Uccellacci e uccellini

[ Totò e Ninetto Davoli] [Totò ]

[ Totò e Ninetto Davoli ] [Totò e Ninetto Davoli]

[ Totò e Ninetto Davoli] [Totò ]

[ Totò ] [Ninetto Davoli]

Videoclip titoli di testa

Regia : Pier Paolo Pasolini
Soggetto : Pier Paolo Pasolini
Sceneggiatura : Pier Paolo Pasolini
Fotografia : Mario Bernardo,Tonino Delli Colli
Scenografia : Luigi Scaccianoce
Musica : Ennio Morricone
Montaggio : Nino Baragli
Aiuto regia : Sergio Citti
Direttore produzione : Fernando Franchi
Produzione : Alfredo Bini per Arco Film,Roma
Durata: 88 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( Innocenti Totò / Frate Ciccillo )
Ninetto Davoli( Innocenti Ninetto / Frate Ninetto)
Femi Benussi( Luna,la prostituta )
Rossana Di Rocco( l'amica di Ninetto )
Lena Lin Solaro( Urganda,la sconosciuta )
Rosina Moroni( la contadina )
Renato Capogna( uno zoticone medioevale)
Pietro Davoli( un'altro zoticone medioevale )
Umberto Bevilacqua( altro zoticone medioevale )
Riccardo Redi( l'ingegnere )
Francesco Leonetti( la voce del corvo )
Gabriele Baldini( il dantista dentista )

Altri interpreti :
Lina D'Amico, Renato Montalbano, Cesare Gelli,
Vittorio La Paglia, Alfredo Leggi, Mario Pennisi,
Flaminia Siciliano, Fides Stagni,
Giovanni Tarallo,Vittorio Vittori

              

  


Totò al circo

Si tratta de " L'aigle " ultimo episodio di " Uccellacci e uccellini " denominato poi " Totò al circo ". Sembra che il regista, Pasolini, una volta registrato le scene non riesca a decidere quale collocazione dare alle sequenze all'interno del film, monta rimonta poi spinto anche dalle richieste del produttore ne decide l'eliminazione. Le sequenze vedono il domatore francese monsieur Courneau (Totò) nel tentativo di domare, di civilizzare un uccello, un'aquila appunto, tentativo inutile e anzi il domatore viene soggiogato, irretito dall'uccello e si trasforma egli stesso in un volatile.

Soggetto

Totò e Ninetto,padre e figlio,vagabondando senza meta s'imbattono in un corvo parlante che narra loro un apologo del '200:fra' Ciccilo e fra' Ninetto predicano il Vangelo agli uccellini ma con difficoltà riescono a farsi capire dai falchi e dai passeri,che alla prima occasione si ghermiscono fra loro.San Francesco invita i desolati frati a ricominciare da capo.Al termine dell'apologo Totò e Ninetto si comportano sia da falchi che da passeri e alla fine finiscono col mangiarsi il corvo sapiente.

Critica e curiosità

Con questo film Totò riceve una menzione speciale a Cannes per la sua intepretazione , e alcuni mesi dopo il sindacato dei giornalisti cinematografici gli assegna il nastro d'argento come migliore attore protagonista ; inutile dire che al successo di critica non ebbe corrispondenza il successo commerciale . Una curiosità : la produzione fu costetta a cambiare pià volte il corvo , ogni volta l'animale tentava di cavare gli occhi di Totò , alla fine si decise di usare un corvo cresciuto in cattività e le scene riprese con la gabbia nascosta dietro la macchina da presa cosi che l'animale una volta appoggiato a terra cominciava a camminare per raggiungere la gabbia .
Scriveva Enzo Biagi : " [..] Pasolini ricorda spesso certe trovate di Chaplin ( il costume di Totò , e la ragazzina vestita da angelo ,che compare alle finestre della casa in costruzione , quelle danze improvvise e felici nella campagna deserta ) e ha bene in mente certe immagini di Rossellini , dello sfortunato Giullare di Dio [..] Il resto è un miscuglio di elementi estranei che raramente si fondono [..] i vecchi lazzi di Totò , che non rinnova il suo repertorio , e che si trascina stanco e incosciente in una vicenda che non lo riguarda [..] " .
E Alberto Moravia : " [..] Uccellacci e uccellini contiene alcune tra le cose più belle di Pasolini [..]. Quello che Pasolini non era riuscito a fare con Anna Magnani in Mamma Roma , cioè inserire il mondo dell'attore in quello del regista , qui gli è riuscito perfettamente con Totò che nella parte del padre ci ha dato una delle sue migliori interpretazioni [..]" .
Alberico Sala : " [..] Totò è straordinario : il film si giustificherebbe anche solo per la sua presenza , in un ruolo arduo , bilicato tra favola e realtà , e che consente al grande attore d'impegnare tutte le virtù della sua maturità [..] " .
Filippo Sacchi : " [..] Totò è unico . Non vedo nessun altro nel cinema , l'italiano e l'altro , capace di reggere a quel modo , dico con quella fusione di pietà e di ridicolo , la mistica caricatura di Frate Ciccilo [..] " .
Mario Verdone : " [..] La grande trovata è di affidare a Totò il ruolo del frate Ciccillo [..] " .

