La Castagnola, il cui vero nome era Eugenia,era nata a San Martino,presso Genova,l' 11 marzo 1895 e iniziò prestissimo una fortunata carriera di chanteuse girando tutta l'Europa.Le cronache di quel tempo la vedevano sempre accompagnata con regnanti,ministri,magnati dell'industria.Fu espulsa dalla Francia perchè a Marsiglia costrinse 2 marinai a battersi in duello per avere le sue grazie:uno dei due uomini rimase ucciso.In seguito a Montecatini fu gravemente ferita dal suo amante geloso che dopo averle sparato due colpi di pistola si tolse la vita;dilapidò in seguito il patrimonio di un principe veneto che per questo fu interdetto dai suoi familiari.
Giunse a Napoli per lavorare al "Teatro Santa Lucia" e la sera del 12 dicembre 1929 andò a vedere lo spettacolo di Totò al "Teatro Nuovo".Il principe notò la sua presenza e il mattino dopo le mandò un fascio di fiori accompagnato da un biglietto:
"E' col profumo di queste rose che vi esprimo tutta la mia ammirazione"
A questo seguirono nei giorni seguenti altri fiori,lettere,telefonate e quindi il primo appuntamento.Il loro amore fu travolgente e la donna che aveva avuto ai suoi piedi gli uomini più ricchi d'Europa si diede completamente al giovane attore napoletano.Ma la loro relazione fin dall'inizio fu caratterizzata da contrattempi e avversità.Totò riceveva telefonate e biglietti anonimi che lo mettevano in guardia da quella donna dal carattere strano.
Liliana pur di restare a Napoli accanto a Totò gli propose di farsi scritturare al Teatro Nuovo.Ma Totò forse stanco della relazione con quella donna possessiva e opprimente, decide di accettare un contratto con la compagnia Cabiria che lo avrebbe portato a lavorare a Padova. Liliana lo supplicò di non abbandonarla ma Totò aveva ormai deciso,così nella sua camera della "Pensione degli Artisti" la donna ingerì un intero tubetto di sonniferi:fu trovata morta il mattino dopo dalla cameriera. Era il 3 marzo 1930. Totò ne rimase sconvolto e volle che Liliana fosse inumata nella tomba di famiglia dei De Curtis a Napoli.
Ed in questi giorni, a Napoli, terminò la sua vita tragica Liliana Castagnola.
Era nata trernt'anni fa vicino a Genova ed appena marggiorenne si dedicò al teatro di varietà che fece di lei
una nuova vittima. Ebbe subito degli adoratori, ed a Milano nel 1920, fu presa da folle passione per un giovavne e ricco industriale. Visse col suo amico per alcuni rnesi,ma un giorno, diffìdata energicamente dai parenti di questo, dovette dire addio al suo amore. L'altro non seppe rassegnarsi all'abbandono e poche ore dopo la separazione, sorprese Liliana nella sua camera da bagno, e esplose contro tre colpi di rivolterra.
Liliana, mortalmente ferita, riacquistò i sensi poco dopo e trascinandosi carponi riuscì a suonare un campanello.
Fu raccolta e soccorsa e dopo tre mesi lasciava l'ospedale, in parte guarita. Una parte del proiettile era rimasto infatti incapsulato nella volta cranica, e la presenza di quel proiettile presso il cervello le dava delle sofferenze talvolta insopportabili. La eco della tragedia richiamò su di lei l'attenzione di un patrizio genovese il quale non tardò ad innamorarsene. Le comperò una villa ove la trasposrtò, giacchè potesse più presto guarire e sperperò quattro milioni. Poi abbandonò Liliana la quale, venduta la villa, riprese la sua vita avventurosa.
Un altro amore tragico di Liliana, fu quello che essa ebbbe per lo "chauffeur" di un altro suo amante. Il nuovo amico le aveva regalato un automobile, ma Liliana graditò soprattutto la presenza del giovane "chauffeur", del quale si invaghì e per il quale rinunziò al ricco amante.
Fuggì col giovanotto a Genova e per tre mesi visse una vita gaia e spensierata. Poi volle dividersi e abbandonò il povero "chauffuer" che non si dette pace e non sopravvisse al suo defunto amore.
Ma Liliana, la cui esuberanza la trascinava a commettere sempre nuove follie, aggravata dalle tensioni nervose alle quali la costringevano i pubblici sempre più esigenti, doveva anch'essa tragicamente scomparire. Il fatto è noto: le allucinazioni e l'insonnia la torturavano. La vesti eleganti celavano un corpo languente. Le notti insonni la rendevano frenetica. Si abituò a delle droghe che davano un sonno artificiale e che la risvegliavano più accasciata di prima. Finchè una sera stanca, sfinita,sbagliò la dose del medicinale e non si svegliò più.
da un articolo de "La tribuna illustrata" del 30 marzo 1930
Alcune lettere che Liliana scrisse al suo Antonio
Antonio Dopo mezz'ora da quando te ne sei andato,mi hanno chiesta al telefono e mi hanno detto cosi':"Voi credete che Toto' si sia recato a casa sua?Vi illudete!" ed hanno troncato la comunicazione, senza che io abbia avuto il tempo di chiedere altre informazioni. Che debbo fare?Come vivere cosi'? Perche' dici che mi ami, quando invece non mi sei che nemico? Io ti voglio bene Antonio e non sai come il cuore e la mia mente soffrano.Debbo credere alla telefonata?Vivo in orgasmo. Lilia
Lavoriamo insieme.Tu sarai il mio maestro e direttore del nostro lavoro.A te il "montare il numero".A te il diritto di vedetta.Io non ti lascero' mai, perche' ti voglio bene, perche' tu sei un uomo di ardimento, pieno di entusiasmo per il bello e per il lavoro. Io mi sento come te, saro' la tua compagna e la tua artista devota e ti saro' grata del bene che mi farai. [...]Puoi darmi una risposta?Puoi darmi qualche speranza?Puoi incominciare a darmi la felicita'? Questi due mesi saro' vicina a te per studiare, per eseguire i tuoi ordini e per aiutarti a "montare" il numero.A poi Ti amo Lilia
Antonio potrai servire a mia sorella Gina tutta la roba che lascio in questa pensione.Meglio che se la goda Gina, anziche' chi mai m'ha voluto bene. Perche' non sei voluto venire a salutarmi per l'ultima volta?Scortese omaccio! Mi hai fatto felice o infelice?Non so.In questo momento mi trema la mano...Ah, se mi fossi vicino!Mi salveresti, e' vero? Lilia tua
Antonio, sono calma come non mai.Grazie del sorriso che hai saputo dare alla mia vita grigia e disgraziata. Non guardero' piu' nessuno...Te lo avevo giurato e mantengo.Stasera, rientrando, un gattaccio nero mi e' passato dinnanzi.E, ora mentre scrivo, un altro gatto nero,giu' nella strada,miagola in continuazione. Che stupida coincidenza e' vero?..