L'articolo che segue e' tratto da "Totò" di Franca Faldini e Goffredo Fofi (novembre 1987)

Il soggetto di Guardie e ladri era di Tellini su un'idea di Fellini.
L'idea di farlo con Totò e Fabrizi fu di Ponti. Tra i due comici non
ci furono scontri particolari, benché il carattere di Fabrizi sia tutt'altro che facile. Forse perché nella vita erano molto amici e anzi,la
sera uscivano assieme per andare al night. Spesso Fabrizi tentava di
mettere bocca. Totò comunque non ci dava peso. Erano duetti di
due leoni. Ogni tanto, quando uno si sentiva sopraffatto dall'altro,
cavava fuori le sue astuzie di grande attore. Così Totò fregava
Fabrizi con una battuta imprevista e Fabrizi fregava Totò mettendosi a ridere e interrompendogli la scena. A volte Monicelli, che ha
un carattere molto più fumantino del mio, si scocciava. Le difficoltà
maggiori le passammo con gli esterni che era giocoforza girare il
mattino, e convocare Totò sul set il mattino era un'impresa perché,
abituato agli orari teatrali, non connetteva. D'altro canto era un
assertore della teoria, abbastanza giusta, che al mattino non si può
far ridere.
Totò a colori fu girato tutto negli stabilimenti della Vasca Navale. Era il primo film a colori italiano e le luci erano spaventose.
Totò fu costretto a mettersi una borsa di ghiaccio sotto la parrucca,
data la violenza dei riflettori. Bene, la parrucca a un certo momento
gli fumava. Con Delli Colli non ci eravamo preparati in modo particolare alla lavorazione a colori. Contavamo sul tecnico della Ferrania, onnipresente in teatro di posa. Difatti ci stupimmo molto
quando vedemmo che la biancheria, che nel bianco e nero per risul-
tare bianca è gialla, era invece azzurra. Totò a colori, che è considerata un po' una antologia di Totò, molte cose le girò lui così
come voleva, io non mi ritenevo attorizzato a farlo, dato che era
quasi tutta roba del suo repertorio teatrale. Come ad esempio lo
sketch del vagone letto, che nessuno meglio di Totò e Castellani
poteva conoscere da fuori e da dentro.
Fu Ponti a incaponirsi nell'idea di L'uomo, la bestia e la virtù,
forse perché Pirandello gli dava la possibilità di avere dei grossi
attori come Welles e la Romance. Fu un tentativo di cast internazionale che in realtà non funzionò. Ne risultò un film ibrido.
Comunque, io la sceneggiatura la feci con Brancati; non è che mi
permisi delle cose a vanvera ma mi affiancai il più grosso sceneggiatore e scrittore siciliano, che certo era profondo in Pirandello.
Durante la lavorazione, un giorno Welles mi disse: " Ma che c'entro
io tra un napoletano e una francese in questo lavoro? " Allora io gli
chiesi perché aveva firmato il contratto, e lui ribatté: " Per fame,
ecco perché ". Comunque, non mi creò mai dei problemi, non tentò
mai di interferire. Anzi, ero io che a volte gli chiedevo un consiglio.
Un giorno, finalmente mi suggerì qualcosa e poi aggiunse subito:
" Ricordati che non bisogna mai dare retta a quanto suggeriscono
gli attori ". Al termine di una scena, si ritirava invariabilmente in
camerino. Mi sembra stesse scrivendo qualcosa su Moby Dick.
Quando eravamo pronti per girare e si doveva chiamarlo, cercavano
tutti di evitare il compito di disturbarlo, perché ne avevano un sacro
rispetto. Ha sempre avuto un atteggiamento da gran signore. È uno
di quei registi che, quando lavorano come attori per un altro regista,
si comportano da ospiti e non da padroni.
In Letto a tre piazze c'è una scena in cui Totò e Peppino vanno
a letto insieme perché nessuno stia con la loro comune moglie.
Facevamo la presa diretta con dei rulli in macchina di trecento
metri, e abbiamo avuto la sensazione che Totò sarebbe andato avanti. Peppino si doveva addormentare e lui guardarlo, poi dovevamo
dare lo stop. Ma lui continuava a guardarlo, e non sentendo lo stop
Peppino ha riaperto gli occhi e Totò ha improvvisato: " Ma sa che
più la guardo e più mi piace? " e da lì è nato tutto un altro pezzo,
Totò ha fatto delle cose terribili e divertentissime coadiuvato mirabilmente da Peppino. Tra Totò e Peppino c'era un'intesa di tempi
che veniva dal teatro napoletano. Tempi che oggi non ci sono più.
Inquadrature che andavano avanti per metri e metri senza un
minuto di sospensione, e tutte improvvisate, senza perdere un tempo.
L'episodio di Totò che è l'ultima cosa che ho fatto con lui, per
il film Capriccio all'italiana, e che credo sia l'ultima cosa che Totò
ha girato, era la storia di uno che odia i capelloni, che li sequestra
e li rapa. Non so, se Pasolini ha girato prima o dopo di me il suo
episodio. Credo proprio che sia l'ultima cosa che ha fatto intera.
