Totò sexy

[ Totò,Macario e Mario castellani] [Totò,Macario e Franco Giacobini]

[ Totò con Macario] [Totò con Macario]

Videoclip titoli di testa

Regia : Mario Amendola
Soggetto : Bruno Corbucci,Giovanni Grimaldi
Sceneggiatura : Bruno Corbucci,Giovanni Grimaldi
Fotografia : Alessandro d'Eva
Scenografia : Ennio Michettoni
Musica : Armando Trovajoli
Montaggio : Jolanda Benvenuti
Aiuto regia : Ruggero Deodato
Direttore produzione : Antonio Negri
Produzione : Incei-Cinex,Roma
Durata: 90 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( Ninì Cantachiaro )
Erminio Macario( Mimì Cocco)
Mario Castellani( Umberto,il secondino)
Mario Pisu( l'ispettore De Marchi )
Mimmo Poli( un carcerato )
Andrea Scandurra( il carcerato calvo )
Gianni Agus( l'ispettore di dogana )
Pasquale De Filippo( un carcerato )
Franco Giacobini( l'impiegato dell'Alitalia )
Gianni Baghino( un compagno di cella )
Linda Sini( l'hostess )
Lando Buzzanca( un passeggero sull'aereo )
Gianni Morandi( se stesso )
Gisella Ferrini( se stessa )

Altri interpreti :
Nando Angelini, Franca Polesello,Bruno Scipione

E i numeri di varietà di :
Ronnie e Carmel Aul, Dodò d'Amburgo,
Laa Baghera, Gisella Faure, Ya Doucheskaya,
Kristian Ganzanar

              

        

    

Soggetto

Per contrabbando,i suonatori Ninì e Mimì finiscono in cella con altri detenuti.Come suo solito Mimì accudisce Ninì e ne veglia il sonno popolato di sogni piccanti che espressi ad alta voce vengono ascoltati dagli altri detenuti.

Critica e curiosità

E' quasi una fotocopia di " Totò di notte n.1 " con gli stessi scadenti risultati, e con l'inserimento anche di scene probabilmente tagliate da Totò di notte ( si veda ad esempio la breve scena nell'aereo)
Scriveva Valentino De Carlo : " Il divertimento manca del tutto [..] in questo ennesimo zibaldone rivistaiolo in cui un illustre attore come Totò avvilisce la sua fama senza alcuna ragione . In una lunga carriera cinematografica non costellata certo di capolavori , i più recenti film di Totò spiccano per la loro infima qualità ; ma questo " Totò Sexy " è senza dubbio il gradino più basso della scala [..] Allusioni e battute volgari si sprecano e di regia non è neppure il caso di parlarne [..] " .
Da un articolo a firma "vice" su La Libertà : " [..] L'apporto di quel grande attore comico che è Totò , che farebbe ridere anche leggendo l'orario ferroviario , fa si che il lazzo sia presente in tutte le scene in cui è protagonista il comico napoletano , spalleggiato ottimamente da Macario . [..] Se c'è un solo motivo per andare a vedere questo filmetto è proprio solo per l'intramontabile principe De Curtis " .


