I due orfanelli

[Totò e Carlo Campanini] [Totò,Carlo Campanini e Isa Barzizza]

[Totò e Franca Marzi] [Totò e Carlo Campanini]

Videoclip titoli di testa

Regia : Mario Mattoli
Soggetto : Mario Mattoli, Steno
Sceneggiatura : Age, Steno, Jean-Jacques Rastier
Fotografia : Jan Stillich, Tino Santoni
Scenografia : Gastone Medin
Musica : Eldo Di Lazzaro dretta da Pippo Barzizza
Montaggio : Ferdinando Tropea
Direttore produzione : Livio Pavanelli
Produzione : Excelsa, Roma
Durata: 90 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( Gasparre )
Carlo Campanini( Battista )
Isa Barzizza( Matilde)
Nerio Bernardi( il duca Filippo)
Raymond Bussières( il signor Deval)
Franca Marzi( Susanne de Merlaine)
Ada Dondini( Beatrice, direttrice di Passy)
Guglielmo Barnabò( il giudice )
Annette Poivre( la chiromante )
Galeazzo Benti( Giorgio )
Mario Castellani( il maggiordomo )
Raimondo Vianello( un ufficiale)
Ughetto Bertucci( il generale )
Luigi Almirante( il boia )
Dina Romano( la domestica del boia )
Luigi Erminio D'Oliva( Napoleone III)
Achille Majeroni( segretario di Napoleone )
Paolo Ferrara( il custode del parco )
Irene Genna( una collegiale)
Toto Mignone( il cinese )
Giorgio Capecchi( il direttore del club )
Lionelli Zanchi( il cameriere del club )
Mario Besesti( la voce narrante)

           

           

     

Soggetto

Gasparre e Battista lavorano in un orfanotrofio francese nel 1865 e scoprono che la trovatella Matilde e' innamorata dell'ufficiale Giorgio,che non potrà sposare finche' e' ignota l'identità dei suoi genitoti.Decidono quindi di andare da in'indovina con una ciocca dei capelli della ragazza,ma Gasparre che l'ha persa la sostituisce con una sua.Gasparre scopre di essere figlio di un nobile,tolto in fasce alla madre dal cattivo zio Filippo.Gasparre e Battista si recano al palazzo dello zio,questi lo perseguita fino a portarlo alla ghigliottina.Ma Battista scopre di essere il figlio del boia e gli salva la vita.Ma e' tutto un sogno iniziato quando Gasparre ha avuto la ciocca da Matilde.

Critica e curiosità

Trattasi di film di recupero , il regista infatti utilizza lo stesso set usato per un altro suo film "Il fiacre n.13 " Il film segna l'esordio di Osvaldo Natale ,in arte Dino valdi , che per molti anni sara' la controfigura ufficiale di Totò e che in questo film lo sostituisce in alcune scene mentre Totò e' in tournee con " Ma se ci toccano nel nostro debole ". Abbondano battute che prendono in giro il saluto fascista , la demorazia cristiana , la " celere " e gli impiegati parastatali ; tra le tante da ricordare "Siamo in 15 e non facciamo che poi fra un anno , quando si fa il raduno ,si presentano in 40000 " , e' evidente il riferimento al raduno promosso quell'anno dagli antifascisti .
Sembra che il regista Mattoli abbia girato una scena di nudo per una edizione del film per l'estero, e' la giovane Isa Barzizza che gira la scena pero' vergognandosi di girare in presenza di piu' persone chiede che venga ripresa solo dal regista e dal suo aiuto, di questa scena pero' non ve ne e' traccia.

Scriveva l.q. [Lorenzo Quaglietti], L'Unità, Roma, 27 novembre 1947:
«Una volta di più, Totò ha deluso quanti gli riconoscono ampie possibilità nel campo del cinema. Ma, una volta di più, bisogna convenire che anche quest'ultimo naufragio è solo e completamente imputabile a chi si ostina ad usare questo nostro estroso comico come una saporosa droga per far trangugiare un pasticcio dal poco gradevole sapore. Il pasticcio, nel caso specifico, è costitutito da un complesso di "quadri" da rivista, ricuciti insieme con molta fretta, che della rivista sfruttano gli stessi identici argomenti, assai abusati e tristi, in mezzo ai quali perfino un paio di scene più azzeccate perdono ogni efficacia».

E ancora G.L. [Gian Luigi] Rondi, Il Tempo, Roma. 27 novembre 1947:
«È naturalmente la parodia maliziosa e furbastra di quel melanconioso romanzo francese cui, ai tempi del muto, Griffith s'era ispirato per un film molto serio e accigliato. Ma la vena umoristica degli sceneggiatori - tra i quali figura l'acutissimo Steno - è andata oltre questo tema vecchiotto cogliendo ad ogni istante pretesto per una satira non molto peregrina, ma sempre divertente, delle attuali agitazioni politiche: non vi manca, persino, una certa morale un tantinello amara e delusa. Totò e Campanini - un incontro veramente felice - han prestato al protagonista tutta la loro varia e saporita comicità. Mattoli ha diretto con facilità proverbiale. Gli rimprovereremo soltanto una sequenza inutilmente scabrosa.

