Regia : Camillo Mastrocinque Soggetto : Nicola Manzari Sceneggiatura : Manzoni,Continenza,Anton,Thellung Fotografia : Mario Albertelli Scenografia : Alberto Boccianti Musica : Lelio Luttazzi Montaggio : Gisa Radicchi Levi Aiuto regia : Mario Morassi, Mario Castellani Direttore produzione : Laurenti,Vignati,Tolusso Produzione : DDL(Dino De Laurentiis Cinematografica),Roma Durata: 91 minuti
Interpreti e personaggi:
Totò ( Antonio Caponi )
Peppino De Filippo( Peppino, suo fratello )
Vittoria Crispo( Lucia, la loro sorella )
Teddy Reno( Gianni, suo figlio)
Nino Manfredi( Raffaele )
Dorian Gray( Marisa Florian )
Lamberto Antinori( un suo amico )
Augusto Di Giovanni( Nicola, il mezzadro )
Mario Castellani( Mezzacapa )
Delia Orman( sua moglie ) Franco Rimoldi( il vigile )
Edoardo Toniolo( Remo )
Corrado Annicelli( il conte )
Salvo Libassi( Marassi )
Linda Sini( Gabriella )
Gianna Cobelli( una ballerina )
Rita Rubirosa( un'altra ballerina )
Donatella Randisi( Mariangela )
Luisa Ciampi( la bambina Giulietta )
Gino Ravazzini( l'amministratore del teatro )
Corrado Alba( il ballerino di samba )
Gianni Partanna( il maitre del Grand Milan )
Emilio Petacci( il signore col mal di denti )
Altri interpreti : Rosalinda Galli, Donatella Marrosu
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Soggetto
Gianni sta per dare gli esami di laurea a Napoli. Sua madre e i suoi zii, Totò e Peppino, il primo spendaccione
e il secondo avarissimo, vivono in un paesotto della Campania.A Napoli, Gianni è alloggiato in una pensione. Nel palazzo attiguo abita un giovane assai ricco che di frequente riunisce amici e donne di teatro. Durante una di queste
feste Marisa, una giovane attrice, sentendosi a disagio in quell'ambiente, abbandona la sgradita compagnia. Fuggendo da un terrazzo all'altro, essa capita nella stanza dello studente. I due giovani simpatizzano, ma mentre Gianni
si è assentato per qualche istante, la ragazza se ne va lasciando scritta su uno specchio col rossetto, una frase cordiale nei confronti del giovane. Essi tornano a vedersi e Gianni finisce col perdere la testa per la soubrette. Abbandona gli studi, segue la ragazza nella sua tournée e fa debiti. I due zii ricevono una lettera anonima che dà loro brutte notizie: Gianni sta spassandosela con donne di malaffare. E non basta: viene Mezzacapa a chiedere il pagamento di una cambiale firmata da Gianni e racconta loro che il giovanotto è a Milano: ha seguito lassù un'attrice di rivista. Totò, Peppino e la madre di Gianni partono con le valigie piene di salami e di galline; vanno a Milano.
Nella grande città i due fratelli si recano al teatro a parlare con Marisa e se li riceve ritenendoli impresari sudamericani. Essi le lasciano sul tavolo del camerino un cestino da fichi secchi in cui hanno ficcato biglietti di banca e una
buffa lettera con la quale invitano la ragazza a rompere la relazione con Gianni. In un teatro, dietro le scene, i due
fratelli fanno la conoscenza con cinque ballerine e le invitano a pranzo. Al ristorante una delle ballerine riporta ai
due fratelli il cestino con i denari che essi avevano lasciato a Marisa. Presa dallo sconforto, la ragazza ha deciso di sacrificare il proprio amore. Quella sera essa, anzichè andare all'appuntamento con Gianni, si reca in un ristorante accompagnata da amici. Nel ristorante c'è il povero Gianni che convinto d'essere vittima dell'incostanza femminile, fa piangere Marisa cantando la canzone "Malafemmina". Il giorno dopo, mentre Totò e Peppino sono a letto a curarsi i postumi della sbornia, la madre di Gianni vuol sincerarsi sui sentimenti e il carattere della ragazza; perciò va al teatro
dove viene scambiata per la stiratrice della soubrette. L'equivoco le consente di conversare con la ragazza e di rendersi conto che essa vuol bene a Gianni e che desidera di lasciare il teatro e di fare una vita semplice e tranquilla.
