Totò contro i quattro

[ Totò con Ugo D'Alessio e Nino terzo] [Toto' con Peppino De Filippo e Ugo D'Alessio]

[Mario Castellani,Rossella Como e Pietro Carloni ] [Totò e Nino Taranto]

[Totò e Aldo Fabrizi] [Totò e Macario]

Videoclip titoli di testa

Regia : Steno (Stefano Vanzina)
Soggetto : Bruno Corbucci,Giovanni Grimaldi
Sceneggiatura : Bruno Corbucci,Giovanni Grimaldi
Fotografia : Clemente Santoni
Scenografia : Giorgio Giovannini
Musica : Gianni Ferrio
Montaggio : Giuliana Antenni
Aiuto regia : Mariano Laurenti
Direzione dialoghi: Mario Castellani
Direttore produzione : Egidio Quarantotto
Produzione : Gianni Buffardi per Titanus,Roma
Durata: 98 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( il commissario Antonio Saracino )
Aldo Fabrizi( don Amilcare )
Nino Taranto( l'ispettore di dogana Mastrillo )
Peppino De Filippo( il cavalier Alfredo Fiore )
Moira Orfei(la signora Fiore,scena tagliata)
Ganni Agus(il veterinario dott. Cavallo,scena tagliata)
Erminio Macario( il colonnello La Matta )
Ugo D'Alessio( il brigadiere Di Sabato )
Mario Castellani( il comm Filippo Lancetti )
Rossella Como( sua moglie )
Dany Paris( Jacqueline )
Ivy Olsen( la signora Durant )
Nino Terzo( l'agente Pappalardo )
Mario De Simone( l'agente Spampinato )
Carlo Delle Piane( Pecorino )
Luciano Bonanni( l'anziano ladro )
Piero Gerlini( un passante )
Pietro Carloni( il cognato di Lancetti )

Scene probabilmente tagliate

        

     

Soggetto

Al commissario Saracino viene rubata la macchina,e benche' irritato per questo non puo' interrompere il suo lavoro:riceve il cavalier Fiore che denuncia la moglie per adulterio,il ricattato Lancetti,e don Amilcare che gli consegna la refurtiva che ha ricevuto in confessione.Sara' proprio il sacerdote a fargli ritrovare l'auto rubata.

Critica e curiosità

Questa volta al fianco di Totò vengono messi vecchi amici che hanno lavorato in passato con lui , ma nonostante il cast eccezionale , per un film comico , gli incassi al botteghino hanno un calo clamoroso .
Il commissario Antonio Sarracino interpretato da Totò affronta in questo film due casi che sono stati ispirati da reali casi di cronaca avvenuti poco tempo prima. Nino Taranto impersona il corrotto ispettore Mastrillo ed era ispirato alla figura dell'ispettore alle dogane Cesare Mastrella, che riuscì a truffare allo Stato circa un miliardo di lire dell'epoca,mentre il caso del bitter su cui ha dei sospetti Peppino De Filippo è invece ispirato al caso del bitter avvelenato che fu inviato per posta a Tranquillo Allevi commerciante di Arma di Taggia nell'agosto del 1962 da Renzo Ferrari, medico veterinario di un paese vicino e amante della moglie Renata Lualdi,ma in quel caso il commerciante lo assaggiò assieme a due amici. Lui morì avvelenato. Gli altri, a stento, si salvarono.

Scriveva Leo Pestelli : " [..] Una farsetta questo Totò contro i quattro , far le più corrive che abbia girato Steno [..]Le spalle sono di lusso [..] e appunto dai duetti che ciscuna di esse intreccia col sempre ameno protagonista , scaturisce per gli spettatori di palato facile un modesto ma infallibile divertimento " .
Da un articolo non firmato sul Corriere della Sera : " è..] E' un raccontino che si nutre di invenzioni a sè stanti per porre il protagonista di fronte ad alcune macchiette di estrazione farsecsca . Quattro comici , dunque , che fanno corona , all'inesaurobile Totò , il quale , anche perchè favorito dalla poche battute indovinate a sua disposizione , se la cava meglio dei suoi compagni . Ma tanto spiegamento di specialisti della risata avrebbe meritato una sceneggiatura meno grossolana " .