Caran. [Gaetano Carancini], La Voce Repubblicano, Roma, 27 novembre 1947:
«Girato da Mattoli usufruendo dello stesso materiale scenico e degli stessi costumi che servirono per Il fiacre n.3, questo I due orfanell; (un film di "recupero", si dice in gergo) è una parodia della romantica popolare dell'ultimo Ottocento, di quella romantica, cioè, che ruota attorno ai nomi, famosissimi all'epoca dei nostri nonni, di Saverio de Montépin D'Ennery, Ponson du Terrail, ecc. Nel canovaccio, infatti, troviamo ironizzati tutti gli ingredienti - figli abbandonati trovatelli, duelli all'ultimo sangue, educande - tipici del genere, conditi con uno humour spesso anche elegante, talvolta non peregrino e "forzato".Talune "trovate" - tutto l'inizio di sapore clairiano, il brano "napoleonico" di intonazione surrealista, il gag del saluto romano, ecc. - sono intelligenti e "funzionano". Ma, man mano che il racconto - un po' frammentario e interrotto da intermezzi rivistaiuoli con sfoggio di piccanti nudità - avanza verso la fine, "trovate" azzeccate si fanno più rare e l'interesse decade come un palloncino e si sgonfia un po' per volta [.. .]».


Carlo Campanini

Data nascita: 5 Ottobre 1906 (Bilancia), Torino (Italia)
Data morte: 20 Novembre 1984 (78 anni), Roma (Italia)
Iniziò la sua carriera artistica con ambizioni musicali: studiò corno, si esibì come cantante e passò poi al teatro dialettale, recitando un paio d'anni a Torino nella quotata compagnia piemontese di prosa di Mario Casaleggio, che aveva un repertorio sterminato di commedie, drammi, vaudeville. Andò subito in tournée a Buenos Aires, e vi rimase sei mesi.”Si cambiava spettacolo ogni sera - ricordava - e la sera il capocomico mi dava il copione da imparare per il giorno dopo. Prove dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 17, poi in scena… Fu una bella scuola”. Tornato in Italia, per mantenersi fu costretto a lavorare in una fabbrica di molle; trasse proprio dall'ambiente di lavoro l'ispirazione per la prima della sue numerose macchiette: grazie all'imitazione del suo compagno di tornio, che era balbuziente, nel 1928 venne assunto come tenore comico nella compagnia di rivista Achille Maresca. All'inizio degli anni '30 passò all'operetta, prima con la compagnia di Isa Bluette e Nuto Navarrini, poi in quella della soubrette bolognese Vivienne D'Arys, e allora, ricorda:”Tenni a battesimo un nuovo comico che faceva il ballerino a Riccione e imitava Stanlio. Era Carlo Dapporto. Io imparai a imitare Ollio, e la coppia ebbe uno straordinario successo”. Nel 1939 esordì nel cinema in Dora Nelson (1939), una commedia dei”telefoni bianchi ", che aveva come protagonista la bellissima attrice Assia Noris. In cinema Campanini, oltre alle divertenti commedie brillanti da lui interpretate negli anni '40 e '50 ( Ore 9 lezione di chimica, 1941; La donna è mobile, 1942; La vispa Teresa, 1943; Il ratto delle sabine, 1945; I due orfanelli, 1947; I pompieri di Viggiù, 1949; Al diavolo la celebrità, 1949; I cadetti di Guascogna, 1950; Era lei che voleva, 1953; Un turco napoletano, 1953; Non perdiamo la testa, 1959), si dimostrò anche un grande attore drammatico in Le miserie del signor Travet, del 1946, di Mario Soldati, e in Il bandito, sempre del 1946, di Alberto Lattuada. Nel 1950 ci fu l'importante incontro con Walter Chiari, del quale Campanini divenne la preziosa spalla in scenette oramai”storiche ": l'imitazione dei fratelli De Rege (indimenticabile la proverbiale battuta”Vieni avanti, cretino!”,) e il”Sarchiapone ", ambientato in un vagone ferroviario. Campanini asseriva d'avere in una scatola un sarchiapone, animale selvaggio e pericoloso. Chiari, con l'aria del”so tutto io ", tentava disperatamente di indovinare di che bestia mai poteva trattarsi. Si scopriva alla fine che era solo un trucco, adottato dal Campanini per spaventare i compagni di viaggio e restare da solo nel vagone: avrebbe viaggiato più comodo. Quello sketch, ripreso sempre puntualmente nel corso di decenni, alla fine s'era dilatato sino a diventare un atto unico. La coppia Chiari-Campanini ebbe un enorme successo anche in televisione; l'attore torinese si guadagnò attestati di stima dei critici e vibranti applausi del pubblico. Dotato di una comicità spontanea, Campanini aveva la rara capacità di studiare a fondo le persone con cui recitava, per prevederne le battute fuori copione o anche per stimolarle. Nella sua lunga carriera teatrale e cinematografica ha dato vita a macchiette e personaggi sempre rappresentati con fine senso umoristico e calore umano. Negli anni '70, quando ormai considerava giunto il momento della pensione, venne richiamato alla ribalta a Torino, in una compagnia stabile (al Teatro Carignano) di commedie un po' in lingua un po' in piemontese, scritte su misura per Macario da Amendola e Corbucci. Ma Macario aveva improvvisamente deciso di riaffrontare le tournée nazionali, accanto a Rita Pavone (in Due sul pianerottolo), la compagnia era rimasta senza primattore e Campanini, sino al 1980-81, continuò a far divertire il”suo”pubblico. Dopo una più che cinquantennale carriera in teatro, cinema e televisione (egli amava definirsi con modestia, un”ragioniere della risata "), nel 1981 si ritirò dalle scene, adducendo dignitosamente motivi d'età (“Faccio fatica a studiare i copioni”) e, soprattutto, di opportunità (“La realtà oggi non è gentile con noi. [ … ] Non posso far divertire il pubblico quando ci sarebbe da piangere”).


