Totò sceicco

[Totò,Aroldo Tieri e Tamara Lees] [Totò e Tamara Lees]

[Totò e Aroldo Tieri] [Totò]

[Totò] [Totò e Aroldo Tieri]

[Totò e Tamara Lees] [Totò e Lauretta de Lauri]

In alcuni film di Totò capitava che si girasse una doppia inquadratura, una più castigata per l'Italia e una più "scoperta" per il mercato estero,soprattutto francese.

[Totò e nudi tagliati] [Totò e nudi tagliati]

[Totò e Aroldo Tieri ] [Totò e Lauretta De Lauri ]

[Totò, Lauretta De Lauri, Cesare Polacco e Mario Castellani]

[Totò e Arnoldo Foà ] [Totò e Tamara Lees ]

Videoclip titoli di testa

Regia : Mario Mattoli
Soggetto : Metz,Scarpelli,Age,Marchesi
Sceneggiatura : Metz,Scarpelli,Age,Marchesi
Fotografia : Mario Albertelli
Scenografia : Piero Filippone
Costumi : Mario Rappini
Musica : Alberto Fragna
Direzione musicale : Felice Montagnini
Montaggio : Giuliana Attenti
Aiuto regia : Leo Catozzo
Direttore produzione : Romolo Laurenti
Produzione : Manenti Film, Roma
Durata: 90 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( il maggiordomo Antonio Sapore )
Tamara Lees( Antinea,regina di Atlantide )
Laura Gore( Lulù )
Lauretta de Lauri( Fatma )
Kiki Urbani( la danzatrice araba )
Aroldo Tieri( il marchesino Gastone )
Ada Dondini( la marchesa madre )
Riccardo Billi( l'arabo nella stanza degli incantesimi )
Mario Castellani( il colonnello dei ribelli )
Cesare Polacco( Mohamed )
Carlo Croccolo( il cameriere del bar Verdi )
Arnoldo Foà( il matto innamorato di Antinea )
Ubaldo Lay( il maggiore della Legione Straniera )
Raimondo Vianello( un ufficiale )
Giacomo Furia( un legionario )
Pietro De Vico( un legionario)
Aldo Giuffrè( un legionario )
Carlo Duse( un beduino )
Ciro Berardi(il barista)
Idolo Tancredi(l'energumeno delle botti)
Ubaldo Loria( Battista )
Ughetto Bertucci( Ludovico )
Eduardo Passarelli( l'ufficiale medico )
Franco Jamonte(Alì Babà)

Altri interpreti :
Elsa Pavani, Pasquale De Filippo,Paola Bertini, Mario Lauri, Rina Dei

  

                 

        

     

Soggetto

Il marchesino Gastone lascia Lulù e si arruola nella legione straniera insieme al maggiordomo Totò mandato dalla marchesa madre.Finiscono nelle mani dei ribelli ma questi scambiano Totò per il loro defunto sceicco e hanno salva la vita.Capitano poi nella città sotterranea di Atlantide dove la regina Antinea si innamora di Totò.Atlantide verrà distrutta ma le due coppie Totò-Antinea e Lulù-Gastone sane e salve tornano in Europa.

Critica e curiosità

Parodia de " Il figlio dello sceicco " con Rodolfo Valentino e per il secondo tempo anche di " Atlantide " di Gregg Tallas . Da ricordare il duetto della " birra e salsicce " nel bar del porto con il giovane cameriere Carlo Croccolo , e la battuta poi rimasta famosissima " Guarda 'o mare quant'e' bello ". Il deserto del film viene ricreato fra le dune di Sabaudia (Latina).

articolo a firma vice da L'Uniutà 7 dicembre 1950:
"Totò sceicco, ultima fatica di Totò e del regista Mattòli, è un film divertente. Soprattutto, al contrario delle pellicole più recenti interpretate da questo attore, si tratta di un film e non di un semplice pretesto per dar modo a Totò di esibirsi durante due ore di spettacolo. E'inutile d'altra parte raccontare la trama o citare le "gags" più divertenti; basti dire che il film riesce a far ridere durante tutta la sua proiezione e che spesso riceve applausi dal pubblico. Totò non ha ancora raggiunto il massimo delle sue capacità, ma ha mostrato che può fare di più e che forse ha trovato la sua strada. Contrariamente al solito, bravi tutti gli altri.

Caran. (Gaetano Carancíni), La Voce Repubblicana, Roma, 8 dicembre 1950:
"Metz, Marchesi, Age e Scarpelli nello stendere il soggetto e la sceneggiatura di questo Totò sceicco hanno apparentato la formula "parodia di opere note" con quella "comico-avventurosa" tipo Bing Crosby-Bob Hope. Sicché hanno preparato un canovaccio in verità molto ricco di "gags", da cui Mattoli ha cavato un film assai dinami- co... [...] A parte la novità del soggetto - novità non sorretta purtroppo da un'adeguata fantasia - il film appare piuttosto desueto per l'impegno dei mezzi veramente rilevante; grandi e numerose costruzioni, ricchezza di ambienti, impiego di abbondanti masse di generici, insomma il film è stato realizzato con un notevole impegno produttivo ed è un peccato che a questa serietà industriale non abbia corrisposto l'estro inventivo dei soggettisti, che nell'episodica spicciola, si sono accontentati di ripetere moduli meccanici e tradizionali, ricorrendo persino a battute fulminanti come questa: "Ali... mortè?" - "No, Ali Babà - Come sta mammà?" - "Non c'è male" - "Salutala per me", [...] Toto [dà] prova del suo spirito estemporaneo [...]".