    


Aldo Fabrizi

Data nascita: 1 Novembre 1905 (Scorpione), Roma (Italia)
Data morte: 2 Aprile 1990 (84 anni), Roma (Italia)
Aldo Fabrizi rappresenta l'anima di Roma, la cosiddetta Città Eterna, che l'ha sempre considerato il suo figlio prediletto. Del popolo romano l'attore ha canzonato in oltre cinquant'anni di carriera vizi e debolezze, con quel suo umorismo tanto cinico e disincantato, quanto dissacrante e tagliente, così caratterizzante del suo fare flemmatico e arguto. Sapeva scherzare su tutto, ma prima di tutto su se stesso, ed in particolar modo sul suo fisico corpulento, palese dimostrazione della sua smisurata passione per il cibo, e soprattutto per i piatti tipici della cucina romana, che egli stesso si deliziava nel preparare. Era la voce del "popolino", dal quale egli proveniva e che ha sempre portato nel cuore. Attraverso i suoi tipici personaggi - con i quali ha conquistato le platee dell'Italia intera a partire dai suoi esordi teatrali nei primi anni Trenta, e che ha fortunatamente riproposto in televisione negli anni Settanta - come il vetturino il cui cavallo lo batte in fatto di stanchezza, il tranviere contro cui tutti i passeggeri si accaniscono, o il cameriere dai piedi stanchi, Fabrizi esprimeva il suo spirito caustico, e conduceva una sferzante satira sulla romanità, ma ancor più in generale sull'uomo qualunque del suo tempo. In cinema debuttò nel 1942, ma si sarebbe dovuto aspettare il 1945 perché egli avesse potuto dar prova di una profonda sensibilità artistica in un ruolo diverso dai soliti, stavolta drammatico, quello di un prete eroico che si fa fucilare dai tedeschi pur di non rivelare i nomi di alcuni partigiani, nel capolavoro di Rossellini, Roma città aperta. Il film - che lo vede per la terza volta al fianco dell'amica-nemica Anna Magnani, che in quanto a schiettezza e sfacciataggine riusciva a tenergli testa - gli offrì l'opportunità di fornire una struggente e sofferta interpretazione, densa di emotività, e carica di una coinvolgente naturalezza, dimostrando così di essere un attore a tutto tondo. La sua filmografia è sterminata: lo ricordiamo spesse volte al fianco dell'amico Totò, soprattutto nel film caustico-amaro Guardie e ladri (1951) di Steno e Mario Monicelli; e poi in una serie di svariati, e talvolta grotteschi personaggi, come il contadino furbo e bonario di Vivere in pace (1947) di Luigi Zampa, il padre egoista e protervo di Prima comunione (1950) di Alessandro Blasetti, lo sfortunato e bizzarro capofamiglia nella serie de "La famiglia Passaguai" (tre film dal 1951 al '52), di cui egli stesso fu il regista, e il ricco e rozzo palazzinaro di C'eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola, deluso e disincantato ritratto della pseudo-impegnata generazione di sinistra del periodo post-secondo conflitto mondiale. Dopo tanti impegni come attore cinematografico, il teatro lo rivide incontrastato mattatore nella celeberrima commedia musicale di Garinei e Giovannini, Rugantino, portata per la prima volta in scena nel 1962, ripetuta diverse volte negli anni successivi, e portata addirittura a New York. Accanto ad interpreti del calibro di Nino Manfredi e Bice Valori, Fabrizi impersonò il tragicomico personaggio di Mastro Titta, un boia della Roma papalina, che dietro il suo aspetto burbero e rude, si dimostrava sensibile e bonario. Da ricordare infine le sua spassosissime apparizioni televisive, e le sue deliziose raccolte di ricette e poesie, spiritosamente intitolate La pastasciutta (1971), Nonna minestra (1974) e Nonno pane (1980). La Roma paciosa e scanzonata che lo vide nascere, se lo portò via, in una triste mattinata primaverile del 1990, quando "er sor Aldo" aveva da qualche mese compiuto ottantaquattro anni.