Isa Barzizza

80 anni, 22 Novembre 1929 (Scorpione), Sanremo (Italia)
Figlia del direttore d'orchestra Pippo Barzizza, Isa ha iniziato giovanissima la carriera teatrale, prendendo parte ad alcuni spettacoli di prosa con Ruggero Ruggeri, Elsa Merlini ed Eduardo De Filippo. Il vero grande lancio nel mondo del teatro le fu dato da Erminio Macario che a diciassette anni la volle in due sue riviste: Le educande di San Babila (1947) e Follie di Amleto (1947-48). Inizialmente il padre, contrario alla sua decisione di intraprendere la carriera artistica, si lascia convincere ma al patto che la giovane ragazza si faccia seguire da una governante. Carina, col suo corpo splendido e la sua delicata ironia, la Barzizza divenne presto la beniamina del teatro leggero del dopoguerra italiano. L'altro suo “padrino” teatrale, dopo Macario, fu Totò, cui fece da partner anche nel cinema, e con cui recitò in teatro in C'era una volta il mondo (1947-48) di Michele Galdieri accanto ad Elena Giusti e in Bada che ti mangio (1948-49) accanto a Mario Riva e Diana Dei. Totò le insegnò i tempi comici, il contatto col pubblico, come muoversi sul palcoscenico, insomma tutti i segreti del mestiere. Nella rivista Bada che ti mangio la Barzizza e Totò erano i protagonisti dell'indimenticabile sketch del “vagone letto” (che concludeva anche il film Totò a colori, del 1952). L'attrice ricordò che la prima volta che venne rappresentato questo sketch durava sette minuti mentre, solo dopo alcuni mesi di tournée, le esilaranti improvvisazioni del comico napoletano lo avevano portato a durare ben cinquanta minuti. Presto la Barzizza si affermò anche sullo schermo. Interpretò infatti oltre trenta film, il primo dei quali fu I due orfanelli (1947) di Mario Mattoli, spesso al fianco dei comici di rivista che l'avevano lanciata sulla passerella (Totò, Macario, Carlo Dapporto), ma non c'è stato alcun titolo che la metta in evidenza, meno in Gran varietà (1953), dove canta un blues con un vestito nero di raso con lo spacco. Nella stagione 1951-52 venne scoperta da Garinei e Giovannini che esaltarono la sua grande bellezza e il suo spigliato senso dell'umorismo nella rivista Gran baldoria, grandissimo successo che portava le bellissime musiche di Gorni Kramer. Negli stessi anni affrontò anche il teatro di prosa recitando lo Shakespeare di Le dodicesima notte diretta da Renato Castellani e apparendo poi spesso nel teatro brillante allestito per la tv. Il 3 gennaio 1954, giorno d'inizio dei programmi ufficiali della televisione italiana, la RAI trasmise l'atto unico di Carlo Goldoni Osteria della posta, che vedeva la Barzizza protagonista. Nel 1955-56 ha interpretato la commedia musicale Valentina, di Marchesi e Metz, con Isa Pola, Enrico Viarisio e Franco Scandurra, storia d'amore di due fidanzati che fanno un salto in avanti nel tempo. Nel 1957 l'attrice lasciò il teatro per motivi familiari (nel giugno del 1953 aveva sposato il quale morì poi in un incidente nel '60 che ebbe violenti strascichi). Attorno agli anni '60 fondò la Citiemme, una società di doppiaggio, dedicandosi a questa attività sia come imprenditrice sia come direzione artistica. Tornò a teatro nei primi anni '90, interpretando numerose commedie, tra le quali ricordiamo La pulce nell'orecchio di George Feydeau con la regia di Gigi Proietti, Arsenico e vecchi merletti di Joseph Otto Kesserling con la regia di Mario Monicelli, Gigi di Sidonie-Gabrielle Colette per la regia di Filippo Crivelli. Nell'estate del 1995 ha partecipato al Festival di Spoleto con L'ultimo yankee di Arthur Miller, con la regia di John Crowther. Nel 1999 accanto alla grandissima Lauretta Masiero è stata sublime ne Le sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi, confermando come sempre il suo grande stile e la sua inconfondibile bravura. Contemporaneamente è tornata a lavorare anche al cinema e alla televisione. Tra le altre cose, ha interpretato il film Ardena (1997) con Arnoldo Foà e Luca Barbareschi, ha condotto su Raitre il rotocalco Mai dire mai (1989) con Fabio Fazio e Giampiero Mughini e ha partecipato alla fiction di Raiuno Non lasciamoci più (1999), seguita da Non lasciamoci più 2 (2001), con Fabrizio Frizzi, Paolo Ferrari e Debora Caprioglio.