Erminio Macario

Data nascita: 27 Maggio 1902 (Gemelli), Torino (Italia)
Data morte: 26 Marzo 1980 (77 anni), Torino (Italia)
Nato da una famiglia assai povera, il piccolo Erminio lascia presto la scuola per lavorare e aiutare la famiglia. Comincia a recitare fin da bambino nella filodrammatica della scuola e a diciotto anni entra a far parte di una compagnia di guitti che si esibisce nelle fiere paesane. Nel 1921 esordisce ufficialmente nel teatro di prosa, passando a quello di rivista nel 1924, quando viene scritturato come "secondo comico" nella compagnia di Giovanni Molasso. L’anno successivo viene notato dalla grandissima Isa Bluette, che lo chiama a far parte della sua compagnia di rivista. Gradatamente si costruisce una comicità personale, una maschera clownesca le cui caratteristiche più appariscenti sono un ciuffo di capelli sulla fronte, gli occhi arrotondati e la camminata ciondolante, spesso adattando il dialetto torinese per i suoi personaggi e le sue macchiette. Interprete di una comicità dal candore surreale, Macario incarna la maschera di una comicità innocente quanto lieve, poeticamente sospesa fra le pause, lo sbarrarsi stupito degli occhi e la salacità dissimulata delle battute. Accanto alla Bluette Macario intuisce che il successo di uno spettacolo consiste soprattutto nella presenza sulla scena di donne avvenenti, belle e soprattutto dalle gambe lunghe. Il comico è ben consapevole dell’efficacia del contrasto tra il candore e la semplicità della propria maschera e il sottinteso erotico delle belle soubrette che lo affiancano sulla ribalta, sfilando pochissimo vestite in una nuvola di cipria e di felicità per la gioia degli sguardi del pubblico. Nascono così le famose "donnine", che si chiameranno via via, Wanda Osiris, Tina De Mola, Marisa Maresca, Lea Padovani, Elena Giusti, Isa Barzizza, Dorian Gray, Lauretta Masiero, Sandra Mondaini, Marisa Del Frate, le Bluebells Girls. Macario rimane con la Bluette acquistando via via sempre maggior notorietà finché nel 1930 decide di formare una sua compagnia di avanspettacolo con cui girerà l'Italia fino al '35. Il comico è minuto, scompare tra le sue donnine; la sua parlata dialettale che inciampa nelle consonanti, il suo immancabile ricciolino sulla fronte e i suoi grandi occhioni birichini, vivacissimi e brillanti come due stelle, decretano il suo successo e lo consacrano come "Re della rivista”. Nel 1937 scrittura Wanda Osiris insieme alla quale mette in scena una delle prime commedie musicali italiane, Piroscafo giallo di Ripp e Bel-Ami, debuttando al Teatro Valle di Roma. Nel 1938 nasce il grande amore per la bellissima sedicenne Giulia Dardanelli che ben presto diviene la sua seconda moglie. Il comico infatti è già sposato da tempo con la coreografa Maria Giuliano, ma fa di tutto per ottenere il divorzio e nel 1951 a Parigi, in occasione della rappresentazione della rivista Votate per Venere, i due si sposano. Intanto dalla loro unione sono già nati due bambini: Alberto (1943) e Mauro (1947). Parallelamente, ad una prima e sfortunata esperienza cinematografica con Aria di paese (1933), fa seguito nel 1939 il grande successo di Imputato, alzatevi diretto da Mario Mattoli e sceneggiato da grandi umoristi come Vittorio Metz e Marcello Marchesi. Seguono poi in un'ideale trilogia dei tempi di tirannide fascista: Lo vedi come sei... lo vedi come sei? (1939), Il pirata sono io! (1940) e Non me lo dire! (1940). Ma la sua formula spettacolare, al di là del successo sul grande schermo che continuerà ad arridergli con nuovi picchi, come nel campione d'incassi Come persi la guerra (1947), è sempre più adatta al teatro di rivista e alla commedia musicale, là dove le prepotenze della sua fedele spalla Carlo Rizzo esaltano la sua candida genialità, e là dove il contrasto fra l'innocenza della propria maschera e il sottinteso erotico delle sue famose " donnine ", mostra tutta la propria efficacia. Per tutti gli anni ’40 Macario in teatro sforna un successo dietro l’altro. Memorabili restano le riviste Febbre azzurra (1944-45), scritta in collaborazione con l’inseparabile Mario Amendola, Follie d’Amleto (1946), Le educande di San Babila (1948), Oklabama (1949) e tante altre. Nel 1951 il comico conquista anche Parigi con Votate per Venere di Vergani e Falconi, grande e lussuosa rivista femminile. Tornato a Roma, Macario tenta di estendere le sue attività alla produzione cinematografica, realizzando il film Io, Amleto (1952). Questa sua idea però fallisce e il film è un disastro. Nonostante l’esito fallimentare, e quindi la perdita di moltissimo denaro, l'artista non si da per vinto e riscuote con le sue riviste successive un grande successo di pubblico e di botteghino. C’è né una che lo ricompensa ampiamente con successo di incassi di oltre un milione di lire al giorno: è la rivista Made in Italy (1953) di Garinei e Giovannini, che segna il suo ritorno in coppia con la "divina" Wanda Osiris. Dalla metà degli anni ’50 però le riviste cedono il posto alle nuove commedie musicali e si affermano nuovi gusti e tendenze. Dopo Tutte donne meno io (1955), grandissima rivista dove Macario si circonda di sole donne (quaranta per la precisione), il comico piemontese si dedicherà alla commedia musicale, e accanto a grandissime primedonne quali Sandra Mondaini e Marisa Del Frate realizza indimenticabili spettacoli come L’uomo si conquista la domenica (1955), E tu, biondina (1957) e Chiamate Arturo 777 (1958). Nel 1957 il cinema gli offre una grande prova: il regista e scrittore Mario Soldati lo vuole nel film Italia piccola, nel quale Macario si offre nell’inconsueto ruolo di attore drammatico, dimostrando ancora una volta una notevole versatilità. Soldati da così modo al comico di dimostrare una volta di più che dietro alla sua maschera si nasconde un attore completo e dalle grandi potenzialità. Da allora tornerà spesso sullo schermo, soprattutto accanto all’amico Totò, col quale gira sei film campioni di successo al botteghino: La cambiale (1959), Totò di notte n. 1 (1962), Lo smemorato di Collegno (1962), Totò contro i quattro (1963), Il monaco di Monza (1963) e Totò sexy (1963). Macario accetta quel pacchetto di lavoro per stare vicino a Totò che in difficoltà con la vista, esprime il desiderio di avere al suo fianco l’amico fidato con cui stabilire, in totale tranquillità, d’animo, le battute, le gag e le scenette. Abbandonata la rivista, Macario si dedica soprattutto al teatro di prosa, con qualche incursione nel teatro in dialetto piemontese: va ricordato a proposito un celebrato Miserie 'd Monssù Travet, messo in scena allo stabile di Torino nel 1970. Gli anni ’70 sono ricchi di impegni nel campo della prosa e della commedia musicale. Fra i numerosi lavori di quel periodo ricordiamo Achille Ciabotto medico condotto (1971-72), Carlin Ceruti sarto per tuti (1974) e Due sul pianerottolo (1975-76), grandissimo successo accanto a Rita Pavone. Gli ultimi anni li impegna nella creazione di un suo teatro in via Maria Teresa a Torino, e nel 1977 decide di inaugurarlo misurandosi col grande Molière, realizzando un’esilarante rivisitazione della commedia Il medico per forza. Ma le lungaggini burocratiche gli impediscono per lungo tempo la realizzazione di questo sogno. Fin quasi ottantenne continua la sua attività teatrale: l’ultima replica dello spettacolo Oplà, giochiamo insieme è del gennaio 1980. Durante la rappresentazione della rivista, Macario accusa un malessere che si scoprirà essere un tumore. Il 26 marzo del 1980, si spegne in una clinica torinese assistito fino all’ultimo dall’amata moglie Giulia.


