Yvonne la Nuit

[Totò,Olga Villi e Frank Latimore]

[Totò il Bel Ciccillo] [Olga Villi]

[Totò] [Olga Villi e Frank Latimore]

[Eduardo De Filippo] [Totò e Olga Villi]

Videoclip titoli di testa

Regia : Giuseppe Amato
Soggetto : Fabrizio Sarazani
Sceneggiatura : Fabrizio Sarazani, Oreste Biancoli, Giuseppe Amato
Fotografia : Mario Craveri
Scenografia : Gastone Medin
Musica : Pasquale Frastaci
Costumi : Mario Vigolo, Lemi e De Luca
Montaggio : Maria Rosada
Aiuto regia : Amleto Pannocchia
Direttore produzione : Teofilo N. Mariani
Produzione : Rizzoli-Amato, Roma
Durata: 97 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( Nino, il fantasista )
Olga Villi( Nerina Comi, in arte Yvonne la Nuit)
Frank Latimore( il tenete Carlo Rutelli )
Giulio Stival( il conte Rutelli, suo padre )
Eduardo De Filippo( l'avvocato Rubini )
Gino Cervi( il colonnello Baretti )
Arnoldo Foà( il senatore )
John Strange( il maggiore Tremiti )
Ave Ninchi( sora Rudegarda)
Paola Veneroni( Rosetta)
Mario Riva( il ragazzo delle sigarette )
Angela Zanon( Menica, la cameriera )
Leopoldo Valentini( il maggiordomo )
Aristide Garbini( sor Filippo )
Agnese Dubbini( la spettatrice che ride )

Altri interpreti :
Giovanni Lovatelli, Gaio Visconti, Arturo Dominici,
Franco Tallarico, Desiderio Nobile, Cesare Fasulo

           

Soggetto

Il tenente Carlo ama Yvonne,che si esibisce al Trianon insieme al fantasista Nino,la donna e' incinta e il padre di Carlo lo diffida dallo sposarla.Allo scoppio della prima guerra mondiale Carlo parte,e anche Nino che prima di partire confessa il suo amore a Yvonne.Carlo muore e suo padre sottrae il figlio a Yvonne facendolo credere morto.Tornato Nino si unisce ad Yvonne,ormai ridotta in miseria, e insieme cantano nelle trattorie di Trastevere.In punto di morte il conte fa sapere ad Yvonne che il figlio e' vivo e sta in Inghilterra,ma la donna rinuncia a conoscerlo per nascondergli la sua decadenza .

Critica e curiosità

Il film fu girato nella primavera del 1949, negli studi di Cinecittà mentre gli esterni a Roma, Firenze e in Liguria. Titoli provvisori "Lei e lei", "Cronaca di una canzonettista", "Caffè concerto". la pellicola fu pensata e girata anche in prospettiva di una distribuzione in Usa e Gran Bretagna, il ruolo principale maschile fu infatti affidato a Frank Latimore. Secondo una prima stesura del copione alcune scene dovevano essere girate in Inghilterra. E' la prima volta che Totò si cimenta in un ruolo drammatica e sembra che addirittura dichiarò di non voler essere pagato ma i produttori Rizzoli e Amato riuscirono a fargli accettare una collana in oro e brillanti.
Film un po' anomalo che si discosta dalla produzione cinematografica di Totò , da ricordare tra l'altro il numero del Bel Ciccillo in cui Totò riprende una macchietta portata al successo anni prima da Gustavo De Marco.Non ottiene un buon successo di pubblico ma la critica si schiera a favore del Principe gradendo lo sforzo di rinnovamento dell'attore.

da Il Messaggero del 4 dicembre 1949
" [..] Il film è diretto con piacevole garbo [..] e ricrea con delizioso sapore l'atmosfera e il clima di quegli anni ormai così lontani. Olga Villi è una protagonista piena di grazia, assecondata brillantemente da Totò più che mai divertente [..] "

dal Corriere della sera del 30 novembre 1949
" [..] Totò [..] non compone soltanto un tipo comico; sa essere, pur sempre alla sua maniera, sentimentale e alla fine cerca, nella figura e nell'azione, di raggiungere note di rassegnata e umile bontà ".

da Il Lavoro Nuovo dell' 11 dicembre 1949
" [..] Vicenda patetica, idilliaca, raccontata con stile elementare ed immediato. Yvonne è Olga Villi: elegantissima nel primo tempo, stracciona e sdentata nel secondo. Nel complesso però fresca e gentile. [..] Nino è Totò: amaramente grottesco ".