Nerio Bernardi

Data nascita: 23 Luglio 1899 (Leone), Bologna (Italia)
Data morte: 12 Gennaio 1971 (71 anni), Roma (Italia)
Raffinato e carismatico attore dal portamento signorile e dalla voce profonda e incisiva, dopo aver studiato prima matematica e medicina, poi contrappunto e composizione, si è dedicato al teatro e al cinema. Ha recitato in compagnie di prestigio, debuttando con il Teatro degli Italiani di Roma, diretto da Lucio D'Ambra, nel 1922-23 in qualità di attor giovane. Poi nel ruolo di primattore ha recitato nella compagnia della grandissima Maria Melato (1928-31), a cui sono seguite le interpretazioni con le compagnie di Tatiana Pavlova, la Carini-Capodaglio-Betrone, la Solbelli-Calò-Bernardi (1938-39) e la Maltagliati-Ninchi (1948-49). Inoltre ha affiancato due importantissimi nomi della scena italiana: Ermete Zacconi e Dina Galli. Ha lavorato con grandi registi quali Max Reinhardt (si ricordano il Sogno d'una notte di mezza estate nel 1933 e Il mercante di Venezia nel 1935 di Shakespeare), Copeau, Simoni, Pavolini e Visconti. Dal 1919 ha interpretato molti ruoli cinematografici sia in Italia che all'estero. Durante la 2^ Guerra Mondiale si recò in Spagna per girare alcune pellicole. Durante il soggiorno spagnolo, insieme ad altri attori che vi si erano recati per colpa del conflitto (Emilio Cigoli, Paola Barbara, Franco Coop, Romano Calò, Anita Farra), contribuì a doppiare alcuni film. Dal 1952 ha insegnato trucco e comportamento all'Accademia d'arte drammatica”Silvio D'Amico”di Roma.


Raymond Bussières

Data nascita: 3 Novembre 1907 (Scorpione), Ivry-la-Bataille (Francia)
Data morte: 29 Aprile 1982 (74 anni), Parigi (Francia)
Attore francese. Esordisce a teatro assumento da subito l’impronta caratteristica del popolano parigino, pittoresco e simpatico, dalla parlata inconfondibile. Oltre cento i film della sua carriera, fra i quali spiccano quelli degli anni ’40 e ’50 come L’Assassino abita al 21 (1941), esordio poliziesco di H.-G. Clouzot, Giustizia è fatta (1950) di A. Cayatte e Casco d’oro (1952) di J. Becker. Lo si ricorda anche in Jonas che avrà vent’anni nel 2000 (1976) di A. Tanner, Dracula padre e figlio (1976) di E. Molinaro e Porca vacca (1980) di P. Festa Campanile.


Franca Marzi

Nome: Francesca Marsi
Data nascita: 18 Agosto 1926 (Leone), Roma (Italia)
Data morte: 6 Marzo 1989 (62 anni), Cinisello Balsamo (Italia)
Esordisce giovanissima nel teatro di rivista per passare subito dopo al cinema col film Amanti in fuga, del 1946. Tra il 1950 e il 1960 partecipa a numerosi film comici e sentimentali, cui perfettamente si addice la sua bellezza prosperosa. Fra le numerose pellicole a cui prende parte ricordiamo Fifa e arena (1948), Totò terzo uomo (1951), Tizio, Caio e Sempronio (1951), Il mostro dell'isola (1953), Fermi tutti arrivo io! (1953), Suor Maria (1955), Fortunella (1957), Racconti d'estate (1958) e Gastone (1960). Recita al fianco di grandi nomi dello schermo, come Totò, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi e Macario. Nel 1957 fornisce la sua più grande prova recitativa nel film Le notti di Cabiria (1957) di Federico Fellini, nei panni della prostituta Wanda, personaggio che ha saputo tracciare con grandissima umanità. Questo ruolo le fa valere un meritatissimo Nastro d'argento e la fa entrare a pieni meriti nella storia del cinema italiano.