Mario Castellani

Data nascita: 1906, Roma (Italia)
Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia)
Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità.


Mario Pisu

Data nascita: 21 Maggio 1910 (Gemelli), Montecchio Emilia (Italia) Data morte: 17 Luglio 1976 (66 anni), Velletri (Italia) Iniziò a comparire sullo schermo nel 1935 (Re burlone) e proseguì alternando l'attività teatrale, prevalente, con quella cinematografica. Fu tra l'altro in un paio di occasioni a fianco di Angelo Musco: ma in genere svolse un lavoro di oscura routine. Seppe infine valorizzarlo, nel 1963, Federico Fellini in Otto e mezzo e soprattutto, nel 1965, in Giulietta degli spiriti. Pisu aveva anche realizzato, nel 1953-54, due film in qualità di regista, ma si trattò di opere scarsamente rilevanti (La brigata della speranza, La grande avventura). Tra i film: Mio figlio professore (1946) di Renato Castellani; Il vedovo allegro (1949) di Mario Mattoli; Io sono il Capataz (1950) di Giorgio Simonelli; Totò all'inferno (1955) di Camillo Mastrocinque; Primo amore (1958) di Mario Camerini; Mariti a congresso (1961) di Luigi Filippo D'Amico; Anni ruggenti (1962) di Luigi Zampa; I compagni (1963) di Mario Monicelli.


