Totò cerca casa

[Totò e Giacomo Furia] [Totò]

[Totò] [Totò] [Totò]

[Totò,Aroldo Tieri e Lia Molfese] [Totò e Marisa Merlini]

[Totò] [Totò,Mario Castellani e Alda Mangimi]

Videoclip titoli di testa

Regia : Stefano Vanzina ( Steno ), Mario Monicelli
Soggetto : Monicelli, Steno, Metz tratto da "Il custode" di A. Moscariello
Sceneggiatura : Age ( Agenore Incrocci ), Steno, Monicelli, Scarpelli
Fotografia : Giuseppe Caracciolo
Scenografia : Carlo Egidi
Musica : Carlo Rustichelli
Montaggio : Otello Colangeli
Aiuto regia : Rudy Bauer
Direttore produzione :Silvio Clementelli
Produzione : Ata, Roma
Durata: 90 minuti

Interpreti e personaggi:
Totò ( Beniamino Lomacchio )
Alda Mangimi( Analia, la moglie )
Lia Molfese( Aida, la figlia )
Mario Gattari( Otello, il figlio)
Aroldo Tieri( Checchino, fidanzato di Aida )
Alfredo Ragusa( il bidello )
Luigi Pavese( il capufficio )
Giacomo Furia( Pasquale Saluto )
Enzo Biliotti( il sindaco )
Cesare Polacco( il vicecustode )
Flavio Forin( il vedovone )
Marisa Merlini( la patronessa )
Folco Lulli( l'ambasciatore )
Lilo Weibel( la persiana )
Mario Riva( il proprietario dell'agenzia )
Mario Castellani( l'imbroglione )
Mario De Vico( il cinese )
Liana Del Balzo( la principessa )
Nino Marchetti( il professore )
Gino Scotti( il dinamitardo )

  

              

           

Soggetto

Un pover'uomo, Beniamino Lomacchio, è assillato, come la maggior parte degti italiani, dal problema di una casa, di un tetto qualsiasi per sè e per la sua famiglia. Il nostro eroe è accompagnato alla meglio con la moglie Amalia, donna grassa e litigiosa, con la bellisiima figlia Aida e con un diabolico ragazzino, in un'aula della scuola Garibaldi. Un giorno, con un imbroglio, Beniamino ottiene un posto di custode nel cimitero. Però nemmeno nel regno dei morti il pover'uomo trova pace e, terrorizzata da fantasmi, teschi, rumori e lugubri rintocchi, la famiglia Lomacchio preferisce ritornare a dormire tra i banchi della scuola. E' il giorno dell'inaugurazione dell'anno scolastico e Beniamino, scambiato per uno scolaro dal sindaco e dalle Patronesse è chiamato alla lavagna e provoca un caos indescrivibile sobillando l'intera scolaresca. Sempre all'eterna ricerca di un alloggio i Lomacchio si rifugiano nella soffitta di un pittore momentaneamente vuota, ma il destino è contro di loro: una modella orientale scambia Beniamino per un artista e si denuda dinanzi a lui pronta a posare, nel momento in cui piomba nello studio un turco gelosissimo che l'ama follemente e minaccia con la sua scimitarra di fare una carneficina. Ai Lomacchio non resta che trasferirsi al Colosseo con materassi, bagno e mobilia. Finalmente la moglie Amalia che ha la fissazione dei concorsi a premio vince un milione e i Lomacchio decidono di acquistare un appartamento. Ma un lestofante li truffa, cedendo contemporaneamente ad altre persone la stessa casa. Ne nasce una serie di situazioni tragicomiche, esilaranti, per cui Beniamino viene a trovarsi a letto proprio con la modella orientale. Per sfuggire al turco inferocito piomba in un'auto precedentemente minata da terristi: toccando il freno l'auto salta in aria. Di conseguenza il pover'uomo inizia una corsa folle per la città terrorizzando i passanti, sfondando una casa, trascinando in strada un letto con i due dormienti e distruggendo una fabbrica di ceramiche. Soltanto un Monumento alla Ricostruzione che stava per essere inaugurato da un gruppo di personalità riesce a fermare il bolide che finalmente esplode travolgendo tutto e tutti. Nessuna pietà per il povero Lomacchio e i suoi famigliari che vengono rinchiusi in un manicomio. Alfine essi hanno trovato un alloggio sicuro.