Alla fine del film Gianni, ormai laureato, vive contento.
Il film venne girato nel giugno del '56 con esterni a Napoli e a Milano . I duetti tra i fratelli Caponi sono tutti esilaranti : dalla lettera che Totò detta a Peppino , al loro arrivo a Milano vestiti di tutto punto , dal "volevon savoir" rivolto al vigile urbano davanti al Duomo , alla scena in cui Mezzacapa infuriato va a casa dei Caponi per chiedere il risarcimento dei danni per il muro rotto e l'inevitabile balletto di sedie intorno al tavolo . Il film arriva nelle sale a settembre ed e' un successo clamoroso , successo di pubblico naturalmente perchè la critica come sempre per i film di Totò si impegna stavolta a non considerarlo ,la maggior parte delle recensioni del film sono senza firma o anonime , o collocate in rubriche marginali . Sull'Avanti a firma "vice" : "Il film in questione è avanspettacolo e fumetto della peggiore qualità , nè la presenza di bravi attori come Totò e Peppino De Filippo si fa avvertire , almeno sul piano della buona recitazione . " Recensione "anonima" su La Notte : " [..] E' proprio vero: con Totò e Peppino si ride sempre . Anche se il soggetto è così povero di fantasia , di originalità , di gusto come questo . [..] Se poco ci si mettessero ( diciamo gli sceneggiatori , il regista ) , se sforzassero le loro meningi quel tanto da tirar fuori una storia decente , siamo certi che - attraverso la recitazione di Totò e Peppino - si potrebbero vedere dei film godibilissimi . E invece... [..] " .
Peppino De Filippo
Data nascita: 24 Agosto 1903 (Vergine), Napoli (Italia)
Data morte: 27 Gennaio 1980 (76 anni), Roma (Italia)
Fratello minore di Titina ed Eduardo, figlio naturale di Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, esordisce giovanissimo nella compagnia di Vincenzo Scarpetta, ma ben presto la sua inquietudine lo porta a passare in formazioni dialettali secondarie, dove ha modo di farsi le ossa. Dopo aver raggiunto una certa fama, agli inizi degli anni ‘30 decide di formare - assieme ad Eduardo e Titina - la compagnia del Teatro Umoristico I De Filippo, destinata a riscuotere grandi successi grazie a commedie scritte da loro stessi (la più celebre delle quali resta la straordinaria Natale in casa Cupiello): il sodalizio dura sino al 1944, sempre sostenuto da un enorme consenso di pubblico. Peppino fa il suo esordio nel cinema, assieme ad Eduardo, con Tre uomini in frack (1932) di Mario Bonnard: sino al ‘44, saranno rare le occasioni in cui compare da solo. Finita la seconda guerra mondiale, divisi i suoi destini da quelli di famiglia, egli intraprenderà una propria strada autonoma sia in teatro sia al cinema: sul grande schermo, in verità, concedendosi sovente a prodotti commerciali poco adatti a metterne in luce le non comuni qualità. Fanno eccezione Luci del varietà (1950) di Fellini/Lattuada, dove è uno straordinario capocomico; Policarpo, ufficiale di scrittura (1959) di Mario Soldati, in cui indossa i panni d'un pignolo capoufficio; Le tentazioni del dottor Antonio, episodio di "Boccaccio ‘70" (1961) ancora firmato da Fellini, che lo vede ragioniere moralista e bigotto. Ma i risultati migliori li ottiene senza dubbio nel sodalizio quasi decennale con Totò, che produce tra il ‘55 ed il ‘63 ben 14 pellicole: l'unico Nastro d'argento della sua carriera gli viene assegnato quale attore non protagonista per Totò, Peppino e i fuorilegge(1956). Successivamente, si dedica al palcoscenico ed alla riduzione per la televisione di alcuni suoi testi teatrali; conoscendo, in tivvù, un momento di eccezionale popolarità col personaggio di Gaetano Pappagone, nella "Canzonissima" 1966-67.