Tamara Lees

La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film La donna più bella del mondo (1955) di Robert Z. Leonard dove ha interpretato la parte di Manolita. Nel 1951 ha inoltre lavorato con Eduardo De Filippo per la realizzazione del film Filumena Marturano dove ha interpretato la parte di Diana.


Laura Gore

Data nascita: 30 Settembre 1918 (Bilancia), Bussolano (Italia)
Data morte: 27 Marzo 1957 (38 anni), Roma (Italia)
Studentessa in ragioneria, vince nel 1940, al teatro Carlo Felice di Genova, l’ottavo concorso della canzone del dilettante indetto dall’EIAR di Torino. Già attrice di filodrammatica, vuole dedicarsi al teatro come professionista, recitando anche alla radio e nella rivista, dove si esibisce con grande misura e notevoli doti di simpatica comunicativa. Per due stagioni consecutive (1949-50 e 1950-51) fa parte della compagnia di Eduardo De Filippo. Nel cinema debutta nell’immediato dopoguerra e per un decennio interpreta un rilevante numero di pellicole, sempre in ruoli di contorno e da caratterista simpatica e spesso invadente. Sposata dal 1940 ad Agostino Golzi, fa anche del doppiaggio nella formazione dell’O.D.I.


Aroldo Tieri

Data nascita: 28 Agosto 1917 (Vergine), Corigliano Calabro (Italia)
Data morte: 29 Dicembre 2006 (89 anni), Roma (Italia)
«Ha segnato la storia del cinema e del teatro italiano», scrive il Corriere della Sera, a grandi lettere, quando comunica il decesso del grande attore della Calabria che si ostinò a inseguire la sua passione di attore in un mondo allora segnato dai disordini fascisti e dal vivere claustrofobico di una dittatura tutt'altro che rosea. Interprete dotato di un'energia personalissima, tutta fisica e vocale, che esplose in maniera allucinante con la stessa forza di una lampadina alla quale si dà troppa corrente. Bruciante, sprigionò quel suo mezzo sorriso, misterioso tanto quanto quella della nostra Gioconda, in una carriera lunga settant'anni giocata fra il collasso definitivo del teatro e gli albori della televisione, affrontando un po' tutti i generi nell'insieme delle prospettive: le cupezze abissali e straordinariamente moderne delle opere che mise in scena con la compagnia di cui fu il fondatore, alle oblique e pastose commedie barocche con Totò, fino ai melodrammi familiari dei telefoni bianchi. La sua interpretazione più indelebile? Senza alcun dubbio a teatro. Figlio del giornalista, critico teatrale e commediografo Vincenzo Tieri (che fondò e diresse "Il Corriere del Teatro"), dopo essersi diplomato nel 1937 all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, debuttò a teatro in "Francesca da Rimini", entrando poi nella compagnia del Teatro Eliseo di Roma, nella quale recitò Shakespeare, Puget, Testoni, Lodovici. Parallelamente cominciò anche la sua carriera nel cinema, esordendo nella commedia di Mario Mattoli Mille chilometri al minuto (1939), con Vivi Gioi, cui seguirà Manon Lescaut (1939) di Carmine Gallone. Nella Cinecittà fascista degli anni Quaranta, trovò una sua dimensione professionale in diverse commedie dei telefoni bianchi nel ruolo macchiettistico del fidanzato ossessionato dai tradimenti e dagli accesi scatti d'ira. Luigi Zampa, Goffredo Alessandrini, Mario Bonnard, Camillo Mastrocinque furono i suoi registi, ma fu presente principalmente nelle pellicole dirette da Carlo Ludovico Bragaglia come: Fuga a due voci (1942), Non sono superstizioso… ma! (1943), Il fidanzato di mia moglie (1943), Torna a Sorrento (1945) e Pronto chi parla? (1945). Con la caduta del fascismo, raggiunse il successo con le riviste di Garinei e Giovannini, insieme a Anna Magnani, Gino Cervi, Walter Chiari e Totò (di cui fu spalla anche sul grande schermo), ma recitò perfino nel teatro impegnato portando testi di Rattigan, Barry e Pirandello. A cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, con l'avvento della televisione e la morte del teatro, si dedicò soprattutto al cinema, girando oltre cento film e diventando un'ottima spalla per attori come Totò con cui recitò in ben tredici film, ma diretto da diversi registi (Steno, Mario Monicelli, Mario Mattoli e Sergio Corbucci); alla radio (interpretando per esempio il radiodramma "Racconti romani" di Moravia) e alla stessa tv, recitando in sceneggiati ("La foresta pietrificata" e "Le avventure di Nicola Nickleby") e come conduttore ("Canzonissima, edizione 1960-61, con Lauretta Masiero). Tornato a teatro con gli anni Sessanta, forte di una carriera cinematografica di tutto rispetto (recitò per Mario Soldati, Mario Costa, Pietro Germi, Giorgio Bianchi e perfino nel film spagnolo Un angelo è sceso a Brooklyn, accanto a Peter Ustinov), formò con la moglie, l'attrice Giuliana Lojodice, la compagnia Tieri-Lojodice, pur continuando a prestarsi per piccoli ruoli nella celluloide. Verrà infatti diretto da Lucio Fulci in Colpo gobbo all'Italiana (1962) e Gli imbroglioni (1963), da Mario Girolami in La donna degli altri è sempre la più bella (1963) e persino da René Clement in Che gioia vivere (1961) con gli amici attori Paolo Stoppa, Ugo Tognazzi, Gino Cervi, Alain Delon, Rina Morelli, Gastone Moschin e Carlo Pisacane. Padrone di casa nel teatro italiano, in oltre trenta anni di attività, mise in scena un repertorio che ne sottolineò la poliedricità, oltre che l'instancabilità e l'intelligenza di interprete. Da Moliere a Shakespeare, da Shaw a Pirandello, tanto da meritarsi, nel 1984, il premio Armando Curcio per la rappresentazione de "Un marito" di Italo Svevo, quando ormai aveva smesso i panni di spalla di comici come Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Raimondo Vianello e Walter Chiari. Si ritirò ufficialmente dal palcoscenico nel 1999 con "L'amante" di Margherite Duras e, preso in considerazione per il ruolo del Giudice nel Pinocchio (2001) di Roberto Benigni (ruolo che poi andò a Corrado Pani), morì fra le braccia della moglie a 89 anni la notte del 29 dicembre 2006, nella clinica San Valentino. Un attore vero, non c'è null'altro da dire… Esattamente come direbbe lui.


