognazzi, Gino Cervi, Alain Delon, Rina Morelli, Gastone Moschin e Carlo Pisacane. Padrone di casa nel teatro italiano, in oltre trenta anni di attività, mise in scena un repertorio che ne sottolineò la poliedricità, oltre che l'instancabilità e l'intelligenza di interprete. Da Moliere a Shakespeare, da Shaw a Pirandello, tanto da meritarsi, nel 1984, il premio Armando Curcio per la rappresentazione de "Un marito" di Italo Svevo, quando ormai aveva smesso i panni di spalla di comici come Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Raimondo Vianello e Walter Chiari. Si ritirò ufficialmente dal palcoscenico nel 1999 con "L'amante" di Margherite Duras e, preso in considerazione per il ruolo del Giudice nel Pinocchio (2001) di Roberto Benigni (ruolo che poi andò a Corrado Pani), morì fra le braccia della moglie a 89 anni la notte del 29 dicembre 2006, nella clinica San Valentino. Un attore vero, non c'è null'altro da dire… Esattamente come direbbe lui.


Peppino De Filippo

Data nascita: 24 Agosto 1903 (Vergine), Napoli (Italia)
Data morte: 27 Gennaio 1980 (76 anni), Roma (Italia)
Fratello minore di Titina ed Eduardo, figlio naturale di Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, esordisce giovanissimo nella compagnia di Vincenzo Scarpetta, ma ben presto la sua inquietudine lo porta a passare in formazioni dialettali secondarie, dove ha modo di farsi le ossa. Dopo aver raggiunto una certa fama, agli inizi degli anni ‘30 decide di formare - assieme ad Eduardo e Titina - la compagnia del Teatro Umoristico I De Filippo, destinata a riscuotere grandi successi grazie a commedie scritte da loro stessi (la più celebre delle quali resta la straordinaria Natale in casa Cupiello): il sodalizio dura sino al 1944, sempre sostenuto da un enorme consenso di pubblico. Peppino fa il suo esordio nel cinema, assieme ad Eduardo, con Tre uomini in frack (1932) di Mario Bonnard: sino al ‘44, saranno rare le occasioni in cui compare da solo. Finita la seconda guerra mondiale, divisi i suoi destini da quelli di famiglia, egli intraprenderà una propria strada autonoma sia in teatro sia al cinema: sul grande schermo, in verità, concedendosi sovente a prodotti commerciali poco adatti a metterne in luce le non comuni qualità. Fanno eccezione Luci del varietà (1950) di Fellini/Lattuada, dove è uno straordinario capocomico; Policarpo, ufficiale di scrittura (1959) di Mario Soldati, in cui indossa i panni d'un pignolo capoufficio; Le tentazioni del dottor Antonio, episodio di "Boccaccio ‘70" (1961) ancora firmato da Fellini, che lo vede ragioniere moralista e bigotto. Ma i risultati migliori li ottiene senza dubbio nel sodalizio quasi decennale con Totò, che produce tra il ‘55 ed il ‘63 ben 14 pellicole: l'unico Nastro d'argento della sua carriera gli viene assegnato quale attore non protagonista per Totò, Peppino e i fuorilegge(1956). Successivamente, si dedica al palcoscenico ed alla riduzione per la televisione di alcuni suoi testi teatrali; conoscendo, in tivvù, un momento di eccezionale popolarità col personaggio di Gaetano Pappagone, nella "Canzonissima" 1966-67.