Vittoria Crispo
Data nascita: 1 Maggio 1905 (Toro), Napoli (Italia)
Caratterista fra le più quotate del teatro e del cinema, in particolare quello partenopeo, simpatica, espressiva, sapida e piena di verve, è spesso chiamata dai registi per impersonare popolane pettegole e irruente, comari litigiose, mamme e domestiche fedeli, per una gamma di espressioni fra le più varie, una virago napoletana a mezza strada fra Dolores Palumbo e Tecla Scarano. La carriera ha inizio in teatro nell’immediato dopoguerra nella compagnia di Eduardo De Filippo che le affida personaggi di buon rilievo in Napoli milionaria (1945), Questi fantasmi (1946), Filumena Marturano (1946), Le bugie con le gambe lunghe e Le voci di dentro, entrambe del 1948, La paura numero uno (1950) e molte altre. Ed è sempre nel dopoguerra che inizia la sua avventura nel cinema, dapprima quasi sottotono poi trovando punte fra le più significative, come il personaggio della madre impicciona della “Bersagliera” nei due Pane, amore e... di Luigi Comencini e, soprattutto, quello della sorella invadente dei due protagonisti in Totò, Peppino e la... malafemmina (1956) non facendo per nulla rimpiangere la grande Titina De Filippo, prevista per quel ruolo.
In televisione è accanto a Nino Taranto in Il numero vincente, L’avvocato Carraturo e Il padrino diretti da Giuseppe Di Martino nel 1962, per la serie Racconti napoletani di Giuseppe Marotta, e nell’episodio Un braccio di meno, per la serie Racconti dell’Italia di oggi diretto da Majano nel 1963
Teddy Reno
Nome: Ferruccio Ricordi
Data nascita: 11 Luglio 1926 (Cancro), Trieste (Italia)
Classica voce di stampo americano con venature melodiche dette "alla Sinatra", Teddy Reno attraversò il suo periodo d'oro dall'immediato dopoguerra fino alla fine degli anni '50, lanciando memorabili canzoni, come Te vojo ben, Trieste mia, Night and day, Piccolissima serenata e Libero (vincitrice del Festival di Sanremo del 1960). A soli 22 anni Teddy Reno ha fondato e diretto per 22 anni la CGD, Compagnia Generale del Disco, lanciando con la propria etichetta artisti del calibro di Johnny Dorelli, Jula De Palma e Betty Curtis, oltre naturalmente a se stesso. Negli anni '50 e '60 ha preso parte ad alcuni film, fra i quali ricordiamo il celeberrimo Totò, Peppino e la… malafemmina (1956), nel quale interpretava il ruolo del nipote di Totò e Peppino De Filippo. Dagli anni '60 in poi si è dedicato alla produzione, lanciando fra gli altri con la sua "Festival degli Sconosciuti "artisti come Claudio Baglioni, Enrico Montesano e Rita Pavone, divenuta in seguito sua moglie.