Ada Dondini

Nome: Itala Dondini
Data nascita: 18 Marzo 1883 (Pesci), Cosenza (Italia)
Data morte: 3 Gennaio 1958 (74 anni), Chieti (Italia)
Iniziò giovanissima la carriera teatrale, ottenendo ben presto il successo come attrice comico-dialettale di grande versatilità. Esordì nel cinema nel 1935 in Amo te sola, di Mario Mattoli; in seguito, interpretò numerosi film, specializzandosi in parti di caratterista dalla recitazione incisiva ed efficace, adatta ad incarnare personaggi che, pur avendo una notevole importanza ai fini dell'intera trama, apparivano però sullo schermo in poche ma significative scene. In ciò le venivano in aiuto l'aspetto fisico e il volto, non bello, ma molto espressivo e dominato da due imperiosi occhi neri. Da questo punto di vista, la sua migliore interpretazione rimane quella del personaggio della marchesa Maironi, fedele suddita dell'impero austro-ungarico e nonna inflessibile di Franco, il protagonista di Piccolo mondo antico. Nel film, diretto nel 1940 da Mario Soldati e tratto dal romanzo omonimo di Antonio Fogazzaro, la Dondini recitava al fianco di una giovane e bellissima Alida Valli, che interpretava il ruolo di Luisa, una fanciulla sposata da Franco Maironi (Massimo Serato) contro la volontà della tirannica ava. Nel dopoguerra Ada Dondini continuò a lavorare nel cinema, benché in film di non grande livello artistico e di genere comico-leggero, conservando per lo più i ruoli per lei consueti.


Riccardo Billi

Data nascita: 22 Aprile 1906 (Toro), Siena (Italia) Data morte: 15 Aprile 1982 (76 anni), Roma (Italia) Brillante macchiettista nel teatro di rivista, ottiene il più grande successo mettendosi in coppia con Mario Riva alla fine degli anni Quaranta. Insieme compaiono in molti film dove maturano la loro medita simbiosi. Nel duo, Billi è il più inerme, lagnoso e battutista. Quasi una marionetta da ventriloquo. Tra i film: Se fossi deputato (1949) di Giorgio Simonelli: I cadetti di Guascogna (1950) di Mario Mattoli; La bisarca (1950) di Simonelli; Porca miseria! (1951) di Giorgio Bianchi; Giovinezza (1952) di Giorgio Pastina; Anni facili (1953) di Luigi Zampa; Scuola elementare (1954) di Alberto Lattuada; Accadde al penitenziario (1955) di Giorgio Bianchi; Walter e i suoi cugini (1961) di Marino Girolami; Due samurai per 100 geishe (1962) di Giorgio Simonelli; La pantera rosa (1963) di Blake Edwards.