Mimmo Poli

Nome: Domenico Poli
Data nascita: 11 Aprile 1920 (Ariete), Roma (Italia)
Data morte: 4 Aprile 1986 (66 anni), Roma (Italia)
Una filmografia sterminata (più di 120 film), una faccia che potrebbe con impassibile orgoglio posare sul busto di un senatore romano, amata tanto da Totò quanto da Federico Fellini. Compare ovunque, dove serve un barista, uno scaricatore, un detenuto, dai film del Monnezza a quelli di Bernardo Bertolucci. Una presenza costante, tanto familiare quanto fugace, sul grande schermo deI cinema italiano tra gli anni Cinquanta e la fine degli Ottanta. Tra i film: Il cappotto (1952) di Alberto Lattuada; Totò a colori (1952) di Steno; Stazione Termini (1953) di Vittorio De Sica; Il tesoro dell'Africa (Beat the Devil, 1953) di John Huston; Le notti di Cabiria (1956) di Federico Fellini; Poveri ma belli (1956) di Dino Risi; Arrangiatevi! (1959) di Mauro Bolognini: Totò, Peppino e la dolce vita (1961) di Sergio Corbucci; Vanina Vanini (1961) di Roberto Rossellini; Il monaco di Monza (1963) di Corbucci.


Gianni Agus

Data nascita: 17 Agosto 1917 (Leone), Cagliari (Italia)
Data morte: 4 Marzo 1994 (76 anni), Roma (Italia)
Dopo gli inizi nel teatro di prosa con Elsa Merlini e, per cinque anni, con Ruggero Ruggeri, passò al teatro di rivista con Michele Galdieri e lavorò con Totò, Anna Magnani e Wanda Osiris. Con la “Wandissima” prese parte a numerose riviste, fra cui Si stava meglio domani (1946-47), Domani è sempre domenica (1947-48), Grand Hotel (1948-49), Sogni di una notte di questa estate (1949-50), Gran Baldoria (1952-53). Nella stagione 1954-55 partecipò alla commedia musicale di Garinei e Giovannini Giove in doppiopetto, accanto a Carlo Dapporto e Delia Scala. In seguito passò in televisione, dove prese parte a numerose trasmissioni di successo, dove affiancò quasi sempre personaggi di spicco. Lo si ricordi accanto a Peppino De Filippo, che vestiva i panni di “Pappagone”, nella trasmissione musicale Scala reale (1966), o nel varietà Giandomenico Fracchia (1975), nei panni del tremendo capoufficio di Fracchia (Paolo Villaggio). Nel 1958, l'anno della vittoria di Domenico Modugno, presentò il Festival di Sanremo, affiancato dall'annunciatrice televisiva Fulvia Colombo. Fu anche apprezzato attore cinematografico in numerose commedie leggere, spesso accanto a Totò ( Figaro qua, Figaro là, 1950; Adamo ed Eva, 1950; Ci troviamo in galleria, 1953; I due marescialli, 1961; Totò e Cleopatra, 1963; Le motorizzate, 1963). Nel 1961 si distinse nel film di Luciano Salce, Il federale, interpretato da Ugo Tognazzi. Concluse la sua carriera da dove era partito, nella prosa: da ricordare il ruolo di Tiger Brown in L'opera da tre soldi di Bertolt Brecht al Piccolo Teatro, diretta da Giorgio Strehler, nella riedizione, del 1973 e quello di Lamberto Laudesi in Così è (se vi pare)di Luigi Pirandello diretto da Giancarlo Sepe nel 1983. Aveva conosciuto e sposato nel 1952, la soubrette austriaca Lilo Weibel, avendone un figlio, Davide, nel 1959. Vero “signore” del palcoscenico, Gianni Agus è stato sicuramente la “spalla ideale” di tutti i comici, e nella sua lunga carriera si è dimostrato un artista eclettico e versatile, capace di passare dal teatro serio di Ruggero Ruggeri al varietà, dal cinema alla televisione.