Nino Taranto

Data nascita: 28 Agosto 1907 (Vergine), Napoli (Italia)
Data morte: 23 Febbraio 1986 (78 anni), Napoli (Italia)
Esordì a soli tredici anni al Teatro Centrale di Napoli, interpretando quelle che sarebbero diventate le sue specialità: la “canzone in giacca” drammatica, quella da “dicitore” in abito da sera e soprattutto le macchiette, tra le quali l'indimenticabile “Ciccio Formaggio”, con la paglietta ritagliata. Nel 1928 si avvicinò con successo alla sceneggiata, attraverso la quale Taranto ebbe modo di forgiare un carattere di recitazione tutto suo, fatto di mimica, improvvisazione e professionalità, ed improntato alla massima serietà ed abnegazione verso il proprio lavoro. Invitato in tournèe negli Stati Uniti, ne tornò con “una pianola a mano e mille dollari”, impiegati per finanziare la sua prima compagnia di varietà, che durò solo quindici giorni e finì nel disastro totale. Nel 1933 fu scoperto da Anna Fougez, che lo fece debuttare nella grande rivista, nella quale Taranto impose i suoi caratteri e la sua verve, e dalla quale ricevette ampie soddisfazioni. Negli anni '50 si dedicò alla prosa, mettendo in scena, oltre a farse e commedie leggere, i testi dell'amico Raffaele Viviani, di cui propose tra l'altro L'ultimo scugnizzo e L'imbroglione onesto. Lavorò anche per il cinema, girando un centinaio di film, alcuni dei quali accanto a Totò ( Nonna Felicita, 1939; I pompieri di Viggiù, 1949; Se fossi deputato, 1949; Tizio, Caio e Sempronio, 1951; Accadde al commissariato, 1954; Italia piccola, 1957; I prepotenti, 1958; Assi della ribalta, 1959; Totòtruffa '62, 1961; Totò contro Maciste, 1962; Il monaco di Monza, 1963). La sola occasione di rilievo gli fu offerta nel 1953 dal regista Luigi Zampa, con Anni facili, per il quale Taranto ricevette il Nastro d'argento come protagonista. La sua carriera l'ha terminata sulle tavole del Teatro Stabile Sannazzaro di Napoli, nella compagnia di Luisa Conte, con interpretazioni che hanno dell'eccezionale. La definizione che fa di Taranto un comprimario è però riduttiva. Possedeva ottime qualità mimiche, una voce gradevole e una comicità assai composta. Sono le caratteristiche che gli avevano dato successo in teatro, e che egli ha portato sullo schermo in numerosissime commedie leggere, che la critica non gli perdona: l'accusa è di aver rinunciato a valorizzare le proprie possibilità. Ma Nino Taranto, come Totò e molti altri, in anni in cui c'era chi si impegnava per cambiare il mondo, aveva preferito mettersi al servizio del sorriso.