Mario Castellani

Data nascita: 1906, Roma (Italia)
Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia)
Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità. Ultimi film con Mario Castellani


Cesare Polacco

Data nascita: 14 Maggio 1900 (Toro), Roma (Italia)
Data morte: 2 Marzo 1984 (83 anni), Roma (Italia)
Eccellente caratterista dotato di una naturale eleganza, Cesare Polacco ha esordito nel 1920 nella compagnia di Emilio Zago, con il quale interpretava gran parte del repertorio goldoniano. Successivamente entrò a far parte del gruppo veneziano di Giachetti, che spaziava dal repertorio in lingua a quello in dialetto veneto. Nel 1928 si trasferì a Roma dove recitò nella compagnia di Alda Borelli e poi in quelle di Tatiana Pavlova e Virgilio Talli. Contemporaneamente si dedicò al doppiaggio e al cinema, dove lavorò a fianco di Totò e in film di Carmine Gallone e Augusto Genina. Nel 1938 venne costretto ad abbandonare l'attività artistica a causa delle leggi razziali, essendo egli di origine ebraica. Nel '45 riprese finalmente a lavorare soprattutto alla radio. In seguito, tornò al teatro, lavorando nella Compagnia del Teatro Nazionale di Guido Salvini e al Piccolo Teatro di Palermo. Nel 1957 avvenne il grande incontro con Giorgio Strehler che lo accolse al Piccolo Teatro di Milano, affidandogli ruoli in testi di Goldoni e Brecht. Partecipò anche a diverse produzioni televisive, ricoprendo ruoli marginali a cui regalò il suo tratto originale: nel 1964 fu tra gli animatori di Biblioteca di Studio Uno, nel 1966 prese parte alla serie Le avventure di Laura Storm, nel 1967 appare ne I promessi sposi di Sandro Bolchi, nel 1969 veste i panni di Grigorij Vasil'evic ne I fratelli Karamazov, mentre per la tv dei ragazzi recitò nel 1969 nel ciclo Il leone di Venezia. Grazie alla televisione acquisì grande popolarità partecipando a Carosello, nel ruolo dell'infallibile ispettore Rock, protagonista delle scenette della brillantina Linetti andate in onda dal 1957 al 1968. Coinvolto in piccole avventure gialle, concludeva immancabilmente le sue inchieste con la frase pubblicitaria: «Anch'io ho commesso un errore, non ho mai usato la brillantina Linetti».


Carlo Croccolo

Data nascita: 9 Aprile 1927 (Ariete), Napoli (Italia)
Trai pochissimi caratteristi ad aver attraversato in più di cento film tutto il cinema comico italiano da Toto ad Aldo Giovanni e Giacomo È arrivato al cinema dopo molto teatro leggero e radio Tra i più dotati partner dell'improvvisazione del grande comico napoletano collabora anche con Eduardo De Filippo e più volte con Vittorio De Sica. A suo agio ovunque dalla parodia al peplum E anche tra i più celebri doppiatori italiani da voce a Oliver Hardy e soprattutto a Totò Tra le sue interpretazioni 47 morto che parla (1950) di Carlo Ludovico Bragaglia I cadetti di Guascogna (1950) di Mario Mattoli La paura fa 90 (1951) di Giorgio Simonelli Ragazze da marito (1952) di Eduardo De Filippo Miseria e nobiltà (1954) di Mario Mattoli Toto lascia o raddoppia (1956) di Camillo Mastrocinque Cerasella (1959) di Raffaello Matarazzo L'amante di cinque giorni (1961) di Phihppe De Broca Ieri oggi domani (episodio Adelina) di Vittorio De Sica (1963) Caccia alla volpe (1966) sempre di De Sica.