Nino Manfredi
Nome: Saturnino Manfredi
Data nascita: 22 Marzo 1921 (Ariete), Castro del Volsci (Italia)
Data morte: 4 Giugno 2004 (83 anni), Roma (Italia)
Attore di grande sensibilità e di immediata simpatia, Nino Manfredi ha debuttato in teatro nel 1947 al Piccolo di Roma, passando in seguito alla compagnia Maltagliati-Gassman, quindi al Piccolo di Milano e di nuovo al Piccolo di Roma, dove è stato diretto da Orazio Costa. Nel 1951 ha iniziato l'attività di doppiatore durata quasi un decennio; nello stesso periodo ha guadagnato una vasta popolarità alla radio partecipando a rubriche di grande ascolto. Nel 1953 è tornato in palcoscenico come attore di rivista nella compagnia di Wanda Osiris. Nel teatro leggero Manfredi ottenne grande successo: il pubblico mostrò ben presto di gradire la sua comunicativa, la sua caratterizzazione comica, la sua inedita vena ironica, il modo nuovo di stare in scena e di dividere lo sketch con dei coevi compagni di lavoro. Dopo aver preso parte nel 1956 allo sceneggiato televisivo L'alfiere, nel 1958 è passato alla commedia musicale a fianco di Delia Scala e Paolo Panelli con i quali, conclusa una onorevole gavetta nella tv delle origini, ha ottenuto un grande successo nella conduzione della trasmissione televisiva Canzonissima (edizione 1959 60) interpretando l'indimenticabile barista di Ceccano dalla tipica battuta" Fusse che fusse la vorta bbona". Da allora, per tutti gli anni '60 e '70, interpretò alcune delle migliori commedie italiane, come Anni ruggenti (1962), Io, io, io... e gli altri (1965), Straziami, ma di baci saziami (1968), Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968), Nell'anno del Signore (1969), Pane e cioccolata (1974), C'eravamo tanto amati (1974) e In nome del papa re (1977), vincitore del Nastro d'argento. Nel frattempo, ha debuttato dietro la macchina da presa con "L'avventura di un soldato", episodio del film L'amore difficile (1962), tratto dall'omonima novella di Italo Calvino, cui seguirono Per grazia ricevuta (1971), premiato al Festival di Cannes, e Nudo di donna (1981). In teatro ha riscosso un grandissimo successo come protagonista della commedia musicale Rugantino (1963) di Garinei e Giovannini. In seguito apparve spesso in televisione come ospite d'onore di varietà e talk-show e per 17 anni consecutivi è apparso negli spazi pubblicitari come testimonial di una nota marca di caffè. Nel 1972 ha interpretato in tv, con arguzia ed efficacia, il ruolo di Geppetto ne Le avventure di Pinocchio, diretto Luigi Comencini, e nel 1993 à stato protagonista della serie Un commissario a Roma. Sempre sul piccolo schermo, ha ottenuto un grandissimo successo nella miniserie Linda e il brigadiere, in onda dal 1997 al 1999, nella quale interpretava il brigadiere in pensione Nino Fogliani. Nino è sposato con Erminia, una bellissima indossatrice, dalla quale ha avuto tre figli.