Venne anche a doppiare certe scene che in presa diretta erano
venute male, con la cuffia. Non era un gran pezzo, si chiamava Il
mostro della domenica. La decadenza di Totò negli anni Sessanta mi
resta un po' misteriosa.
I suoi film facevano meno cassetta, certo.
Ne ebbi una prova, e ne rimasi allibito. Io avevo preparato un film
che si chiamava Il mostro di Roma, che si doveva fare per Buffardi,
con Totò e Boris Karloff, e Gianni non riuscì a chiuderlo. Lo feci
poi con Franchi e Ingrassia, che allora andavano per la maggiore, e
si chiamò Un mostro e mezzo. La stessa sceneggiatura. Non si combinò per Totò e si combinò per Franchi e Ingrassia! C'era stata
anche questa cosa sciagurata e orrenda, questa critica che aveva svalutato Totò, dei mascalzoni che avevano un po' creato un vuoto di
critica attorno a lui. Un po' il calo degli incassi, un po' questa svalutazione, un po' che era invecchiato, anche se poteva sempre fare
delle cose egregie adatte alla sua età.
L'articolo che segue e' tratto da "Totò" di Orio Caldiron
Quando con Monicelli abbiamo fatto Totò cerca casa abbiamo trovato la
stessa troupe che aveva lavorato ne Limperatore di Capri di Comencini, entrambi i film erano prodotti da Ponti. Clemente Fracassi, che era il direttore di
produzione, ci ha fatto trovare la stessa troupe, e ci ha detto: "A Totò gli dà la
spinta, gli dà la carica se dopo ogni inquadrarura c'è l'applauso della troupe
che ride". Era ancora legato al fatto teatrale. Erano un po' i primi film di Totò
che si facevano, ci siamo trovati di fronte al problema di adattare il mezzo cinematografico a Totò, alla sua comicità. È lì che è nato questo tipo di regia che
abbiamo fatto con Monicelli; le facevano già Bragaglia e Mattoli, e poi l'hanno
fatta anche altri, più o meno. Quelli che hanno lavorato di più con Totò sapevano che ci si doveva affidare a Totò, si doveva valorizzare Totò, i film erano fatti per Totò.
Siamo stati un po' i primi, con Mattoli e Bragaglia, ad adattare il mezzo cinematografico a Totò. Totò cerca casa è nato dai fumetti disegnati da Attalo
un noto disegnatore umoristico a cui si è ispirato anche Fellini: La famiglia
sfollatini era una famiglia che cercava sempre casa e non riusciva a trovarla
scrivemmo il soggetto con vittorio Metz, collaborai anche alla sceneggiatura.
Totò cerca casa nacque così da un problema di attualità, ma anche da queste
vignette di Attalo. Totò era molto istintivo, conosceva bene il suo personaggio.
ma forse ignorava la sua forza drammatica, e quando gli facemmo leggere la
sceneggiatura di Guardie e ladri ci disse: "È bellissima, ma io cosa c'entro, io
non posso farlo, questo è un film per Fabrizi". Gli dicemmo: "Ma guarda che
puoi fare una cosa formidabile". Guardie e ladri è stato un po' diverso dagli
altri film, è stata una delle prime volte che Totò ha lavorato con un altro attore
importante, e anche la regia è stata più attenta, più presente.
Adattare il mezzo cinematografico a Totò non era sempre facilissimo, anche
perché lui stesso non sapeva quali erano le sue possibilità cinematografiche,
Eravamo all'rnizio. Dopo si è capito, lo ha capito meglio anche lui, ma all'iniz|
era una scoperta. Totò diceva sempre che alla mattina non si può far ridere
per contratto alla mattina non lavorava, così non riuscivamo a fare gli esterni. Il
pezzo dell'inseguimento di Guardie e ladri ci abbiamo messo quindici giorni a
farlo, non arrivavano mai né lui né Fabrizi. Alla fine ha capito che doveva venire alla mattina e doveva correre, anche se di solito non correva mai. Eta mezzo
assonnato, ma è venuto alla mattina e si è messo a correre.
Filmografia di Totò e Steno
1943 - Due cuori fra le belve
1947 - I due orfanelli
1948 - Totò al giro d'Italia
1948 - Fifa e arena
1949 - Totò cerca casa
1949 - I pompieri di Viggiù
1959 - I tartassati
1951 - Guardie e ladri
1952 - Totò a colori
1952 - Totò e i re di Roma
1952 - Totò e le donne
1953 - L'uomo, la bestia e la virtù
1958 - Totò, Peppino e le fanatiche
1958 - Totò nella luna
1959 - Totò, Eva e il pennello proibito
1960 - Letto a tre piazze
1961 - Totò, Peppino e la dolce vita
1962 - Totò diabolicus
1962 - I due colonnelli
1963 - Totò contro i quattro
1964 - Le belle famiglie (ep. Amare e' un pò morire)
1968 - Capriccio all'italiana (ep. Il mostro della domenica)
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