Sul set di Uccellacci e uccellini


Ninetto Davoli

Nome: Giovanni Davoli
Altri nomi: Ninetto
Data nascita: 11 Ottobre 1948 (Bilancia), San Pietro a Maida (Italia)
Un ragazzo tosto trasformato in un interprete sensibile e in un eroe che ha popolato pellicole ricche di poesia e sempre pronte a prendere a pugni gli avversari borghesi. Non è inspiegabile che un ragazzo di strada come Ninetto Davoli sia diventato, improvvisamente, uno degli attori italiani più amati e utilizzati da uno dei grandi registi di casa nostra. Il buon Pasolini, in effetti, aveva visto bene in questo giovane, nella sua simpatia, nel suo sorriso, in quel suo essere così vivo e luminoso. Qualcosa nei suoi occhi, nella sua fisicità o nella sua voce era un messaggio di speranza e d'amore. Ninetto Davoli è, per cui, uno degli ultimi messaggeri del cinema di un genio. Esordisce come attore nel 1954, quando Luigi Zampa lo sceglie per una piccola parte ne La romana, pellicola drammatica con Gina Lollobrigida, ma il vero esordio nella cinematografia italiana avviene grazie all'incontro, a 15 anni, con il suo pigmalione, il regista e scrittore Pier Paolo Pasolini che lo dirigerà in ben nove film. Davoli, con quella sua semplicità e quella naturalezza un po' svagata, ben si adatta a una galleria di personaggi pasolinani che entreranno nella storia del cinema. Ma forse è meglio lasciare a Davoli stesso la descrizione della genesi di uno dei più incredibili sodalizi della nostra settima arte degli anni Sessanta/Settanta: «Per me, il cinema era Charlot, Stanlio e Ollio, Totò… e io andavo a vederli con gli amici. Poi un giorno, Pier Paolo mi ha chiesto se volevo fare un film con lui. Mi conosceva, sapeva che ero timido e allora per convincermi mi disse che mi avrebbero dato qualcosa. All'epoca c'era la fame, e gli risposi: "E quanto mi danno?". E lui: "Non so… Uno… Due milioni". "Due milioni?!? Che..!?! E con chi dovrei lavorare?". "Con Totò". "Ma Totò quello del cinema? E mi pagano per lavorare con Totò?"». Convinto dall'intellettuale comunista, Davoli appare ne Il vangelo secondo Matteo (1964), successivamente seguito da capolavori come Uccellacci e uccellini(1966), Edipo Re (1967), Le streghe (1967), Teorema (1968), Capriccio all'italiana (1968), Amore e rabbia (1969), Porcile (1969), Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1973) e infine ne Il fiore delle mille e una notte (1974). In brevissimo tempo, l'amicizia diventa qualcosa di più. Lui e Pasolini sono come fratelli, condividono un profondissimo affetto l'uno per l'altro e un'immensa passione per il cinema. Pasolini gli ha aperto un varco, vincendo le sue incertezze e le sue esitazioni, spronandolo a dare sempre il meglio sul set. Sempre secondo Davoli, è come se gli avesse detto "Niné, questa è la vita, vai!". Ma gli anni Settanta, non sono fatti solo di Pier Paolo Pasolini e Davoli, con un corpo gagliardo e maschio, trova posto anche nella commedia sexy italiana, recitando accanto a Giuliano Gemma ne Il maschio ruspante (1972), Maria Rosa la guardona (1973), Spogliamoci così senza pudor… (1977) e La liceale seduce i professori(1979). Fortunatamente, la vicinanza con Pasolini lo mette in buona luce con altri registi come Carlo Lizzani che lo vorrà in Requiescant (1966) o Bernardo Bertolucci che lo inserirà accanto a Stefania Sandrelli in Partner (1968). Ottimo è il rapporto con Franco e Sergio Citti: reciterà con il primo e sarà diretto dal secondo in Ostia (1970), Storie scellerate (1973), Casotto (1977) e Il minestrone (1981). La filmografia di Davoli si arricchisce di titoli come che vanno dai più popolari come Er più – Storia d'amore e di coltello (1971) di Sergio Corbucci a pellicole più intellettuali come La tosca (1973). Poi la catastrofe: nel 1975, Pasolini viene ucciso. Oltre al dolore profondo che Davoli prova, inizia lento, ma inesorabile il declino della sua carriera. Senza Pasolini, si sente perso. L'Agnese va a morire (1976) di Giuliano Montaldo, Buone notizie (1979) di Elio Petri e Il cappotto di Astrakan (1980) di Marco Vicari sono le ultime pellicole che interpreta. Lavorerà anche all'estero, diretto da Miklòs Jancsò ne Il cuore del tiranno (1981) e, dopo Il conte Tacchia (1982) ancora per Corbucci e Animali metropolitani (1987) di Steno, si farà attore televisivo in mediocri miniserie. L'unica apparizione cinematografica degli anni Novanta è per l'amico di sempre, Sergio Citti che lo vuole nel film I magi randagi (1996), poi una piccola parte nella serie tv L'avvocato Porta (1997) con Gigi Proietti e l'Oblio. Nonostante questo, la personalità artistica di Ninetto Davoli vive ancora, tanto che l'amministrazione comunale del suo paese gli conferisce la cittadinanza onoraria. Torna a recitare nel 2006, sotto la regia di Eugenio Cappuccio in Uno su due con Fabio Volo.