Ada Dondini

Nome: Itala Dondini
Data nascita: 18 Marzo 1883 (Pesci), Cosenza (Italia)
Data morte: 3 Gennaio 1958 (74 anni), Chieti (Italia)
Iniziò giovanissima la carriera teatrale, ottenendo ben presto il successo come attrice comico-dialettale di grande versatilità. Esordì nel cinema nel 1935 in Amo te sola, di Mario Mattoli; in seguito, interpretò numerosi film, specializzandosi in parti di caratterista dalla recitazione incisiva ed efficace, adatta ad incarnare personaggi che, pur avendo una notevole importanza ai fini dell'intera trama, apparivano però sullo schermo in poche ma significative scene. In ciò le venivano in aiuto l'aspetto fisico e il volto, non bello, ma molto espressivo e dominato da due imperiosi occhi neri. Da questo punto di vista, la sua migliore interpretazione rimane quella del personaggio della marchesa Maironi, fedele suddita dell'impero austro-ungarico e nonna inflessibile di Franco, il protagonista di Piccolo mondo antico. Nel film, diretto nel 1940 da Mario Soldati e tratto dal romanzo omonimo di Antonio Fogazzaro, la Dondini recitava al fianco di una giovane e bellissima Alida Valli, che interpretava il ruolo di Luisa, una fanciulla sposata da Franco Maironi (Massimo Serato) contro la volontà della tirannica ava. Nel dopoguerra Ada Dondini continuò a lavorare nel cinema, benché in film di non grande livello artistico e di genere comico-leggero, conservando per lo più i ruoli per lei consueti.


Guglielmo Barnabò

Data nascita: 11 Maggio 1888 (Toro), Ancona (Italia)
Data morte: 31 Maggio 1954 (66 anni), Ancona (Italia)
Dopo avere iniziato nel 1921 un'intensa attività teatrale, coronata da un certo successo in compagnie di grido, intraprese in quegli stessi anni la carriera cinematografica, interpretando con dignitosa sensibilità numerosissime parti di secondo piano. Sullo schermo egli incarnò talora la figura del vecchio, in apparenza molto più svagato e assente di quanto non sia in realtà; spesso diede vita al personaggio del «burbero benefico», che tende a celare la sua sensibilità e il suo cuore d'oro dietro un comportamento scostante e inavvicinabile. Tra le sue caratterizzazioni più riuscite, da ricordare quella interpretata nella poetica favola di Miracolo a Milano(1951, regia di Vittorio De Sica), in cui Barnabò diede magistralmente vita al personaggio del "cattivo", il capitalista Mobbi, il quale, punito per la sua avida insensibilità e per le sue manie di onnipotenza, viene portato via da un fortissimo vento, fino a dileguarsi per sempre nello spazio, liberando i poveri della città dalla sua malvagia presenza.


Galeazzo Benti

Nome: Galeazzo Bent
Data nascita: 6 Agosto 1923 (Leone), Firenze (Italia) Data morte: 20 aprile 1993 , Firenze (Italia)
Quando il conte Bentivogli si accorse che il nipote Galeazzo, alto, bello, brillante, raffinato, seduttore, stava trascinando”nel fango del cinematografo”il buon nome del casato, gli impose, per vie legali, di”potare”il cognome. Nacque così, dall'ira del nonno, un elegante nome d'arte: Galeazzo Benti. Divenne sulla scena (e spesso sullo schermo) il”gagà”per antonomasia. Rappresentò quindi sia in teatro che sullo schermo il giovanotto snob e nullafacente, con erre moscia e movenze sincopate. Nella stagione 1943-44, Benti recitò in Ritorna Za Bum di Marcello Marchesi, accanto ad Alberto Sordi, anch'egli agli esordi. Il successo si ripeté nella stagione successiva con Sai che ti dico??dello stesso autore, sempre accanto ad Alberto Sordi, Vivi Gioi, Ave Ninchi e Luigi Pavese. Nel 1944-45 fu in Pasquino di Vittorio Metz e alla rivista, dedicata all'irriverente personaggio romano (le”pasquinate”erano poesie polemiche contro le autorità), alla quale parteciparono Sergio Tofano, Enrico Viarisio e Aroldo Tieri. Nella stessa stagione, fu in Imputato alziamoci!di Michele Galdieri, accanto a Vittorio Caprioli e Alberto Bonucci, con Lucy D'Albert soubrette. Affrontò la satira con Soffia, so'...di Garinei e Giovannini, famosissima rivista con Anna Magnani e Alberto Sordi. Nella stagione 1952-53 fu eccellente in La piazza di Michele Galdieri, con Carlo Dapporto. Tramontata la rivista ed esauritosi il filone dei filmetti comico-musicali (ne interpretò una sessantina, di cui sette con Totò), Benti nel 1955 si trasferì in Venezuela, allestendovi una compagnia di produzione televisiva (programmi e spot). Venne richiamato in Italia nel 1979 da Ettore Scola per il film La terrazza. In Italia tornò”vendicativo come il conte di Montecristo”, raccontava spiritosamente,”Quando un produttore mi proponeva di fare il gagà, gli dicevo di andare a…”. Dopo il suo rientro in patria, oltre ad aver recitato in alcune commedie teatrali, ha interpretato una quindicina di film e serial tv, meritandosi anche una nomination al David di Donatello per il film Io e mia sorella (1987) di Carlo Verdone. Da ricordare infine il ruolo dell'anziano nobile decaduto che insegna buone maniere a un giovanotto aspirante conte, interpretato da Christian De Sica, nel remake del film Il conte Max (1991). Ultimi film con Galeazzo Benti


Mario Castellani

Data nascita: 1906, Roma (Italia) Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia) Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità.