Walter Chiari

Nome: Walter Annichiarico
Data nascita: 2 Marzo 1924 (Pesci), Verona (Italia)
Data morte: 22 Dicembre 1991 (67 anni), Milano (Italia)
Figlio di genitori pugliesi, suo padre era un brigadiere che venne trasferito a Milano con la sua famiglia quando il piccolo Walter aveva otto anni. Il giovane Annichiarico gli anni della sua gioventù li passa alternando spensieratezza e allegria ad una fervida brillantezza e irrequietudine, infatti pur giovanissimo all'età di tredici anni si iscrive ad uno dei tanti boxing club di Milano e nel 1939 (non ancora sedicenne), diventa campione regionale della Lombardia nei pesi piuma. Nell’immediato dopoguerra, dopo esser stato sotto le armi e aver intrapreso per un breve periodo la carriera pugilistica, Walter Chiari incomincia a realizzare il sogno di diventare attore. Nel 1946 fa una breve e casuale apparizione in uno spettacolo intitolato Se ti bacia Lola. L’anno seguente finalmente fa il suo esordio come attore cinematografico nel film Vanità di Giorgio Pastina, per il quale si aggiudica un Nastro d’argento speciale come miglior attore esordiente. Nel 1950 è l'impareggiabile interprete della rivista Gildo. L’anno seguente è attore protagonista con Anna Magnani nel capolavoro drammatico, dal titolo Bellissima diretto da Luchino Visconti; sempre nello stesso anno viene acclamato in una rivista dal titolo Sogno di un Walter. In seguito continua ad alternare successi cinematografici, ai successi in palcoscenico (con la rivista Tutto fa Broadway). Pian piano si afferma come uno dei talenti più rivoluzionari della comicità italiana; inaugura infatti un nuovo modo di recitare grazie alla sua innata capacità di chiacchierare per ore con il pubblico e di interpretare diversi personaggi. Il suo modo di recitare è veloce, come una chiacchierata continua. Nel 1955 Walter Chiari interpreta la rivista Oh quante belle figlie Madame Dorè, e l'anno seguente, accanto alla bravissima Delia Scala, prende parte alla commedia musicale dal titolo Buonanotte Bettina, di Garinei e Giovannini. Nel 1958 appare in televisione nel varietà La via del successo, dove accanto a Carlo Campanini, propone numeri già collaudati nelle sue riviste, dal Sarchiapone (con Carlo Campanili come spalla) al sommergibile, dalla belva di Chicago al bullo di Gallarate. La collaborazione con Garinei e Giovannini prosegue con la commedia musicale Un mandarino per Teo (1960), al fianco di Sandra Mondaini, Ave Ninchi e Alberto Bonucci. Nel 1964 è straordinario nell’interpretazione del padre nel film Il giovedì, diretto da Dino Risi. L’anno seguente da spessore alla sua recitazione interpretando due commedie teatrali, la prima a fianco di Gianrico Tedeschi, dal titolo Luv (1965) di Shisgal, e la seconda a fianco di Renato Rascel, dal titolo La strana coppia (1966) di Neil Simon. Nel 1966 interpreta il tartagliante signor Silence nel film Falstaff, diretto e interpretato da Orson Welles, e l’italiano del miracolo economico, egoista e cinico, in Io, io, io… e gli altri, diretto da Alessandro Blasetti. Nel 1968 viene chiamato a condurre per la televisione la famosissima trasmissione musicale Canzonissima, accanto a Mina e a Paolo Panelli. Ormai è conosciuto come un vero donnaiolo, molte bellissime donne famose cadono ai suoi piedi: da Silvana Pampanini a Sylva Koscina, da Lucia Bosè a Ava Gardner, da Anita Ekberg a Mina, fino a che decide di "mettere la testa a posto" sposando l’attrice e cantante Alida Chelli, che gli darà un figlio, Simone. La disordinata corsa, che è la vita di Walter, subisce purtroppo una battuta d'arresto clamorosa quando, nel maggio del 1970, viene spiccato contro di lui un mandato di cattura. L'accusa è davvero pesante: consumo e spaccio di cocaina. In particolare, è accusato di aver comprato insieme ad altri un chilo di cocaina, di