Nino Taranto e Totò

Tratto da Radiocorriere TV giugno 1978


Con Totò ci siamo conosciuti in un teatro della periferia di Napoli, il teatro Orfeo. Venne una sera vestito ancora da militare, era più vecchio di me, ma io avevo già cominciato a lavorare nel varietà fin da giovanissimo.
All'Orfeo mi esibivo in alcune macchiette e facevo la parodia di una canzone di E.A. Mario, «Vipera », che gli piacque molto, volle che gli ricopiassi i versi. Una sera andai a sentirlo in questa canzone, diventammo amici così. La nostra è stata un'amicizia fraterna, anche se non ci siamo mai incontrati sul palcoscenico. La prima e unica volta che ci incontrammo in teatro fu per uno spettacolo delle forze armate all'Alfieri di Torino. C'eravamo tutti e facemmo assieme La scampagnata dei tre disperati, un famoso canovaccio della commedia dell'arte napoletana. I tre disperati eravamo lui, io e Macario. Siccome c'era anche Navarrini che aveva smesso la compagnia di riviste, Galdieri che organizzò questa mattinata a favore delle forze armate, volle che partecipasse anche lui e così i tre disperati diventarono quattro.

Nella commedia non c'era, aggiungemmo anche un posteggiatore che veniva alla trattoria e cantava con la chitarra, era Tito Schipa. Fu un grande successo. Totò era un grossissimo attore, e lo ha dimostrato in teatro più che in cinema, negli spettacoli, nelle riviste. Specialmente le ultime, con Anna Magnani, sono rimaste memorabili. Era un uomo splendido, collega adorabile, buono, caritatevole. Attore di razza, senza invidie, amava circondarsi di attori. E' stato sfortunato con gli sceneggiatori, con gli autori. Se anche nel cinema avesse avuto la fortuna di trovare degli sceneggiatori, dei registi, come era successo in teatro con Galdieri che gli ha cucito i panni addosso avrebbe fatto molto di più di quello che ha fatto. Se fosse nato in America, o in qualunque altra nazione del mondo, avrebbe fatto grandi cose, sarebbe stato un secondo Chaplin. Stavamo molto assieme, quando venivo a Roma con la compagnia, passavamo delle notti intere a chiacchierare. Una volta aveva una certa simpatia per una soubrette della mia compagnia e ogni sera me lo vedevo piombare in camerino: la scusa che veniva a trovarmi gli serviva per incontrarsi con questa ragazza. Mi ricordo che per parecchie sere abbiamo fatto via Nazionale, su e giù, fino alle quattro, quattro e mezzo, parlando sempre. Ho sempre sperato di poter fare qualcosa con lui in cinema.
Capitò l'occasione di Totòtruffa '62 e la cosa non si fermò lì, facemmo sei film in due anni. Recitavamo a braccio, inventando al momento. Provavamo la scena scritta, così come 'l'avevano scritta gli sceneggiatori, la provavamo due, tre volte, e quando andavamo davanti alla macchina da presa diceva delle cose tutte diverse e bisognava assecondarlo, quello che avevamo imparato non serviva più a niente.

In Totòtruffa '62 mentre giravamo la scena della fontana di Trevi, si è fermato il traffico, la gente credeva che facessimo sul serio, non s'era accorta che stavamo girando un film. Ne I due colonnelli c'era l'attore americano Walter Pidgeon, bravissimo, che non capiva un accidente di italiano, né noi capivamo una parola di inglese. Per fortuna Pidgeon era molto intelligente e riusciva ad afferrare la situazione in una maniera straordinaria anche senza capire una parola di quello che dicevamo noi.
Totò voleva che gli dessi del tu, io non ci sono mai riuscito: gli davo del voi, anche dopo quarant'anni di amicizia non ci riuscivo. Diceva: «Ma perché, non capisco, ti sono antipatico? », e io gli rispondevo: «No, è la stessa cosa per Eduardo, non mi siete antipatico, anzi se fossi una donna mi sarei dato a voi con tutto il cuore, senza pensarci su nemmeno una volta ». Siccome gliela ripetevo sempre, ogniqualvolta mi diceva: «Ma te so' antipatico, ma pecché non me dai il tu? ». Quando capitò che in Totòtruffa '62 facemmo quella scena in cui me lo vedevo sbucare vestito da donna accanto a Luigi Pavese, mentre io ero truccato da marito siciliano, finimmo la scena e disse: «Bè, adesso sono femmina, ne puoi approfittare ». «No, così no », gli dissi e lui se la legò al dito. Nello stesso film, in un'altra scena lui faceva Fidel Castro e io, vestito da donna, facevo l'amica di Fidel e forse perché ero più giovane, non so, facevo più colpo, e questo mi inorgogliva. Gli dissi: «Co' me lo potete fa' o' capriccio ». «Ah, no, si io ero brutto, voi siete una cosa tremenda », mi rispose.


L'orazione funebre di Nino Taranto

Amico mio questo non e' un monologo ,ma un dialogo perche' sono certo che mi senti e mi rispondi.La tua voce e' nel mio cuore, nel cuore di questa Napoli che e' venuta a salutarti, a dirti grazie perche' l'hai onorata. Perche' non l'hai dimenticata mai,perchè sei riuscito dal palcoscenico della tua vita a scrollarle di dosso quella cappa di malinconia che l'avvolge. Tu amico hai fatto sorridere la tua città, sei stato grande, le hai dato la gioia, la felicità, l'allegria di un'ora, di un giorno, tutte cose di cui Napoli ha tanto bisogno. I tuoi napoletani,il tuo pubblico e' qui. Ha voluto che il suo Toto' facesse a Napoli l'ultimo "esaurito" della sua carriera e tu, tu maestro del buonumore, questa volta ci stai facendo piangere tutti. Addio Toto', addio amico mio. Napoli, questa tua Napoli affranta dal dolore vuole farti sapere che sei stato uno dei suoi figli migliori e non ti scordera' mai. Addio amico mio, addio Toto'.

L'orazione funebre di Nino Taranto clip video
Lei con quegli occhi mi spoglia...spogliatoio! clip video tratto da Totòtruffa '62
La fontana di Trevi clip video tratto da Totòtruffa '62
Piccerella, piccere' cantata da Nino Taranto
Filome' cantata da Nino Taranto


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Filmografia di Totò e Nino Taranto

1949 - I pompieri di Viggiù
1961 - Totòtruffa '62
1962 - I due colonnelli
1962 - Lo smemorato di Collegno
1962 - Totò contro Maciste
1962 - Il giorno più corto
1963 - Il monaco di Monza
1963 - Totò contro i quattro

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- Principe Antonio de Curtis - in arte " Toto' "

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