Olga Villi

Nome: Olga Villani
Data nascita: 1 Gennaio 1922 (Capricorno), Suzzara (Italia)
Data morte: 1 Gennaio 1989 (67 anni), Rapallo (Italia)
Fascino incantevole e raffinato, grande classe e un singolare talento drammatico: questa era la grandissima Olga Villi, una delle migliori attrici del teatro italiano. Lavorò dapprima come indossatrice, per poi debuttare nel secondo dopoguerra nel teatro di rivista accanto a grandi nomi, come Erminio Macario, Anna Magnani e Nino Taranto. Ma fu grazie al teatro classico che ottenne un enorme e meritato successo. Fu il grande Luchino Visconti che le aprì la strada del grande palcoscenico con un piccolo ruolo ne La quinta colonna di Ernest Hemingway (1945). Subito dopo entrò nella compagnia di Rina Morelli e Paolo Stoppa interpretando grandi testi, come Antigone di Anouilh. Negli anni immediatamente successivi recitò con le migliori compagnie dell'epoca e si dedicò, ben presto, al teatro brillante. Va ricordata a proposito la sua interpretazione in Spirito Allegro di Noel Coward e in Tè e simpatia di Anderson, entrambe dirette da Luigi Squarzina nel 1955. In prime nozze, nel 1954, sposò il principe Raimondo Lanza di Travia, che si tolse la vita pochi mesi dopo il matrimonio. Si risposò nel 1962 con un industriale genovese e iniziò a lavorare meno. Nel 1966 fu al fianco di Marcello Mastroianni nella celebre commedia musicale Ciao Rudy, di Garinei e Giovannini. In seguito si ritirò per un certo tempo dalle scene, per ritornarvi nel 1984 con Zoo di vetro di Tennessee Williams, diretto da Giancarlo Sepe. Due anni dopo tornò a recitare al fianco del vecchio compagno di scene Ernesto Calindri in quella che è stata la sua ultima, commovente interpretazione: Sul lago dorato di Ernest Thompson, diretto Luigi Squarzina. Nel 1988 interpretò il film per la TV Signorinelle, storia di tre anziane signore che si incontrano il giorno di Natale e si lasciano andare al ricordo dei vecchi tempi. Si spense il 14 agosto 1989, all'età di sessantasette anni.


Frank Latimore

Data nascita: 28 Settembre 1925 (Bilancia), Darien (Connecticut - USA)
Data morte: 29 Novembre 1998 (73 anni), Londra (Gran Bretagna)
È certamente l’antesignano degli attori stranieri, soprattutto americani, che si è creato una onorevole e dignitosa carriera italiana, giungendo prima di tanti altri colleghi, quali Steve Reeves, Gordon Mitchell, Edmund Purdon etc., e trovando una buona affermazione in terra italica. Attore di buona preparazione teatrale, simpatico, estroverso, piuttosto bello ed elegante, inizia l’attività professionale a Hollywood ottenendo ruoli di discreta entità, fra i quali il migliore è certamente quello del giovane rampollo della buona borghesia di Chicago – sposato ad una dolce ragazza (Anne Baxter) – che muore con la figlia in un incidente causando la discesa nell’inferno della follia della sensibile moglie nel film Il filo del rasoio (The Razors’s Edge, 1946), diretto con grande competenza da Edmund Goulding. Un ruolo limitato, ma ricoperto con misura e professionalità. Verso la fine degli anni Quaranta l’arrivo in Italia, in occasione delle riprese del film Cagliostro, che lo vede interprete romantico e scattante, accanto ad un torvo Orson Welles e ad una tremula Nancy Guild. E in Italia il giovane Latimore rimarrà parecchio tempo, quel che basta per costruirsi una carriera molto produttiva ottenendo ruoli da protagonista in melodrammi o in film avventurosi dove si fa ammirare dalle sue numerose fan, per un sorriso beffardo e spavalda fisicità come in A fil di spada (1952) di Bragaglia dove impersona il baldanzoso nobile don Ruy, che combatte contro ingiustizie e oppressioni, o l’altrettanto intrepido Miguel de Cabanil in Capitan Fantasma (1953) di Primo Zeglio, in combutta con avventurieri disonesti. In alcune scene di acrobatici duelli, Frank Latimore ricorda per certi versi Errol Flynn o Tyrone Power, ovviamente in più modeste avventure. Sarebbe comunque irriconoscente non far presente che l’attore si è trovato a suo agio in romantici personaggi più moderni come lo sfortunato tenente di Yvonne la Nuit (1949) di Peppino Amato, il dolente aristocratico de La nemica (1952) di Giorgio Bianchi (accanto ad una superba Elisa Cegani), ma soprattutto è stato aderentissimo per egoistica indifferenza, sfottente sicurezza e torbida intensità a due personaggi chiave della sua carriera: Una donna ha ucciso (1951) di Cottafavi e Tre storie proibite (1952) di Genina. Con il passare degli anni, Latimore continua la sua avventura nel cinema italiano con incursioni anche in quello spagnolo, e concededonsi anche a qualche film hollywoodiano, ripetendo stancamente lo stereotipo dell’eroe delle sue prime apparizioni. È stato attivo sporadicamente anche in televisione.