averla ceduta (o venduta) a terzi e di averla consumata personalmente. Il 22 maggio 1970 viene rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli. Il 26 agosto viene prosciolto dalle prime due imputazioni, le più gravi. Rimane però in piedi quella del consumo personale. Gli venne tuttavia concessa la libertà provvisoria e fu scarcerato. Da allora fa molto teatro brillante, molti film "sbrigativi", molte serate di cabaret, parecchia televisione nelle reti locali; in sostanza viene retrocesso in serie B. Egli, però non è un calciatore in età pensionabile che raggranella gli ultimi incassi trotterellando per i campi di provincia. Walter Chiari è un attore che raggiunto il culmine della maestria e della popolarità si vede costretto - se vuole continuare a fare il suo mestiere - ad accettare condizioni di lavoro sempre peggiori. Nel 1986 Chiari cambiando campionato torna in serie A, grazie al teatro serio, recitando il ruolo dell’avvocato Lattes, in un adattamento de Gli Amici, di Arnold Wesker. Così recupera la vecchia abitudine dei torrenziali dialoghi col pubblico a sipario chiuso, dopo la fine dello spettacolo, che erano stati la sua specialità al tempo d’oro della rivista. Ritrova i vecchi amici che aveva perso di vista e i giornali cominciarono ad occuparsi nuovamente di lui. Sul finire di quello stesso 1986, vanno in onda sette puntate della Storia di un altro italiano (che parafrasa la Storia di un italiano, con Alberto Sordi), l’intensa biografia filmata, che Tatti Sanguinetti gira per la RAI. Ugo Gregoretti, allora direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, lo vuole con sé per un’intensa collaborazione, dalla quale nascono una memorabile interpretazione de Il critico, caustica commedia settecentesca di Richard Sheridan, e Six heures au plus tard, una prova d’attore a due, scritto da Marc Terrier, che recita insieme a Ruggero Cara. Peppino di Leva, poi, con il Teatro Regionale Toscano, lo dirige insieme a Renato Rascel in Finale di partita di Samuel Beckett. Walter Chiari si aspetta però un risarcimento anche dal cinema. Nel 1986 gira Romance, un film di Massimo Mazzucco, che viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Tutti i cinefili e i bookmaker lo danno sicuro vincitore del Leone d’oro per la migliore interpretazione, ma il premio tocca a Carlo Delle Piane, che per uno scherzo del destino Walter aveva conosciuto e aiutato nei suoi difficili inizi di carriera nel teatro di varietà. Nel 1988 in televisione, recita nello sceneggiato a puntate I promessi sposi, nel ruolo marginale di Tonio. Nel 1990 interpreta la sua ultima pellicola, nel film drammatico Tracce di vita amorosa, diretto da Peter Del Monte, offrendo ancora una volta un' interpretazione perfetta. Il 19 Dicembre 1991 Walter Chiari ha un lieve scompenso cardiaco, ma sembra riprendersi. Purtroppo dopo due giorni, nella notte tra il 20 e il 21 dicembre, Walter Chiari viene colto da un infarto, e si spegne malinconicamente, solo nel lussuoso appartamento N° 508 del residence "Siloe". Lo trovano seduto in poltrona davanti alla tv, con gli occhiali ancora sul naso e la testa appena reclinata. Walter Chiari è da ritenersi un grande attore all' altezza di altri grandissimi come Alberto Sordi, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman… È stato un indiscutibile innovatore e ha conquistato l’Italia intera per la sua spontaneità, la sua grande ironia e la sua vitalità. Era un ragazzo solare ed espansivo come i pugliesi, matto e esagerato come i veneti, ed entusiasta e generoso come i milanesi. Nonostante le sue grandissime performance recitative, purtroppo a Chiari non venne mai riconosciuto nessun merito a livello di premi, e questa è una gravissima mancanza, per un uomo che ha dato moltissimo al cinema al teatro, ma soprattutto al pubblico italiano.