Arnoldo Foà

Data nascita: 24 Gennaio 1916 (Acquario), Ferrara (Italia)
Siamo al capitolo secondo della sua vita, ma la strada è ancora lunga ed è tutta da scrivere. Per una persona come Arnoldo Foà poi, da sempre incastonato e attivo nella cultura italiana, con la stessa passione, lo stesso cuore e lo stesso occhio di sessant'anni fa, è tutto continuamente attuale e vivo. Classe 1916, romagnolo doc, di famiglia ebraica, si trasferisce con i genitori a Firenze, dove termina gli studi superiori, iscrivendosi poi alla scuola di recitazione del Rasi, sotto la guida di Raffaello Melani. A vent'anni abbandona gli studi di Economia e Commercio a Firenze per trasferirsi a Roma, dove frequenta per qualche tempo il Centro Sperimentale di Cinematografia. Disgraziatamente, nel 1938, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, Foà, in quanto ebreo, è costretto a lasciare i corsi di studio. Trova lavoro nel cinema, esordendo in Crispino e la comare (1938) di Vincenzo Sorelli, affiancando nella recitazione Silvana Jachino e Mario Pisu. Sarà poi presente nello storico Ettore Fieramosca (1938) di Alessandro Blasetti, che lo dirigerà anche in Un giorno nella vita (1948) e Altri tempi (1952). Riuscito a scampare ai rastrellamenti etnici e ai campi di sterminio, vivendo sotto il falso nome di Puccio Gamma e guadagnandosi il pane come “pompiere”, vale a dire come sostituto di attori malati nelle più famose compagnie dell'epoca (Cervi-Pagnani-Morelli-Stoppa, Ninchi-Barnabò, Adani-Cimara, Maltagliati-Cimara), verso la fine della guerra si rifugia a Napoli, dove viene assunto come capo-annunicatore alla Radio Alleata PWB, con il compito di comunicare a milioni di ascoltatori la mattina dell'8 settembre 1943, la firma dell'armistizio fra le forse armate alleate e quelle nemiche tedesche. Tornato a teatro, nel dopoguerra, viene diretto sul palco da Luchino Visconti e si unisce a numerose compagnie: Ferrati-Cortese-Scelzo, Ferrati-Cortese-Cimara, Stoppa-Morelli-Cervi, la Compagnia del Teatro Nazionale. Ciò contribuirà notevolmente alla sua ascesa verso la fama. Difficile dimenticarlo nell'adattamento di Shaw “La brava gente” (1945), “Delitto e castigo” o “La luna è tramontata”. Comincia a lavorare persino come doppiatore, utilizzando un nome d'arte. Sua è la voce di Anthony Quinn ne La strada (1954) di Federico Fellini. Contribuisce notevolmente anche alla nascita della Radio Rai (ex EIAR), partecipando a numerose trasmissioni con gli attori più importanti dell'epoca, mentre al cinema è diretto da Pietro Germi, Mario Camerini e soprattutto Mario Mattoli, anche se solo per piccoli ruoli. Sposato ben quattro volte e per ben tre volte divorziato, negli anni Cinquanta viene diretto da Riccardo Freda ne Il tradimento – Passato che uccide (1951) con Vittorio Gassman e Amedeo Nazzari. Poi la sua fama esplode anche all'estero: Joseph Losey lo dirige nel drammatico Imbarco a mezzanotte (1952) e Christian-Jaque in Lucrezia Borgia (1953). In Italia è uno dei pochi italiani (assieme ad Alida Valli) a recitare nel film di Mario Soldati La mano dello straniero (1953), mentre per Monicelli sarà un co-protagonista assieme a Totò e Anna Maria Ferrero del film comico Totò e Carolina (1954). Forte delle sue esperienze teatrali, viene scritturato al Piccolo di Milano dove interpreta “Giulio Cesare” (1953-54), mettendosi all'opera anche come regista teatrale con la commedia scritta da lui stesso “Signori, buonasera”. Spesso usato da Strehler, porterà sulla scena “La lanzichenecca” (1964-65), poi fonderà una sua compagnia interpretando: “Lazzaro”, “Paura di me”, “Ruy Blas”, “Zio Vanja” e “Golem”. Cinematograficamente parlando, la sua filmografia si arricchisce di registi internazionali come Orson Welles (Il processo, 1962), Richard Fleischer (Barabba, 1962), Edward Dmytryk (Cronache di un convento, 1962) e Tony Richardson (Il marinaio del “Gibilterra”, 1967). Celebre per le sue registrazioni di dizioni poetiche su vinile (e recentemente anche su cd) di Dante, Lucrezio, Carducci, Neruda, Leopardi e Garcia Lorca, contribuisce enormemente alla divulgazione delle opere di grandi autori spagnoli che all'epoca erano poco conosciuti in Italia. Importante il suo contributo televisivo dove recita in importanti sceneggiati come “Capitan Fracassa”, “Le cinque giornate di Milano”, “La freccia nera”, “L'isola del tesoro”, “Il giornalino di Gian burrasca”, “David Copperfield”, “Il cugino americano” e “Nostromo” (trasmesso con successo in tutto il mondo). Affianca Jean-Paul Belmondo e Alain Delon in Borsalino (1969) di Jacques Deray, poi passa a protagonista de Il sorriso del grande tentatore (1974) di Damiano Damiani con Glenda Jackson, mentre Vincent Minnelli lo dirigerà affianco alla figlia in Nina (1976). Negli anni Ottanta, si distingue per Cento giorni a Palermo (1983) di Giuseppe Ferrara, mentre negli anni Novanta è diretto da due attori passati alla regia: Luca Barbareschi in Ardena (1997) e Ricky Tognazzi ne I giudici (1999). Nel corso della sua carriera, oltre che fulgido attore è stato anche pittore, scultore, giornalista e scrittore (“La costituzione di Prinz” e “Le pompe di Satana”), nonché consigliere comunale di Roma per il Partito Radicale. Anche se la sua passione rimane la recitazione, come testimoniato dal fatto che ultranovantenne continua a interpretare i più svariati ruoli (pure demenziali) al cinema: Ti spiace se bacio mamma? (2003) di Alessandro Benvenuti, La febbre (2004) di Alessandro D'Alatri, e il più importante Gente di Roma (2003) di Ettore Scola, che gli ha fatto vincere il Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista. Cosa ci ha insegnato Foà? «La cultura vi renderà felici».


Ubaldo Lay

Nome: Ubaldo Bussa
Data nascita: 14 Aprile 1917 (Ariete), Roma (Italia)
Data morte: 27 Settembre 1984 (67 anni), Roma (Italia)
Debutta in teatro nel 1946 nella rivista Niente abbasso, solo evviva con Cimara, Proclemer, Bonucci e Caprioli, entrando poi nella compagnia Merlini-Scelzo. Nel 1947 recita con la Compagnia di prosa di radio Roma dove rimane per otto anni, interpretando duemila spettacoli di prosa con la sua voce inconfondibile, diventando assai popolare. Approda in televisione partecipando allo sceneggiato L'alfiere (1957). Dopo una breve attività cinematografica torna al piccolo schermo in Giallo club. Invito al poliziesco (1959-61), un programma del genere americano a metà tra il quiz e lo sceneggiato giallo, nei panni del tenente Sheridan, sempre avvolto nel suo impermeabile bianco, il personaggio che lo renderà famoso al punto da essere scambiato nella realtà per un poliziotto vero, e quindi invitato a sciogliere dei piccoli gialli. Nel 1963 compare nella trasposizione televisiva di Delitto e castigo e nel 1965 in David Copperfield. Continua a vestire i panni del tenente Sheridan fino al 1972, quando, nell'ultima puntata de La donna di picche, viene colpito da una pallottola (fatto che, nella finzione scenica, vuole simboleggiare l'epilogo della serie). La sua ultima apparizione in televisione risale al 1984, come tenente in pensione nella miniserie Indagine sui sentimenti.