Franco Giacobini

Data nascita: 15 Marzo 1926 (Pesci), Roma (Italia)
Caratterista di buona tempra, non è utilizzato come meriterebbe né dal cinema né dal teatro, che comunque gli offre alcune occasioni certo migliori di quanto ha fatto il grande schermo. Produttori e registi lo adoperano sempre come attore di supporto, talvolta in minuscole parti, sfruttando le sue potenziali doti brillanti in personaggi di poco spessore: amici invadenti, militari isterici, commendatori idioti, medici inesperti, poliziotti ottusi e via dicendo. Dal suo debutto nei primi anni Cinquanta, dopo aver frequentato la facoltà di giurisprudenza – abbandonata per seguire i corsi dell’Accademia d’Arte Drammatica negli anni 1946-1948, in cui consegue il diploma d’attore in un memorabile saggio con la rappresentazione di Giovanna di Lorena di Anderson diretta da Luciano Lucignani – dimostra subito eccellenti doti di disinvoltura non disgiunti da una certa carica di simpatia. Debutta subito nel teatro di prosa con il Piccolo Teatro della Città di Roma diretto da Orazio Costa, interpretando un ruolo di rilievo nella messa in scena del capovaloro pirandelliano Sei personaggi in cerca d’autore (1949). Prende parte a moltissimi spettacoli teatrali di prosa e di rivista, nel 1959 recita accanto a Vivi Gioi in Girotondo messo in scena da Lucignani, e nel 1960 è uno dei numerosi interpreti della Compagnia Popolare di Vittorio Gassman apparendo nell’ Adelchi del Manzoni. Poi, sempre con Gassman, sostiene due ottimi ruoli ne Il trasloco su testi di vari autori e O Cesare o nessuno (1974), elaborazione drammatica ispirata al celebre attore Edmund Kean, scritta e diretta dallo stesso Gassman. Potrebbe diventare un’eccellente spalla di qualche attore comico in voga, come lo sono Mario Castellani, Carlo Rizzo e Raimondo Vianello rispettivamente per Totò, Macario e Tognazzi. Invece, mal utilizzato, rimane una maschera non pienamente sfruttata. Nel 1966 è uno dei comprimari accanto a Carlo Dapporto nella commedia musicale L’onorevole (1965) di Scarnicci e Tarabusi. Attivo anche in televisione, appare in commedie come Il cadetto Winslow (1954) da Rattigan per la regia di Franco Enriquez e Un uomo sull’acqua (1955) di Enrico Bassano diretto da Mario Ferrero, e nello sceneggiato Resurrezione (1965) diretto da Franco Enriquez.


Gianni Baghino

Data nascita: 25 Giugno 1919 (Cancro), Carloforte (Italia)
Data morte: 23 Aprile 1995 (75 anni), Carloforte (Italia)
Bruno, di media statura, fisico possente, sguardo torvo e accigliato, inizia la carriera cinematografica nel dopoguerra come generico e figurante senza riuscire mai veramente ad ottenere ruoli corposi che lo facciano uscire dall’anonimato, nonostante una certa disinvoltura accompagnata da una discreta fotogenia, che gli permettono comunque di essere molto richiesto da produttori e registi anche importanti. Baghino diventa in breve tempo uno dei figuranti più quotati, l’ideale per impersonare ruoli più svariati in film di genere, dal poliziotto al brigantello, dal “pappone” alla guardia notturna, dal militare al delinquentello di borgata, dal contrabbandiere al contadino. Tutta una serie di figurine tratteggiate con serietà ma purtroppo non così incisive da farlo giungere al rango di buon caratterista. Ignoto ai più, spesso senza il proprio nome nei titoli di testa e di coda, è un attore che si adatta a fare di tutto pur di restare nell’ambito del settore, persino la controfigura al grande Paul Muni nel film italo-britannico Imbarco a mezzanotte (Stranger on the Prowl) diretto nel 1952 da Joseph Losey ma distribuito in Italia come diretto da Andrea Forzano. La filmografia del Baghino è comunque ricca di titoli di film che spaziano dall’avventuroso al poliziesco all’italiana, dalla commedia brillante al drammatico d’autore, dal peplum al melodramma romantico. Nel 1979 ha fatto parte del cast del lungo sceneggiato televisivo Cinema!!! diretto da Pupi Avati.