Il grande Nino se n'è andato la mattina del 4 giugno 2004, a ottantatre anni, dopo molti mesi di malattia. Con lui è scomparsa per sempre una enorme branca del cinema italiano, quella che voleva far divertire con arguzia e semplicità
Dorian Gray
Nome: Maria Luisa Mangini
Data nascita: 2 Febbraio 1936 (Acquario), Bolzano (Italia)
Data morte : 16 febbraio 2011 (75 anni), Bolzano (Italia)
Dotata di un fascino straordinario, la biondissima Dorian Gray (inutile dire che per questo pseudonimo si ispirò al protagonista del famoso romanzo di Oscar Wilde) debuttò giovanissima in palcoscenico, nella rivista Votate per Venere (1950-51), con Erminio Macario, Elena Giusti e Gino Bramieri. Questo spettacolo, che venne portato addirittura a Parigi, diede a Dorian Gray la possibilità di mostrare la sua smisurata e scintillante bellezza, ed inoltre di possedere uno spiccato talento recitativo. Tale fu il successo, che venne immediatamente ingaggiata da Garinei e Giovannini, per la sontuosa rivista Gran Baldoria (1952-53), cui era protagonista la grande Wanda Osiris. Sempre con la Wandissima lavorò in Made in Italy (1953-54), anche questa firmata da Garinei e Giovannini, che segnava il ritorno, dopo una decina d'anni di separazione, della coppia Osiris-Macario. Donna molto esuberante e spigliatamente ironica, Dorian Gray aveva un caratterino tutto pepe, tanto da arrivare a fare di tutto pur di farsi notare. E ci riusciva: un critico, abbagliato da una travolgente passerella, lodò «le magnifiche caviglie di Dorian Gray, scoperte fino all'inguine». Nella stagione 1954-55 prese parte alla rivista Passo doppio, di Scarnicci e Tarabusi, con Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi, rimasta famosa per le elegantissime toilettes da lei indossate. In seguito abbandonò il teatro per il cinema. A partire dalla metà degli anni Cinquanta infatti, Dorian Gray interpretò numerosi film, soprattutto del genere brillante, nei quali si è distinta per una bellezza solare e raffinata quanto procace e provocante, e per una verve innata. Fra le decine di pellicole a cui ha preso parte ricordiamo: Totò, Peppino e la… malafemmina (1956) di Camillo Mastrocinque, indimenticabile nel ruolo della donna "tentatrice"(che poi si rivela essere una ragazza onesta e premurosa) di cui si innamora il nipote di Totò e Peppino De Filippo, Totò, Peppino e i fuorilegge (1956) di Camillo Mastrocinque, Le notti di Cabiria (1957) di Federico Fellini, Il grido (1957) di Michelangelo Antonioni, Il mattatore (1960) di Dino Risi, e Crimen (1960) di Mario Camerini. Verso la metà degli anni Sessanta, con sommo dispiacere dei suoi innumerevoli fans, Dorian Gray decise di ritirarsi dallo schermo, conservando tutt'ora una bellezza e uno charme da far invidia.
Augusto Di Giovanni
Data nascita: 11 Febbraio 1910 (Acquario), Salerno (Italia)
Data morte: 9 Aprile 1963 (53 anni), Napoli (Italia)
Attore teatrale, specializzato nel dare vita a macchiette e a personaggi dialettali del mondo partenopeo, nel 1938 esordì nel cinema con un film particolarmente adatto alle sue capacità, L'ultimo scugnizzo ,diretto da Gennaro Righelli. Anche in seguito Di Giovanni non si distaccò mai da questo tipo di recitazione, limitandosi ad interpretare simpatiche figure di secondo piano in film di non grande valore artistico, ma di buon successo di pubblico e di cassetta. Questa sua attività si protrasse, benché saltuariamente, anche negli anni del dopoguerra.
Mario Castellani
Data nascita: 1906, Roma (Italia)
Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia)
Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità.
Edoardo Toniolo
Data nascita: 22 Novembre 1907 (Scorpione), Torino (Italia)
Fino da giovane fu presente nel mondo del teatro in parti da attore “di contorno”, dedicandosi al tempo stesso all’attività radiofonica. In seguito tentò anche la carriera cinematografica, dove si rivelò un attore capace, dalla recitazione misurata e controllata. Sistematicamente utilizzato in parti secondarie, ottenne una sola volta il ruolo di protagonista nel film Posto di blocco, girato nel 1945 da Ferruccio Cerio, durante gli ultimi mesi della Repubblica di Salò. Il film, che, date le circostanze storiche, incontrò difficoltà di distribuzione, non era di qualità particolarmente elevata; di conseguenza, l’interpretazione di Toniolo passò quasi del tutto inosservata. Perciò, pur continuando la sua attività cinematografica negli anni del dopoguerra, tornò ad essere usato in parti di caratterista, comparendo in numerosi film, spesso di genere avventuroso e sentimentale, talora con lo pseudonimo di Edward Douglas. Lavorò anche come doppiatore e come attore radiofonico; marginalmente è comparso in televisione.