Raimondo Vianello

Data nascita: 7 Maggio 1922 (Toro), Roma (Italia)
Data morte: 15 aprile 2010, Milano (Italia)
Perfetto gentleman inglese nell'aspetto e nei modi, deve alle sue caratteristiche fisiche - alto, biondo, e di portamento dinoccolato - l'inizio casuale della sua carriera d'attore (venne scelto per interpretare il ruolo di un ufficiale nella rivista satirica Cantachiaro n. 2di Garinei e Giovannini). Nel teatro di rivista è stato accanto a Wanda Osiris ( Domani è sempre domenica, 1950), a Carlo Dapporto, Macario, Gino Bramieri e Ugo Tognazzi, con cui ha fatto coppia fissa dal 1951. La neonata televisione ne ha presto scoperto le qualità sceniche e comiche è si è assicurata da subito il suo talento: dall'estate del 1954 Vianello è stato il mattatore misurato, civile e causticamente ironico del varietà Un, due, tre, accanto ad Ugo Tognazzi. Il duo comico è stato indimenticabile protagonista di provocatori e succosi sketch, croce e delizia dei dirigenti della RAI, che finiranno per punire la loro irriverenza. Nel 1959 la trasgressiva parodia dello scivolone del presidente Gronchi (nell'ambito di una serata in onore del capo di Stato francese Charles De Gaulle) non superò la censura e il programma è stato sospeso di lì a poco. Nel 1959 incontrò Sandra Mondaini sul palcoscenico della rivista Sayonara, Butterfly. Tra i due nacque un sodalizio artistico e sentimentale, coronato con il matrimonio celebrato in numerose trasmissioni televisive, dove il pubblico ha potuto apprezzare il garbato ed elegante umorismo della coppia. Tra esse ricordiamo: Studio uno (1965-66), Sai che ti dico? (1972), Tante scuse (1974), Noi… no (1977), Stasera niente di nuovo (1981), Attenti a quei due (1982) e Sandra e Raimondo Show (1987). Nel 1972 Vianello venne operato per un tumore al rene, che riuscì a superare grazie alla sua grande forza di volontà, ma soprattutto grazie alla sua amata compagna che gli è stata affettuosamente vicino. Dopo essere stato raffinato conduttore del programma Il gioco dei nove (1988), Vianello è ricomparso con la moglie nell'esilarante sit-com Casa Vianello, eccellente prova dell'ironia con cui la coppia sa portare in scena i problemi quotidiani della vita coniugale. Dal 1991 Vianello è conduttore intelligente e signorile di Pressing, settimanale sportivo di Italia 1; nel 1996-97 è stato protagonista, di nuovo con la consorte, di una sit-com di Canale 5, Cascina Vianello. A settantasei anni, esordisce come presentatore del “Festival di Sanremo” nel 1998, dimostrando come sempre la sua grande ironia e la sua immancabile signorilità. Nella sua lunga e fortunata carriera l'attore è comparso inoltre in più di cinquanta film di genere comico, due dei quali al fianco del “Principe della risata” Totò: Totò sceicco (1950) e Totò Diabolicus (1962).


