Tonino Delli Colli e Totò


L'articolo che segue e' tratto da "Totò" di Franca Faldini e Goffredo Fofi

C'era questa Ferrania che stava facendo la pellicola a colori. Nessuno ci credeva, nessuno si capacitava che sarebbe venuta davvero fuori con una pellicola a colori. Allora ero a contratto con De Laurentiis, e dovevo andare a fare La tratta delle bianche e non mi ci mandarono più, tant'è vero che Comencini si offese con me. Mi fecero restare a Roma proprio per quest'avvenimento del colore, per il primo film italiano a colori, con Totò protagonista. Non so perché vollero affidare il compito a me, so che Tonti era occupato e credo che gli altri operatori non avessero il coraggio di imbarcarsi nell'impresa. Mi dettero settanta metri di pellicola, facemmo dei provini, e vennero fuori colorati per davvero. Allora andai da Dino e gli dissi: " Guarda, per come dicono di fare il colore quelli della Ferrania io non sono capace, perché loro raccomandano di illuminare la scena come una cartolina a flash, insomma pretendono che non ci sia nemmeno un'ombra o una mezza ombra ma tutta luce piena ". Dino insistette, io d'altronde non avevo modo di controbattere le istruzioni della Ferrania, così mi misi un po' d'accordo con Steno, lo avvertii che il materiale sarebbe venuto fuori tipo " Il corriere dei Piccoli ", e difatti Filippone fece pure le scene alla " Corriere dei Piccoli ", tutte colorate, con le porte verdi e le lenzuola azzrrre anche perché ci dimenticammo delle pellicole a colori e così pensammo che sarebbe stato come nel bianco e nero, che uno fa la biancheria gialla perché risulti bianca. Insomma fu un casino, praticamente non ci preparammo per niente, c'erano solo questi tecnici della Ferrania che più o meno davano un indirizzo.

Però con i sistemi di illuminazione che erano quelli del bianco e nero tutto diventava difficile perché, al posto di una lampada mettiamo da dieci candele, ce ne voleva una da diecimila. E quindi eravamo costretti a mettere tante lampade una vicina all'altra per avere l'enorme luce necessaria. Le luci furono bestiali, a Totò spesse volte gli fumava la parrucca. Poi,piano piano, quando cominciai a non dare del tutto retta ai tecnici della Ferrania, riuscii a calare un po' le luci e ottenni anche qualche piccolo effetto. Ad esempio secondo loro non si poteva fare il raggio attorno a Totò quando recitava il burattino sul palcoscenico. Invece io feci di testa mia e difatti venne bene. Appena finita una scena, Totò cercava di scapparsene dal tea- tro, mi sembrava una farfalla acciecata e sbruciacchiata dalla lampada. Una sera si sentì male, aveva la parrucca arroventata perché, oltre ai riflettori, attorno alla macchina da presa si accendeva, al ciak, una corona di lampade che era stata ribattezzata " il mostro ". Così gli dovettero mettere una borsa di ghiaccio in testa, perché gli era venuto una specie di colpo di calore. Quando poi anni dopo si ammalò agli occhi, io ripensai tante volte a quelle luci, pensai che, chissà, potevano avergli provocato un primo danno alla vista. Ritrovai Totò altre volte, per esempio per Uccellacci. Quando Pasolini lavorò con Totò, gli faceva dire cose proprio sue, insomma di Pasolini. Ricordo che al tempo di Uccellacci Totò diceva: " Non capisco quello che mi fa fare o che sta facendo, vuole che corra tutto il giorno, però, mannaggia, mi piace ". Quando facemmo con Lattuada a Urbino La mandragola, Totò, vestito da frate, se ne stava in un angolo tra una scena e l'altra. Aveva già avuto la malattia agli occhi e allora, appena poteva, cercava di sfuggire la luce violenta. Così si ritirava in un angolo e faceva finta di vedere tutto. In effetti era semicieco.

Un giorno venne sul set Carla Del Poggio in visita al marito Lattuada, era in compagnia di Alida Valli e insieme si avvicinarono a Totò per salutarlo. Ma mentre Carla, che sapeva bene del barlume di vista che gli restava, si qualificò subito, la Valli che non ne era del tutto a conoscenza gli disse semplicemente: " Oh, caro Totò, come sta? ", con quel vocione basso che la distingue. E lui, tirando a indovinare, dovette dedurre che insieme a Carla doveva esserci il padre colonnello di lei perché ribattè: " Oh, caro colonnello, che piacere vederla! " Poverello, in quei casi si avviliva, per quello tirava a isolarsi. Difatti diceva che per vedere la gente " con la periferia dell'occhio " avrebbe dovuto farla sdraiaîe a terra, a terra ci vedeva. E difatti nell'intrico dei cavi si muoveva molto disinvolto.

Filmografia di Totò e Tonino Delli Colli

1951 - Totò terzo uomo
1952 - Totò a colori
1952 - Dov'è la libertà
1952 - Totò e le donne
1965 - La mandragola
1966 - Uccellacci e uccellini
1968 - Capriccio all'italiana (ep.Che cosa sono le nuvole?)

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