Raimondo Vianello

Data nascita: 7 Maggio 1922 (Toro), Roma (Italia)
Data morte: 15 aprile 2010, Milano (Italia)
Perfetto gentleman inglese nell'aspetto e nei modi, deve alle sue caratteristiche fisiche - alto, biondo, e di portamento dinoccolato - l'inizio casuale della sua carriera d'attore (venne scelto per interpretare il ruolo di un ufficiale nella rivista satirica Cantachiaro n. 2di Garinei e Giovannini). Nel teatro di rivista è stato accanto a Wanda Osiris ( Domani è sempre domenica, 1950), a Carlo Dapporto, Macario, Gino Bramieri e Ugo Tognazzi, con cui ha fatto coppia fissa dal 1951. La neonata televisione ne ha presto scoperto le qualità sceniche e comiche è si è assicurata da subito il suo talento: dall'estate del 1954 Vianello è stato il mattatore misurato, civile e causticamente ironico del varietà Un, due, tre, accanto ad Ugo Tognazzi. Il duo comico è stato indimenticabile protagonista di provocatori e succosi sketch, croce e delizia dei dirigenti della RAI, che finiranno per punire la loro irriverenza. Nel 1959 la trasgressiva parodia dello scivolone del presidente Gronchi (nell'ambito di una serata in onore del capo di Stato francese Charles De Gaulle) non superò la censura e il programma è stato sospeso di lì a poco. Nel 1959 incontrò Sandra Mondaini sul palcoscenico della rivista Sayonara, Butterfly. Tra i due nacque un sodalizio artistico e sentimentale, coronato con il matrimonio celebrato in numerose trasmissioni televisive, dove il pubblico ha potuto apprezzare il garbato ed elegante umorismo della coppia. Tra esse ricordiamo: Studio uno (1965-66), Sai che ti dico? (1972), Tante scuse (1974), Noi… no (1977), Stasera niente di nuovo (1981), Attenti a quei due (1982) e Sandra e Raimondo Show (1987). Nel 1972 Vianello venne operato per un tumore al rene, che riuscì a superare grazie alla sua grande forza di volontà, ma soprattutto grazie alla sua amata compagna che gli è stata affettuosamente vicino. Dopo essere stato raffinato conduttore del programma Il gioco dei nove (1988), Vianello è ricomparso con la moglie nell'esilarante sit-com Casa Vianello, eccellente prova dell'ironia con cui la coppia sa portare in scena i problemi quotidiani della vita coniugale. Dal 1991 Vianello è conduttore intelligente e signorile di Pressing, settimanale sportivo di Italia 1; nel 1996-97 è stato protagonista, di nuovo con la consorte, di una sit-com di Canale 5, Cascina Vianello. A settantasei anni, esordisce come presentatore del “Festival di Sanremo” nel 1998, dimostrando come sempre la sua grande ironia e la sua immancabile signorilità. Nella sua lunga e fortunata carriera l'attore è comparso inoltre in più di cinquanta film di genere comico, due dei quali al fianco del “Principe della risata” Totò: Totò sceicco (1950) e Totò Diabolicus (1962).


Ughetto Bertucci

Data nascita: 18 Ottobre 1907 (Bilancia), Roma (Italia)
Data morte: 25 Giugno 1966 (58 anni), Roma (Italia)
Fa realmente il venditore di frutta e verdura in un mercato situato in una famosa piazza romana ed è il proprietario di un camioncino in pessime condizioni, quando viene notato da Mattòli e scritturato per un ruolo aderente al suo fisico e alla sua attività di “fruttarolo” per La vita ricomincia (1945). Il tarlo dello spettacolo si insinua in lui che decide, pur gestendo sempre il suo banco al mercatino, di dedicarsi al cinema e, occasionalmente, all’avanspettacolo in teatrini romani. Di bassa statura, magrolino, con una faccia decisamente simpatica e con l’aria scanzonata, è interprete di una elevata quantità di film, per lo più leggeri, accanto ai comici del momento, soprattutto Totò, ma anche Macario, Billi e Riva, Walter Chiari. Non va mai fuori dal suo cliché, non diventa un eccelso caratterista, non ottiene mai ruoli consistenti, ma non si monta la testa e continua il suo mestiere con umiltà, rarefacendo le sue apparizioni verso la fine degli anni Cinquanta, per ritirarsi poi piano piano dal mondo dello spettacolo.