Linda Sini

Data nascita: 3 Febbraio 1926 (Acquario), Rocciolato (Italia)
Bruna, bella, formosa, di nobili origini (è infatti contessa di Venosa), dopo essersi laureata in lettere si dedica al cinema, ottenendo giusti riconoscimenti anche senza giungere al rango di protagonista, se si eccettua Cronaca di un delitto (1952), ingiustamente dimenticato, e qualche altro film di fattura puramente commerciale. La Sini è invece l’ideale seconda donna, ottima per ruoli da amica, segretaria, vicina di casa, moglie trascurata, amante sensuale, etc… Eppure, sebbene richiesta da registi come Visconti, Risi, Mastrocinque, Zampa, Ferreri e anche stranieri come Losey e Lang, stranamente rimane incatenata ai ruoli di supporto, senza accedere mai ad una vera e propria notorietà pur dimostrando buone doti drammatiche. Attrice duttile e preparata, recita al Teatro Stabile di Palermo e in rivista accanto a Rascel nella commedia musicale di Garinei & Giovannini Alvaro piuttosto corsaro (1953). Non trascura neanche la televisione, dove si costruisce una carriera più che decorosa e soddisfacente con molte partecipazioni al suo attivo. Linda Sini si fa apprezzare in originali TV come Delitto smarrito… cercasi (1960) di Morandi, che la dirige anche nell’episodio Tutti contro Clay (1961), della serie Giallo club e in Lo stagno del diavolo (1965); appare in Una bionda di troppo (1965) diretto da Mastrocinque, per la serie Le avventure di Laura Storm. Nel 1966 fa parte del numeroso cast dello sceneggiato Quinta colonna di Cottafavi; quindi appare nell’episodio Soltanto una voce (1967), diretto da Leonardo Cortese per Sheridan, squadra omicidi; in Diritto di cronaca (1969), diretto da Vittorio Sala per la serie Storie italiane; in L’incidente (1971), diretto da Perelli per la serie Allo specchio. Negli anni Settanta e Ottanta, Linda Sini prende parte a sceneggiati quali Joe Petrosino (1972) di D’Anza, che la dirige anche in L’ultimo aereo per Venezia (1977); Nero su nero di Guardamagna e Il delitto Paternò di Calderone, entrambi nel 1978; Il ’98 di Bolchi (1979); Giacinta (1980) di Calderone; La brace dei Biassoli (1981) di Fago; Una tranquilla coppia di killer (1982) di Gianfranco Albano. Recita anche in vari episodi come La fine dei Green (1974), diretto da Marco Leto per la serie Philo Vance; La polizia non deve essere avvertita (1976) di Majano, per la serie Qui squadra mobile; La sfida (1977) di Giacomo Colli, per La mossa del cavallo; Sangue di coniglio (1979) di Landi, per La vedova e il piedipiatti; Lorenza (1981) di Paolo Poeti per Le milanesi. Nel 1965, sempre in TV, appare anche nella commedia di Scarnicci e Tarabusi I papà nascono negli armadi, accanto a Nino Taranto e Angela Luce, diretta da Eros Macchi