Critica e curiosità

Carlo Ponti produttore esecutivo della Lux aveva in contratto Toto' per sette settimane per girare " L'imperatore di Capri " ma le riprese terminarono prima ,convinse allora Totò a fargli interpretare un altro film ma non con la Lux ma per conto suo :ecco che nacque " Totò cerca casa " che ebbe un successo clamoroso e che fruttò a Ponti un guadagno di circa 150 milioni dell'epoca , cifra che gli consentì di fondare la Ponti- De Laurentis .

Scriveva E. C. [Ermanno Contini] , Il Messaggero di Roma, Roma, l5 dicembre 1949:
Che Totò sia il miglior comico italiano ed uno dei maggiori oggi esistenti in Europa, non c'è, credo, chi voglia mettere in dubbio. La sua vena è irresistibile e nessuno gli resiste, disarmato da un gioco mimico che non è parodia e nemmeno buffoneria, ma che dell'una e dell'altra ha il mordente ora burlesco, ora caustico, ora salace. Accende l'ilarità con lepidi lazzi,la eccita con sortite clownesche, la scatena con improvvise girandole mimiche che scompongono il suo corpo nelle grottesche figurazioni di un'assurda pantomima arieggiando perfino le deformazioni di certa arte contemporanea. Ne risulta una comicità elementare e viscerale: si ride senza riflettere, trascinati da convulsi irresistibili e questo oblio totale della coscienza è forse il dono migliore che sa dare al suo pubblico. il carattere irrazionale del suo estro è un ostacolo pressoché insormontabile all'adattamento cinematografico; e per quanto abbia tentato il cinema non aveva saputo, fino ad oggi, utilizzare convenientemente la buffoneria metafisica eì surrealistica di questo popolare "farceur"che è tanto ecceilente come mimo, quanto modesto come attore. Totò cerca cosa è il più riuscito esperimento del genere: per la prima volta Totò dà allo schermo ciò che può e ciò che sa. Steno e Monicelli si sono opportunamente rifatti ai modelli classici di Mack Sennett, di Cretinetti e di Ridolini consegnando le più spassose e inverosimili avventure farsesche intorno all'affannosa ricerca di un appartamento nel quale lo sfollato Totò possa riparare con i suoi. [...] Non tutto è di buona lega nel film. Una minore facilità di invenzione, una più avvertita scelta di ingredienti, un gusto maggiore del particolare, avrebbero giovato all'insieme; ma l'incalzare degli sviluppi che si accavallano senza dare respiro trascina infantilmente alla risata traverso effetti di schietta natura cinematografca. [. . .]".

E ancora Ennio Flaiano, Il Mondo I 46, Roma,3l dicembre 1949:
[ ..] Probabilmente Totò non legge quello che si stampa sul suo conto, lo ha dimostrato restando insensibile ai cambiamenti, restando fedele al suo istinto comico,anzi alle sue vecchie battute, che ogni tanto ancora oggi ripete, come se il tempo non fosse nemmeno trascorso da quando caracollava sulle tavole del teatro Principe. ln un mondo teatrale così sconnesso, Totò rimane un punto fermo. È certo un attore inimitabile, che non è mai volgare, perché i suoi gesti più volgari diventano arabeschi da contorsionista e le sue battute hanno la forza delle domande stupide. Oggi Totò è talmente definito che si è messo a fare un film dietro l'altro, non avendo nemmeno bisogno di una trama, ma di una situazione. I titoli dei suoi film recenti (Fifa e arena , Totò le Mokò , Totò cerca casa ) fanno pensare che il suo pubblico non sia di eccessive pretese, per quanto riguarda le storie, ci vada al cinema per veder muovere, scattare, ridere Totò, come gli ha visto fare in teatro; libero dall'osservanza di un testo, padrone di fare e di dire ciò che vuole. Perlomeno, sullo schermo Totò dà questa piacevole sensazione, di inventarsi la parte man mano che il film procede. Come per la serie infantile di Pinocchietto, arriveremo a un Totò al Polo Nord, a un Totò garibaldino, a un Totò nel serraglio. I suoi incontri sono ormai fissati dalla pratica, e anche i personaggi di contorno: una bella ragazza, un rivale, un amico (o "spalla") che gli prepara le battute e sopporta ogni guaio.Totò si veste da donna, da bandito, da artista, da torero. Non ci sono limiti ai suoi travestimenti, e nemmeno ai suoi film, che ripropongono la vecchia "comica finale". Se il progresso cinematografico supererà alcune difficoltà pratiche, Totò potrà darci un film nuovo ogni sera".