Luigi Almirante

Il cinema al tempo del fascismo Data nascita: 30 Settembre 1886 (Bilancia), Tunisi (Tunisia)
Data morte: 6 Maggio 1963 (76 anni), Roma (Italia)
Due nomi importanti nella sua vita. Il primo è quello di sua zia, una silent diva del neonato cinema italiano (e non solo) che non poteva che chiamarsi Italia e far sospirare metà dell'Europa di allora con la sua bellezza e le sue interpretazioni. Il secondo è quello di suo padre, regista cinematografico che lo spinse nella carriera di attore, così come aveva fatto per gli altri due figli. Emerso come interprete in una civiltà italiana che chinava il capo di fronte al regime fascista, Luigi Almirante è stato il simbolo di un affetto, un'amicizia, una solidarietà che mai è crollata, anche sotto i colpi di una dittatura sanguinolenta e violenta. Cosa imparò in quella Cinecittà scolpita fra i di fasci? Che non esistevano più certezze, che tutti perdevano qualcosa di fronte a chi strumentalizzava con crudeltà il potere. Chi la vita come i colleghi Luisa Ferida e Osvaldo Valenti. Chi la dignità. Figlio del regista cinematografico Mario Almirante, fratello degli attori Ernesto e Giacomo Almirante, nonché nipote della bellissima e fatale silent diva Italia Almirante-Manzini, facendo parte di una prospera famiglia di teatranti, inizia la sua carriera sul palcoscenico ottenendo uno strepitoso successo con le opere pirandelliane, in particolar modo con il personaggio del Padre nel dramma "Sei personaggi in cerca d'autore" (1921). Poi si dedicherà al cinema, a partire dal 1926, affiancando la zia e venendo diretto dal padre nella pellicola muta La bellezza del mondo. Trova l'amore ne 1928, sposando Ebe Brigliadori. Con l'avvento del sonoro, comincia a emergere in ruoli brillanti, favoriti dal fisico asciutto e dal viso segaligno che lo rendono un attore comico incisivo. La sua voce stridula è perfetta per provocare degli effetti ironici irresistibili, tanto da essere considerato uno dei caratteristi più bravi del tempo, come dimostra nella commedia Il Presidente della Ba.ce.cre.mi. (1933) di Gennaro Righelli che lo vede accanto a Andreina Pagnani e Eva Magni. Righelli lo dirigerà anche in Quei due (1935) e Il pozzo dei miracoli (1941). Spesso compagno di set di Eduardo e Peppino De Filippo, di bellezze come Assia Noris e Vivi Gioi, di brillanti caratteristi come Franco Coop e di future star come Anna Magnani, di impone nell'ambiente cinematografico di una Cinecittà stretta nella produzione fascista dei film sui "telefoni bianchi", all'interno delle quali mura stringe dei profondi e umani rapporti professionali e di amicizia con i più grandi registi italiani dell'epoca: Carlo Ludovico Bragaglia, Mario Camerini, Mario Bonnard, Guido Brignone, un primo Alberto Lattuada, Carmine Gallone e Mario Mattoli. A guerra terminata continua a lavorare con i grandi nomi del cinema italiano, nonché con i nuovi volti che si affacciano sul panorama artistico della settima arte: Delia Scala, Camillo Pilotto, Ave e Carlo Ninchi, Silvana Jachino, Totò Mignone, Alida Valli, Giuditta Rissone, Umberto Spadaro, il re della risata Totò, Isa Barzizza, Galeazzo Venti, Franca Marzi e Raimondo Vianello. Affianca Gina Lollobrigida nella pellicola musicale di Mario Costa Follie per l'opera (1948), poi entra kolossal di Gallone Messalina (1951), continuando a far ridere gli italiani grazie al film di Luigi Zampa Signori in carrozza! (1951). Il suo ultimo film rimane Gli ultimi cinque minuti (1955) di Giuseppe Amato, poi si ritirerà dalle scene nel 1956.


Achille Majeroni

Data nascita: 24 Agosto 1881 (Vergine), Siracusa (Italia)
Data morte: 12 Ottobre 1964 (83 anni), Roma (Italia)
Dopo un'intensa attività teatrale in compagnie di fama, entrò a far parte del mondo del cinema prima della guerra 1914-1918, lavorando come caratterista; dopo l'avvento del «sonoro», unì a questa attività anche quella di doppiatore. Negli anni del dopoguerra ha interpretato parti secondarie, ma comunque degne di nota, in alcuni validi film. A questo proposito, dobbiamo ricordare l'ottima caratterizzazione del vecchio attore omosessuale ne I vitelloni (1953, Federico Fellini) e quella, in panni femminili, dell'anziana zia, in Una storia moderna (L'ape regina) (1963, Marco Ferreri).


Paolo Ferrara

Data nascita: 17 Ottobre 1892 (Bilancia), Stilo (Italia)
Anno morte: 1965, Roma (Italia)
Dopo la licenza liceale s’interessa di teatro e, con varie compagnie, recita dai primi anni Dieci fino al periodo bellico. Nel cinema esordisce in età ormai matura (1936) con un piccolo ruolo in Pensaci, Giacomino! di G. Righelli. Fino al 1965, anno della sua morte, appare in una cinquantina di film, sempre come caratterista.


Irene Genna

Data morte: 6 Febbraio 1986 (55 anni), Roma (Italia)
Di padre italiano e madre greca, dopo gli studi ad Atene si trasferisce in Italia con i genitori e, appassionata di danza classica, si iscrive alla scuola del Teatro dell’Opera di Roma, che abbandona ben presto per dedicarsi ai corsi di recitazione sotto la guida di Teresa Franchini. Fa qualche fugace apparizione in alcuni film di Totò e, appena diciottenne, coglie una grande occasione interpretando la moglie di un ragazzotto che si rivelerà bigamo nel delizioso È primavera (1949) di Castellani, dove dimostra un notevole temperamento e una discreta spigliatezza. Quest’occasione sembra però non avere alcun seguito: la giovane attrice prende parte a produzioni di basso livello, spesso semplici operazioni commerciali, che non le permettono di dimostrare in pieno le sue qualità. Fa forse eccezione il riuscito personaggio di Rosina, in una pregevole edizione di Figaro, il barbiere di Siviglia (1955) di Mastrocinque. Appare anche in TV, nello sceneggiato Il romanzo di un maestro (1959), da De Amicis, diretto da Mario Landi, ma è solo un’attività saltuaria. Sposatasi nel 1957 con il celeberrimo attore Amedeo Nazzari, abbandona ogni attività artistica per stare accanto al marito e per dedicarsi alla figlia, oggi attrice nota come Evelina Nazzari.