Peppino De Filippo

Data nascita: 24 Agosto 1903 (Vergine), Napoli (Italia)
Data morte: 27 Gennaio 1980 (76 anni), Roma (Italia)
Fratello minore di Titina ed Eduardo, figlio naturale di Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, esordisce giovanissimo nella compagnia di Vincenzo Scarpetta, ma ben presto la sua inquietudine lo porta a passare in formazioni dialettali secondarie, dove ha modo di farsi le ossa. Dopo aver raggiunto una certa fama, agli inizi degli anni ‘30 decide di formare - assieme ad Eduardo e Titina - la compagnia del Teatro Umoristico I De Filippo, destinata a riscuotere grandi successi grazie a commedie scritte da loro stessi (la più celebre delle quali resta la straordinaria Natale in casa Cupiello): il sodalizio dura sino al 1944, sempre sostenuto da un enorme consenso di pubblico. Peppino fa il suo esordio nel cinema, assieme ad Eduardo, con Tre uomini in frack (1932) di Mario Bonnard: sino al ‘44, saranno rare le occasioni in cui compare da solo. Finita la seconda guerra mondiale, divisi i suoi destini da quelli di famiglia, egli intraprenderà una propria strada autonoma sia in teatro sia al cinema: sul grande schermo, in verità, concedendosi sovente a prodotti commerciali poco adatti a metterne in luce le non comuni qualità. Fanno eccezione Luci del varietà (1950) di Fellini/Lattuada, dove è uno straordinario capocomico; Policarpo, ufficiale di scrittura (1959) di Mario Soldati, in cui indossa i panni d'un pignolo capoufficio; Le tentazioni del dottor Antonio, episodio di "Boccaccio ‘70" (1961) ancora firmato da Fellini, che lo vede ragioniere moralista e bigotto. Ma i risultati migliori li ottiene senza dubbio nel sodalizio quasi decennale con Totò, che produce tra il ‘55 ed il ‘63 ben 14 pellicole: l'unico Nastro d'argento della sua carriera gli viene assegnato quale attore non protagonista per Totò, Peppino e i fuorilegge(1956). Successivamente, si dedica al palcoscenico ed alla riduzione per la televisione di alcuni suoi testi teatrali; conoscendo, in tivvù, un momento di eccezionale popolarità col personaggio di Gaetano Pappagone, nella "Canzonissima" 1966-67.