Lando Buzzanca

Nome: Gerlando Buzzanca
Data nascita: 25 Settembre 1935 (Bilancia), Palermo (Italia)
Tolti gli innumerevoli titoli di serie B, tipici del genere della commedia sexy (Il merlo maschio, Il pupazzo, Puro siccome un angelo papà mi fece monaco… di Monza solo per citarne alcuni), di Lando Buzzanca, ahimé, rimane ben poco. Da giovane emergente siciliano a volto molto noto al grande pubblico italiano, non è stato facile. Ma ci è riuscito. Una fama esplosiva, supportata da una bellezza maschia non trascurabile: mascella prominente, sguardo vispo, bel sorriso e naso particolarmente importante. Con baffi o meno, ha saputo rappresentare quelle che erano le frustrazioni sessuali dell'uomo comune nei confronti del gentil sesso, del matrimonio e, perché no, anche della borghesia di allora. Disgraziatamente, con il declino della commedia erotica, muore anche il suo mito, condannandolo a un brusco salto all'indietro professionale. Ma con l'arrivo del nuovo Millennio e una rivalutazione di quei "filmacci" di serie B, Buzzanca torna da noi, invecchiato certo, ma sempre con la stessa mascella prominente, lo stesso sguardo vispo, lo stesso bel sorriso e quel naso particolarmente importante che forse, ancora oggi, affascina qualche signora italiana. Dopo aver completato l'istruzione obbligatoria nella sua Palermo, emigra nella Capitale in cerca di fortuna. Ha solo 16 anni ed è già sposato con Lucia, che sarà la madre dei suoi due figli. Dopo alcuni lavoretti precari, si spinge a intraprendere la carriera di attore: il suo più grande sogno. Il debutto cinematografico è inizialmente come comparsa. Appare infatti nel kolossal Ben Hur (1959), il capolavoro di William Wyler con Charlton Heston e Sam Jaffe, dove interpreterà un ebreo nel deserto compagno di prigionia del protagonista. Gli porta fortuna. Dal 1961, comincia a lavorare nel piccolo schermo prendendo parte a due sceneggiati di Vittorio Cottafavi: La trincea (1961) e Il mondo è una prigione (1962). Passa poi a ruoli (sempre di secondo piano) in film comici come Totò di notte n.1 (1962), per l'appunto con Totò. Sarà Pietro Germi a vedere in questo magro ragazzo siciliano dal naso pronunciato e dall'aspetto titubante un attore degno di lode. Non per niente lo sceglie per recitare accanto a Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli in Divorzio all'italiana (1962), dove offre una delle sue migliori interpretazioni come caratterista, in pieno accordo con l'humour nero dell'autore e con la narrazione di un'Italia grottesca e amara (e buffona!). Tanto sarà il successo che Germi replicherà parzialmente il cast affiancandolo ancora una volta alla Sandrelli in Sedotta e abbandonata (1964). Nel frattempo, Buzzanca continua la gavetta, mettendosi al servizio di grandi autori come Elio Petri (I giorni contati, 1962, con Vittorio Caprioli), Dino Risi (I mostri, 1963, con Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi e Alberto Sordi) e Antonio Pietrangeli (La parmigiana, 1963), diventando anche la spalla di grandi e mitici attori come Amedeo Nazzari (Le monachine, 1963), Gino Cervi (La smania addosso, 1963) e la coppia Franco & Ciccio (I marziani hanno 12 mani o Cadavere per signora, entrambi del 1964). Acquista lentamente, ma con decisione i suoi spazi in una Cinecittà nel pieno della dolce vita, imponendosi, ancora per Pietrangeli e con Tognazzi, ne Il magnifico cornuto (1964). Fino a quando viene scelto per una serie di pellicole comiche che dovrebbero essere una parodia di James Bond, alias 007, stiamo parlando della saga cinematografica italiana di James Tont. Acquistata ormai la popolarità, Buzzanca è diretto da Nanni Loy nel film a episodi Made in Italy (1965) accanto a Peppino De Filippo, Anna Magnani e Aldo Fabrizi. Seguirà poi la pellicola di Franco Rossi Una rosa per tutti (1965) e un lungo sodalizio artistico con Bruno Corbucci. Le proposte aumentano ogni giorno di più: passa da Caccia alla volpe (1966) di Vittorio De Sica con Victor Mature e Peter Sellers al Don Giovanni in Sicilia (1967) di Alberto Lattuada (del quale è protagonista), fino a Le dolci signore (1967) con Vittorio Caprioli. Ma Lando Buzzanca sarebbe sicuramente rimasto un semplice caratterista o un attore di secondo piano se non fosse per la commedia sexy, genere cinematografico italiano di serie B all'interno del quale si impone per la graffiante "masculinità" e per la capacità di far ridere in contesti "libidici", denotati dalla troppa attività sessuale o, per suo contrario, dall'impotenza. Diventa protagonista di avventure di ogni tipo e per tutti i gusti, dal maggiordomo che ha delle relazioni con le sue padrone al marito che cerca disperatamente un erede anche a costo di rendere moralmente giusto il suo tradimento alla consorte disperata e affranta. Pasquale Festa Campanile, Marco Vicario, Steno, Luciano Salce, Gianni Grimaldi e Luigi Filippo D'Amico diventano i suoi autori, mentre Barbara Bouchet, Laura Antonelli, Sylva Koscina, Rossana Podestà, Agostina Belli e Femi Benussi le sue compagne di set. Tanta diviene la sua fama che, negli Anni Settanta, il disegnatore di fumetti Leone Cimpellin delinea il personaggio di Jonny Logan proprio con le sue fattezze. Ma Buzzanca non si risparmia e sceglie anche la strada del teatro serio, riscuotendo un notevole successo con la commedia musicale "Il cenerentolo" (1969) e con "Signore e signora" (1970), accanto a Delia Scala, che poi riproporranno anche in televisione (lavorando anche nel telefilm Quel negozio di Piazza Navona, 1969). Con Barbara Steele ne Fermate il mondo… voglio scendere! (1970), con Caprioli ne Io e lui (1973) e con Ciccio Ingrassia ne Il cav. Costante Nicosia demoniaco, ovvero: Dracula in Brianza(1975), delinea una filmografia davvero cospicua di titoli più o meno cult e più o meno d'autore. Ma, con la fine degli Anni Settanta e il tramonto del genere commedia sexy, la carriera di Buzzanca ha un brusco declino. A nessuno interessa più vedere un uomo che si eccita fotografando la moglie come un oggetto (inviperendo fra l'altro le femministe dell'epoca), nessuno vuole sapere perché un tempo le donne avevano la coda e come la persero. Ritorna sporadicamente al cinema, facendo un passo indietro e tornando fra le fila degli attore di secondo piano, per esempio accanto alla Sandrelli ne Secondo Ponzio Pilato (1988). E fugge in teatro, dopo un lungo periodo di eclisse, con "La scuola delle mogli" di Molière (1990), "La cena delle beffe" (1991) e "Liolà" (1994). Assieme al grande Gassman ne Tutti gli anni una volta all'anno (1994) e nel film tv Cornetti al miele (1999), arriva a rifiutare la parte del burattinaio dal cuore d'oro Mangiafuoco nel Pinocchio di Roberto Benigni, perché pretendeva che il suo nome fosse nei titoli iniziali del film, preceduto da una "e" che indicasse la grande guest star. Non era dello stesso avviso l'autore che infatti lo scartò. Recentemente rinato artisticamente, recita il ruolo di protagonista nella fiction Mio figlio (2005), dove interpreta la parte di un padre che scopre l'omosessualità del figlio, nonché quelli di Don Ippolito ne La Baronessa di Carini (2007) e quelli di Pietro di Bernardone, padre di San Francesco D'Assisi ne Chiara e Francesco (2007), tornando al cinema con I vicerè (2006) di Roberto Faenza.