Giulio Stival

Data nascita: 4 Marzo 1903 (Pesci), Venezia (Italia)
Data morte: 1 Aprile 1953 (50 anni), Novara (Italia)
Appassionato di teatro fino da ragazzo, organizzò nella sua città natale una filodrammatica della quale fu anche regista, divenendo poi attore professionista nel 1927, nella compagnia di Emma Gramatica. Da allora recitò di volta in volta con i migliori attori e capocomici degli anni Trenta e Quaranta, formando anche una propria compagnia, seppure per breve tempo. Attore di buone qualità, colto, preparato, dotato al tempo stesso di uno spiccato senso della misura e di un'intensità espressiva quasi viscerale, lavorò nel cinema solo marginalmente, senza trovare occasioni adatte per rivelare pienamente le sue doti. Interpretò infatti pochi film in parti di secondo piano, a partire dal 1937; da ricordare, nel primo dopoguerra, la parte da lui sostenuta in un film tratto da un racconto di Gogol, Il cappotto (1952, Alberto Lattuada), al fianco di uno straordinario Renato Rascel.


Eduardo De Filippo

Data nascita: 24 Maggio 1900 (Gemelli), Napoli (Italia)
Data morte: 31 Ottobre 1984 (84 anni), Roma (Italia)
Figlio naturale di Eduardo Scarpetta, cominciò, come il fratello Peppino e la sorella Titina, a recitare giovanissimo. Nel 1932 costituì con i fratelli una compagnia del Teatro Umoristico che fu subito acclamata in tutta Italia e durò fino al 1945. Cominciava a farsi conoscere anche come autore, con testi di una comicità amara e sostanzialmente tragica, come Sik-Sik l'artefice magico (1930), Natale in casa Cupiello (1931), Chi è cchiù felice 'e me (1932), Non ti pago! (1940), dove il dialetto non costituiva un limite al discorso drammaturgico. Passava intanto anche al cinema facendosi soprattutto ammirare ne Il cappello a tre punte (1934, di Mario Camerini). Nel 1945 si staccò dal fratello e costituì il Teatro di Eduardo, presentandovi le sue commedie più mature nelle quali, attraverso la lezione di Pirandello, l'autore si pone interrogativi inquietanti sulla condizione dell'uomo contemporaneo: Napoli milionaria (1945), Questi fantasmi!e Filumena Marturano (1946), Le voci di dentro (1948), Bene mio e core mio (1955), Sabato, domenica e lunedì (1959), Il sindaco del rione Sanità (1960), Gli esami non finiscono mai (1974), ecc… Poeta indiscusso, cantore della povertà, Eduardo possedeva le capacità di indagare i sentimenti degli umili decifrandoli con tratti densi di sfumature, in bilico tra farsa e tragedia. Un messaggio a tal punto universale da aver reso il suo teatro esportabile in Gran Bretagna come in Russia, nonostante fosse così decisamente influenzato dal dialetto. Di alcune delle sue commedie diresse e interpretò anche la versione cinematografica, con gusto neorealistico e risultati di rilievo specie per Napoli milionaria (1950) e Filumena Marturano (1951), cui seguì, nel 1953, Napoletani a Milano. Concluse la sua attività di scrittore traducendo in versi napoletani La tempesta di Shakespeare. Nel settembre 1981 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini lo nominò senatore a vita