Erminio Macario

Data nascita: 27 Maggio 1902 (Gemelli), Torino (Italia)
Data morte: 26 Marzo 1980 (77 anni), Torino (Italia)
Nato da una famiglia assai povera, il piccolo Erminio lascia presto la scuola per lavorare e aiutare la famiglia. Comincia a recitare fin da bambino nella filodrammatica della scuola e a diciotto anni entra a far parte di una compagnia di guitti che si esibisce nelle fiere paesane. Nel 1921 esordisce ufficialmente nel teatro di prosa, passando a quello di rivista nel 1924, quando viene scritturato come "secondo comico" nella compagnia di Giovanni Molasso. L’anno successivo viene notato dalla grandissima Isa Bluette, che lo chiama a far parte della sua compagnia di rivista. Gradatamente si costruisce una comicità personale, una maschera clownesca le cui caratteristiche più appariscenti sono un ciuffo di capelli sulla fronte, gli occhi arrotondati e la camminata ciondolante, spesso adattando il dialetto torinese per i suoi personaggi e le sue macchiette. Interprete di una comicità dal candore surreale, Macario incarna la maschera di una comicità innocente quanto lieve, poeticamente sospesa fra le pause, lo sbarrarsi stupito degli occhi e la salacità dissimulata delle battute. Accanto alla Bluette Macario intuisce che il successo di uno spettacolo consiste soprattutto nella presenza sulla scena di donne avvenenti, belle e soprattutto dalle gambe lunghe. Il comico è ben consapevole dell’efficacia del contrasto tra il candore e la semplicità della propria maschera e il sottinteso erotico delle belle soubrette che lo affiancano sulla ribalta, sfilando pochissimo vestite in una nuvola di cipria e di felicità per la gioia degli sguardi del pubblico. Nascono così le famose "donnine", che si chiameranno via via, Wanda Osiris, Tina De Mola, Marisa Maresca, Lea Padovani, Elena Giusti, Isa Barzizza, Dorian Gray, Lauretta Masiero, Sandra Mondaini, Marisa Del Frate, le Bluebells Girls. Macario rimane con la Bluette acquistando via via sempre maggior notorietà finché nel 1930 decide di formare una sua compagnia di avanspettacolo con cui girerà l'Italia fino al '35. Il comico è minuto, scompare tra le sue donnine; la sua parlata dialettale che inciampa nelle consonanti, il suo immancabile ricciolino sulla fronte e i suoi grandi occhioni birichini, vivacissimi e brillanti come due stelle, decretano il suo successo e lo consacrano come "Re della rivista”. Nel 1937 scrittura Wanda Osiris insieme alla quale mette in scena una delle prime commedie musicali italiane, Piroscafo giallo di Ripp e Bel-Ami, debuttando al Teatro Valle di Roma. Nel 1938 nasce il grande amore per la bellissima sedicenne Giulia Dardanelli che ben presto diviene la sua seconda moglie. Il comico infatti è già sposato da tempo con la coreografa Maria Giuliano, ma fa di tutto per ottenere il divorzio e nel 1951 a Parigi, in occasione della rappresentazione della rivista Votate per Venere, i due si sposano. Intanto dalla loro unione sono già nati due bambini: Alberto (1943) e Mauro (1947). Parallelamente, ad una prima e sfortunata esperienza cinematografica con Aria di paese (1933), fa seguito nel 1939 il grande successo di Imputato, alzatevi diretto da Mario Mattoli e sceneggiato da grandi umoristi come Vittorio Metz e Marcello Marchesi. Seguono poi in un'ideale trilogia dei tempi di tirannide fascista: Lo vedi come sei... lo vedi come sei? (1939), Il pirata sono io! (1940) e Non me lo dire! (1940). Ma la sua formula spettacolare, al di là del successo sul grande schermo che continuerà ad arridergli con nuovi picchi, come nel campione d'incassi Come persi la guerra (1947), è sempre più adatta al teatro di rivista e alla commedia musicale, là dove le prepotenze della sua fedele spalla Carlo Rizzo esaltano la sua candida genialità, e là dove il contrasto fra l'innocenza della propria maschera e il sottinteso erotico delle sue famose " donnine ", mostra tutta la propria efficacia. Per tutti gli anni ’40 Macario in teatro sforna un successo dietro l’altro. Memorabili restano le riviste Febbre azzurra (1944-45), scritta in collaborazione con l’inseparabile Mario Amendola, Follie d’Amleto (1946), Le educande di San Babila (1948), Oklabama (1949) e tante altre. Nel 1951 il comico conquista anche Parigi con Votate per Venere di Vergani e Falconi, grande e lussuosa rivista femminile. Tornato a Roma, Macario tenta di estendere le sue attività alla produzione cinematografica, realizzando il film Io, Amleto (1952). Questa sua idea però fallisce e il film è un disastro. Nonostante l’esito fallimentare, e quindi la perdita di moltissimo denaro, l'artista non si da per vinto e riscuote con le sue riviste successive un grande successo di pubblico e di botteghino. C’è né una che lo ricompensa ampiamente con successo di incassi di oltre un milione di lire al giorno: è la rivista Made in Italy (1953) di Garinei e Giovannini, che segna il suo ritorno in coppia con la "divina" Wanda Osiris. Dalla metà degli anni ’50 però le riviste cedono il posto alle nuove commedie musicali e si affermano nuovi gusti e tendenze. Dopo Tutte donne meno io (1955), grandissima rivista dove Macario si circonda di sole donne (quaranta per la precisione), il comico piemontese si dedicherà alla commedia musicale, e accanto a grandissime primedonne quali Sandra Mondaini e Marisa Del Frate realizza indimenticabili spettacoli come L’uomo si conquista la domenica (1955), E tu, biondina (1957) e Chiamate Arturo 777 (1958). Nel 1957 il cinema gli offre una grande prova: il regista e scrittore Mario Soldati lo vuole nel film Italia piccola, nel quale Macario si offre nell’inconsueto ruolo di attore drammatico, dimostrando ancora una volta una notevole versatilità. Soldati da così modo al comico di dimostrare una volta di più che dietro alla sua maschera si nasconde un attore completo e dalle grandi potenzialità. Da allora tornerà spesso sullo schermo, soprattutto accanto all’amico Totò, col quale gira sei film campioni di successo al botteghino: La cambiale (1959), Totò di notte n. 1 (1962), Lo smemorato di Collegno (1962), Totò contro i quattro (1963), Il monaco di Monza (1963) e Totò sexy (1963). Macario accetta quel pacchetto di lavoro per stare vicino a Totò che in difficoltà con la vista, esprime il desiderio di avere al suo fianco l’amico fidato con cui stabilire, in totale tranquillità, d’animo, le battute, le gag e le scenette. Abbandonata la rivista, Macario si dedica soprattutto al teatro di prosa, con qualche incursione nel teatro in dialetto piemontese: va ricordato a proposito un celebrato Miserie 'd Monssù Travet, messo in scena allo stabile di Torino nel 1970. Gli anni ’70 sono ricchi di impegni nel campo della prosa e della commedia musicale. Fra i numerosi lavori di quel periodo ricordiamo Achille Ciabotto medico condotto (1971-72), Carlin Ceruti sarto per tuti (1974) e Due sul pianerottolo (1975-76), grandissimo successo accanto a Rita Pavone. Gli ultimi anni li impegna nella creazione di un suo teatro in via Maria Teresa a Torino, e nel 1977 decide di inaugurarlo misurandosi col grande Molière, realizzando un’esilarante rivisitazione della commedia Il medico per forza. Ma le lungaggini burocratiche gli impediscono per lungo tempo la realizzazione di questo sogno. Fin quasi ottantenne continua la sua attività teatrale: l’ultima replica dello spettacolo Oplà, giochiamo insieme è del gennaio 1980. Durante la rappresentazione della rivista, Macario accusa un malessere che si scoprirà essere un tumore. Il 26 marzo del 1980, si spegne in una clinica torinese assistito fino all’ultimo dall’amata moglie Giulia.