Agostino Salvietti

Nome: Agostino Salvietti
Data nascita: 1 Gennaio 1967 (Capricorno), Napoli (Italia)
Data morte: 2 Febbraio 1967 (0 anni), Napoli (Italia)
Grande esponente del teatro comico napoletano, Agostino Salvietti è stato un eccezionale attore brillante, dotato di una spontanea e garbata comicità. Ha lavorato dapprima sul palcoscenico con Peppino De Filippo e Tina Pica, e poi è approdato sullo schermo dove, dagli anni '30 agli anni '60, è stato il gustoso caratterista di numerosi film, soprattutto del genere comico, alcuni dei quali accanto a Totò. Fra i tanti ricordiamo: Fra Diavolo (1942), Anni difficili (1948), Il barone Carlo Mazza (1949), Carosello napoletano (1953), Totò, Vittorio e la dottoressa (1957), Io, mammeta e tu (1958), Totò a Parigi (1958), Gli onorevoli (1963) e Ieri, oggi e domani (1963).


Fiorenzo Fiorentini

Data nascita: 10 Aprile 1920 (Ariete), Roma (Italia)
Data morte: 27 Marzo 2003 (82 anni), Roma (Italia)
Paroliere e attore di varietà e di teatro, Fiorenzo Fiorentini lavorò anche per il cinema, rivestendo ruoli simpatici e ben caratterizzati come ladruncoli della Roma popolare, affamati di pastasciutte fumanti e generosi negli sproloqui dialettali. Occhi spalancati, volto magro e affilato, bocca semichiusa in un ghigno rassegnato e pacifico, Fiorentini, degno erede della comicità di Petrolini, è soprattutto un attore di teatro, ma significativa è anche la sua attività di cantante e autore di canzoni. Tra i film: Marakatumba, ma non è una rumba... (1951) di Edmondo Lozzi; Giovinezza (1952) di Giorgio Pastina; Viva il cinema! (1952) di Enzo Trapani: Ci troviamo in galleria (1953) di Mauro Bolognini: I pinguini ci guardano (1955) di Guido Leoni; Carmen di Trastevere (1962) di Carmine Gallone; Il monaco di Monza (1963) di Sergio Corbucci; Parigi, o cara (1962) di Vittorio Caprioli: Il giorno più corto (1963) di Corbucci; Come svaligiammo la Banca d'Italia (1966) di Lucio Fulci.


Mario De Simone

Data nascita: 17 Marzo 1930 (Pesci), Caserta (Italia)
Data morte: 8 Novembre 1999 (69 anni), Roma (Italia)
Fin da giovane dimostra notevoli doti sarcastiche per impersonare gustose figurine di contorno in filmetti commerciali e in commedie brillanti, spessissimo in quelle senza pretese realizzate da Marino Girolami. La sua mimica particolare e la simpatica aria disincantata gli permette di essere richiesto da produttori e registi, tra cui Bolognini, Mastrocinque, Monicelli, Sergio Corbucci, che gli affidano i ruoli più disparati: dal meccanico al marmittone, al contadino, al bagnino, sempre amico fidato dei protagonisti, però, comunque, relegato in secondo o terzo piano, ruoli che non gli permettono di uscire dai ranghi per sostenere parti più impegnative e di un certo spessore. Talvolta il De Simone è impegnato in personaggi talmente secondari da non accorgersi neppure della sua presenza, pur dotato di una certa disinvoltura e di caratteristiche da buon attore da non sottovalutare. E purtroppo rimane, cosa non insolita nel cinema italiano, uno dei tanti caratteristi, nel suo caso un “giovane caratterista”, male utilizzato e con poche possibilità di poter accedere a ruoli più gratificanti.


Riccardo Billi

Data nascita: 22 Aprile 1906 (Toro), Siena (Italia)
Data morte: 15 Aprile 1982 (76 anni), Roma (Italia)
Brillante macchiettista nel teatro di rivista, ottiene il più grande successo mettendosi in coppia con Mario Riva alla fine degli anni Quaranta. Insieme compaiono in molti film dove maturano la loro medita simbiosi. Nel duo, Billi è il più inerme, lagnoso e battutista. Quasi una marionetta da ventriloquo. Tra i film: Se fossi deputato (1949) di Giorgio Simonelli: I cadetti di Guascogna (1950) di Mario Mattoli; La bisarca (1950) di Simonelli; Porca miseria! (1951) di Giorgio Bianchi; Giovinezza (1952) di Giorgio Pastina; Anni facili (1953) di Luigi Zampa; Scuola elementare (1954) di Alberto Lattuada; Accadde al penitenziario (1955) di Giorgio Bianchi; Walter e i suoi cugini (1961) di Marino Girolami; Due samurai per 100 geishe (1962) di Giorgio Simonelli; La pantera rosa (1963) di Blake Edwards.


Stelvio Rosi

Data nascita: 1 Agosto 1938 (Leone), Roma (Italia)
Biondo, prestante, è uno degli attori giovani più in vista degli anni Sessanta, destinato (sembrerebbe) a sostituire nel cuore delle spettatrici attori mitici dei Cinquanta come Ettore Manni, Cifariello, Arena e Francioli. Fotogenico e disinvolto, interpreta con perfetta adesione fisica una grande quantità di commedie giovanili e di filmetti comico-musicali, senza purtroppo giungere ad una popolarità vera e propria. Gli capita anche di essere diretto da registi come Salce, che gli offre un ruolo sostanzioso nel movimentato La voglia matta, dove è uno dei tanti rampolli egoisti e spensierati di una comitiva in vacanza al mare, o Visconti che gli affida la breve parte di uno degli ufficiali partecipanti al gran ballo del Principe di Salina ne Il gattopardo, una semplice presenza fisica in mezzo a tanti altri. Sul finire degli anni Sessanta partecipa con lo pseudonimo di Stan Cooper a modeste pellicole giallo-poliziesche.