Giacomo Furia

Data nascita: 1 Gennaio 1925 (Capricorno), Arienzo (Italia)
Uno dei più grandi caratteristi cinematografici e teatrali degli Anni Quaranta e Cinquanta. Debutta sul palcoscenico accanto a Eduardo De Filippo con il quale stringerà una profonda amicizia e un reciproco rispetto della professione. Infatti, è proprio con Eduardo De Filippo che esordisce al cinema nel dramma d'amore e gelosia Assunta Spina (1948) di Mario Mattoli con Anna Magnani e Titina De Filippo. Lo stesso anno, è scelto da Roberto Rossellini come uno dei protagonisti della commedia La macchina ammazzacattivi, mentre l'anno seguente è accanto a Gino Cervi in La sposa non può attendere (1949). Spalla comica o semplice attore di secondo piano accanto a Totò, Peppino De Filippo, Tina Pica, Aldo Fabrizi, Luigi Pavese, Ave Ninchi, Giovanna Ralli, Marcello Mastroianni, Vittorio De Sica, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Raimondo Vianello e Alberto Sordi, è spesso diretto da Mattoli, Steno, Camillo Mastrocinque, Alberto Lattuada e Mario Monicelli in pellicole che hanno scritto la storia del genere comico italiano, soprattutto quelle accanto al principe De Curtis: Totò cerca casa (1949); Totò Tarzan (1950); Totò sceicco (1950); Un turco napoletano (1953); Il medico dei pazzi (1954); Totò all'Inferno (1955); Siamo uomini o caporali? (1955); Destinazione Piovarolo (1955); il perfetto La banda degli onesti (1956); Totò, Peppino e le fanatiche (1958); Totò nella luna (1958); Totò, Eva e il pennello proibito (1959); I ladri (1959); Il monaco di Monza (1963) e Totò contro il pirata Nero (1964). È nel 1954 che spicca nel ruolo del panciuto e ingenuo marito della bella pizzaiola Sophia Loren nell'episodio Pizze a credito de L'oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica. Sarà il primo di molti incontri sul set con la Loren: La domenica della buona gente (1953); Due notti con Cleopatra (1954); Peccato che sia una canaglia (1954) e il fiabesco C'era una volta (1967) di Francesco Rosi. Per ben due volte è stato diretto da Federico Fellini, la prima volta assieme a Lattuada in Luci del varietà (1951) con Giulietta Masina nel ruolo del giornalista Duke, la seconda volta in I clowns (1971), mentre assai di più è stato confermato come attore in un set diretto da Mario Soldati, come Il sogno di Zorro (1952). Furia ha lavorato anche con Amedeo Nazzari in L'ultimo amante (1955), è stato diretto da Franco Rossi in Amore a prima vista (1957), poi ha anche affiancato Ernest Borgnine in Il re di Poggioreale (1961), Fernandel in Giudizio universale (1961); Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in Il giorno più corto (1962), diventando negli Anni Sessanta e Settanta, uno degli attori prediletti da Bruno Corbucci e Antonio Margheriti per i primi film b-movies italiani, di qualunque genere essi siano stati. Recita con Claudio Gora in Io non spezzo… rompo (1971) e in Provaci anche tu, Lionel (1973), poi è accanto a Yul Brynner in Con la rabbia agli occhi (1976). Televisivamente, prenderà parte alla fiction Luisa Sanfelice (1963) e la miniserie di Leonardo Cortese incentrate sul Tenente Sheridan, magistralmente interpretato da Ubaldo Lay. Seguono: Il cappello del prete (1970) di Sandro Bolchi con Antonio Casagrande e Angela Luce; Qui squadra mobile (1973); Storie della Camorra (1978) di Paolo Gazzara con Antonio Casagrande, Isa Danieli, Luigi De Filippo, Ida Di Benedetto, Ivo Garrani, Marzio Honorato, Massimo Ranieri e Giacomo Rizzo; Melodramma (1984); Non basta una vita (1988) di Mario Caiano con Carole André; L'edera (1992) di Fabrizio Costa con Agnese Nano, Maria Rosaria Omaggio, Clarissa Burt ed Erika Blanc; Passioni (1993) di Fabrizio Costa con Giorgio Albertazzi, Giulia Boschi, Mariangela D'Abbraccio, Lorenzo Flaherty, Rosa Fumetto, Simona Marchini, Marino Masé, Paola Pitagora, Gigi Proietti e Virna Lisi; Vado e torno (1998) e Mai con i quadri (1999) di Caiano con Daniele Liotti, Elisabetta Gardini, Alessandra Acciai, Alessio Boni e Jean-Pierre Cassel. Anche se, bisogna dire che il suo volto è legato principalmente a uno spot del Carosello di una famosa azienda di latticini. Nel 1997, ha firmato anche la sua biografia “Le maggiorate, il principe e l'ultimo degli onesti” dove racconta assieme al giornalista Michele Avitabile la sua carriera.


Pietro De Vico

Altri nomi: Peter De Vico
Data nascita: 1 Febbraio 1911 (Acquario), Napoli (Italia)
Data morte: 10 Dicembre 1999 (88 anni), Napoli (Italia)
Figlio d'arte, debutta, ancora bambino, nella compagnia di Vincenzino Scarpetta interpretando Peppiniello in Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta. Appena ventenne, siamo negli anni '30, iniziò a lavorare nella compagnia del padre con i fratelli Antonio e Mario, dando vita a una delle riviste più affiatate e richieste dell'avanspettacolo. Attore con una grandissima verve comica, si fece conoscere nella parte di balbuziente e mimo, muovendosi sulla traccia di Ciccio De Rege (con il quale lavorò alla fine degli anni '30). Proprio a lui si deve la riscoperta della macchietta del “Balbuziente” delineata da Trilussa. La popolarità maggiore gli derivò da una notissima serie televisiva per ragazzi, La nonna del corsaro nero, con Anna Campori e Giulio Marchetti; una trasmissione epocale andata in onda a cavallo tra gli anni '50 e '60. È approdato alla prosa solo in età avanzata, grazie al sodalizio con il regista Antonio Calenda con il quale ha lavorato nel fortunato Cinecittà (1985) e in un originale Aspettando Godot(1990) di Beckett. De Vico ha lavorato moltissimo nel cinema come caratterista o spalla comica (per esempio di Totò nell'affermata parte di balbuziente, il suo maggiore leitmotiv artistico, come abbiamo visto). Alcuni titoli: Totò cerca casa (1949), Totò diabolicus (1962), Il giudizio universale (1961), Che fine ha fatto Totò Baby? (1964), Sgarro alla camorra (1973), La messa è finita (1985), Ladri di futuro (1991).