Ugo D´Alessio

Data nascita: 26 Agosto 1909 (Vergine), Napoli (Italia)
Data morte: 3 Marzo 1992 (82 anni), Napoli (Italia)
Attore napoletano nel vero senso della parola, verace, spontaneo, istintivo e sornione, è interprete di tutta una serie di macchiette popolari – dal notaio all’avvocatuccio tuttofare, dal servitore premuroso al portiere intrigante, dal guappetto al pettegolo del quartiere, dal sacrestano fedele al compare del protagonista di turno – tutta una quantità di figurine precise e ben caratterizzate che lo rendono gradito e simpatico a pubblico e critica. Fin da giovane si fa le ossa calcando le scene dei teatrini della sua città, recitando in compagnie itineranti fino a giungere ad alcune importanti come quella di Viviani e, nel dopoguerra, a quella di Eduardo De Filippo che lo scrittura nella stagione 1953-54 e accanto al quale reciterà per parecchi anni consecutivi apparendo in commedie celebri come Miseria e nobiltà, Palummella zompa e vola, Mia famiglia (1955), Bene mio e core mio (1956) e con il quale farà parte anche di una famosa tournée in Unione Sovietica, in Polonia, in Austria e altri paesi stranieri. E, sempre accanto a Eduardo, appare in TV nella riduzione di alcune celebri commedie quali Natale in casa Cupiello, Questi fantasmi, Sik Sik l’artefice magico, Le voci di dentro e Filumena Marturano, tutte nel 1962, quindi ne L’abito nuovo, Non ti pago e Il sindaco del rione Sanità nel 1964. Da buon professionista Ugo D’Alessio è dal dopoguerra una delle presenze fisse nel cinema, dove ricopre ruoli di carattere pressoché simili a quelli del teatro senza comunque riuscire a trovare un ruolo veramente importante. Relegato in parti spesso di contorno e secondarie riesce comunque a infondervi la sua vena saporosa e inconfondibilmente ironica e spassosa. I ruoli più significativi della sua carriera riesce a trovarli già anziano nello sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio (1972) che viene anche distribuito come lungometraggio nelle sale cinematografiche e dove Comencini gli affida la parte del grottesco Mastro Ciliegia, personaggio da lui disegnato con molta arguzia e in Pane e cioccolata (1974) dove ricopre con intensa malinconia il personaggio del vecchio emigrato.


Mario Castellani

Data nascita: 1906, Roma (Italia)
Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia)
Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità.