L'articolo di Steno che segue e' tratto da "Totò" di Orio Caldiron

Quando con Monicelli abbiamo fatto Totò cerca casa abbiamo trovato la stessa troupe che aveva lavorato ne Limperatore di Capri di Comencini, entrambi i film erano prodotti da Ponti. Clemente Fracassi, che era il direttore di produzione, ci ha fatto trovare la stessa troupe, e ci ha detto: "A Totò gli dà la spinta, gli dà la carica se dopo ogni inquadrarura c'è l'applauso della troupe che ride". Era ancora legato al fatto teatrale. Erano un po' i primi film di Totò che si facevano, ci siamo trovati di fronte al problema di adattare il mezzo cinematografico a Totò, alla sua comicità. È lì che è nato questo tipo di regia che abbiamo fatto con Monicelli; le facevano già Bragaglia e Mattoli, e poi l'hanno fatta anche altri, più o meno. Quelli che hanno lavorato di più con Totò sapevano che ci si doveva affidare a Totò, si doveva valorizzare Totò, i film erano fatti per Totò. Siamo stati un po' i primi, con Mattoli e Bragaglia, ad adattare il mezzo cinematografico a Totò. Totò cerca casa è nato dai fumetti disegnati da Attalo un noto disegnatore umoristico a cui si è ispirato anche Fellini: La famiglia sfollatini era una famiglia che cercava sempre casa e non riusciva a trovarla scrivemmo il soggetto con vittorio Metz, collaborai anche alla sceneggiatura. Totò cerca casa nacque così da un problema di attualità, ma anche da queste vignette di Attalo. Totò era molto istintivo, conosceva bene il suo personaggio. ma forse ignorava la sua forza drammatica, e quando gli facemmo leggere la sceneggiatura di Guardie e ladri ci disse: "È bellissima, ma io cosa c'entro, io non posso farlo, questo è un film per Fabrizi". Gli dicemmo: "Ma guarda che puoi fare una cosa formidabile". Guardie e ladri è stato un po' diverso dagli altri film, è stata una delle prime volte che Totò ha lavorato con un altro attore importante, e anche la regia è stata più attenta, più presente. Adattare il mezzo cinematografico a Totò non era sempre facilissimo, anche perché lui stesso non sapeva quali erano le sue possibilità cinematografiche, Eravamo all'rnizio. Dopo si è capito, lo ha capito meglio anche lui, ma all'iniz| era una scoperta. Totò diceva sempre che alla mattina non si può far ridere per contratto alla mattina non lavorava, così non riuscivamo a fare gli esterni. Il pezzo dell'inseguimento di Guardie e ladri ci abbiamo messo quindici giorni a farlo, non arrivavano mai né lui né Fabrizi. Alla fine ha capito che doveva venire alla mattina e doveva correre, anche se di solito non correva mai. Eta mezzo assonnato, ma è venuto alla mattina e si è messo a correre.