Gino Cervi

Data nascita: 3 Maggio 1901 (Toro), Bologna (Italia)
Data morte: 3 Gennaio 1974 (72 anni), Grosseto (Italia)
Ha doppiato Laurence Olivier nei film shakespeariani, ha interpretato il condottiero Ettore Fieramosca, il sindaco Peppone, il commissario Maigret: così Gino Cervi ha consegnato il suo nome alla storia del cinema e della televisione. Figlio di Antonio, critico teatrale del”Resto del Carlino ", Dopo un breve intermezzo da filodrammatico, esordì nel 1924 come attor giovane ne La vergine folle di Bataille a fianco di Alda Borelli. Sempre come attor giovane, nel 1925 passò al Teatro d'Arte di Roma, il cui direttore era allora lo scrittore Luigi Pirandello. Dopo un decennio di intense esperienze, divenne primattore della compagnia Tofano-Maltagliati (1935-1937). Nel 1938 entrò a far parte della compagnia semistabile del Teatro Eliseo di Roma, di cui assunse la direzione nel 1939. Il suo stile, la sua voce profonda e suggestiva, la sua pronta comunicatività, lo resero uno dei più apprezzati interpreti di Goldoni, Sofocle, Dostoevskij e soprattutto di Shakespeare. Dal 1932 Cervi è passato quasi stabilmente al cinema, diventando uno dei divi più popolari grazie al regista Alessandro Blasetti, che lo diresse in Ettore Fieramosca (1938), Un'avventura di Salvator Rosa (1939), La corona di ferro (1941), Quattro passi tra le nuvole (1942), Fabiola (1948). Negli anni '50 e '60 fu il bonario interprete del sindaco Peppone nella fortunata serie di film su Don Camillo (personaggio creato da Giovanni Guareschi), al fianco di Fernandel nella parte dell'agguerrito prete ( Don Camillo, 1952; Don Camillo e l'onorevole Peppone, 1955; Don Camillo monsignore… ma non troppo, 1961, ecc…). Gino Cervi aveva una faccia bonaria, che trasmetteva simpatia, ma ha anche interpretato ruoli di cattivo, come il gerarca fascista de La lunga notte del '43 (1960). Una rinnovata notorietà gli venne dalla televisione con il primo ciclo degli episodi de Le inchieste del commissario Maigret, tratto dai romanzi dello scrittore francese, Georges Simenon. Un secondo ciclo andò in onda nel 1966, un terzo nel 1968; il commissario transalpino dal fiuto infallibile tornò sui teleschermi per l'ultima volta nel 1972 con l'episodio finale della lunga serie dal titolo Maigret in pensione. Il successo del personaggio fu tale che la serie venne trasmessa anche in Francia, dove il pubblico apprezzò soprattutto la mitezza casalinga del Maigret di Cervi. Fratello ladro fu la sua ultima fatica cinematografica, due anni prima della sua scomparsa. Versatile e comunicativo, Gino Cervi è tra gli attori italiani più noti e significativi per la serietà del suo lavoro e l'impegno costante dimostrato in quarant'anni di carriera.