Rossella Como

Data nascita: 29 Gennaio 1939 (Acquario), Roma (Italia)
Data morte: 20 Dicembre 1986 (47 anni), Roma (Italia)
Presentatrice alla televisione, debuttò giovanissima nel cinema; Dino Risi le affidò infatti, in Poveri ma belli (1956), la parte di una ragazzina innamorata, che la rivelò al pubblico e alla critica per la grazia e il fresco candore della sua interpretazione. In seguito comparve in numerosi film, per lo più ricalcando il personaggio di ingenua maliziosa, a lei particolarmente congeniale, ma mettendo in luce al tempo stesso una buona preparazione professionale e autentiche doti di attrice. Ha interpretato una parte interessante, anche se non di primo piano in uno dei capolavori di Federico Fellini, Otto e mezzo (1963).


Nino Terzo

Data nascita: 22 Maggio 1923 (Gemelli), Palermo (Italia)
Data morte: 8 Maggio 2005 (82 anni)
Prima di approdare, come caratterista, al cinema, lavora intensamente nell’avanspettacolo e nel teatro di rivista insieme ad attori come Totò, Peppino De Filippo, Domenico Modugno, Franchi e Ingrassia, Lino Banfi. Si dedica anche al canto, comparendo in alcune operette. Interpreta i suoi primi film nel 1962, riproponendo il personaggio che lo ha reso celebre in avanspettacolo: ovvero il tipo dai riflessi non proprio prontissimi e “tormentato” da un abnorme difetto di pronuncia, che non gli consente di parlare prima di aver inspirato ed espirato rumorosamente. Indispensabile spalla per i tanti attori con cui ha lavorato, dalla comicità dirompente ma un po’ monocorde, ha recitato in film importanti come I clowns di F. Fellini, Café Express di N. Loy e Nuovo cinema Paradiso di G. Tornatore, dimostrando propensione anche per il genere drammatico. Nel 1992 ha abbandonato lo spettacolo.


Mario De Simone

Data nascita: 17 Marzo 1930 (Pesci), Caserta (Italia)
Data morte: 8 Novembre 1999 (69 anni), Roma (Italia)
Fin da giovane dimostra notevoli doti sarcastiche per impersonare gustose figurine di contorno in filmetti commerciali e in commedie brillanti, spessissimo in quelle senza pretese realizzate da Marino Girolami. La sua mimica particolare e la simpatica aria disincantata gli permette di essere richiesto da produttori e registi, tra cui Bolognini, Mastrocinque, Monicelli, Sergio Corbucci, che gli affidano i ruoli più disparati: dal meccanico al marmittone, al contadino, al bagnino, sempre amico fidato dei protagonisti, però, comunque, relegato in secondo o terzo piano, ruoli che non gli permettono di uscire dai ranghi per sostenere parti più impegnative e di un certo spessore. Talvolta il De Simone è impegnato in personaggi talmente secondari da non accorgersi neppure della sua presenza, pur dotato di una certa disinvoltura e di caratteristiche da buon attore da non sottovalutare. E purtroppo rimane, cosa non insolita nel cinema italiano, uno dei tanti caratteristi, nel suo caso un “giovane caratterista”, male utilizzato e con poche possibilità di poter accedere a ruoli più gratificanti.


Carlo Delle Piane

Data nascita: 2 Febbraio 1936 (Acquario), Roma (Italia)
Il naso defor mato da una pallonata e una voce nasale lo aiuteranno a creare quel monello birbante chiamato Pecorino Apprezzato da Vittorio De Sica e da Aldo Fabrizi che lo vogliono nei loro film I attore lavora anche con Toto e Alberto Sordi. Rischia di abbandonare I attività ad appena 40 anni quando invece il regista Pupi Avati lo fa rinascere in personaggi di delicate sfumature drammatiche e introspettive. Tra i film Cuore (1947) di Duilio Coletti Vento d'Africa (1949) di Anton Giulio Majano Domani e troppo tardi (1949) di Leonide Moguy Io sono il Capataz (1950) di Giorgio Simonelli La famiglia Passaguai (1951) di Aldo Fabrizi Guardie e ladri (1952) di Steno e Mario Monicelli Papà diventa mamma (1952) di Fabrizi Un americano a Roma (1954) di Steno Ladro lui ladra lei (1957) di Luigi Zampa Il monaco di Monza (1963) di Sergio Corbucci Veneri al sole (1965) di Marino Girolami Una gita scolastica (1983) di Pupi Avati Regalo di Natale (1986) sempre di Avati.