Aroldo Tieri

Data nascita: 28 Agosto 1917 (Vergine), Corigliano Calabro (Italia)
Data morte: 29 Dicembre 2006 (89 anni), Roma (Italia)
«Ha segnato la storia del cinema e del teatro italiano», scrive il Corriere della Sera, a grandi lettere, quando comunica il decesso del grande attore della Calabria che si ostinò a inseguire la sua passione di attore in un mondo allora segnato dai disordini fascisti e dal vivere claustrofobico di una dittatura tutt'altro che rosea. Interprete dotato di un'energia personalissima, tutta fisica e vocale, che esplose in maniera allucinante con la stessa forza di una lampadina alla quale si dà troppa corrente. Bruciante, sprigionò quel suo mezzo sorriso, misterioso tanto quanto quella della nostra Gioconda, in una carriera lunga settant'anni giocata fra il collasso definitivo del teatro e gli albori della televisione, affrontando un po' tutti i generi nell'insieme delle prospettive: le cupezze abissali e straordinariamente moderne delle opere che mise in scena con la compagnia di cui fu il fondatore, alle oblique e pastose commedie barocche con Totò, fino ai melodrammi familiari dei telefoni bianchi. La sua interpretazione più indelebile? Senza alcun dubbio a teatro. Figlio del giornalista, critico teatrale e commediografo Vincenzo Tieri (che fondò e diresse "Il Corriere del Teatro"), dopo essersi diplomato nel 1937 all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, debuttò a teatro in "Francesca da Rimini", entrando poi nella compagnia del Teatro Eliseo di Roma, nella quale recitò Shakespeare, Puget, Testoni, Lodovici. Parallelamente cominciò anche la sua carriera nel cinema, esordendo nella commedia di Mario Mattoli Mille chilometri al minuto (1939), con Vivi Gioi, cui seguirà Manon Lescaut (1939) di Carmine Gallone. Nella Cinecittà fascista degli anni Quaranta, trovò una sua dimensione professionale in diverse commedie dei telefoni bianchi nel ruolo macchiettistico del fidanzato ossessionato dai tradimenti e dagli accesi scatti d'ira. Luigi Zampa, Goffredo Alessandrini, Mario Bonnard, Camillo Mastrocinque furono i suoi registi, ma fu presente principalmente nelle pellicole dirette da Carlo Ludovico Bragaglia come: Fuga a due voci (1942), Non sono superstizioso… ma! (1943), Il fidanzato di mia moglie (1943), Torna a Sorrento (1945) e Pronto chi parla? (1945). Con la caduta del fascismo, raggiunse il successo con le riviste di Garinei e Giovannini, insieme a Anna Magnani, Gino Cervi, Walter Chiari e Totò (di cui fu spalla anche sul grande schermo), ma recitò perfino nel teatro impegnato portando testi di Rattigan, Barry e Pirandello. A cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, con l'avvento della televisione e la morte del teatro, si dedicò soprattutto al cinema, girando oltre cento film e diventando un'ottima spalla per attori come Totò con cui recitò in ben tredici film, ma diretto da diversi registi (Steno, Mario Monicelli, Mario Mattoli e Sergio Corbucci); alla radio (interpretando per esempio il radiodramma "Racconti romani" di Moravia) e alla stessa tv, recitando in sceneggiati ("La foresta pietrificata" e "Le avventure di Nicola Nickleby") e come conduttore ("Canzonissima, edizione 1960-61, con Lauretta Masiero). Tornato a teatro con gli anni Sessanta, forte di una carriera cinematografica di tutto rispetto (recitò per Mario Soldati, Mario Costa, Pietro Germi, Giorgio Bianchi e perfino nel film spagnolo Un angelo è sceso a Brooklyn, accanto a Peter Ustinov), formò con la moglie, l'attrice Giuliana Lojodice, la compagnia Tieri-Lojodice, pur continuando a prestarsi per piccoli ruoli nella celluloide. Verrà infatti diretto da Lucio Fulci in Colpo gobbo all'Italiana (1962) e Gli imbroglioni (1963), da Mario Girolami in La donna degli altri è sempre la più bella (1963) e persino da René Clement in Che gioia vivere (1961) con gli amici attori Paolo Stoppa, Ugo Tognazzi, Gino Cervi, Alain Delon, Rina Morelli, Gastone Moschin e Carlo Pisacane. Padrone di casa nel teatro italiano, in oltre trenta anni di attività, mise in scena un repertorio che ne sottolineò la poliedricità, oltre che l'instancabilità e l'intelligenza di interprete. Da Moliere a Shakespeare, da Shaw a Pirandello, tanto da meritarsi, nel 1984, il premio Armando Curcio per la rappresentazione de "Un marito" di Italo Svevo, quando ormai aveva smesso i panni di spalla di comici come Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Raimondo Vianello e Walter Chiari. Si ritirò ufficialmente dal palcoscenico nel 1999 con "L'amante" di Margherite Duras e, preso in considerazione per il ruolo del Giudice nel Pinocchio (2001) di Roberto Benigni (ruolo che poi andò a Corrado Pani), morì fra le braccia della moglie a 89 anni la notte del 29 dicembre 2006, nella clinica San Valentino. Un attore vero, non c'è null'altro da dire… Esattamente come direbbe lui.