Arnoldo Foà

Data nascita: 24 Gennaio 1916 (Acquario), Ferrara (Italia)
Siamo al capitolo secondo della sua vita, ma la strada è ancora lunga ed è tutta da scrivere. Per una persona come Arnoldo Foà poi, da sempre incastonato e attivo nella cultura italiana, con la stessa passione, lo stesso cuore e lo stesso occhio di sessant'anni fa, è tutto continuamente attuale e vivo. Classe 1916, romagnolo doc, di famiglia ebraica, si trasferisce con i genitori a Firenze, dove termina gli studi superiori, iscrivendosi poi alla scuola di recitazione del Rasi, sotto la guida di Raffaello Melani. A vent'anni abbandona gli studi di Economia e Commercio a Firenze per trasferirsi a Roma, dove frequenta per qualche tempo il Centro Sperimentale di Cinematografia. Disgraziatamente, nel 1938, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, Foà, in quanto ebreo, è costretto a lasciare i corsi di studio. Trova lavoro nel cinema, esordendo in Crispino e la comare (1938) di Vincenzo Sorelli, affiancando nella recitazione Silvana Jachino e Mario Pisu. Sarà poi presente nello storico Ettore Fieramosca (1938) di Alessandro Blasetti, che lo dirigerà anche in Un giorno nella vita (1948) e Altri tempi (1952). Riuscito a scampare ai rastrellamenti etnici e ai campi di sterminio, vivendo sotto il falso nome di Puccio Gamma e guadagnandosi il pane come “pompiere”, vale a dire come sostituto di attori malati nelle più famose compagnie dell'epoca (Cervi-Pagnani-Morelli-Stoppa, Ninchi-Barnabò, Adani-Cimara, Maltagliati-Cimara), verso la fine della guerra si rifugia a Napoli, dove viene assunto come capo-annunicatore alla Radio Alleata PWB, con il compito di comunicare a milioni di ascoltatori la mattina dell'8 settembre 1943, la firma dell'armistizio fra le forse armate alleate e quelle nemiche tedesche. Tornato a teatro, nel dopoguerra, viene diretto sul palco da Luchino Visconti e si unisce a numerose compagnie: Ferrati-Cortese-Scelzo, Ferrati-Cortese-Cimara, Stoppa-Morelli-Cervi, la Compagnia del Teatro Nazionale. Ciò contribuirà notevolmente alla sua ascesa verso la fama. Difficile dimenticarlo nell'adattamento di Shaw “La brava gente” (1945), “Delitto e castigo” o “La luna è tramontata”. Comincia a lavorare persino come doppiatore, utilizzando un nome d'arte. Sua è la voce di Anthony Quinn ne La strada (1954) di Federico Fellini. Contribuisce notevolmente anche alla nascita della Radio Rai (ex EIAR), partecipando a numerose trasmissioni con gli attori più importanti dell'epoca, mentre al cinema è diretto da Pietro Germi, Mario Camerini e soprattutto Mario Mattoli, anche se solo per piccoli ruoli. Sposato ben quattro volte e per ben tre volte divorziato, negli anni Cinquanta viene diretto da Riccardo Freda ne Il tradimento – Passato che uccide (1951) con Vittorio Gassman e Amedeo Nazzari. Poi la sua fama esplode anche all'estero: Joseph Losey lo dirige nel drammatico Imbarco a mezzanotte (1952) e Christian-Jaque in Lucrezia Borgia (1953). In Italia è uno dei pochi italiani (assieme ad Alida Valli) a recitare nel film di Mario Soldati La mano dello straniero (1953), mentre per Monicelli sarà un co-protagonista assieme a Totò e Anna Maria Ferrero del film comico Totò e Carolina (1954). Forte delle sue esperienze teatrali, viene scritturato al Piccolo di Milano dove interpreta “Giulio Cesare” (1953-54), mettendosi all'opera anche come regista teatrale con la commedia scritta da lui stesso “Signori, buonasera”. Spesso usato da Strehler, porterà sulla scena “La lanzichenecca” (1964-65), poi fonderà una sua compagnia interpretando: “Lazzaro”, “Paura di me”, “Ruy Blas”, “Zio Vanja” e “Golem”. Cinematograficamente parlando, la sua filmografia si arricchisce di registi internazionali come Orson Welles (Il processo, 1962), Richard Fleischer (Barabba, 1962), Edward Dmytryk (Cronache di un convento, 1962) e Tony Richardson (Il marinaio del “Gibilterra”, 1967). Celebre per le sue registrazioni di dizioni poetiche su vinile (e recentemente anche su cd) di Dante, Lucrezio, Carducci, Neruda, Leopardi e Garcia Lorca, contribuisce enormemente alla divulgazione delle opere di grandi autori spagnoli che all'epoca erano poco conosciuti in Italia. Importante il suo contributo televisivo dove recita in importanti sceneggiati come “Capitan Fracassa”, “Le cinque giornate di Milano”, “La freccia nera”, “L'isola del tesoro”, “Il giornalino di Gian burrasca”, “David Copperfield”, “Il cugino americano” e “Nostromo” (trasmesso con successo in tutto il mondo). Affianca Jean-Paul Belmondo e Alain Delon in Borsalino (1969) di Jacques Deray, poi passa a protagonista de Il sorriso del grande tentatore (1974) di Damiano Damiani con Glenda Jackson, mentre Vincent Minnelli lo dirigerà affianco alla figlia in Nina (1976). Negli anni Ottanta, si distingue per Cento giorni a Palermo (1983) di Giuseppe Ferrara, mentre negli anni Novanta è diretto da due attori passati alla regia: Luca Barbareschi in Ardena (1997) e Ricky Tognazzi ne I giudici (1999). Nel corso della sua carriera, oltre che fulgido attore è stato anche pittore, scultore, giornalista e scrittore (“La costituzione di Prinz” e “Le pompe di Satana”), nonché consigliere comunale di Roma per il Partito Radicale. Anche se la sua passione rimane la recitazione, come testimoniato dal fatto che ultranovantenne continua a interpretare i più svariati ruoli (pure demenziali) al cinema: Ti spiace se bacio mamma? (2003) di Alessandro Benvenuti, La febbre (2004) di Alessandro D'Alatri, e il più importante Gente di Roma (2003) di Ettore Scola, che gli ha fatto vincere il Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista. Cosa ci ha insegnato Foà? «La cultura vi renderà felici».