Corrado Annicelli
Data nascita: 1 Settembre 1905 (Vergine), Napoli (Italia)
Data morte: 28 Agosto 1984 (78 anni), Roma (Italia)
Superati da poco i vent’anni approda sulle scene del teatro di prosa scritturato da Dora Menichelli Migliari per interpretare uno degli affascinanti ufficiali nella commedia Guerra in tempo di pace messa in scena all’Alfieri di Torino nel 1927. Fisico asciutto, alto ed elegante, occhi a mandorla che gli conferiscono un che di asiatico, capelli corvini, sorriso accattivante, Annicelli rappresenta proprio l’ideale dell’attor giovane come lo si intende alla fine degli anni Trenta e anche dopo. Queste doti unite a una recitazione raffinata e misurata lo conducono, sempre però in ruoli di fianco, accanto ai grandi attori dell’epoca quali Picasso, Gandusio, la Abba, Dina Galli e Ruggeri con il quale rimane per otto anni circa fino al 1945. Scritturato da Emma Gramatica nel 1946 parte per una lunga tournée nel centro e Sud America, per ritrovare una scrittura al suo ritorno con l’amico Picasso e nella stagione 1949-50 con Paola Barbara e Loris Gizzi. Accantonato un suo sogno di dar vita a un teatro dialettale partenopeo, riesce nel 1952 ad avere il nome in ditta con la Borboni e Scelzo, e nel 1953 a ritrovare Marta Abba per una splendida edizione del pirandelliano Come tu mi vuoi. Oltre che dedicarsi alla prosa, nel 1942 Annicelli diventa uno dei più applauditi attori alla Radio recitando commedie italiane, ma soprattutto napoletane, fra cui la celebre Pasqua in famiglia di Ernesto Murolo. Il debutto nel cinema avviene nei primi anni Trenta ma, assorbito dal teatro, Annicelli smette per riprendere i contatti agli inizi degli anni Cinquanta senza tuttavia raggiungere le quotazioni che ha sul palcoscenico. La sua filmografia è corposa, zeppa di titoli ma Annicelli nel cinema non sfonda. Non è fotogenico, non è più l’attor giovane ideale che il cinema richiede, è solo considerato un buon attore di carattere ed in tale veste è utilizzato. Si dedica anche al doppiaggio, talvolta al teatro di rivista ed è attivissimo in televisione sin dagli albori, partecipando a sceneggiati come Il dottor Antonio (1954) diretto da Alberto Casella, L’alfiere (1956) diretto da Majano, I grandi camaleonti (1964) per la regia di Fenoglio. Nel 1967 è uno degli interpreti dell’episodio Il cappello nero della serie Il triangolo rosso diretta da Piero Nelli e nel 1968 di Caio Gracco della serie I giorni della storia diretta da Schivazappa. Nel 1970 partecipa a due sceneggiati di successo quali Il cappello del prete diretto da Bolchi e Marcovaldo per la regia di Giuseppe Bennati, cui si aggiunge nello stesso anno il dignitoso Le terre del Sacramento diretto da Blasi, oltre a numerose commedie adattate per la TV.
Linda Sini
Data nascita: 3 Febbraio 1926 (Acquario), Rocciolato (Italia)
Bruna, bella, formosa, di nobili origini (è infatti contessa di Venosa), dopo essersi laureata in lettere si dedica al cinema, ottenendo giusti riconoscimenti anche senza giungere al rango di protagonista, se si eccettua Cronaca di un delitto (1952), ingiustamente dimenticato, e qualche altro film di fattura puramente commerciale. La Sini è invece l’ideale seconda donna, ottima per ruoli da amica, segretaria, vicina di casa, moglie trascurata, amante sensuale, etc… Eppure, sebbene richiesta da registi come Visconti, Risi, Mastrocinque, Zampa, Ferreri e anche stranieri come Losey e Lang, stranamente rimane incatenata ai ruoli di supporto, senza accedere mai ad una vera e propria notorietà pur dimostrando buone doti drammatiche.