Franco Giacobini

Data nascita: 15 Marzo 1926 (Pesci), Roma (Italia)
Caratterista di buona tempra, non è utilizzato come meriterebbe né dal cinema né dal teatro, che comunque gli offre alcune occasioni certo migliori di quanto ha fatto il grande schermo. Produttori e registi lo adoperano sempre come attore di supporto, talvolta in minuscole parti, sfruttando le sue potenziali doti brillanti in personaggi di poco spessore: amici invadenti, militari isterici, commendatori idioti, medici inesperti, poliziotti ottusi e via dicendo. Dal suo debutto nei primi anni Cinquanta, dopo aver frequentato la facoltà di giurisprudenza – abbandonata per seguire i corsi dell’Accademia d’Arte Drammatica negli anni 1946-1948, in cui consegue il diploma d’attore in un memorabile saggio con la rappresentazione di Giovanna di Lorena di Anderson diretta da Luciano Lucignani – dimostra subito eccellenti doti di disinvoltura non disgiunti da una certa carica di simpatia. Debutta subito nel teatro di prosa con il Piccolo Teatro della Città di Roma diretto da Orazio Costa, interpretando un ruolo di rilievo nella messa in scena del capovaloro pirandelliano Sei personaggi in cerca d’autore (1949). Prende parte a moltissimi spettacoli teatrali di prosa e di rivista, nel 1959 recita accanto a Vivi Gioi in Girotondo messo in scena da Lucignani, e nel 1960 è uno dei numerosi interpreti della Compagnia Popolare di Vittorio Gassman apparendo nell’ Adelchi del Manzoni. Poi, sempre con Gassman, sostiene due ottimi ruoli ne Il trasloco su testi di vari autori e O Cesare o nessuno (1974), elaborazione drammatica ispirata al celebre attore Edmund Kean, scritta e diretta dallo stesso Gassman. Potrebbe diventare un’eccellente spalla di qualche attore comico in voga, come lo sono Mario Castellani, Carlo Rizzo e Raimondo Vianello rispettivamente per Totò, Macario e Tognazzi. Invece, mal utilizzato, rimane una maschera non pienamente sfruttata. Nel 1966 è uno dei comprimari accanto a Carlo Dapporto nella commedia musicale L’onorevole (1965) di Scarnicci e Tarabusi. Attivo anche in televisione, appare in commedie come Il cadetto Winslow (1954) da Rattigan per la regia di Franco Enriquez e Un uomo sull’acqua (1955) di Enrico Bassano diretto da Mario Ferrero, e nello sceneggiato Resurrezione (1965) diretto da Franco Enriquez.


Memmo Carotenuto

Data nascita: 24 Luglio 1908 (Leone), Roma (Italia)
Data morte: 23 Dicembre 1980 (72 anni), Roma (Italia)
Straordinario caratterista cinematografico dall'inconfondibile vocione rauco e dall'incontenibile ironia tipicamente romana, Memmo Carotenuto (figlio d'arte e fratello dell'altrettanto celebre Mario) è stata una presenze essenziale della commedia all'italiana degli anni Cinquanta, che lo ha visto come scanzonato e sanguigno comprimario nei suoi migliori prodotti, al fianco di attori come Totò, Alberto Sordi, Peppino De Filippo, Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida. Da ricordarlo assolutamente nel ruolo dello scalognato ladro Cosimo de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli, in quello del tranviere compagno di stanza di Renato Salvatori di Poveri ma belli (1956) e Belle ma povere (1957), entrambi di Dino Risi, in quello del amorevole ma anche collerico padre alle prese con una numerosa e turbolenta prole di Padri e figli (1958) di Mario Monicelli, ed in quello del carabiniere Baiocchi spalla di De Sica di Pane, amore e fantasia (1953) e Pane, amore e gelosia (1954), entrambi di Luigi Comencini.