Luigi Pavese

Data nascita: 25 Ottobre 1897 (Scorpione), Asti (Italia)
Data morte: 13 Dicembre 1969 (72 anni), Roma (Italia)
Caratterista sanguigno dall'inconfondibile timbro vocale, ha alternato esperienze teatrali a quelle soprattutto cinematografiche. Debutta in teatro nel 1921, con la compagnia Pederzini, per passare poi dal 1922 al 1924 ad altre compagnie minori, fino ad arrivare nel 1925 al Teatro Odescalchi di Roma, allora diretto dallo scrittore Luigi Pirandello. Nel 1926 è con la Sabbatici-Fontana e l'anno dopo con la Almirante-Manzini; dal 1928 al 1936 lavora con ben sei gruppi teatrali, tra i quali la compagnia De Sica-Tofano-Rissone e la compagnia Merlini-Cialente. Nella stagione 1937-1938 è primattore con la compagnia Borboni-Cimara con cui compie una lunga tournée. Tra le sue partecipazione ricordiamo: I padri etruschi (1942) di Pinelli, Casa di bambola (1942) di Ibsen e Sacro esperimento (1948) di Hochwalder. Nel teatro di rivista ha partecipato a Sai che ti dico?? (1944), Cantachiaro n. 1 (1944), Imputati alziamoci! (1945), e Tobia, la candida spia (1954). In cinema è interprete di numerosissime pellicole, quasi tutte del genere comico, e spesso accanto a grandi comici quali Totò e Aldo Fabrizi, interpretando quasi sempre personaggi burberi e irascibili. Fra i film che interpretò ricordiamo, Melodie eterne (1940), L'allegro fantasma (1941), Le miserie del signor Travet (1946), Fifa e arena (1948), Totòtarzan (1950), La famiglia Passaguai (1951), La famiglia Passaguai fa fortuna (1951), Totò a colori (1952), Papà diventa mamma (1952), Questa è la vita (1954), La banda degli onesti (1956), Totò a Parigi (1958), Signori si nasce (1960), Totòtruffa '62 (1961), Gerarchi si muore (1962), Veneri al sole (1965). Svolge anche un'intensa attività di doppiatore: fu Fredric March in The Desperate Hours (Ore disperate, 1955), Gary Cooper in Saratoga (Saratoga, 1937) e Cloak and Dagger (Maschere e pugnali, 1947), Burl Ives in Cat on a Hot Tin Roof (La gatta sul tetto che scotta, 1958). Negli ultimi anni prende parte anche ad alcuni sceneggiati televisivi, come David Copperfield (1965) e Il conte di Montecristo (1966). Luigi Pavese ha dimostrato in oltre quarant'anni di carriera di essere un attore dotato di un grande talento e di una straordinaria versatilità. Nei numerosi film a cui prese parte gli erano spesso riservate brevi apparizioni, ma le sequenze che ha interpretato, sono illuminate dall'immenso valore della sua arte.


Giacomo Furia

Data nascita: 1 Gennaio 1925 (Capricorno), Arienzo (Italia)
Uno dei più grandi caratteristi cinematografici e teatrali degli Anni Quaranta e Cinquanta. Debutta sul palcoscenico accanto a Eduardo De Filippo con il quale stringerà una profonda amicizia e un reciproco rispetto della professione. Infatti, è proprio con Eduardo De Filippo che esordisce al cinema nel dramma d'amore e gelosia Assunta Spina (1948) di Mario Mattoli con Anna Magnani e Titina De Filippo. Lo stesso anno, è scelto da Roberto Rossellini come uno dei protagonisti della commedia La macchina ammazzacattivi, mentre l'anno seguente è accanto a Gino Cervi in La sposa non può attendere (1949). Spalla comica o semplice attore di secondo piano accanto a Totò, Peppino De Filippo, Tina Pica, Aldo Fabrizi, Luigi Pavese, Ave Ninchi, Giovanna Ralli, Marcello Mastroianni, Vittorio De Sica, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Raimondo Vianello e Alberto Sordi, è spesso diretto da Mattoli, Steno, Camillo Mastrocinque, Alberto Lattuada e Mario Monicelli in pellicole che hanno scritto la storia del genere comico italiano, soprattutto quelle accanto al principe De Curtis: Totò cerca casa (1949); Totò Tarzan (1950); Totò sceicco (1950); Un turco napoletano (1953); Il medico dei pazzi (1954); Totò all'Inferno (1955); Siamo uomini o caporali? (1955); Destinazione Piovarolo (1955); il perfetto La banda degli onesti (1956); Totò, Peppino e le fanatiche (1958); Totò nella luna (1958); Totò, Eva e il pennello proibito (1959); I ladri (1959); Il monaco di Monza (1963) e Totò contro il pirata Nero (1964). È nel 1954 che spicca nel ruolo del panciuto e ingenuo marito della bella pizzaiola Sophia Loren nell'episodio Pizze a credito de L'oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica. Sarà il primo di molti incontri sul set con la Loren: La domenica della buona gente (1953); Due notti con Cleopatra (1954); Peccato che sia una canaglia (1954) e il fiabesco C'era una volta (1967) di Francesco Rosi.