Aldo Giuffré

Data nascita: 10 Aprile 1924 (Ariete), Napoli (Italia)
Fino a che un'operazione alla gola non lo privò di una delle sue qualità migliori (la pastosa voce napoletana), Giuffré fu uno dei più sicuri valori in tv, alla quale si dedicò stabilmente negli anni Sessanta, dopo una lunga, ma splendida gavetta nella compagnia di Eduardo De Filippo (dove aveva debuttato assieme al fratello Carlo). Il grande mestiere gli permise di passare dalla commedia più disimpegnata (le avventure giallo-rosa di Laura Storm) alla tragedia classica (Macduff in “Macbeth”), dal dramma moderno (il regista di “La ragazza di campagna”) a quello in costume (don Pedro in “Mariana Pineda”, Corina in Antonello capobrigante). Ha partecipato anche a originali sceneggiati televisivi, tra cui La figlia del diavolo. A parte il ruolo d’esordio al cinema nel drammatico Assunta Spina (1948) di Mario Mattoli, è spesso caratterista comico (in un mondo ironico e scanzonato, in una dimensione da commedia che gli è più congeniale): è in Ieri, oggi, domani (1963) di Vittorio De Sica, prende parte alle commedie erotiche degli anni Settanta e fa parte del cast di Scugnizzi (1989) di Nanni Loy e de La Repubblica di San Gennaro (2003) di Massimo Costa.


Carlo Duse

Nome: Carlo Artemio Vittorio Duse
Data nascita: 5 Gennaio 1898 (Capricorno), Udine (Italia)
Data morte: 9 Settembre 1956 (58 anni), Roma (Italia)
Nato da una famiglia di artisti (suo padre Vittorio Duse era zio della grandissima Eleonora Duse), si dedicò giovanissimo al teatro, non solo come attore, in ruoli di giovane brillante in compagnie di grido, come quelle dirette da Antonio Gandusio, da Dina Galli e da Ermete Zacconi, ma anche come commediografo (Primavera, Il dono della notte). La sua prima apparizione nel cinema avvenne ne Gli ultimi giorni di Pompei, diretto nel 1925 da Carmine Gallone; in seguito, recitò in Teresa Confalonieri con la regia di Guido Brignone e, a partire dal 1933, fu presente in numerosi film, talora in parti di «cattivo» di efficace incisività. Nel dopoguerra, fino alla metà degli anni Cinquanta, continuò ad apparire sullo schermo come caratterista; fu anche soggettista e sceneggiatore per film di Alessandro Blasetti, di Guido Brignone, di Carmine Gallone, di Giorgio Pastina e di Giacomo Gentilomo.


Ughetto Bertucci

Data nascita: 18 Ottobre 1907 (Bilancia), Roma (Italia)
Data morte: 25 Giugno 1966 (58 anni), Roma (Italia)
Fa realmente il venditore di frutta e verdura in un mercato situato in una famosa piazza romana ed è il proprietario di un camioncino in pessime condizioni, quando viene notato da Mattòli e scritturato per un ruolo aderente al suo fisico e alla sua attività di “fruttarolo” per La vita ricomincia (1945). Il tarlo dello spettacolo si insinua in lui che decide, pur gestendo sempre il suo banco al mercatino, di dedicarsi al cinema e, occasionalmente, all’avanspettacolo in teatrini romani. Di bassa statura, magrolino, con una faccia decisamente simpatica e con l’aria scanzonata, è interprete di una elevata quantità di film, per lo più leggeri, accanto ai comici del momento, soprattutto Totò, ma anche Macario, Billi e Riva, Walter Chiari. Non va mai fuori dal suo cliché, non diventa un eccelso caratterista, non ottiene mai ruoli consistenti, ma non si monta la testa e continua il suo mestiere con umiltà, rarefacendo le sue apparizioni verso la fine degli anni Cinquanta, per ritirarsi poi piano piano dal mondo dello spettacolo.


Eduardo Passarelli

Nome: Eduardo De Filippo
Data nascita: 20 Luglio 1903 (Cancro), Napoli (Italia)
Data morte: 9 Dicembre 1968 (65 anni), Napoli (Italia)
Figlio naturale di Eduardo Scarpetta e di Anna De Filippo fu fratellastro dei tre più famosi De Filippo, Eduardo, Peppino e Titina. Dopo un'intensa attività nel teatro di rivista, in cui apparve a fianco di Totò, in spettacoli dialettali napoletani (ma recitò anche da attore “serio”, in Amleto, a fianco di Anna Proclemer), a partire dal 1937, esordì nel cinema quale apprezzato caratterista. Negli anni del dopoguerra continuò questa sua attività, prendendo parte a numerosi film di genere comico-leggero e “napoletano”, conquistandosi il favore del pubblico grazie alle sue doti di attore brillante, dalla mimica vivace ed espressiva. In funzione di queste sue qualità, apparve anche in un film “serio” come Roma città aperta (1945, Roberto Rossellini), benché in un ruolo secondario. Nel 1952, insieme al giornalista Alessandro Ferraù ed a Totò, curò un libro autobiografico, che prese nome da un celebre film dello stesso Totò, Siamo uomini o caporali? Fu padre dell'attore Pasquale De Filippo, che seguì le sue orme, ma con minore successo.

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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