Attrice duttile e preparata, recita al Teatro Stabile di Palermo e in rivista accanto a Rascel nella commedia musicale di Garinei & Giovannini Alvaro piuttosto corsaro (1953). Non trascura neanche la televisione, dove si costruisce una carriera più che decorosa e soddisfacente con molte partecipazioni al suo attivo. Linda Sini si fa apprezzare in originali TV come Delitto smarrito… cercasi (1960) di Morandi, che la dirige anche nell’episodio Tutti contro Clay (1961), della serie Giallo club e in Lo stagno del diavolo (1965); appare in Una bionda di troppo (1965) diretto da Mastrocinque, per la serie Le avventure di Laura Storm. Nel 1966 fa parte del numeroso cast dello sceneggiato Quinta colonna di Cottafavi; quindi appare nell’episodio Soltanto una voce (1967), diretto da Leonardo Cortese per Sheridan, squadra omicidi; in Diritto di cronaca (1969), diretto da Vittorio Sala per la serie Storie italiane; in L’incidente (1971), diretto da Perelli per la serie Allo specchio.
Negli anni Settanta e Ottanta, Linda Sini prende parte a sceneggiati quali Joe Petrosino (1972) di D’Anza, che la dirige anche in L’ultimo aereo per Venezia (1977); Nero su nero di Guardamagna e Il delitto Paternò di Calderone, entrambi nel 1978; Il ’98 di Bolchi (1979); Giacinta (1980) di Calderone; La brace dei Biassoli (1981) di Fago; Una tranquilla coppia di killer (1982) di Gianfranco Albano. Recita anche in vari episodi come La fine dei Green (1974), diretto da Marco Leto per la serie Philo Vance; La polizia non deve essere avvertita (1976) di Majano, per la serie Qui squadra mobile; La sfida (1977) di Giacomo Colli, per La mossa del cavallo; Sangue di coniglio (1979) di Landi, per La vedova e il piedipiatti; Lorenza (1981) di Paolo Poeti per Le milanesi. Nel 1965, sempre in TV, appare anche nella commedia di Scarnicci e Tarabusi I papà nascono negli armadi, accanto a Nino Taranto e Angela Luce, diretta da Eros Macchi.
Gino Ravazzini
La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Totò, Peppino e... la dolce vita (1961) di Sergio Corbucci.
Nel 2003 ha inoltre lavorato con Daniele D'Anza per la realizzazione del film Tutto Totò. Vol. 01. Il latitante. Il tuttofare dove ha interpretato la parte di Entambi gli episodi.
Emilio Petacci
Data nascita: 25 Gennaio 1896 (Acquario), Roma (Italia)
Data morte: 20 Marzo 1965 (69 anni), Roma (Italia)
Figlio d'arte, entrò a far parte del Teatro stabile di Roma nel 1909, con il ruolo di attor giovane; poi, passando attraverso varie compagnie, lavorò a lungo nel teatro di prosa, tanto che, nell'immediato dopoguerra lo troviamo nella compagnia di Peppino De Filippo, con cui rimase per nove anni, affermandosi valido attore, anche se in parti di secondo piano. Nel 1913 debuttò nel cinema «muto», con il film Ma l'amor mio non muore, diretto da Mario Caserini, al quale fecero seguito Il piccolo patriota padovano (1915, Leopoldo Carlucci) e Dagli Appennini alle Ande (1916, Umberto Paradisi). Tuttavia, la sua attività cinematografica divenne continuativa soprattutto nel decennio 1930-40, durante il quale si specializzò in ruoli di caratterista, efficaci e ben tratteggiati. Nel secondo dopoguerra lavorò nel cinema con minore assiduità, comparendo qualche volta anche in televisione.
*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it