Enzo Biliotti

Data nascita: 28 Agosto 1888 (Vergine), Livorno (Italia)
Data morte: 19 Novembre 1976 (88 anni), Bologna (Italia)
Dopo una intensa attività di attore teatrale fra la prima e la seconda guerra mondiale, esordi nel cinema con I promessi sposi, diretto nel 1923 da Mario Bonnard, in cui interpretava l'impegnativa parte di un fosco e grandioso personaggio, l'Innominato. Ma questa esordio, pur così importante, non fu sufficiente a fargli ottenere un duraturo successo di pubblico. Infatti, negli anni successivi sostenne soltanto parti secondarie di caratterista, in cui incarnava, anche se efficacemente, personaggi abbastanza monocordi di persone comuni e tranquille, in numerosi film, alcuni dei quali girati nel dopoguerra.


Cesare Polacco

Data nascita: 14 Maggio 1900 (Toro), Roma (Italia)
Data morte: 2 Marzo 1984 (83 anni), Roma (Italia)
Eccellente caratterista dotato di una naturale eleganza, Cesare Polacco ha esordito nel 1920 nella compagnia di Emilio Zago, con il quale interpretava gran parte del repertorio goldoniano. Successivamente entrò a far parte del gruppo veneziano di Giachetti, che spaziava dal repertorio in lingua a quello in dialetto veneto. Nel 1928 si trasferì a Roma dove recitò nella compagnia di Alda Borelli e poi in quelle di Tatiana Pavlova e Virgilio Talli. Contemporaneamente si dedicò al doppiaggio e al cinema, dove lavorò a fianco di Totò e in film di Carmine Gallone e Augusto Genina. Nel 1938 venne costretto ad abbandonare l'attività artistica a causa delle leggi razziali, essendo egli di origine ebraica. Nel '45 riprese finalmente a lavorare soprattutto alla radio. In seguito, tornò al teatro, lavorando nella Compagnia del Teatro Nazionale di Guido Salvini e al Piccolo Teatro di Palermo. Nel 1957 avvenne il grande incontro con Giorgio Strehler che lo accolse al Piccolo Teatro di Milano, affidandogli ruoli in testi di Goldoni e Brecht. Partecipò anche a diverse produzioni televisive, ricoprendo ruoli marginali a cui regalò il suo tratto originale: nel 1964 fu tra gli animatori di Biblioteca di Studio Uno, nel 1966 prese parte alla serie Le avventure di Laura Storm, nel 1967 appare ne I promessi sposi di Sandro Bolchi, nel 1969 veste i panni di Grigorij Vasil'evic ne I fratelli Karamazov, mentre per la tv dei ragazzi recitò nel 1969 nel ciclo Il leone di Venezia. Grazie alla televisione acquisì grande popolarità partecipando a Carosello, nel ruolo dell'infallibile ispettore Rock, protagonista delle scenette della brillantina Linetti andate in onda dal 1957 al 1968. Coinvolto in piccole avventure gialle, concludeva immancabilmente le sue inchieste con la frase pubblicitaria: «Anch'io ho commesso un errore, non ho mai usato la brillantina Linetti».