Luciano Bonanni

Altri nomi: Luciano Bonami
82 anni, 21 Maggio 1927 (Gemelli), Roma (Italia)
Uno dei più conosciuti e attivi figuranti del cinema popolare italiano. Generico “storico” (come Mimmo Poli), dal 1959 alla fine degli anni Ottanta compare in un numero elevatissimo di film. Agente, tassista, sagrestano, facchino, ladro, portiere: ovunque necessiti un “buon uomo” dall’aria mite e dalla faccia furba, Bonanni è utilizzato al meglio e la sua presenza conferisce sapore alla situazione. Lo ricordiamo, mezzo assonnato e seduto su una carozzella spinta dal portantino Nino Manfredi in C’eravamo tanto amati mentre spende apprezzamenti su Stefania Sandrelli: «E questa chi è?... Bona! T’a sei fatta?» e Manfredi: «Dormi Torquà, che è mejo»


Piero Gerlini

Data nascita: 19 Luglio 1925 (Cancro), Roma (Italia)
Frequenta la facoltà di scienze politiche senza laurearsi. Si avvicina al teatro, collaborando con piccole compagnie che operano in campo parrocchiale. A causa di non brillanti condizioni economiche è costretto a rinunciare alla regolare frequenza dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Trova lavoro presso lo Stabile di Genova e in seguito, a Londra, presso la BBC. Rientrato in Italia lavora con una certa assiduità sia nel cinema (dove aveva esordito nel 1954 con Le vacanze del sor Clemente), sia in televisione. Dal 1971 al 1973, ancora per lo Stabile di Genova recita in 8 settembre 1943 diretto da Luigi Squarzina. È anche attore in spot pubblicitari (Riello). Piacevole caratterista nel cinema, dove raramente ha occasione di interpretare ruoli di rilievo, dimostra ottime qualità d’attore, anche drammatico, in numerosi lavori televisivi. Fra i tanti ricordiamo Suicidio perfetto di A. Bonucci (1962), Questa sera parla Mark Twain di D. D’Anza (1965), L’affare Picpus (serie Maigret) di M. Landi; L’orologio si è fermato (serie Il triangolo rosso) di R. Deodato (1969), La donna di cuori (serie Sheridan) di L. Cortese (1969), L’età di Cosimo de’ Medici di R. Rossellini, La donna da punire (serie Solo la verità) di D.B. Partesano (1976); La polizia non deve essere avvertita (serie Qui squadra mobile) di A.G. Majano (1976), Il processo a Maria Tarnowska di G. Fina (1977), Il delitto Paternò di G.L. Calderone (1978), Rosaura di G.L. Calderone e Suggestion diabolique (serie I racconti del maresciallo) di G. Soldati entrambi nel 1981.


Pietro Carloni

Data nascita: 1 Gennaio 1896 (Capricorno), Taurisano (Italia)
Data morte: 3 Agosto 1968 (72 anni), Roma (Italia)
Marito della famosa attrice napoletana Titina De Filippo, esordì giovanissimo come attore teatrale; a partire dal 1930, entrò a far parte della compagnia di Eduardo e Peppino De Filippo. Dotato di valide qualità drammatiche, la sua carriera cinematografica fu saltuaria e limitata all’interpretazione di ruoli secondari. Negli anni del dopoguerra apparve, tra l’altro, in Napoli milionaria, trasposizione cinematografica della commedia omonima, realizzata nel 1950, con la regia dello stesso Eduardo.

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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