Femi Benussi

Nome: Eufemia Benussi
Data nascita: 4 Marzo 1945 (Pesci), Rovigno (Croazia)
Femi Benussi si è conquistata negli anni il titolo di attrice più spogliata del cinema italiano, perché la naturalezza con la quale si è sempre mostrata nuda e protagonista di audaci scene erotiche (etero ma pure lesbo) non ha avuto uguali in altre sue colleghe. Difficile è stato vederla protagonista assoluta di una pellicola, il suo ruolo era quello della comprimaria, della spalla nuda dell'attrice principale. Un destino simile a quello di Orchidea De Santis (anche lei una che si spogliava con naturalezza) che ha condiviso con la Benussi il ruolo di reginetta del decamerotico. […] Femi Benussi è slava e il suo vero nome è Eufemia, ma se lo cambia presto perché è davvero poco cinematografico. Nasce a Rovigno d'Istria il 4 marzo del 1945, si diploma e si iscrive all'Università dove vuole laurearsi in lettere e filosofia per entrare nel mondo della scuola, ma non termina gli studi. Il cinema le sarà di aiuto negli anni Settanta quando scoppierà la moda delle pellicole scolastiche che la riporteranno verso un'antica passione. Una delusione d'amore la fa scappare a Roma da una zia ed è qui che conosce qualcuno del mondo del cinema che la introduce sui set. La sua bellezza mediterranea non poteva passare inosservata: capelli lunghi e neri, sguardo malizioso, occhi azzurro intenso, corpo da maggiorata. Femi Benussi era proprio il tipo di attrice che serviva al cinema di fine anni Sessanta. Lasciamo stare se lei stessa era la prima a essere delusa dal cinema italiano che non concedeva scelte alle attrici. "Se vogliamo lavorare, dobbiamo accettare le proposte dei produttori. Ci vogliono svestite e disponibili, se una donna è bella le chiedono soltanto quello" diceva. Va da sé che lei lo sapeva fare molto bene e con grande naturalezza e univa alla bellezza una notevole capacità recitativa fatta di ironia e sensualità. Era una donna di sinistra la Femi Benussi prima maniera, forse perché veniva da un paese socialista come la Jugoslavia. "Sono per il cinema di stato" affermava "non è giusto che poche persone guadagnino somme favolose mentre la maggior parte degli attori e cineasti tirano la carretta". All'apice del successo con la commedia erotica invece aveva cambiato idea sul ruolo della donna o nel cinema: "Più la donna è oggetto, più è arbitra del suo destino. Più è oggetto e più riesce a vincere la sua battaglia nei confronti dell'uomo, a sottometterlo e ad aprirsi qualsiasi strada nella vita". Il debutto di Femi Benussi avviene a soli diciannove anni con una particina ne Il boia scarlatto di Massimo Pupillo (1964) che per l'occasione si fa chiamare Max Hunter. […] La recitazione è la vera palla al piede di questo film che definire "trash" non rende bene l'idea. La sola attrice che se la cava davvero è la debuttante Femi che si impone subito all'attenzione del mondo cinematografico. Pasquale Festa Campanile la nota e la vuole nel cast di Una vergine per il principe (1965), film in costume ambientato nel 1585. […] Nel 1966 viene inserita nel cast di Uccellacci e uccellini di Pier Paolo Pasolini, unica incursione della bella slava nel cinema d'autore. […] [Gli anni seguenti segnano il fulcro della carriera della Benussi che lavora molto e in pellicole di diverso genere, tutte accomunate dalla scarsità di vesti indossate.] L'ultimo suo film è Il viziaccio - Si accomodi signora … questo letto è mio ancora di Mario Landi (1979). Un erotico mai visto e poco distribuito che ha lo stesso cast del precedente e che adesso si ricorda solo perché Femi Benussi, dopo una lunga carriera di starlet bellissima e conturbante, alla ancor giovane età di trentacinque anni abbandona le scene di un cinema italiano di genere ormai in piena agonia.


Rossana Di Rocco

La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Uccellacci e uccellini (1966) di Pier Paolo Pasolini dove ha interpretato la parte di L'amica di Ninetto. Nel 1963 ha inoltre lavorato con Jean-Luc Godard, Roberto Rossellini, Ugo Gregoretti, Pier Paolo Pasolini per la realizzazione del film Ro.Go.Pa.G. dove ha interpretato la parte di La figlia di Stracci ("La ricotta").


Riccardo Redi

La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Uccellacci e uccellini (1966) di Pier Paolo Pasolini dove ha interpretato la parte di l'ingegnere.

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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