Marisa Merlini

Nome: Marisa Merlin
Data nascita: 6 Agosto 1923 (Leone), Roma (Italia)
Data morte: 27 Luglio 2008 (84 anni), Roma (Italia)
Donna ironica e ruspante, romana verace, Marisa Merlini è stata una delle attrici-emblemi della”romanità”della sua generazione, interpretando quasi settanta film, dilatati in mezzo secolo di una carriera ancora in atto. Infatti, passato il periodo della grande commedia all'italiana, Marisa Merlini ha saputo riciclarsi, giocoforza, nei ruoli della suocera autoritaria, della nonna e quant'altro. Persona di una simpatia acclarata e di un'amabilità poco frequente, la Merlini è stata una delle migliori attrici comiche del cinema, del teatro e della televisione italiana. Da ragazzina aveva frequentato a Roma la scuola di recitazione della contessa Serra, partecipando agli spettacoli del Teatro dei fanciulli (oggi Teatro Flajano) curati da Vittorio Metz. Poi il padre abbandonò la famiglia: una moglie e cinque figli in condizioni di grande miseria. Marisa per contribuire agli introiti familiari si fece assumere come commessa al banco di profumi in un emporio. Per la sua prorompente bellezza venne notata da Mariuccia Giuliano, moglie di Erminio Macario, che si occupava della scelta delle famose”donnine”che circondavano il comico torinese nelle sue sfavillanti riviste. L'esordio sul palcoscenico avvenne nell'ottobre del 1941 al Teatro Valle di Roma, nella rivista Primavera di donne, nel ruolo di contorno alla soubrette, che era l'indimenticabile Wanda Osiris. Lo spettacolo andò in giro per l'Italia, il successo si ripeté ovunque. Un pittore famoso, Boccasile, la scelse come modella per la”Signorina Grandi Firme ", emblema di un settimanale di successo, immagine della femminilità in cima ai sogni degli italiani dell'epoca. Notata dal grande Totò, prese parte alla rivista Che ti sei messo in testa? (1943-44) di Michele Galdieri. Nello spettacolo figurava come primadonna l'indimenticabile Anna Magnani, della quale divenne grandissima amica. Col comico napoletano in seguito partecipò a quattro riviste teatrali e sette film, tra cui Totò cerca casa (1949), L'imperatore di Capri (1949) e Totò cerca moglie (1950). La vera grande affermazione sul grande schermo la ottenne quando Luigi Comencini la chiamò per interpretare il ruolo della levatrice nel film Pane, amore e fantasia (1953), con Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida. Ma nel cinema ha ricoperto anche altri e significativi ruoli, accanto a Alberto Sordi ( Il vigile di Luigi Zampa, 1960), Marcello Mastroianni ( Padri e figli di Mario Monicelli, 1957) e Titina De Filippo ( Cani e gatti, 1952). In seguito si defilò dalle scene e soprattutto dal grande schermo, che in quel periodo proponeva squallidi filmetti porno-soft con Alvaro Vitali, Edwige Fenech e Lino Banfi. Tornò alla ribalta quando venne invitata a Londra dal regista Peter Grenville per interpretare la parte della governante d'origine napoletana di Lady Hamilton nella commedia di Terence Rattigan Questioni di Stato. Un anno di repliche, e di successo. Dopo questo grande trionfo l'attrice venne chiamata da Garinei e Giovannini per partecipare a due commedie musicali interpretate da Gino Bramieri: Cielo, mio marito!, di Costanzo e Marchesi, con Ombretta Colli, e Foto di gruppo con gatto di Iaia Fiastri e Enrico Vaime, con Gianfranco Jannuzzo. Accolta sempre grazie alla sua straripante simpatia, dagli applausi di un pubblico fedele.


Folco Lulli

Data nascita: 3 Luglio 1912 (Cancro), Firenze (Italia)
Data morte: 23 Maggio 1970 (57 anni), Roma (Italia)
Interprete sanguigno e corposo, fu scoperto da Alberto Lattuada che lo lanciò col film Il bandito (1946). Impiegato come caratterista soprattutto in figure di "vilain", ha interpretato con bravura anche personaggi più accattivanti, come in Vite vendute (1952, di Clouzot, nelle vesti del camionista), o in I compagni (1963, di Monicelli). È apparso fra l'altro in Caccia tragica, 1947; Fuga in Francia (come protagonista), 1948; Senza pietà, 1948; Altri tempi, 1951; Luci del varietà, 1951; Vite vendute, 1953; La grande guerra, 1959; L'armata Brancaleone, 1965: gli ultimi tre tutti diretti da Mario Monicelli. Nel 1967 ha scritto, sceneggiato e diretto Gente d'onore, una storia sulla mafia.


Mario Riva

Nome: Mario Bonavolontà
Data nascita: 26 Gennaio 1913 (Acquario), Roma (Italia)
Data morte: 1 Settembre 1960 (47 anni), Verona (Italia)
Figlio del compositore Giuseppe Bonavolontà, debuttò sulle scene nel luglio del '43 al Teatro Nuovo di Milano come sostituto di un presentatore, ma già l'anno successivo entrò a far parte della compagnia Totò-Magnani nella rivista di Michele Galdieri Che ti sei messo in testa??. Dotato di una particolare carica di simpatia e di un'innata vis comica, ottenne grande successo quando si unì all'attore comico Riccardo Billi, col quale portò al successo numerose riviste (dei cui testi il più delle volte erano essi stessi autori) tra le quali ricordiamo: La bisarca (1950), Alta tensione (1951), I fanatici (1952), Caccia al tesoro (1953), Siamo tutti dottori (1954), La granduchessa e i camerieri (1955), Gli italiani sono fatti così (1956). Tra i film che lo vedono interprete si ricordano I cadetti di Guascogna (1950), Accidenti alle tasse (1951), Accadde al commissariato (1954), Accadde al penitenziario (1955), Arrivano i dollari! (1956), Ladro lui, ladra lei (1957), I prepotenti (1958), Il raccomandato di ferro (1959). In televisione presentò il varietà musicale Il Musichiere (1957-60), nel quale fece conoscere la sua ironia salace e pungente e la sua istintiva e allegra comunicativa, testimoniata anche dalla celebre sigla, da lui cantata, Domenica è sempre domenica. Poco prima di presentare il Secondo Festival del Musichiere, morì in seguito alle ferite riportate da una banale caduta nella buca di un palcoscenico coperta da un tendone. Tra i film: Totò al giro d'Italia (1948) di Mario Mattoli; Se fossi deputato (1949) di Giorgio Simonelli; Totò cerca casa (1949) di Steno e Mario Monicelli; Porca miseria! (1951) di Giorgio Bianchi; Giovinezza (1952) di Giorgio Pastina; Altri tempi (1951) di Alessandro Blasetti; Anni facili (1953) di Luigi Zampa; Scuola elementare (1954) di Alberto Lattuada; Racconti romani (1955) di Gianni Franciolini; I prepotenti (1958) di Mario Amendola; Il vigile (1960) di Luigi Zampa.