Carlo Pisacane

Data nascita: 1 Gennaio 1891 (Capricorno), Napoli (Italia)
Data morte: 1 Gennaio 1974 (83 anni), Roma (Italia)
Inizia con Raffaele Viviani a teatro e dopo numerose apparizioni al cinema raggiunge la notorietà con il personaggio di Capannelle, ne I soliti ignoti. Ma del suo aspetto da spiritello perennemente affamato, che sembra uscito da una novella del Boccaccio, della sua figura caricaturale e segaligna, spesso nei panni dell'arguto e simpatico vecchietto, si serviranno anche Rossellini e Fellini. Tra i film: Paisà (epis. Sicilia, 1946) di Roberto Rossellini; Processo alla città (1952) di Luigi Zampa; La bella mugnaia (1955) di Mario Camerini; I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli; Prepotenti più di prima (1959) di Mario Mattoli; Audace colpo dei soliti ignoti (1959) di Nanni Loy; Il vigile (1960) di Luigi Zampa: Che gioia vivere! (1961) di René Clément; Colpo gobbo all'italiana (1962) di Lucio Fulci; Giulietta degli spiriti (1965) di Federico Fellini.


Anna Campori

Data nascita: 22 Settembre 1917 (Vergine), Roma (Italia)
Napoletana d'adozione, Anna Campori debuttò piccolissima nella compagnia del padre, anch'egli attore, che lasciò quando incontrò l'attore Pietro De Vico, dal 1937 suo marito e compagno nella vita e sulla scena. Nel 1940Anna e Pietro formarono una loro compagnia che si dedicava prevalentemente alla rivista. Nel 1950 Anna lasciò la compagnia del marito per lavorare con Macario ( La bisbetica sognata, parodia della commedia di Shakespeare). In seguito fondò una compagnia con Alberto Semprini, Katyna Ranieri e Achille Togliani, dedicandosi prevalentemente allo spettacolo musicale. Ottenne grandissima popolarità grazie al divertentissimo sceneggiato televisivo Giovanna, la nonna del Corsaro Nero (1961-66), nel quale vi interpretava l'attempata e tenace corsara Giovanna, a capo di una banda di pirati impegnati a dare la caccia al governatore spagnolo, responsabile della morte del nipote, il Corsaro Nero. Prese parte anche a qualche decina di film, quasi tutti del genere comico, alcuni dei quali accanto al grande Totò, come Un turco napoletano (1953), I tartassati (1959) e Gli onorevoli (1963). Negli anni '80 iniziò la lunga collaborazione con il regista teatrale Antonio Calenda, che la volle nella messa in scena di diversi classici, come L'inventore del cavallo di Achille Campanile, Miles gloriosus di Plauto e Le rose del lago di Brusati. Dotata di un umorismo garbato e gentile, Anna Campori ha dimostrato in sessant'anni di carriera, di essere una delle più brave e spontanee attrici brillanti che lo spettacolo italiano abbia mai avuto.


Alberto Sorrentino

Data nascita: 16 Febbraio 1916 (Acquario), La Spezia (Italia)
Data morte: 1 Febbraio 1994 (78 anni), Roma (Italia)
Di origini fiorentine per parte di padre, fu per un certo tempo corrispondente di un quotidiano toscano per le pagine di cronaca locale. Militare di marina durante la seconda guerra mondiale, al termine del conflitto debuttò ormai trentenne in una compagnia di rivista, dividendosi fra teatro di prosa e avanspettacolo. Dopo una prima apparizione nel cinema al fianco di Aldo Fabrizi, nel film L'ultima carrozzella di Mario Mattoli (1943), negli anni del dopoguerra comparve in numerosi film, per lo più di genere comico-leggero o ispirati alla rivista, in ruoli di secondo piano, spesso per partecipazioni brevissime, affermandosi tra i caratteristi italiani come attore adattissimo per parti di uomo povero e malvestito, sempre affamato; una figura a cui Sorrentino, con il suo fisico alto e allampanato, riusciva a conferire una straordinaria efficacia (talora anche a fini comici), sottolineata dall'espressione perennemente triste del volto dai tratti marcati, in cui spiccavano due enormi occhi scuri da cane bastonato e una bocca dagli angoli rivolti perennemente all'ingiù. Nel 1956-1957 tornò in teatro accanto a Macario, nella rivista E tu biondina, di Amendola e Maccari, interpretandovi il ruolo, per lui consueto, di un vagabondo; da allora ricomparve alternativamente nell'avanspettacolo e nel teatro di rivista, fino al 1975, anno in cui riscosse al teatro di Roma un notevole successo personale, recitando accanto a Valeria Moriconi ne L'abominevole donna delle nevi di R. Wilcock. La sua attività televisiva è stata marginale. Fu marito di Giuliana Carleschi.