Gianni Morandi

Nome: Gian Luigi Morandi
Data nascita: 11 Dicembre 1944 (Sagittario), Monghidoro (Italia)
Da piccolo cantava nelle balere di periferia. Poi qualcuno lo nota, e dopo un provino entra alla RCA. Negli anni Sessanta è all'apice del successo: Fatti mandare dalla mamma, Non son degno di te, La fisarmonica. Dopo alcuni anni bui, torna al successo con La mia nemica amatissima (Sanremo 1983). Recita in alcuni sceneggiati televisivi di successo come La voglia di vincere, pubblica album vendutissimi come Uno su mille. Nel '91 ha presentato, su Canale 5, il programma per i festeggiamenti del quarantennale di Sorrisi. Alla rinnovata popolarità come cantante si sono aggiunte altre prove di attore per la tv come in Fuga per la vita(1992), La voce del cuore (1995) e La forza dell'amore (1998). Nel 1999, su Rai Uno ha dato vita a un programma rievocativo della sua carriera musicale, C'era un ragazzo che come me. Nel 2000 partecipa al Festival di Sanremo classificandosi al terzo posto. Nel 2002, sempre per Rai Uno conduce, insieme a Lorella Cuccarini e Paola Cortellesi, Uno di Noi, varietà del sabato sera. Nel 2006 ha presentato Non Facciamoci prendere dal panico in onda in prima serata su Raduno.

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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