Mario Castellani

Data nascita: 1906, Roma (Italia)
Data morte: 26 Aprile 1978, Roma (Italia)
Dopo avere esordito nel teatro di rivista, si affermò ben presto come abile caratterista, soprattutto al fianco di Totò. Dal 1948 in poi interpretò nel cinema una nutrita serie di film comici e leggeri, spesso con lo stesso Totò e altri attori comici. Abilissimo nel delineare macchiette di personaggi popolareschi e di genuina espressività, seppe conferire alla sua comicità una finezza ed un gusto sempre controllati e fini, senza mai scadere nella banalità.


Liana Del Balzo

Data nascita: 4 Marzo 1899 (Pesci), Buenos Aires (Argentina)
Data morte: 26 Marzo 1982 (83 anni), Roma (Italia)
Alta, magrissima, occhi pungenti e naso aquilino, è una delle caratteriste più operose nel cinema di prima e dopo la guerra. Attiva in teatro e nell’operetta (dove conosce il tenore Guido Agnoletti, del quale diviene la moglie), fa parte di formazioni di un certo prestigio negli anni Trenta, come quella diretta da Lamberto Picasso nel 1936, con la quale partecipa a commedie come Equatore di De Stefani e Robespierre di Rino Alessi. Nel 1944, poco dopo la liberazione di Roma, fa parte del nutrito cast tutto al femminile dell’edizione italiana di Donne di Clara Booth Luce, diretta da Lamberto Picasso, in cui impersona Miss Fordyce. Al cinema il debutto avviene abbastanza tardi, quando ha compiuto circa quaranta anni, sostenendo spesso ruoli di poco spessore che non le consentono quasi mai di mettersi in piena luce. Quando produttori e registi hanno bisogno di una caratterista che interpreti zitelle invadenti, amiche premurose o pettegole, madri possessive, zie incartapecorite, nobildonne schizzinose o insegnanti arcigne, bussano quasi sempre alla sua porta, e ci pensa lei a colorire con una certa dose di umorismo tali personaggi secondari (vedasi la segretaria tuttofare del ricchissimo Nazzari in Centomila dollari, 1940, o la dama patronessa che offre le caramelle a Totò scambiato per un bambino in Totò cerca casa, 1949). Ma purtroppo la Del Balzo non esce mai dai ranghi delle caratteriste e spesso il suo volto e la sua preparazione artistica si perdono in mezzo a figuranti incolori. Recita anche in televisione: appare in alcune commedie; in qualche telepoliziesco, tra cui l’episodio La trappola, della serie Aprite: polizia (1958), diretto da D’Anza; in sceneggiati come Ottocento (1959), diretto da Majano e I fratelli Karamazov (1969) per la regia di Bolchi; e nel telefilm 1943: un incontro, diretto nel 1971 da Alfredo Giannetti per la serie Tre donne


Nino Marchetti

Data nascita: 21 Febbraio 1909 (Pesci), Udine (Italia)
Data morte: 2 Settembre 1983 (74 anni), Udine (Italia)
Attore di teatro e radiofonico, esordisce trentenne nel cinema ricoprendo un ruolo assai secondario in Melodramma (1934) accanto ad Elsa Merlini e Corrado Racca. Da quel momento partecipa a una grande quantità di pellicole, dove viene adoperato come caratterista sapido e gustoso ma in ruoli minuscoli. Si dedica al doppiaggio, ma anche qui marginalmente.

*I testi delle biografie degli attori sono tratte da www.mymovies.it



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