Ave Ninchi

Data nascita: 14 Dicembre 1914 (Sagittario), Ancona (Italia)
Data morte: 10 Novembre 1997 (82 anni), Trieste (Italia)
Nata da genitori triestini, a soli cinque anni suo cugino Annibale Ninchi la fa esordire nel Glauco di Morselli. La recitazione è una tradizione nella sua famiglia ed Ave a vent'anni viene ammessa all'Accademia di Arte Drammatica di Roma. In seguito entra nella compagnia di prosa Betrone-Capodaglio-Carini e, successivamente, entra a far parte delle migliori formazioni. Assai versatile, interpreta parti brillanti, ruoli del teatro classico ( Medea, 1949) e del teatro drammatico ( Dialoghi delle Carmelitane, 1952). Dalla rivista ( Un trapezio per Lisistrata, 1958; Un mandarino per Teo, 1960) passa al cinema, dove debutta nel dopoguerra. Negli anni '50 e '60 è una presenza costante nelle commedie comico-brillanti (la sua filmografia è sterminata), interpretando ruoli briosi e bonari, che le danno modo di mettere in luce le sue sanguigne doti di caratterista e l'espressività colorita ed esuberante della sua recitazione. L'attrice riesce a dare prova delle sue capacità recitative anche in film drammatici. Per l'interpretazione di uno di questi, Vivere in pace (di Luigi Zampa, 1946) si aggiudica il Nastro d'argento. Alla tv, oltre che come attrice, si fa apprezzare come briosa conduttrice: nel 1971 affianca Aldo Fabrizi, Paolo Panelli e Bice Valori nel varietà di Antonello Falqui Speciale per noi. In questo spettacolo del sabato sera lei e la Valori danno vita ad esilaranti scenette, nelle quali vestono di volta in volta i panni di mogli di personaggi di grosso calibro, politici, cantanti, miliardari, calciatori e capi clan. Tra impegni teatrali e televisivi Ave Ninchi trova sollievo e riposo nella sua casa di Trieste, città alla quale vi rimarrà legata tutta la vita, e nella quale si spegnerà il 10 novembre 1997. Ave Ninchi è stata una delle migliori caratteriste e la più accanita giocatrice del nostro cinema: ai tavoli da gioco ha perso una fortuna. Ma con i grandi amori della sua vita ha fatto un poker vincente: sono il marito, con cui è vissuta 45 anni (è morto nel 1981); John Wayne, l'eroe che le ha fatto amare il cinema sin da ragazza; i polli, che l'hanno resa famosa negli spot tv; la Juventus, squadra del cuore.


Paola Veneroni

Nome: Paola Venerona
88 anni, 15 Gennaio 1922 (Capricorno), Milano (Italia)
Fu negli anni di guerra giovane attrice di successo e di buone speranze, in una serie di film d’un certo valore. Nel dopoguerra, dopo aver interpretato alcuni ruoli di secondo piano in non molti film, si dedicò quasi esclusivamente al doppiaggio e al teatro.