Sergio Corbucci

Data nascita: 6 Dicembre 1927 (Sagittario), Roma (Italia)
Data morte: 2 Dicembre 1990 (63 anni), Roma (Italia)
E' stato uno dei maggiori esponenti del cinema italiano d'intrattenimento, nel quale ha impiegato la sua creatività di autentico artigiano. Esordì nel 1952 con La peccatrice dell'isola. In seguito diresse alcuni film con Totò protagonista come Chi si ferma è perduto (1960), I due marescialli (1961), Lo smemorato di Collegno (1962). Nella seconda metà degli anni Sessanta si dedicò al genere tutto italiano spaghetti western. Si ricorderà soprattutto con Django (1966) con Franco Nero. Tornato alla commedia di costume scanzonata e comica, ha girato decine di film di successo, fra i quali Il bestione (1974), Di che segno sei? (1975), Il conte Tacchia (1982), Rimini Rimini (1987) e anche alcuni a sfondo giallo (La mazzetta, 1978; Giallo napoletano, 1979). Regista straordinariamente prolifico, nella sua carriera ha girato oltre settanta film.


Antonio Acqua

Data nascita: 1910, Roma (Italia)
Data morte: 18 Ottobre 1976, Roma (Italia)
Attore di carattere solido e roccioso, è scelto quasi sempre da produttori e registi per impersonare ufficiali, ingegneri, avvocati, professionisti e onorevoli: purtroppo sempre e comunque personaggi di secondo piano, cui l’attore aderisce in perfetta sintonia ma quasi sempre a livello di figurazioni, spesso senza che il suo nome compaia nei titoli di testa o di coda. Una carriera all’insegna dell’anonimato che, pur priva di scossoni positivi o negativi, gli permette però di partecipare a parecchie pellicole, alcune delle quali peraltro importanti, fra cui è doveroso almeno citare quelle dirette da Pietro Germi, in cui Acqua ha avuto qualche soddisfazione con ruoli di un certo rilievo, da Il ferroviere (1956) a Un maledetto imbroglio (1959), da Divorzio all’italiana (1961) – in cui impersona il parroco di un piccolo paese siciliano, che strabuzza gli occhi quasi incredulo di ciò che avviene in loco – a Signore & Signori (1966). Per dovere di informazione è da rilevare che Antonio Acqua ha sostenuto, almeno una volta, un ruolo da protagonista ne La via del Sud (1953), dove impersona un vecchio generale che organizza la costruzione di un museo per ricordare le imprese e l’opera di colonizzazione degli italiani in Africa. Un film onesto, sincero ma che gli concede poco perché mal distribuito e visto da pochissimi. Attivo anche in teatro, in compagnie primarie, ma sempre in ruoli di supporto.


Mimmo Poli

Nome: Domenico Poli
Data nascita: 11 Aprile 1920 (Ariete), Roma (Italia)
Data morte: 4 Aprile 1986 (66 anni), Roma (Italia)
Una filmografia sterminata (più di 120 film), una faccia che potrebbe con impassibile orgoglio posare sul busto di un senatore romano, amata tanto da Totò quanto da Federico Fellini. Compare ovunque, dove serve un barista, uno scaricatore, un detenuto, dai film del Monnezza a quelli di Bernardo Bertolucci. Una presenza costante, tanto familiare quanto fugace, sul grande schermo deI cinema italiano tra gli anni Cinquanta e la fine degli Ottanta. Tra i film: Il cappotto (1952) di Alberto Lattuada; Totò a colori (1952) di Steno; Stazione Termini (1953) di Vittorio De Sica; Il tesoro dell'Africa (Beat the Devil, 1953) di John Huston; Le notti di Cabiria (1956) di Federico Fellini; Poveri ma belli (1956) di Dino Risi; Arrangiatevi! (1959) di Mauro Bolognini: Totò, Peppino e la dolce vita (1961) di Sergio Corbucci; Vanina Vanini (1961) di Roberto Rossellini; Il monaco di Monza (1963) di Corbucci.

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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