Toto Mignone

Nome: Salvatore Mignone, Alessandria (Italia)
Data morte: 1 Gennaio 2001, Roma (Italia)
Anche se oggi nessuno lo ricorda, ai tempi d'oro di Cinecittà fu giudicato uno dei più bravi attori di secondo ruolo italiani nelle commedie. Altissimo, baffuto, fronte spaziosa, Salvatore Mignone, da tutti soprannominato "Totò", è stato la spalla di grandissimi comici italiani, in particolar modo del grande omonimo artistico Totò De Curtis, con il quale ebbe il piacere di stringere una solida amicizia, oltre che di accompagnarlo per tutta la sua carriera, davanti e dietro l'obiettivo. Abbandonato dal padre, fratello dell'attrice e cantante Milly e della ballerina Mitì, grazie all'aiuto della prima, che faceva la cassiera al Teatro Fiandra, riuscì a debuttare a teatro come musicista in un trio d'avanspettacolo che lo vide sul palco con le sorelle. Una gavetta durissima, ma che lo portò con successo nei migliori teatri della sua regione (il Trianon di Torino fu uno di questi), fino a far entrare lui e le sorelle nella compagnia dei fratelli Schwarz con Isa Bluette, Camillo Pilotto, i De Filippo e Umberto Melnati nelle riviste "Wunderbar", "Al Cavallino bianco" e Broadway", specializzandosi anche come attore. Il debutto cinematografico avvenne invece grazie all'intervento dell'altra sorella, Mitì, che sposata al regista Mario Mattoli, introdurrà lui e Milly nella Cinecittà fascista e nel cinema dei "telefoni bianchi". Il suo esordio fu infatti nel film Cinque a zero (1932) di Mario Bonnard, con Franco Coop, Tina Lattanzi e la sorella maggiore, Milly. Successivamente fu una presenza fissa nelle pellicole del cognato: Voglio vivere così (1942), La donna è mobile (1942), Ho tanta voglia di cantare (1943) e L'ultima carrozzella (1943). Dopo essere stato diretto da Giorgio Simonelli in Soltanto un bacio (1942), recitò accanto ad Amedeo Nazzari, Paolo Stoppa e Carlo Romano che diventeranno i suoi migliori amici. Ma Mignone fu ricordato soprattutto per essere stato la spalla del re della risata Totò De Curtis. Con il grande attore napoletano recitò in: I due orfanelli (1947), Totò al Giro d'Italia (1948), I pompieri di Viggiù (1949), Totò terzo uomo (1951) e Un turco napoletano (1953), tutti diretti da Mattoli, e poi in 47 morto che parla (1950) di Carlo Ludovico Bragaglia. Ma non sarà solo attore; infatti diventò uno squisito produttore cinematografico, investendo soprattutto nelle pellicole dell'attore che per tanti anni ebbe come partner. E con il "re della risata", la ricchezza fu assicurata. Spalla anche di Renato Rascel (Adamo ed Eva, 1949), di Walter Chiari (I cadetti di Guascogna, 1950) e di Ugo Tognazzi (La paura fa novanta, 1951), fu una presenza assidua perfino nella cinematografia tedesca partecipando a pellicole come Il grande truffatore (1960) di Georg Marischka. La sua carriera continuò con Le monachine (1963) di Luciano Salce, Arriva Dorellik (1967) di Steno e Lo chiamavano Bulldozer (1978) di Michele Lupo. Fino a chiudersi in bellezza, diretto da Federico Fellini che fortemente lo volle nel 1986 per Ginger e Fred, con Mastroianni e la Masina.

Giorgio Capecchi

Data nascita: 7 Agosto 1902 (Leone), Livorno (Italia)
Data morte: 29 Agosto 1978 (76 anni), Roma (Italia)
Attore teatrale e cinematografico di ottima preparazione e cultura, fratello del baritono Renato, esordisce nel cinema non certo giovanissimo, affrontando ruoli da caratterista misurato e sobrio, anche se non riesce a ottenere ruoli da protagonista come certo il suo temperamento potrebbe ambire. Un po’ stempiato, magro, dotato di una voce calda e ben impostata, dopo aver recitato alla radio, si dedica al doppiaggio diventando una delle punte di forza del settore. Un vero protagonista, che ha dato la sua voce ad attori stranieri, soprattutto grandi caratteristi, del calibro di Louis Calhern, Eduardo Ciannelli, Karl Malden e anche grandi primi attori, come Jack Palance, Broderick Crawford, Edward G. Robinson, Orson Welles, Spencer Tracy e moltissimi altri.

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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