Mario Riva

Nome: Mario Bonavolontà
Data nascita: 26 Gennaio 1913 (Acquario), Roma (Italia)
Data morte: 1 Settembre 1960 (47 anni), Verona (Italia)
Figlio del compositore Giuseppe Bonavolontà, debuttò sulle scene nel luglio del '43 al Teatro Nuovo di Milano come sostituto di un presentatore, ma già l'anno successivo entrò a far parte della compagnia Totò-Magnani nella rivista di Michele Galdieri Che ti sei messo in testa??. Dotato di una particolare carica di simpatia e di un'innata vis comica, ottenne grande successo quando si unì all'attore comico Riccardo Billi, col quale portò al successo numerose riviste (dei cui testi il più delle volte erano essi stessi autori) tra le quali ricordiamo: La bisarca (1950), Alta tensione (1951), I fanatici (1952), Caccia al tesoro (1953), Siamo tutti dottori (1954), La granduchessa e i camerieri (1955), Gli italiani sono fatti così (1956). Tra i film che lo vedono interprete si ricordano I cadetti di Guascogna (1950), Accidenti alle tasse (1951), Accadde al commissariato (1954), Accadde al penitenziario (1955), Arrivano i dollari! (1956), Ladro lui, ladra lei (1957), I prepotenti (1958), Il raccomandato di ferro (1959). In televisione presentò il varietà musicale Il Musichiere (1957-60), nel quale fece conoscere la sua ironia salace e pungente e la sua istintiva e allegra comunicativa, testimoniata anche dalla celebre sigla, da lui cantata, Domenica è sempre domenica. Poco prima di presentare il Secondo Festival del Musichiere, morì in seguito alle ferite riportate da una banale caduta nella buca di un palcoscenico coperta da un tendone. Tra i film: Totò al giro d'Italia (1948) di Mario Mattoli; Se fossi deputato (1949) di Giorgio Simonelli; Totò cerca casa (1949) di Steno e Mario Monicelli; Porca miseria! (1951) di Giorgio Bianchi; Giovinezza (1952) di Giorgio Pastina; Altri tempi (1951) di Alessandro Blasetti; Anni facili (1953) di Luigi Zampa; Scuola elementare (1954) di Alberto Lattuada; Racconti romani (1955) di Gianni Franciolini; I prepotenti (1958) di Mario Amendola; Il vigile (1960) di Luigi Zampa.


Leopoldo Valentini

Data nascita: 4 Marzo 1912 (Pesci), Roma (Italia)
Data morte: 26 Gennaio 1983 (70 anni), Roma (Italia)
Ha svolto attività nel teatro di rivista, affermandosi attore di buone doti mimiche e drammatiche. Nel cinema esordì durante la seconda guerra mondiale, interpretando successivamente, in questi ultimi anni, numerosi film di genere comico-leggero e «popolare».


Aristide Garbini

, Roma (Italia)
Data morte: 3 Febbraio 1950, Roma (Italia)
Caratterista fra i meno noti del cinema italiano, ma di forte temperamento, si fa le ossa nel teatro dialettale della capitale recitando nella compagnia di Gastone Monaldo. Grosso, sanguigno, di tempra aggressiva, debutta nel cinema muto apparendo in film come La Gerusalemme liberata (1917), Myriam (1929) e La sperduta di Allah (1929) tutti diretti da Enrico Guazzoni, ma è soltanto con il sonoro che riesce a farsi apprezzare e ad avere una carriera un poco più continuativa, pur non divenendo mai popolare. Garbini disegna con molta arguzia personaggi corposi e istintivi come tavernieri, contadini, braccianti, operai, maggiordomi, vetturini, militari simili a orchi. Gustosissime le sue caratterizzazioni, a tale proposito, di Cesarone, maggiordomo compiacente di Taverna rossa (1940) o di Romolo, il popolano di Via delle cinque lune (1942). È una via di mezzo fra Checco Durante e Guglielmo Barnabò, ma non riesce a diventare un protagonista vero, e rimane spesso sacrificato in ruoli microscopici o figurazioni senza importanza, pur trovando sempre modo di apparire sugli schermi. È padre di tre figli, Amato, Ettore e Giorgio, che intraprendono con abilità il mestiere di truccatori nel cinema

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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